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La sfida e l’attraversamento

Primo capitolo

1.2 I divieti fondanti e l’architettura della demolizione

1.2.1 La sfida e l’attraversamento

Il primo passo verso la presa di distanza messa in atto da Klíma, consiste in una deterritorializzazione, cioè la progressiva perdita d’interesse nei confronti dell’ambito culturale d’appartenenza, messa in atto con l’ausilio di più strategie eterogenee fra loro. La deterritorializzazione è anche il primo momento di questo volgere lo sguardo da un'”altra parte”, e consiste in un lento processo che ha inizio all’interno del luogo stesso, nel milieu in cui si celebrano i vari rituali disciplinari di ordine discorsivo e non, come quello dell’insegnamento, che, per Klíma, ha, tra le sue funzioni principali, quello di svilire la memoria e assoggettarla68, costringere all’immobilità fisica gli scolari e abituarli a chiedere il permesso per compiere atti fisiologici o movimenti di qualsiasi natura

<<La stupidaggine gregaria chiamata anche scuola mi ha tolto almeno il 30% della mia forza psichica>>69

Come risposta a ciò Klíma aveva elaborato istintivamente un arsenale di comportamenti, di atti, che avevano il compito di sfidare questa sottomissione

<<ha provato molto presto a differenziarsi da coloro che lo circondavano. Trascurava la sua persona, camminava dondolandosi e faceva il possibile per vivere nel modo più primitivo, al punto d’attirarsi tutti i rimproveri del professore, che gli intimava di tagliarsi i capelli e di pulirsi in generale. Fuggiva così quella che chiamava falsa civilizzazione. Sceglieva, per fare ciò, modi che mi sembravano strani, restando ad

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Il tema della memoria avrà un ruolo decisivo nelle riflessioni metafisiche di Klíma, la quale sarà ritenuta fra le principali responsabili dei processi di percezione del mondo, sia presente sia futuro. In quest’ottica, la costrizione della memoria da parte dell’esterno, avvilirla a ricordare anche contro il proprio volere, diventa un tentativo di assoggettamento ai danni dell’individuo, il quale diventa incapace di esercitare la memoria a suo modo. Questo tema sarà trattato maggiormente nel secondo capitolo in cui si parlerà del revenant, del feerismo, e dell’ombrismo.

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esempio otto giorni senza lavarsi, facendomi l’elogio dei vantaggi che l’uomo avrebbe mangiando come i cani. Insomma, si sforzava in tutti i modi di spogliare l’uomo civilizzato. Ci fu un periodo, in quarta liceo, se non ricordo male, che cominciò anche a bere prediligendo in particolare il rum-diavolo come lo chiamavamo a Domazlice>>70 Questa descrizione, scritta dal suo migliore amico dell’epoca liceale in occasione della morte di Klíma, ci mostra in sintesi tutti i comportamenti ostili che Klíma aveva scelto di compiere con lo scopo di distanziarsi, distinguersi e allontanarsi dagli altri; ciò che attirava le ire dell’istitutore era dunque l’aspetto trascurato, la postura scomposta, il comportamento insolito, i pensieri irriverenti, l’igiene scarsa, la lucidità compromessa dall’alcool. La “falsa civilizzazione”, che egli cerca di minare ricoprendo tutte le caricature grottesche che si situano al limite di “ciò che non va fatto”, indossando la maschera dell’”altro” che fa paura, del reietto, dell’anormale, del soggetto da punire o da richiamare, non contesta dunque il suo rendimento scolastico, il quale sembra essere stato sempre impeccabile, ma piuttosto il comportamento, la mancanza di docilità, di sottomissione alle regole, all’ordine e all’abitudine che sono i correlati, se non gli obiettivi, dell’apprendimento e del sapere scolastico; il quale è strettamente connesso con le pratiche delle organizzazioni monastiche

<<nell’istituzione monastica l’obbedienza ha un solo obiettivo: portare il discepolo allo stato di obbedienza continua. “In questa relazione si tratta di annullarsi come volontà, rinunciando a se stessi, rinunciando a volere e a essere sé, e a essere se stessi nel proprio volere”>>71

In questi comportamenti ostili messi in atto da Klíma, vediamo scavarsi il primo solco, che metterà Klíma in una posizione distante ed esterna rispetto agli altri scolari. Si

70

Questo è quanto ci racconta Jiri Hoetzel, migliore amico di Klíma al liceo, nel necrologio apparso il 26 aprile 1928 nel quotidiano Tribuna. << <<Il a essayé très tôt de se différencier de son entourage. Il

négligeait son apparence, marchait en se dandinant et faisait son possible pour vivre de la manière la plus primitive, au point de s’attirer des blâmes du proviseur, le mettant en demeure de se faire couper les cheveux et de se dégrossir en général. Il fuyait ainsi ce qu’il appelait la fausse civilisation. Il choisissait aussi pour cela des moyens qui me paraissaient étranges, restant par exemple huit jours et plus sans se laver, me faisant l’éloge des avantages qu’il y aurait à manger à la façon des chiens. Bref, il s’efforçait par tous les moyens de dépouiller l’“homme civilisé”. Pendant un moment, en classe de quatrième, si je me souviens bien, il s’est même mis à boire et il affectionnait particulièrement le rhum-diable, comme on disait à Domazlice>>, LKT, p. 670

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J. Francois, « Mal faire, dire vrai ». le lezioni di Michel Foucault a Lovanio [1981], in AA. VV., aut aut n°

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tratta di prove compiute nell’ottica di marcare una differenza, segnalare un problema, mettere in atto un sabotaggio. Le conseguenze non tardano ad arrivare infatti, appena compiuti sedici anni, Klíma fu capace di risvegliare un procedimento vecchio e desueto come l’espulsione da tutti gli stabilimenti d’insegnamento dell’impero Austriaco, procedura che richiede la presenza di una commissione esterna giudicatrice e di un consiglio straordinario composto da professori e funzionari di stato per valutare l’episodio in questione. L’episodio in questione però, contrariamente a quanto si sarebbe tentati di credere, riguarda il contenuto di una dissertazione pronunciata durante un’interrogazione di storia. Il consiglio registra nelle carte che danno inizio al procedimento, il passaggio della dissertazione incriminato

<<Ferdinando primo, sovrano straniero, freddo, lontano dalla nazione ceca, sarà sempre odiato da ogni patriota ceco come primo rappresentante della dinastia che occupa attualmente il trono del reame della Boemia>>72

Non v’è da credere, ciononostante, che Klíma provasse un reale interesse verso quel che accadeva nella sfera politica; si trattava, più che altro, di frasi provenienti dalla farina del sacco paterno che Klíma aveva preso in prestito perché sentiva che esse sarebbero equivalse ad una continuazione della guerra in atto, ma con altri mezzi. Era un discorso che assumeva il valore di una sfida, pronunciato senz’altro scopo se non di mettere alla prova il contesto e, contemporaneamente, il suo coraggio. Ecco giunta la squalifica nei confronti di Klíma che lo mette al di fuori del dispositivo disciplinare costituitosi nelle nazioni per operare una segmentazione nel tempo e nello spazio, dei compiti da compiere al fine di essere classificato entro la parte normale della popolazione. La normatività disciplinare estromette Klíma per aver oltraggiato la dinastia dell’imperatore, ma la sanzione si limita a negare l’accesso a tutti i licei cisleitani, lasciandogli implicitamente la possibilità di continuare gli studi nei licei che non appartenevo all’impero austriaco. Compiere questo genere di pratiche, che potrebbero essere definite come “sfide al buon senso”, è un tentativo di affermarsi nella differenza, nella distanza, tramite il ricorso al crimine, alla bassezza ed alla trivialità. Altri episodi simili, dei quali non si ha altra testimonianza se non

72

<<Ferdinand Ier, souverain étranger, froid, éloigné de la nation tchèque, sera toujours haï par tout patriote tchèque comme premier représentant de la dynastie qui occupe actuellement le trône du royaume de Bohême >>, LKT, P. 671

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dall’autobiografia di Klíma73, incrementano la serie degli obiettivi colpiti, lasciandoci comprendere come l’ambito scolastico non fosse il solo a essere oggetto di critiche <<profanavo sistematicamente la croce nei dintorni della città, facevo un putiferio in chiesa, lanciavo, in mancanza di bombe, trattati anarchici ecc.>>74

Questo primo complesso di pratiche equivale ad un faccia a faccia, un attacco diretto alle terminazioni periferiche della società, al suo “corpo”; una rottura del patto sociale, un’aggressione compiuta per liberare quell’aggressività che cova ogni uomo sottomesso, e che in fondo rappresenta uno dei primi gesti per intraprendere una cura di sé, mettendosi in ascolto della propria volontà

<<nella pratica di se stessi diventa necessario lavorare per espellere, espurgare, padroneggiare, affrancarsi e liberarsi da un male come quello che si trova all’interno di ciascuno di noi>>75

Sentire le imposizioni esterne come altrettante ferite di fronte alle quali esprimere il proprio dolore, sfogare la propria collera, è un’azione istintiva che, fra le altre caratteristiche peculiari, iscrive questi eventi nella memoria e, a distanza di qualche anno, allo stadio di ricordi, da la possibilità di farne oggetto di riflessione, di rielaborazione mentale

<<Analizzando i miei ricordi, — mi sembra che fin dai primi anni di questa piccola vita la percezione di me stesso e dell’umanità è stata quella di due potenze in guerra; e fin dalla più giovane delle età ho istintivamente sottostimato il mio avversario, — lo consideravo come un niente>>76

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Il problema dell’affidabilità della memoria di Klíma riguarda la trasfigurazione del passato e le tinte leggermente più accese riguardo gli eventi: un esempio possiamo trarlo dalla causa dell’espulsione: Klíma riassume così <<per aver definito, credo, per ignoranza della storia, gli Asburgo, una dinastia di

porci>>, LKT, p. 24 mentre i termini esatti della dissertazione sono quelli riportati nella nota 62. Un altro

esempio può essere legato all’iscrizione nel 1897, alla facoltà di filosofia dell’università di Praga come uditore libero, di cui egli non fa mai menzione nella sua autobiografia ne altrove.

74

<< Je profanais systématiquement la croix aux environs de la ville, je faisais de l’esclandre à l’église, je

lançais, faute de bombes, des tracts anarchistes etc.>>, LKT, p. 25

75 M. Foucault, L’ermeneutica del soggetto, op. cit., p. 85 76

<<Analysant mes souvenirs, — il m’apparaît que dès les premières années de cette petite vie ma

perception de moi-même et de l’humanité a été celle de deux puissances en guerre; et dès mon plus jeune âge j’ai instinctivement sousestimé mon adversaire, — je le tenais pour rien>>, LKT, p. 23

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Accanto e parallelamente a queste pratiche, possiamo segnalare un'altra strategia d’attacco nei confronti dei riti culturali e della loro messa in atto: si tratta di qualcosa che potremmo identificare come una poetica dell’attraversamento, un estraniamento che si nutre di esperienze suggestionanti capaci di sovvertire o di modificare o dissolvere, lo spazio esistente. Perché ciò accada, è necessario un eccitante, qualcosa che svolga il ruolo di punto di fuga. Da quanto ne sappiamo, il solo rituale sociale al quale Klíma prendeva parte volentieri erano i funerali, per i quali percorreva anche lunghi tragitti a piedi perché sapeva che avrebbe avuto l’occasione di sentire della musica dal vivo

<<a 14 anni ho fatto un’ora e mezza a piedi attraverso alti cumuli di neve per non perdermi un funerale cittadino nel quale sapevo che ci sarebbe stata musica>>77

Uno di questi eccitanti che favoriscono l’autosuggestione è proprio la musica. La musica diventa un trans, permette l’attraversamento, il passaggio da un luogo a un altro –in questo caso a un non-luogo o un non-ancora-luogo-, capace di arrecare disturbo alla produzione di senso da parte del territorio, alla sua diffusione; servendo da rumore, da strumento ipnotico78, da strumento capace di far prendere consistenza all’assenza, di entrare nel vuoto, nell’incosciente

<<la musica evoca subito, quasi senza fallo, nient’altro che rappresentazioni transiche>>79

<<la musica mi ha fatto conoscere le sensazioni più forti della mia infanzia *…+ una banda riecheggiava in prossimità, il mio corpo agghiacciava, e restava impietrito, la vista si abbassava, dovevo aggrapparmi a qualcosa per non cadere>>80

77

<< À 14 ans j’ai fait une heure et demie à pied à travers de hautes congères pour ne pas manquer un

enterrement villageois où je savais qu’il y aurait de la musique >>, LKT, p. 24

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Stesso ruolo che in seguito sarà ricoperto dall’alcool, (<<L’alcool, c’est la musique dans————>> , LKT, p.726) il servirà a sviare l’attenzione e la coscienza dall’impossibilità di raggiungere una seconda volta l’illuminazione avvenuta nel bosco di Cholupnice il 13 agosto 1909.

79

<<la musique évoque aussitôt, presque sans faute, rien que des représentations transiques>>, LKT, p. 732

80

<<C’est la musique qui m’a fait connaître les sensations les plus fortes de mon enfance *…+Une fanfare retentissait-elle à proximité, mon corps se glaçait, en restait transi, engourdi, ma vue s’obscurcissait, je devais m’accrocher à quelque chose pour ne pas tomber —>>, LKT, p. 18

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<<la musica è originaria d’un più-alto, qualcosa che si tratta di cogliere durante la sua caduta>>81

<<la musica: la cui grandezza risiede nei sentimenti sublimi che, si susseguono in lungo e in breve>>82

La musica è una delle componenti iniziali di un distacco dal contesto in cui è inclusa anche la corporalità (“dovevo aggrapparmi a qualcosa per non cadere”). Alla caduta del corpo però corrisponde un innalzamento dello spirito che, da par suo, riesce grazie ad essa ad elevarsi al di sopra del contesto sociale, ad uscire dalla gabbia corporea a partire da questo dispensatore di sublimità che riesce a permettere l’abbandono di sé83. Probabilmente l’abbandono di sé è la prima tappa dell’epimeleia heautou praticata in epoca moderna, per quanto paradossale ciò possa sembrare. L’abbandono di sé infatti consiste in realtà nell’abbandono di ciò è contenuto in sé, ma che non sempre ci appartiene, che è come se fosse estraneo; “c’è qualcosa in me che è come se non fossi io” dice l’eroina del romaneto scritto intorno al 1906-1909, e questa estraneità però consiste nell’attitudine servile, nella sottomissione, nella schiavitù. Abbandonare il proprio corpo equivale nel periodo della giovinezza, per Klíma, a spezzare progressivamente i fili disciplinari di cui l’uomo in quanto membro della società, nel XX secolo, fa esperienza fin dalla più tenera infanzia. Questa serie di atti diverrà ancora più imponente e sistematica nel 1912, e prenderà il nome di feerismo84, il quale sarà nutrito dalla scrittura di storie fantastiche, da pensieri transici ovverossia pensieri che come nel caso della musica, riescono ad operare una delocalizzazione, uno spostamento anche fisico, tramite un eccitante capace di mettere in atto l’abbandono

81

<<La musique est originaire d’un plus-haut, quelque chose qu’il s’agit d’attraper dans sa chute>>, LKT, p. 735

82 <<La musique: dont la grandeur ne réside précisément que dans les sentiments sublimes qui,

s’enchaînant en long et en bref>>, LKT, p. 73

83

Abbandono in mani divine, che non sono altro che un altro Sé: <<la musica è in senso proprio

evocazione, non di spiriti ma dello spirito. Il senso musicale nel suo significato più altro, consiste nella capacità di lasciarsi incantare dalle note, mettersi in uno stato di trans ->>di divinità<<- diventare sublime *…+ come ogni arte, come tutto, la musica è buona solo se rende l’uomo buono, cioè divino>>,

LKM, p. 450, in <sur la musique>

84 Il feerismo è uno stato in cui si raggiunge l’incoscienza tramite uno spostamento, trans, che conduce in un non-luogo in cui però sono presenti anche aspetti corporei. Klíma dice talvolta che è proprio come un sogno ad occhi aperti, o come una follia lucida, ma anche che la sua spiegazione ha a che fare col concetto di magia <<« Magie » — trop métaphorique, — mieux vaut féer.>>

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del sé corporeo a discapito di un Sé mentale altrettanto esistente85 in grado di “trasformare e assorbire la banalità” che lo circonda

<<voi pensate che a novembre dell’anno passato io sia rimasto a Vrzovice, ma voi non c’eravate ! mi si poteva trovare per la maggior parte sulle altezza della sierra Nevada, sotto il picco di Mulhacén, nelle neve e il vento e le tormente di neve in compagnia della mia cara Ziata, con Arga, Porcia, Alceste e Borea86. Le circostanze deliziosamente magiche delle loro fantomatiche gite, animate di una vita ineffabile, s’imponevano senza sosta nella mia anima, trasformando e assorbendo la banalità che mi circondava così tanto che le nuvole che vedevo sorgere all’orizzonte o le arie al pianoforte che giungevano al mio orecchio da casa dei vicini si sposavano di colpo, indissolubilmente, con quelle, facevano un tutt’uno con quei pensieri,- bisogna sapere ciò che significa credere, nello stato di semi-demenza che chiamiamo poesia, nella verità di un’illusione, mutarsi in quella, vivere in quella, per capire che durante il mese di novembre dell’anno passato io ho realmente soggiornato in Nevada, che un’illusione di questo tipo è reale, che corrisponde a qualcosa di vissuto, che non esiste nessun’altra realtà al di fuori delle “illusioni”>>87

Il feerismo è un atto di disidentificazione, di smarrimento che deve costituire la spoliazione dal soggetto sociale, dal suo senso. Si potrebbe dire che si tratta di un complesso di “rituali transici”, visto il carattere intenzionale con il quale sono compiuti

85 <<Croyez-vous d’ailleurs que je me trouve depuis le 13./11. à Horousanky? Telle n’est pas ma coutume

par les novembres qui courent ! Il vous semble que j’ai passé l’an dernier le mois de novembre à Vrsovice, mais vous n’y êtes pas ! j’étais à trouver pour la plupart sur les hauteurs de la sierra Nevada, sous le pic de Mulhacén, dans les nuages et le vent et les tourmentes de neige en compagnie de ma chère Ziata, avec Arga, Porcia, Argestès et Borée7. Les circonstances délicieusement magiques de leur randonnée fantomatique, animées d’une vie ineffable, s’imposaient sans répit à mon âme, transformant et absorbant la banalité qui m’entourait>>, LKD, p. 58

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Personaggi dei suoi scritti letterari del periodo 1906-1909 87

<<Il vous semble que j’ai passé l’an dernier le mois de novembre à Vrzovice, mais vous n’y êtes pas! j’étais à trouver pour la plupart sur les hauteurs de la sierra Nevada, sous le pic de Mulhacén, dans les nuages et le vent et les tourmentes de neige en compagnie de ma chère Ziata, avec Arga, Porcia, Argestès et Borée. Les circonstances délicieusement magiques de leur randonnée fantomatique, animées d’une vie ineffable, s’imposaient sans répit à mon âme, transformant et absorbant la banalité qui m’entourait si bien que les nuages que je voyais surgir à l’horizon ou les airs de piano qui me parvenaient de chez les voisins se mariaient surle- champ, indissolublement, avec elles, ne faisaient plus par miracle qu’un même corps, — il faut savoir ce que c’est que de croire, dans l’état de demi-démence qui se nomme poésie, en la vérité d’une illusion, se métamorphoser en elle, vivre en elle, pour comprendre qu’en novembre de l’an passé j’ai réellement séjourné un bon moment dans la Nevada, qu’une illusion de ce genre est réelle, qu’elle correspond à un vécu, qu’il n’y a point d’autres réalités que les « illusions »>>, LKD, p. 58

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e gli effetti di delocalizzazione che producono. In quest’epoca giovanile, un altro