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l’aforisma e il bellettrismo: il seme e la tempesta

“Il ritorno a sé”

2.1 La ritirata organizzata nel guscio di Achille

2.1.2 l’aforisma e il bellettrismo: il seme e la tempesta

Il gioco della letteratura immoralista e berkeleiana, e quello dell’aforisma derisorio e demolitore, sono trasformazioni di sé che avvengono nel linguaggio; passaggi compiuti da un Klíma somigliante all’“uomo del possibile” definito da Musil come la categoria di uomini <<particolarmente sensibili alla contingenza e alla precarietà di ciò che è, e particolarmente disposti a scorgere tutto ciò che potrebbe benissimo essere

semble parfois que l’extase n’est qu’une pensée profonde et abstraite à l’extrême — par exemple « non sum.. » — qui se serait solidifiée... Descendons de ces hauteurs !: pourquoi juger des travaux ayant une tournure litt. surtout du seul point de vue de leur valeur « litt. » ? n’est-ce pas sacrifier à l’esprit étriqué des criticaillonnes æsthétiques qui défendent anxieusement leurs plates-bandes contre toute ingérence étrangère ? Mes œuvres « littéraires » sont en premier lieu de la philosophie, la litt. ne vient qu’après, les qualités litt. y sont mises au service de la philos. et veulent être jugées en conséquence ! — souvent elles ne font pas cette impression: ce sont des hommes travestis pour ne pas se faire expulser d’un cercle de femmes, tel l’amant de l’épouse de Cæsar dont parle Plutarque; lui, c’est sa voix qui le trahit — — Je pratique dans ma « litt. » un style libre au possible. Il n’y a qu’une vie, indivise, de l’esprit; loin de moi l’idée d’en retrancher des parties. Je placerai sans façon au milieu d’un passage émouvant une phrase on ne peut plus abstraite, si elle exprime une idée donnée avec plus de concision qu’une phrase enfroquée selon les normes litt., me fichant pas mal qu’elle ne fasse pas joli; je consacrerai sans hésiter un chapitre entier aux rapports des concepts de « vérité » et d’« existence » et le suivant au récit pas abstrait pour un sou de quatre dames coïtant simultanément dans un seul et même lit avec le fils d’Euros. Il y a toutes sortes de valeurs: les philosophiques, les poëtiques, les propagandesques, les pragmatiques — depuis les conseils sur la meilleure façon de se réchauffer les mains jusqu’aux recettes pour tuer toute peur — l’esprit*, l’humour vulgaire, les « tranches de vie » populacières, le suspens du roman policier —: tout cela a sa valeur spécifique, tout cela trouve ici ou là sa place — pourquoi se limiter ? nil humanum etc. — que les Seidenhasene æsth<ètes> râlent tant que bon leur semblera. La forme qu’on a jusqu’à présent donnée au roman est trop étroite. La création d’une forme nouvelle, absolument libre, qui se permette tout et au-dessus de laquelle se fasse partout entendre le rire moqueur du scepticisme souverain et divin, n’est qu’une « question de temps »;— Tristram Shandy à la nième puissance —. Comme Wagner l’a fait pour l’opéra, le roman pourrait être refondu en une forme littéraire universelle: il est un réceptacle plus approprié qu’un ouvrage théorique à recevoir toutes les manifestations de la vie spirituelle: dans l’ouvrage théorique il y a bien moins de place pour les éléments litt. que dans le roman pour les éléments théoriques.— Je vous ai parlé plus d’une fois de façon ambiguë de la valeur de mes oeuvres litt., c’est pourquoi je me sens maintenant tenu de donner mon avis en toute franchise —: dans leur majeure partie, elles représentent une expérimentation dans le sens que je viens d’indiquer, un tâtonnement donc, où on trouve un peu de tout — du bon et aussi du très mauvais.———>>, LKD, p. 45 - 46

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altrimenti>>178. Un Klíma capace di scorgere l’importanza, ad un primo sguardo paradossale, dell’isolamento, per determinare una relazione personale con il linguaggio, per dare vita ad una combinazione di simboli capace di costituire non già l’applicazione di una serie di regole già esistenti, ma un Gioco, in cui i simboli costruiscono delle relazioni in funzione dell’intenzionalità del soggetto. Le metamorfosi compiute da Klíma sono altrettanti movimenti che compongono una cura di sé che poco a poco va dispiegandosi nella sua complessità all’interno di una vita; nella cura praticata da Klíma scorgiamo l’attualizzazione di molti aspetti presenti nel periodo ellenistico, reinventati per far fronte alle nuove problematiche che si frappongono ed ostacolano l’individuo nel suo rapporto con se stesso; la più importante delle quali è l’esternalizzazione dell’idea di Dio, messa in atto dal cristianesimo che fonda un paradigma della conoscenza impersonale, di un mondo creato da un essere supremo, nella quale il compito dell’uomo consiste nello scoprire leggi già date. Paradigma che è in stretta relazione con l’oggettività scientifica;

<<Le scienze della natura non sono altro che un accecamento volgare nei riguardi della natura; sempre l’uomo, con il suo accecamento asfissiante. Un rapporto vedente con la natura, è semplicemente un rapporto etico. Che significa l’etica nel suo senso più elevato ?: la visione, la vista giusta; tutto il resto, la scienza prima di tutto, è cecità — >>179

oppure altre tendenze, come l’eruditismo, che hanno cominciato ad imporsi a partire dalla “rivoluzione tipografica”. Contro di esso, ad esempio, Klíma contrappone una conoscenza infedele, limitata all’esigenza e mossa dal piacere e dall’autodisciplina <<io non sono un erudito, ma un uomo che fino ad oggi si è preoccupato esclusivamente di conoscersi, formarsi e perfezionare se stesso, leggendo soltanto ciò

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J. Bouveresse, Wittgenstein antropologo in L. Wittgenstein, Note sul “ramo d’oro” di Frazer, op. cit., p. 63

179 << Les « sciences de la nature » ne sont qu’un aveuglement volontaire à l’égard de la nature; l’homme toujours, avec son égoïsme puant. Un rapport voyant à la nature, c’est simplement un rapport éthique. Que signifie l’éthique au sens le plus élevé ?: La vision, la vue juste; tout le reste, la science au premier chef, est cécité — >>, LKT, p. 497

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che poteva contribuire al raggiungimento di tale scopo *…+ l’erudizione è il peggior nemico del pensiero>>180

<<vedere le cose a modo mio – mettere da parte tutta l’erudizione>>181

Il pensiero scientifico e l’erudizione sono viste come ostacoli alla produzione di pensieri capaci di contribuire al perfezionamento di sé, alla scoperta di quanto vi è di più proprio in sé. Per via del fatto che si tratta di una conoscenza superflua, mossa da un tipo di curiosità che cerca di accumulare e produrre il maggior numero di conoscenze, al fine di creare un sapere razionalizzabile. Contrariamente a ciò, Klíma ritiene che la conoscenza debba aiutare a “disabituarsi al concetto di esistenza”, a rimettere in questione la fissità che caratterizza le proprie opinioni nei confronti delle cose, a restituire sempre la tensione che v’è tra dubbio e certezza. Altri ostacoli che si frappongono in questo processo di conversione dello sguardo sono la scrittura giornalistica e quella “alimentare”: la prima ha l’obbligo di essere completata entro una scadenza fissata nel tempo, la seconda quella di essere indirizzata ad una audience e quindi di doverne assecondare i gusti, selezionando gli argomenti in base a tale esigenza. Contro queste minacce, egli dispiega un otium bellettrista e una scrittura per aforismi, privi di limiti morali, temporali, contenutistici e persino di genere. L’aforisma diventa l’arma mentre il componimento letterario diventa la foresta incantata, il percorso onirico che va compiuto per avvicinarsi a sé. La peculiarità della scrittura aforistica è per l’appunto quella d’essere tagliente e sentenziante, in aperta rottura col pensiero analitico. Una forma di ribellione ad una scrittura metodica ed al contempo un’attività immediatamente gratificante

<<un aforisma non ha bisogno d’essere vero, ma deve scavalcare la verità>>182

L’aforisma rappresenta per Klíma, una forma di espressione che si pone in aperto contrasto col genere espressivo dei trattati, dei contributi alla cultura ed ai saperi che si configurano come strutture teoriche sistematiche. Opposizione che riguarda non soltanto la forma, ma più specificamente i contenuti e gli obiettivi cui è lecito aspirare. Questo si può intuire sin dalle prime pagine del Mondo come coscienza e come niente

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LKD, p. 27 181

<<Voir les choses à ma façon — toute érudition à part >>, LKT, p 152

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<<il punto di partenza della filosofia è senza importanza: - Non ci sono verità fondamentali innegabili, perché la “causa prima” è cosa inesistente *…+ gli assiomi filosofici sono di natura ambivalente, - contemporaneamente veri e falsi *…+ il filosofo può gettare solo qualche raggio di chiarezza sull’oggetto della sua trattazione: - laddove si vuole esaustivo, diventa semplicemente finto>>183

Egli si serve dell’aforisma in quanto ritrova nell’aforisma una scrittura libertaria in entrambe le direzioni: per colui che scrive è libertaria perché non deve rispettare il vincolo originario della retorica che consiste nell’estendere un pensiero oltre la misura che egli stesso ricopre, al fine di farlo sembrare più grande e imponente del necessario e riuscire a persuadere chi legge; il lettore, invece, ha di fronte un enunciato che non cerca di esaurire l’argomento trattato ma soltanto di metterlo al centro dell’attenzione del lettore, che una volta letto quell’aforisma potrebbe sentire il bisogno di pensare ed approfondire il suo proprio pensiero a tal riguardo. L’aforisma è una scrittura immediata dal punto di vista temporale ma anche da quello cognitivo. Il suo carattere ambiguo è salvaguardato nella sua interezza e quello che ne fa un tipo di scrittura vicina all’oralità è sia l’invito alla riflessione personale, ad articolare parole, a trovare poi dei percorsi vocali per rafforzarlo o correggerlo, sia il meccanismo di composizione, il quale, data la brevità, deve nutrirsi di una consistente componente ritmica. L’aforisma è più che altro uno scritto che cerca di affascinare il lettore ad uscire dalla sfera della lettura ed entrare in quella del pensiero, invitandolo a portare con sé la piccola traccia in esso contenuta, che può rivelarsi utile, suggestiva oppure del tutto inefficace. La libertà di composizione che è lasciata a colui che legge questa frase breve, che lungi dall’esaurire il suo senso è piuttosto un invito alla continuazione, a tenerla presente nelle circostanze del vivere quotidiano, fa si che la sua utilità sia da mettere in relazione a colui che se ne serve. L’aforisma non impone un cammino del pensiero, ma traccia per così dire l’abbozzo di una strada. Leggere aforismi quindi è un esercizio che rimanda continuamente ad un discorso che l’individuo fa a sé, che si iscrive all’interno di un contesto particolare; perché l’aforisma possa interagire con un discorso interno, l’individuo deve trovare il sentiero che porta alla quantità di parole non dette che sono contenute all’interno dell’aforisma

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<<la brevità dell’espressione non si misura a braccia. Molte espressioni che sulla carta sono più lunghe, sono più brevi>>184

Supponiamo che in questa misurazione della lunghezza di un’espressione rientri l’effetto che essa produce nel lettore, la sua capacità di permeare all’interno della vita, di separarsi dalla pagina e di accompagnare i pensieri di colui che l’ha letto; gli aforismi riescono con la loro brevità a servire da accordi, diventano punti di risonanza a partire dai quali è possibile sviluppare e comporre una melodia. Va d’altronde segnalato che questi aforismi composti da Klíma, non avevano alcun obiettivo editoriale e venivano scritti per generare in se stesso, alla rilettura di questi, e durante la sua scrittura, la dinamica che abbiamo descritto, e che appartiene alla scrittura di aforismi. A differenza di quelli da cui traeva ispirazione, quelli scritti da Nietzsche, essi non erano parte di una catena significante; non si iscrivevano all’interno di un orizzonte finito di un libro. E quanto al contenuto, esso poggia le basi sull’affermazione della nuova architettura del non senso185, ma si distanzia quanto al contenuto, dall’analisi psicologica della maxime francese, per via dei requisiti che essa richiede

<<il segreto di più d’uno psicologo di fama (Dostoevskij, Nietzsche): essere ancora e sempre in un rapporto di intimità con la psicologia di homo communis>>186

<<Nietzsche: del tutto annegato nell’ “umanità”…>>187

Mentre per Klíma, l’essenziale si trova nel progetto di costruire un linguaggio affatto nuovo, nel quale egli stesso possa fare esperienze psicologiche a partire dalla psicologia dell’eroe, dell’uomo che ha sacrificato la sua umanità e si è disumanizzato del tutto

<<il mio terreno, è la metafisica, — né la psicologia né, a maggior ragione, la sociologia. Questa, le mie viscere stesse la discutono — quanto a quella — Nietzsche ha

184

LW, Movimenti del pensiero, op. cit., p. 103 185

<<l’aforisma afferma con convinzione una nuova architettura classica che ordina e controlla, nella coordinazione di molteplici prospettive di senso (dell’autore e del lettore), la scoperta del non senso, dell’irrazionalità del tutto>>, D. Morea, Il respiro più lungo. L’aforisma nelle opere di Friedrich Nietzsche, ETS, Pisa, 2012, p. 41

186

<<Le secret de plus d’un psychologue de renom (Dost, Niet.): être encore et toujours dans un rapport

d’intimité avec la psychologie de homo communis>>, LKT, p. 309

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già fatto più che si poteva e che io non potrò mai fare — anche se mi concentrassi soltanto in questo.. Ma la “metafisica” — in essa, sono del tutto io, senza il minimo precursore — così paradossale che possa sembrare>>188

Si intuisce come la scelta di Klíma muova dalla convinzione dell’efficacia dell’analisi psicologica di Nietzsche, e della sua efficacia anche sul piano stilistico, e di quanto questo sacrificio sia stato necessario sebbene non più desiderabile189

<<ogni grande genio lo è solo in parte. Per fare una cosa grande, deve restare cieco a molte altre (Nietzsche per esempio ha avuto bisogno d’essere cieco nei confronti della metafisica — di accecarsi piuttosto — aveva in questo un immenso talento — per compiere la sua grande opera nell’arena dell’etica e della psicologia)>>190

ma come la sua grandezza sia legata alla tradizione, ad una serie di variazioni sul tema della Cultura Umana, del sapere, della conoscenza

<<le “grandi idee” provengono per la maggior parte dai saperi acquisiti; ciò che viene dall’ignoranza autentica è più spesso considerato come un mostro — dal basso come dall’alto. — perché l’uomo cammina sempre sulle tracce d’altri; per lui, sola certezza; vero di tutte le categorie d’uomini; Nietzsche compreso>>191

Klíma sceglie di dedicare tutti i suoi sforzi nel fondare la sua grandezza su di un ambito nel quale regna la più totale ignoranza: il pensiero metafisico, il sogno, la volontà. I suoi aforismi sono frecce avvelenate con le quali tenta di punzecchiare prima di tutto se stesso mostrando l’impellenza di questo genere di missione e la vanità e l’inutilità di dedicarsi alla cultura

188 <<Mon domaine, c’est la métaphysique, — ni la psychologie ni, à plus forte raison, la sociologie. Celle-

ci, mes tripes elles-mêmes la pérorent — quant à celle-là — Nietzsche y a fait plus que je ne le pourrais jamais — même en me concentrant exclusivement là-dessus.. Mais la « métaphysique » — là, je suis tout à fait moi, sans le moindre précurseur — si paradoxal que ce soit à dire>>, LKT, p. 442

189

<<La plupart des « connaissances » (psychologiques, morales, les « aperçus » etc) sont une animalité abjecte dont le point de vue divin ne peut qu’avoir honte>>, LKT, p.251

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<<Tout grand génie est partial. Pour faire une chose de grande, il lui faut rester aveugle à beaucoup d’autres (il a fallu p. ex. que Nietzsche soit aveugle à la métaphysique — qu’il s’aveugle plutôt — il avait en ce sens un immense talent — pour accomplir sa grande œuvre dans l’arène de l’éthique et de la psychologie)>>, LKT, p. 263

191 <<Les « grandes idées » ont pour la plupart leur source dans le savoir acquis; ce qui vient de

l’ignorance authentique est le plus souvent un monstre — du bas comme du haut. — Car l’homme marche toujours sur les traces d’autrui; pour lui, seule certitude; vrai de toutes les catégories d’hommes; Niet. y compris>>, LKT, p. 289

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<<Niente di meno attuale che l’attualità, niente di più attuale che – l’eterno>>192

<<Abbiamo stabilito la spiacevole regola di cercare per molto tempo un oggetto o un pensiero perduto, quando durante quello stesso tempo, avremmo potuto trovarne altri dieci migliori>>193

<<la sola scrittura corretta è quella che tratta di “metafisica”. Tutto il resto — la psicologia in particolare — è in fondo una bassezza pratica>>194

L’aforisma diventa uno strumento principalmente ad uso personale in Klíma, viene spogliato della componente consequenziale con la quale veniva impiegato da Nietzsche, e lo stesso accade riguardo l’intento analitico. L’aforisma diventa una traccia, un cadavere che giace, che non completa il suo senso da sé e prende vita unicamente quando la catena di pensieri ed associazioni, subiscono un processo di lettura attiva

<<portare giudizi morali (ciò che = condannare) è frutto di una visione parziale, ovverossia bovina ! — Tutto — in tutto e per tutto: bestiame, e nient’altro ! e ogni interesse che si ferma al concreto è da asini; così parla Dio ———>>195

Un lettore attento potrà intuire l’avversione nei confronti dei giudizi morali che esprime questo pensiero; ma sfuggirà la traiettoria, la visione globale che lo fa proseguire verso “l’interesse che si ferma al concreto”; questo rapporto sarà visto come una forzatura. Infatti, quale rapporto è possibile stabilire fra un giudizio morale e un interesse nei confronti del concreto ? la scrittura aforistico-metafisica presenta più di un carattere enigmatico e nascosto, che dipende dal “relazionare” nella mente dello scrittore, una serie di eventi, senza lasciarsi condurre dalle catene deduttive già esistenti che hanno dalla loro parte, l’abitudine che si ha nel percorrerle e nel vederle come realtà. Infatti egli precisa che “così parla Dio”, il che equivale a dire che questo discorso non rispetta leggi umane, si ammanta dell’aura divina per sottolineare la sua

192 LKM, p. 416 193 LKM, p. 417 194

<<La seule écriture correcte est celle qui traite de la « métaphysique ». Tout le reste — la psychologie

en particulier — est au fond une bassesse pratique>>, LKT, p. 185

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<< porter des jugements moraux (ce qui = condamner) c’est chaque fois le fait d’une vision partiale, c’est-à-dire bovine ! — Tout — en tout et pour tout: bétail, un point c’est tout ! Et tout intérêt qui s’arrête au concret est une ânerie; ainsi parle Dieu ———>>, LKT, p. 443

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eccedenza simbolica. Le due raccolte di aforismi, pubblicate in vita, furono piuttosto sollecitate e sovvenzionate dagli amici/discepoli negli anni successivi a questo periodo, e sono da ascrivere ad un tipo di scrittura nella quale non si ritrova un Autore, ma un semplice avatar creato da Klíma, nella coscienza che il pubblicabile della sua opera non sono che briciole e frammenti. Klíma stesso lo dice

<<i due volumi devono la loro esistenza soprattutto alla pressione delle circostanze esteriori. In numerosi passaggi ho dovuto acconciare il mio dire; ma questi compromessi sono raramente percettibili, mai compromettenti. Ho messo una sordine a più di un pensiero; ne ho passato altri, importanti, sotto silenzio; non uno solo è stato falsato. Non si troveranno qui delle vere dissonanze; ma spesso quel tal testo sussurra laddove dovrebbe fulminare e urlare>>196

Si potrebbe dire che l’aforisma è la forma di sapere più direttamente in relazione con