• Non ci sono risultati.

Rituali metamorfici: la separazione dal terreno originario

“Il ritorno a sé”

2.1 La ritirata organizzata nel guscio di Achille

2.1.1 Rituali metamorfici: la separazione dal terreno originario

Dopo la stesura del Mondo come coscienza e come niente, l’atto di scrivere comincia ad essere, per Klíma, il luogo per pensare, qualcosa sempre più simile a un rifugio, qualcosa che prende sempre meno in considerazione sia il pubblico, sia la struttura del libro in sé. È come se la scrittura cominciasse a frammentarsi e a comporre altri terreni di interesse, allontanandosi dall’indagine puramente filosofica. Una volta rientrato in casa del padre, nel 1906, si dedica a tempo pieno alla stesura di aforismi e di componimenti letterari

<<L’anno 06 lo trascorsi a Vinohrady150. Lì non vidi altra via d’uscita, per salvarmi da una morte per asfissia, che scrivere aforismi come un vero forsennato — nessun contatto sociale>>151

A partire dal 1906, come ci indica egli stesso, Klíma intraprende un percorso nel quale l’isolamento è l’elemento terapeutico, che associato alla scrittura di aforismi, riesce a salvarlo dalla morte per “asfissia”. Circa l’isolamento va tenuto presente che esso non è un isterico rifugiarsi fuori dai canoni sociali ma una tecnica particolare

149

<<Napoléon s’est intitulé « victoire organisée ».. Quant à moi, je pourrais aujourd’hui à bien des égards, à l’instar de son opposant Moreau, « général de retraite*3 », me nommer retraite* organisée.>>,

LKT, p. 52

150 Quartiere agreste che prende il nome dalle numerose vigne che ospita. È qui che il padre ha comprato due bicocche, una delle quali sarà abitata da Klíma.

151

<< L’an 6 à Vinohrady. Là, je ne vis d’autre issue, sous peine de mourir asphyxié, que d’écrire des

76

<<un'altra tecnica, un altro procedimento tra quanti fanno parte delle tecnologie del sé, è rappresentata dalla tecnica dell’isolamento, per designare la quale esiste un termine destinato ad avere notevole fortuna in tutta la spiritualità occidentale, vale a dire il termine anakhoresis (l’anacoresi). Considerato all’interno delle tecniche di sé relative alle epoche più arcaiche, l’isolamento stava a indicare un certo modo di distaccarsi, di assentarsi – ma restando sul posto- dal mondo all’interno del quale si era situati. Stava in un certo senso a significare l’interruzione del contatto col mondo esterno, ovvero il fatto di non percepire più le sensazioni, di non essere più agitato da tutto ciò che accade attorno a sé, di comportarsi come se non si potesse più vedere, ed effettivamente non si vedesse più, ciò che è presente dinanzi agli occhi. Se volete, siamo di fronte a una tecnica dell’assenza visibile. Si continua a essere presenti, si è sempre visibili agli occhi degli altri. Ma si risulta assenti, si è altrove>>152

Questo isolamento nasce nello sguardo a partire dal quale prende corpo un tipo di osservazione nel quale gli oggetti esterni evaporano e la capacità astrattiva viene a tal punto distesa e amplificata che vi è un attraversamento, uno spostamento, una delocalizzazione effettiva nello spazio. Oltre a ciò, è la scrittura stessa ad assumere un ruolo diverso da quello che siamo abituati ad attribuirle; essa ha una certa predisposizione a favorire l’introspezione per le modalità con le quali si esprime l’atto dello scrivere; a ciò va aggiunta la scomparsa degli interessi divulgativi, l’uso degli espedienti retorici e comunicativi che erano stati impiegati –seppur con parsimonia- nella scrittura del Mondo come coscienza e come niente153: diventa allora uno

152 M. Foucault, L’ermeneutica del soggetto, op. cit., p. 42 153

Il quale era, come ci dice Klíma stesso, pensato per un pubblico, con l’intento di scuoterlo, risvegliarlo, “colpirlo”. Da questa pubblicazione, Klíma sperava di ottenere un certo riconoscimento o disconoscimento, del mondo accademico e intellettuale nel suo complesso, ed anche dalla società civile. Scrive a Emmanuel Chalupny il 16 luglio 1905: <<— Savez-vous à quoi je m’attendais ?: À ce que tout

cela offusque au moins çà et là les susceptibilités, provoque dégoût, malédictions, diatribes et, par- dessus tout, dérision; je croyais voir à coup sûr paraître quelque part un petit entrefilet intitulé, disons: « Les bonnes feuilles d’un échappé de Charenton ». Or, autant que je sache, il n’y a rien eu de la sorte.— Quelle conclusion en tirer ??:— Que le public pachydermique, face à une oeuvre de l’esprit, perçoit aussi peu ce qu’elle a de provocant que ce qu’elle a de valorifique, autrement dit qu’il est totalement sans tête, qu’il n’y a que son dos où le frappant puisse, sous forme de bâton, frapper. Que homo communis est à classer parmi les acéphales. Cela posé, vous vous dites certainement: Que l’on vise le succès tout court ou un succès — disons « de scandale », toujours est-il qu’il faut faire ce qu’il faut pour faire connaître le livre... En effet, c’est indéniable. Mais je ne peux accepter que vous me rendiez seul responsable de tout. Il est vrai que je n’ai pas fait grand-chose pour la publicité et la diffusion en général; mais même ce peu aurait suffi à faire du bruit si le public avait au moins un petit rudiment de tête. Ma seule faute, ma maxima culpa, c’est d’avoir été à l’époque d’avis qu’homo4*) communis aurait malgré tout une petite

77

strumento capace di mettere in atto la “perseveranza”, rappresentare il punto saldo cui aggrapparsi per predisporsi ad affrontare di tutto

<<il quarto esempio è quello della pratica della perseveranza, legata comunque alla concentrazione dell’anima e all’isolarsi in se stessi (anakhoresis), e che fa si che si possano sopportare le prove più dolorose e penose, ma che si riesca a resistere di fronte alle tentazione che potrebbero presentarsi>>154

La scrittura diventa il sostituito della vita in società, comincia a frapporsi ostacolando la socievolezza che cominciava ad avere la sera nei bistrot155; diventa un mezzo per ritornare a sé, per far società con se stesso. Allo stesso tempo, Klíma, spoglia la scrittura dalla finalità di essere veicolo di conoscenza. La scrittura smette di somigliare a un prodotto ed assume sempre più il valore di un processo. Diventa scrittura privata eretta ad opera, dopo aver spogliato l’opera della sua valenza Autoriale156. L’”arte di scrivere” viene dunque sottomessa all’interno di un più ampio processo che riguarda l’”arte di vivere”, (tekhne tou biou), trasformandosi in un sapere il cui obiettivo finale non è un libro, ma la costituzione di un soggetto; si trasforma in una pratica iscritta dentro una più ampia e articolata cura di sé

<<ci si cura per se stessi, ed è nella cura di sé che la cura stessa ricava la propria ricompensa. Nella cura di sé, il sé funziona da oggetto e da fine della cura stessa. Nella

cervelle, de la taille d’une tête d’épingle, de n’avoir pas compris la vérité zoologique qui le classe parmi les 26 *) Diable, comment se fait-il que j’écrive deux fois de suite homo avec deux m ?! acéphales absolus. — J’ai chargé M. Stivín5 de placer environ 850 exemplaires dans toutes les villes de quelque importance, si minime soit-elle, de Bohême, de Mor<avie> et de Sil<ésie>. J’ai fait imprimer bon nombre de bandes annonces bien frappantes pour les vitrines; d’ailleurs, la couverture de mon livre est à elle seule frappante, parce que vide, et le titre: le Monde comme conscience et comme rien en fait une curiosité non plus ultra, — surtout chez nous; — mais voilà qu’il me vient une bonne idée !: au lieu de ce titre, j’aurais dû y faire peindre une bonne femme à poil, couchée sur le dos, les cuisses ouvertes.., — hé ! c’est que ça m’aurait fait une de ces réclames ! alors la racaille aussi bien cultivée qu’inculte aurait acheté le livre dans le fol espoir de trouver plus encore de pareilles images à l’intérieur ! — Le livre a été envoyé en service de presse — à ce que m’assure M. Stivín, — à la rédaction d’au moins 30 périodiques, choisis pour la plupart par moi-même, et, par ailleurs, à 8 individus célèbres7 et à 8 autres qui ne le sont pas du tout. C’est tout. Vous direz bien sûr que c’est peu; mais, vu la force de frappe de mon écrit, même cela, à mon avis, aurait dû suffire>> , LKD, p. 27

154

M. Foucault, op. cit., p. 42 155

<<Dans les derniers temps à Zbraslav je devins pour la première fois de ma vie, du moins le soir au bistrot, un peu sociable — quels drôles de tours nous joue parfois notre ange gardien !>>, LKT, p. 26 156Qui non c’è la scomparsa dell’Autore intesa da Barthes e Foucault come morte dell’individuo che scrive a cui prende il posto la scrittura di un epoca, quanto piuttosto la dissoluzione del concetto autoriale, che viene meno per lasciare che la scrittura si iscriva all’interno di un’ arte di vivere (tekhne

78

pratica che viene designata come cura di sé, assistiamo così, in un certo senso, a una assolutizzazione (scusate l’espressione) di sé come oggetto della cura, e al contempo a un’autofinalizzazione di sé a opera di sé>>157

La scrittura assume i connotati di un esercizio tramite il quale compiere un processo di costituzione e di mitologizzazione di sé. Viene meno il carattere normativo insito nel linguaggio tramite l’espediente dell’autore, dello scrittore, della comprensibilità e di tutto l’apparato di tecniche che lo rendono pre-determinato e pre-caratterizzato, proprio come lo è la città moderna.

<<gli attributi di una buona conoscenza sono tutti d’ordine dinamico. La “saggezza” è una qualità stordita, la “profondità” superficiale, la “chiarezza” poco chiara, la “giustezza” abusiva. Non giustezza: astuzia; non la chiarezza: forza; non la profondità: il coraggio; non la saggezza: la libertà, ecco i predicati veri di un’alta conoscenza>>158 Astuzia, forza e coraggio saranno dunque le parole d’ordine di questa scrittura che deve affrontare senza timore un percorso nel quale verranno decapitate norme sociali, convenzioni, costumi; in principio sotto forma letteraria

<<—durante questi due ultimi anni ho vomitato, per passare il tempo e rifarmi una salute, quantità di opere “belle”-lettriste, dieci volte più realiste e disgustose di Zola, 10 volte più fantastiche di Hoffmann, 10x più oscene di Casanova, 10x più perverse di Baudelaire, 10x più ciniche di Grabbe, 10x più rudi di Havlicek, un vomitivo 10x più efficaci del Labirinto del mondo e il paradiso del cuore159, in somma il massimo dell’immoralità, della malvagità e della stravaganza. Esagero, forse, appena; scrivendo, salvo eccezione, senza preoccuparmi della loro pubblicazione, ho lasciato la mia anima fare tutto secondo il suo volere in puris o impuris naturalibus…>>160

157

M. Foucault, L’ermeneutica del soggetto, p. 155 158

<< Les attributs d’une bonne connaissance sont tous d’ordre dynamique. La « sagesse » est une

qualité étourdie, la « profondeur » superficielle, la « clarté » peu claire, la « justesse » abusive. Non pas la justesse: l’astuce; non pas la clarté: la force; non pas la profondeur: le courage; non pas la sagesse: la liberté, voilà les prædicats vrais d’une haute connaissance >>, LKD, p 327

159

<<Le Labyrinthe du monde et le Paradis du coeur (1623), roman philosophique du penseur humaniste Jan Amos Komensk ou Comenius (1592-1670)>>

160

<<— Au cours de ces deux dernières années j’ai dégobillé, pour me désennuyer et me refaire une

santé, quantité d’oeuvres « belles »-lettristiques, dix fois plus réalistes et plus dégoûtantes que Zola, 10 fois plus fantastiques que Hoffmann, 10x plus obscènes que Casanova, 10x plus perverses que

79

Vi è un intento terapeutico esplicito nella scrittura messa in atto da Klíma, com’egli stesso segnala al suo corrispondente: “rifarsi una salute” scrivendo di immoralità, malefatte e stravaganze, senza imporsi dei limiti legati ai gusti di un eventuale pubblico ma seguendo soltanto le proprie esigenze, i propri piaceri, le propri perversioni. In questa particolare posizione la scrittura ricopre una funzione che serve a fornire un sistema di riferimento politico ed etico, oltre che poetico. È una trasfigurazione di elementi biografici che si rimescolano con i ricordi, dando vita a una visione del passato stravolta e corrotta dalla distanza temporale che lo separa, e ne edulcora sapientemente il ricordo, ammorbidendolo, rendendolo piacevole, <<solo nel passato ha sede la bellezza>>161, scrive Klíma citando Carducci. Ed è a partire da questo passato-presente che si completa la triade circolare della pratica filosofica: agere, pati, cogitare, dalla quale trae spunti di riflessione che costituiranno un edificio difficilmente sistematizzabile

<<l’architettura veramente artistica, per chi non si interessasse alla pigmea specie umana, consiste nella costruzione di montagne — montagne come quelle che si vedono in sogno. — in confronto alle quali le Alpi sono insignificanti al pari delle colline della Boemia centrale rispetto alle Alpi… — neri abissi beanti, senza fondo, così orribilmente ghignanti che gettarvi un solo sguardo provocherebbe lo stesso sentimento di paura che se apparisse un fantasma; scarpate rocciose alte diecimila metri, quasi verticali, d’un nero grigiastro e d’un blu nerastro…, dai lati spaventosamente scoscesi, che formano l’immagine di una testa di Medusa…; — dalle immense cime a strapiombo, che minacciano ad ogni istante di crollare…, — ricoprendo interamente il fondo d’acciaio terso del cielo, non lasciando passare altro che dei minuscoli raggi di luce necessari per illuminare questo decoro spettrale…>>162

Baudelaire, 10x plus cyniques que Grabbe, 10x plus paradoxales que Wilde, 10x plus grossières que Havlícek, un vomitif 10x plus efficace que le Labyr. du monde et le p[aradis]. du c.[oeur], bref un non plus ultra d’immoralité, de malfaisance et d’extravagance. J’exagère, si tant est, à peine; écrivant, sauf exception, sans me soucier de la publication, j’ai pu laisser ma belle âme se faire voir tout à son aise in

puris ou impuris naturalibus...>>, LKD, p. 41 161

LKT, p. 37 162

<< L'architecture réellement artistique, pour qui n'aurait cure de la pygméesque espèce humaine,

consisterait en la construction de montagnes — montagnes du genre de celles qu'on voit en rêve, — en regard desquelles les Alpes sont aussi anodines que les collines de la Bohême centrale face aux Alpes... — Noirs abîmes béants, sans fond, si horriblement grimaçants que le regard qu'on y jetterait provoquerait le même sentiment de terreur que l'apparition d'un fantôme; escarpements rocheux hauts de dix mille

80

Si tratta di montagne che prendono corpo e aumentano di volume ad ogni istante. La complessità del paesaggio e della scalata verso la vetta della comprensione non potrebbe essere più difficile, in effetti; ma applicandovi le chiavi di lettura della sfida e dell’attraversamento, è possibile cercare di tracciare un sentiero fra le rocce. La scrittura diventa da un lato il terreno della sfida, in cui è necessario Vincere, in cui si combatte, in cui ci si differenzia e ci si tiene a distanza dall’altro da sé (anche e soprattutto quello interno a sé) e, contemporaneamente, il luogo in cui si vive l’estasi, la trans musicale (del tempo) e dei boschi (dello spazio), dell’eternità, della creazione. La parola scritta assume pienamente la dimensione di signum, ossia, etimologicamente, dell’oggetto che si segue163, dello “stendardo”, sia di guerra che del richiamo all’attenzione. I due stili tramite quali ciò avviene, in questo periodo, sono principalmente la scrittura per aforismi e quella bellettrista: il seme e la tempesta. L’aforisma diventa l’arma tagliente ed affilata con cui guerreggiare, sfidare e deridere il complesso di teorie e sistemi filosofici nel loro insieme, mentre il romanzo è la messa in scena della dismisura, dell’indecifrabile; serie di metamorfosi che misteriosamente accadono, paradossalmente accadono, nel bel mezzo del niente

<<Tutto = tutto. Non c’è alcuna differenza. Il che significa che non c’è niente al di fuori del niente = il niente esiste>>164

In questo periodo che va dal 1906 al 1909, siamo di fronte allo sviluppo di due generi espressivi che assolvono il bisogno di trans-figurare e de-figurare ciò che appare come immutabile e scontato, generando sorpresa, novità e stupore. Anche le lettere relative a questo periodo servono a confermare queste ipotesi; le sole di cui abbiamo traccia, sono indirizzate al pubblicista Emmanuel Chalupny, il quale nel 1905, dopo aver letto e recensito positivamente il Mondo come coscienza e come niente, aveva preso contatti con l’autore per intraprendere una corrispondenza che avrà una durata più che ventennale. Nel 1907, riguardo una polemica nata fra E. Chalupny e M. Rousek, un

mètres, quasi verticaux, d'un noir de grisaille et d'un bleu noirci..., aux faces effroyablement ravinées, à l'image d'une tête de Méduse...; — aux immenses cimes en surplomb, menaçant à tout instant de s'écrouler..., — recouvrant entièrement le fond d'acier terni du ciel, ne laissant passer que les quelques minces rais de lumière nécessaires pour bien éclairer tout ce décor revenantesque... >>, LKR, p. 9

163

<<dalla radice proto-indoeuropea sewk-, seguire>>, W.J. Ong, Oralità e scrittura, op. cit., p. 110 164

<<Tout = tout. Il n'y a pas de différence. C'est dire qu'il n'y a rien au-delà du rien = le rien existe>>, LKR, p. 12

81

altro giornalista del Prehled165, Klíma sfodera il suo arsenale guerresco e lo offre allo stimato amico, consigliandogli di non lesinare gli attacchi nei suoi confronti

<<io gli renderei letteralmente la stessa moneta. Non si tratta soltanto di una vendetta da prendersi, ma anche di assicurarsi l’avvenire; se non gli mostrate i denti, come si deve, non avrete mai pace: lui invece gode di pace presso di voi, — è chiaro, come il tarlo che è; gli serve un bersaglio per le sue scorribande, e vi prende per un agnellino che si lascerà fare all’infinito *…+ non c’è niente al mondo di più bello che l’attacco !>>166

Vediamo come il testo sia ormai diventato il luogo principale della lotta e della creazione; una scrittura, spogliata del rivestimento sociale in cui si paga la certezza della comprensione con la moneta dell’assoggettamento167. Il linguaggio è diventato Gioco, qualcosa che poco alla volta mostra sé, come una volta dell’essere sotto la quale intraprendere un cammino, una lotta per non distogliervi lo sguardo. La scrittura con un destinatario168 è <<la sottomissione servile al pubblico e al tempo>>, mentre <<la creazione degna di questo nome è Gioco ! – Gioco con le idee e con se stessi>>169 <<il testo è una produttività. Questo non significa che è il prodotto di un lavoro (così come lo esige la tecnica narrativa e l’espressione dello stile), ma il teatro di una produzione dove si incontrano il produttore di un testo ed il suo lettore: il testo “lavora”, ad ogni momento e da qualsiasi lato lo si prenda; anche scritto (fissato), non la smette di lavorare, di intrattenere un processo di produzione>>170

165

Giornale all’interno del quale i due contendenti curavano una rubrica di critica letteraria

166 <<Je lui rendrais littéralement la monnaie de sa pièce. Il ne s’agit pas seulement d’une revanche à

prendre, mais aussi d’assurer l’avenir; si vous ne lui montrez pas les dents, comme il faut, vous n’aurez jamais la paix: lui en a après vous, — c’est clair, comme une teigne qu’il est; il a besoin d’une cible pour ses ruades, et il vous prend apparemment pour un petit agneau qui se laissera faire indéfiniment *…+ il n’y a rien au monde de plus beau que l’attaque !>>, LKD, p. 40

167

<<La notion de texte est donc liée historiquement à tout un monde d’institutions: droit, Église, littérature, enseignement; le texte est un objet moral: c’est l’écrit en tant qu’il participe au contrat