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(Fonte: www.flapane.com)

Gli interessi degli Stati Uniti in Medio Oriente si sono palesati con molta resistenza a causa dello scetticismo che dilagava nel Dipartimento di Stato circa la presenza significativa di fonti petrolifere.

31 Si ricorda, che le prime esplorazioni soprattutto nella zona di Al Hasa

ebbero dei risultati irrisori31.

Parte del Medio Oriente, dopo il crollo dell’impero ottomano, era stato assegnato secondo gli accordi di Sikes- Picot (1916) alle due potenze europee, Francia e Gran Bretagna. Fu proprio quest’ultima, potenza navale senza rivali e Impero che si estendeva fino alle Indie, che aveva impiantato la propria bandiera in questi territori, che rappresentavano un avamposto per raggiungere le colonie d’oltremare. Oltre ai protettorati su Iraq e Palestina il Foreign Office si era mosso, con l’ intermediazione di William Knox D’Arcy, a negoziare la concessione con la Persia. Per il governo britannico era indispensabile mantenere e allargare la sua presenza nell’area, ma oltre a ragioni di carattere politico e di sicurezza, il petrolio persiano, nuova fonte energetica alternativa al carbone32 britannico, le cui riserve erano precarie, rappresentava una garanzia per il mantenimento della Marina reale soprattutto in tempo di guerra. Dato che in quegli anni la Gran Bretagna occupava un ruolo egemone nell’arena internazionale, la

31

Irvine H. Anderson Jr, Aramco, the United States, and Saudi Arabia, op. cit. ,pp.22- 29.

32

Giuliano Garavini, Dopo gli imperi, l’integrazione europea nello scontro nord-sud, Le Monnier, Padova, 2009, p.202

32 sicurezza energetica aveva anche il fine della conservazione del ruolo

stesso di garante del sistema.

Dai britannici l’attenzione americana nei confronti del Medio Oriente fu vissuta come una minaccia, chiamando in causa in più occasioni la clausola della nazionalità britannica, poi abolita nel 1932.

L’ingresso di capitali statunitensi era però necessario per lo sviluppo delle aree remote e arretrate del Medio Oriente. L’ingresso degli americani scaturì dalle scelte di governo, che in tempo di guerra, nutriva la necessità di cercare nuove fonti di approviggionamento per sostenere lo sforzo bellico.

La Casa Bianca, in nome della “Teoria della Conservazione”, incoraggiò le ricerche al di fuori degli Stati Uniti per ridurre lo sfruttamento delle riserve nazionali e quindi accumulare e conservare quelle interne. Proprio nei primi anni quaranta l’Arabia Saudita, il cui petrolio era già nelle mani degli americani, si apprestava ad attraversare il secondo periodo di crisi economica dalla costituzione del Regno33, avvenuta pochi anni prima a causa del rallentamento delle attività della California Arabian Standard Oil Company(CASOC), della chiusura di alcuni pozzi per scongiurare l’invasione tedesca, della siccità di quell’anno, ma anche a causa del rallentamento del flusso dei pellegrini alla Mecca, che generava un introito statale non indifferente. Ibn Saud poteva contare solo sulla Gran Bretagna e sugli Stati Uniti, i quali presero la palla al balzo. Grazie alla mediazione di Harold

33 Hickes, nel 1943 Roosevelt, dietro la richiesta della Socal e Texaco, le

compagnie americane che operavano in Arabia Saudita, consociate nel consorzio che aveva ottenuto la concessione nel ’32, concesse, dopo mesi di esitazione, l’applicazione della legge “Affitti e prestiti”34 al governo saudita, anche se non era un paese democratico, e motivò la sua scelta con le testuali parole: “ I hereby find that the defence of

Saudi Arabia is vital to the defence of the United States”35

La legge affitti e prestiti fu l’alibi che legittimò l’azione del governo statunitense a mettere le mani sulle risorse dello Stato saudita. In fondo Ibn Saud voleva solo un aiuto per risollevare le sue finanze, non aveva legittimato nessuno a mettere le mani nelle sue riserve. Il 10 giugno del 1943 il segretario agli interni Harold Hickes ammoniva Roosevelt di istituire un ente federale che controllasse le riserve di petrolio in Arabia Saudita. Nacque così la Petroleum Reserves Corporation(PRC), che

34

Legge degli affitti e prestiti, (11 marzo 1941) era una legge che autorizzava il presidente degli USA a vendere, trasferire, scambiare, affittare, prestare o adoperare materiali a beneficio di ogni paese la cui difesa fosse ritenuta vitale a quella degli USA. Si potevano così aiutare i paesi in guerra con l’Asse, senza violare formalmente la neutralità e senza allarmare, all’interno, i fautori dell’isolazionismo. Durante la neutralità e dopo l’entrata in guerra degli USA furono accordati aiuti a 41 Stati (tra cui in prima linea Impero britannico, URSS, Francia e Cina) per circa 0,7 miliardi di dollari. Gli USA ricevettero nello stesso periodo da 18 dei governi assistiti (soprattutto dall’Impero britannico) beni e servigi per 7,8 miliardi di dollari, a titolo di reverse lend-lease. James R. and Ralph Jr U.S. Middle East Oil: The Petroleum

Reserves Corporation. (1972) Usa research paper. Trade Department, p.4.

35

34 avrebbe avuto il compito di potenziare e sviluppare le nuove riserve

saudite, con l’obiettivo di nazionalizzarle36.

Nello stesso anno, nella sala ovale della Casa Bianca, Harold Hickes fu nominato da Roosevelt presidente del PRC37.

Tutto era pronto per essere negoziato? Come sarebbe andata? Quali erano le pretese britanniche e quali i punti di collisione col re?

I negoziati fra il Dipartimento di Stato e i presidenti di Socal e Texaco non ebbero i risultati sperati dal governo americano, che inizialmente avrebbe voluto acquisire la CASOC al 100%, nazionalizzandola ,poi si pervenne ad un accordo che prevedeva un’acquisizione del 70%, poi ancora giù al 51%, sul modello dell’Anglo-Iranian e infine al 33% per 40 milioni di dollari, che sarebbero serviti per la costruzione della più grande raffineria in Arabia Saudita, quella di Ras Tanura, che avrebbe dovuto produrre 100.000 barili al giorno di petrolio . La raffineria prese il nome dalla città che la ospitava, che da quel momento diventò lo snodo commerciale navale più grande del paese, fu costruita su una penisola che si protende verso il Golfo Persico, quindi nella parte orientale del paese per esigenze geofisiche e pratiche: per l’attracco delle petroliere erano necessari dei fondali profondi.

36 Stefano Casertano, Sfida all’ultimo barile, op. cit. p. 7.

37

Bruce R. Kuniholm ,American Oil Interests in the Near East," in, The Origins of the

Cold War in the Near East: Great Power Conflict and Diplomacy in Iran, Turkey, and Greece, Princeton: Princeton University Press, 1980, Chapter III, "The Iranian

Context," pp. 178-192.; James R. Ralph, Jr op. cit. , pp.6-16; Irvine H. Anderson Jr

35 Gli accordi sull’acquisizione da parte americana di una parte della

CASOC, che avrebbero dovuto essere segreti, in realtà furono noti prima ancora della pubblicazione sul Wall Street Journal il 21 ottobre dello stesso anno.

I negoziati, che sembravano essere accolti da entrambe le parti, in realtà si risolsero in un nulla di fatto, in quanto produssero significativi malumori sia tra alcune grandi compagnie americane, sia tra le indipendenti, che guardavano anch’esse al petrolio saudita. Harold Ickes, optò allora per un altro accordo che avrebbe previsto l’erogazione da parte del Tesoro americano di 120 milioni di dollari, che sarebbero serviti per la costruzione della Tapline, terminata nel 195038.

Il motivo che spinse gli Stati Uniti a sugellare una così fitta relazione con l’Arabia Saudita derivava dal timore della diminuzione delle riserve mondiali disponibili, essendo il petrolio una materia prima finita e non rinnovabile. Non solo, gli americani temevano che i sovietici si impadronissero del greggio mediorientale, e la loro presenza nella zona scongiurava questa evenienza. Si ricorda che gli Stati Uniti volevano preservare le riserve interne, perché è chiaro che senza di quelle non avrebbero potuto combattere un’altra guerra.

L’intensificazione delle relazioni commerciali tra Arabia Saudita e Stati Uniti, risale agli anni quaranta , quando, come detto sopra, la crisi saudita causata dall’ interruzione del lavoro di estrazione nel periodo

36 bellico e dal calo dei pellegrini nella città Santa della Mecca, cagionò la

crisi del Regno e Ibn Saud si rivolse ai partner occidentali che

disponevano delle risorse necessarie per dare una boccata d’ossigeno alle finanze del governo.

Ora il “baule” era completamente vuoto39.

Il Petroleum Reserves Agreement come si è visto, è stato il tentativo- fallito- degli americani di appropriarsi del greggio saudita, adesso più necessario che mai con il boom dell’industria automobilistica e della petrolchimica. Nello stesso tempo anche l’Aramco attraversava un periodo non molto produttivo. Le due americane consociate, la Socal ( Standard Oil of California) e Texaco, nonostante non lamentassero la mancanza di giacimenti, erano a corto di capitali e necessitavano di nuovi sbocchi commerciali.

L’unico espediente per superare la crisi del Regno, fu la scelta di ampliare l’Aramco purchè restasse interamente americana, secondo la volontà dello stesso monarca. Le candidate ad entrare nel consorzio non potevano essere che due, la Standard Oil of New Jersey e la Socony- Vacuum, che senza dubbio avevano acquisito fette di mercato

39

L’espressione, fa riferimento alla narrazione delle vicende delle finanze interne saudite narrate da Daniel Yergin nel libro Il Premio, l’epica corsa al petrolio, al potere

e al denaro, Sperling & Krupfer editori, 1991. Il baule, era la fonte da cui attingeva

37 considerevoli. Questo significava quindi aumentare produzione, riserve

e introiti nelle casse del Regno.

Entrambe entrarono così nel consorzio, le cui quote azionarie furono così ripartite: le originarie Socal e Texaco con il 30% ciascuna, la stessa percentuale fu attribuita alla anche alla Standard Oil of New Jersey poi rinominata Exxon e alla Socony- Vacuum il 10%40 .

La tabella ( fig 2. )dimostra l’andamento della produzione petrolifera saudita negli anni quaranta presentando un’ascesa verticale proprio dal 1944 in poi. È evidente dalle cifre in tabella che anche quella iraniana e americana registrano un significativo aumento.

40

Irvine H. Anderson Jr, Aramco, the United States, and Saudi Arabia op. cit., , pp.140-159. Daniel Yergin, Il Premio, op.cit., pp.352-354.

38 Year Saudi Arabia Iran United States World

1938 65,618 10,195,371 170,795,350 270,000,000 1939 52,214 9,583,286 177,913,080 278,000,000 1940 672,154 8,626,639 190,325,450 289,000,000 1941 570,046 6,605,320 197,219,120 300,000,000 1942 600,351 9,399,231 195,027.420 282,000,000 1943 645,860 9,705,769 211,759,910 313,000,000 1944 1,034,603 13,274,243 235,992,120 348,000,000 1945 2,825,990 16,839,490 241,020,390 356,000,000 1946 7,889,675 19,189,551 243,796,610 371,000,000 1947 11,813,668 20,194,836 261,179,600 415,000,000

Fig.2( Bruce R. Kuniholm, American oil interest in the Near East, Princeton University Press 1980).

Bisogna anche ricordare che la ricchezza di un paese non è data dalla quantità di risorse che esso possiede bensì dal modo in cui le impiega. Possedere enormi quantitativi di greggio senza avere conoscenze geologiche e ingegneristiche necessarie per rintracciarlo, lavorarlo e infine, non per ordine di importanza, non avere un mercato a cui destinarlo, ovviamente non può generare ricchezza.

39 Il 1946 fu l’anno decisivo per l’Aramco, che accolse al suo interno

altre due compagnie americane che avrebbero rilanciato l’attività del consorzio. Ma prima delle negoziazioni, era necessario sciogliere un nodo: l’appartenenza della Socony e della Standard oil of New Jersey all’ accordo della Linea Rossa del 1928, che vincolava i propri membri, secondo la clausola numero 10, a non agire all’interno della suddetta area autonomamente, in cui rientrava anche l’Arabia Saudita, se non coinvolgendo tutti gli altri membri. In altre parole, vincolava le parti a non intraprendere autonomamente operazioni di prospezione, estrazione e lavorazione, nonché distribuzione di petrolio41 .