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Agricoltura biologica e multifunzionalita' aziendale nel PSR

2. LE POLITICHE AGRICOLE

2.7. L'Umbria

2.7.3. Agricoltura biologica e multifunzionalita' aziendale nel PSR

affronta oggi, gli stessi problemi comuni a tutta l'agricoltura e, in particolare, sconta l'abbassamento dei premi destinati al biologico. La riduzione dei premi legati alle misure agroambientali e l'orientamento verso azioni parziali che risultano poco o nulla efficaci, costituiscono le criticità riscontrate a livello nazionale e questo è confermato dai numeri: gli ultimi dati statistici rivelano un calo a livello nazionale delle aziende biologiche in controtendenza con il trend europeo e in contraddizione con l'incremento della domanda.

L'Umbria registra un netto calo di aziende agricole che così viene commentato in una lettera alla governatrice della regione dal presidente dell'Associazione Italiana Agricoltura Biologica (AIAB) Umbria Vincenzo Vizioli:

'L'agricoltura italiana è in forte disagio poiché le speculazioni di mercato fanno si che i prezzi riconosciuti ai produttori sono insufficienti a coprire i costi di produzione. Da questa crisi non e' esente il biologico. […] L'Umbria e' uno degli esempi negativi di applicazione del Piano di sviluppo rurale. Infatti, a causa di misure che penalizzano il biologico rispetto a metodi convenzionali, o comunque colture a maggior impatto ambientale, sono molti gli operatori che escono dal biologico, e forte e' la diminuzione delle superfici investite”. Nel solo 2008 in Umbria hanno cessato l'impegno 125 aziende (-8,3%), con una perdita di 7.439 ettari (-18.9%) e i dati 2009 confermano, continua Vizioli,

93 “La costituzione di queste aziende risale alla fine degli ani '70, primi degli '80, le loro

dimensioni sono varie, vanno da un minimo di ha 2 (azienda biologica Sol Levante) ad un massimo di ha 210 (azienda biologica K. Schnyder) e questo perchè alcune accorpano più poderi, (…). hanno, quasi tutte, estensioni di terreno in aree marginali, utilizzano, cioè, parte delle terre abbandonate durante l'esodo rurale degli anni '60, zone che, altrimenti, sarebbero state perdute per l'agricoltura e che, invece, riacquistano interesse e vitalità grazie all'agricoltore biologico ed alla sua scelta di vita, che intesa come esperienza totale si contrappone al modo di vivere della società moderna. In tale attività si manifesta, il più delle volte, il rigetto della motivazione economica, non è il profitto ad essere considerato lo scopo principale dell'agricoltura biologica, bensì l'autosufficienza e la qualità intrinseca del prodotto e questo ai fini della presente indagine non è stato certo positivo, in quanto non ha consentito, nell'ambito dell'utilizzazione del suolo, di poter presentare anche un quadro della produzione aziendale. Tutte le aziende sono caratterizzate dalla conduzione privata, raramente ci si avvale di manodopera esterna, in molte c'è ancora del pionierismo”. Maria Paola Palomba (1988), “Agricoltura biologica in Umbria”, in Palagiano e De Santis (a cura di), 1989, Qualità della

"che questa tendenza negativa si e' ripetuta, se non ulteriormente amplificata: se i seminativi diminuiscono, l'assenza totale di misure per la zootecnia sta letteralmente cancellando un settore strategico per le nostre aree montane […] Ad altri metodi di agricoltura vengono riconosciuti premi che invece sono negati agli operatori del biologico i quali usano fertilizzanti organici, fanno le rotazioni, non usano diserbanti, non fanno trattamenti antiparassitari". La diminuzione delle aree certificate che l'Italia registra, unico caso in Europa, è la "dimostrazione del fallimento di tutti i Psr che invece di accompagnare i produttori italiani verso una buona opportunità di reddito, ne vengono scoraggiati''. E per questo, afferma Vizioli, "un'inversione di tendenza risulta urgente e necessaria".

Numero operatori biologici per tipologia, fonte SINAB su dati MIPAF, L'agricoltura in Umbria (al 31/12/2008).

L'agricoltura biologica, come modello di produzione in grado di rispondere sia alla crisi ambientale generata dalla agricoltura industriale, sia alla crisi occupazionale anch'essa causata dalla meccanizzazione dell'agricoltura, per essere efficacemente sostenuta dalle politiche di sviluppo rurale deve essere considerata come un sistema e, come tale, necessita di approcci complessi, che intervengano non solo nel segmento della produzione ma lungo tutta la filiera. A tal proposito, ma in riferimento a tutta l'agricoltura umbra in cui sono comprese anche le produzioni industriali tra cui il tabacco, nel PSR si afferma “La scarsa propensione all’integrazione lungo la filiera evidenziata

dall’analisi del contesto rende quanto mai necessario promuovere l’introduzione e l’utilizzo di appropriati strumenti e forme di accordi finalizzati ad una migliore distribuzione del valore lungo la filiera produttiva, attraverso l’integrazione della fase produttiva con quelle di trasformazione e commercializzazione. Vanno quindi promosse azioni idonee a far accrescere il peso delle filiere “autogestite”, da quelle tradizionali a quelle innovative, con un nuovo ruolo per le cooperative e le organizzazioni dei produttori, così da assicurare alla produzione agricola uno sbocco sui mercati finiti, non altrimenti raggiungibile dal singolo produttore.”94

Pur auspicando un riposizionamento dei produttori non vengono formulate strategie atte a creare circuiti di domanda e offerta a livello locale, filiera corta, gli unici in cui i produttori sarebbero in grado di mantenere una posizione non subalterna agli altri anelli della filiera.

La dimensione aziendale è rilevante in relazione alla rilevanza economica della stessa. La regione Umbria esprime chiaramente la funzione svolta dalla piccola azienda contadina “economicamente non rilevante”: ”La rilevazione censuaria è focalizzata su unità tecnico-economiche (terreni, capi, allevamenti, impianti e macchine agricole), anche di dimensioni irrisorie, che non consente di rappresentare in modo coerente il numero di aziende agricole in termini economici. Pertanto ai fini dell'analisi si considera anche il dato proveniente dalle Camere di Commercio delle province umbre[...]. Nell'ambito di questo insieme di imprese circa 8.600 sono le aziende che, avendo un Reddito Lordo Standard superiore ai 9.600 euro, costituiscono le aziende professionali. La parte rimanente, pur non avendo un ruolo economico rilevante in agricoltura, tuttavia è rappresentata da insediamenti dispersi nella campagna che occupano una quota non trascurabile della superficie territoriale e svolgono

una funzione di presidio del territorio, contribuendo alla salvaguardia del territorio.”95

Per questo insieme di presidi del territorio vengono erogati premi affinché non abbandonino i territori marginali in cui si trovano, incentivando l’inserimento di attività diverse da quella agricola, che integrino i redditi dei piccoli agricoltori e, allo stesso tempo, soddisfino necessità estetiche e di turismo. Le aree marginali, che altrimenti sarebbero andate perdute per l'agricoltura, costituiscono il territorio di quel modello di azienda agricola detta multifunzionale, promosso ed incentivato dalle politiche di sviluppo. Multifunzionale è quell'azienda che alla coltivazione diretta affianca altre attività, quali l'ospitalità rurale, la vendita diretta, la didattica e corsi di ogni genere, escursionismo e perfino servizi socio-sanitari, al fine di integrare gli scarsi redditi provenienti dall'agricoltura.

Il V Censimento dell'agricoltura (2000) ha rilevato in Umbria 57.153 aziende agricole, zootecniche e forestali, con superficie totale pari a 642.492 ettari, di cui 367.141 di superficie agricola utilizzata (SAU). Rispetto al Censimento del 1990, il numero delle aziende risulta diminuito di 1.398 unità ( -2,4%), a fronte di una riduzione della superficie totale di 42.568 ettari (-6,2%), di cui 29.044 ettari di SAU (-7,3%).

Dal confronto con i risultati del Censimento del 1990 emergono contrazioni più o meno rilevanti del numero di aziende in tutte le classi di SAU superiori a 1 ettaro, mentre nelle classi inferiori a tale soglia si registrano aumenti rispettivamente del 4,5% per le aziende con meno di 1 ettaro e del 28,7% per quelle senza SAU. Le diminuzioni percentualmente più rilevanti, intorno al 10%, si riscontrano per le aziende di medie dimensioni (tra 3 e 20 ettari) ed in quelle di grandi dimensioni (più di 100 ettari).

95 ivi, p. 17.

Regione Umbria: aziende agricole, superficie totale e superficie agricola utilizzata, per provincia e classe di superficie agricola utilizzata, anni 1990, 2000 e variazioni percentuali 2000-1990. Superfici in ettari. Fonte V Censimento generale dell’Agricoltura