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3. I CASI DI STUDIO

3.5. Le isole dell'arcipelago rurale

3.5.1. Pantun

Jutta e Mimmo, nella campagna di Mottola, a circa 60 km da Urupia, fanno parte di quello che una comunarda ha definito un arcipelago di realtà rurali che interagiscono fra di loro. “Le cose sono venute un po’ da sé”112 dice Mimmo che già da alcuni anni pensava di lavorare la propria terra ma, conscio delle grandi difficoltà a cui sarebbe andato incontro, tentennava e produceva solo per

111 Nel 1970 nasce, seguendo gli insegnamenti del maestro indiano Baba-ji, l'ashram che

fino a tutti gli anni Novanta mantiene una struttura comunitaria ed è considerato uno dei più importanti centri spirituali europei. Negli ultimi anni solo poche persone vivono all'interno dell'ashram, mentre circa una settantina di famiglie o singoli vive nell'area della valle d'Itria ma sembra riescano a condividere solo l'aspetto religioso in modo comunitario. Ciò nonostante, la tensione verso una condivisione più complessiva del quotidiano è sempre presente e “si è creato un fenomeno curioso, una comunità sfilacciata, frammentata ma, di fatto, presente: la Bhole Baba City” (Olivares, 2007, p. 110).

autoconsumo. Oggi, insieme a Jutta, che era arrivata da Muenster dieci anni fa per vivere ad Urupia, ha poi conosciuto Mimmo e si è trasferita con lui a Mottola, producono e vendono vino, olio, ortaggi, uova e i capperi che crescono spontanei lungo le gravine vicino casa. Il coraggio di provare a vivere “in campagna della campagna” l’hanno preso, dicono, grazie ad Urupia e a quella rete di mutuo aiuto che la Comune cercava di creare. Pantun nasce nel 2000, un anno dopo la creazione del CIR113 e il coinvolgimento emotivo e politico era profondo, “Ho conosciuto Urupia, l’agricoltura biologica […], che si poteva forse vivere di campagna, poi la rete del CIR, tante persone che vivevano in campagna, si voleva creare un mercato alternativo, scambi di semi, di conoscenze…poi si è creata la rete pugliese del CIR, pure lì c’era questa voglia di creare un circuito pugliese: non ci siamo riusciti, alla fine tante, tutte, queste realtà sono andate in fumo. Anche i rapporti di collaborazione che potevano esserci fra di noi erano stati amplificati da questa idea, questa ideologia… Alla fine poi facendo i conti con la realtà…tanti sono spariti, non esistono più… poi ognuno pensa a sopravvivere”. Così rievoca Mimmo i primi tempi e Jutta commenta: “Qua (in campagna) non ci sono tante strutture, […], mancano le strutture che nelle città permettono di incontrarsi, permettono una mobilitazione collettiva in caso di bisogno. Qui non c’è un gran potenziale, sono comunque pochi, e così rimangono sempre pochi.[…] Al Sud poi è ancora più difficile…”

3.5.2. Masseria Valente114

Il gruppo di giovani persone che vive, o orbita, intorno alla Masseria Valente, non porta avanti un progetto rurale nel senso più stretto del termine. Questo gruppo di giovani115, che tre anni fa, ha preso in affitto un'enorme masseria

113 Cfr. p. 108.

114 A ottobre 2010 scade il contratto di affitto della masseria, contratto che i proprietari

non vogliono rinnovare, per questo le ragazze e i ragazzi che danno vita a questo progetto stanno già cercando una nuova sede.

115 Sette abitano nella masseria ma sono circa venti le persone che stabilmente

nella campagna di Crispiano, provincia di Taranto, è diventato in brevissimo tempo un punto di riferimento per la scena musicale indipendente, ospita concerti, ha una sala prove, uno studio di registrazione, ma soprattutto è un laboratorio di vita collettiva dove la condivisione del quotidiano si misura con i tentativi di un'economia in comune, con la gestione dei compiti individuali e degli spazi. Guidati da uno “spontaneismo lucido e razionale” stanno dando vita ad una nuova Comune, alla quale le comunarde di Urupia guardano con gioia e speranza, per potersi finalmente confrontare con un'altra realtà territoriale collettiva sui diversi temi legati soprattutto alla socialità interna, ma non solo, e, in generale, come affermano ad Urupia, li fa “sentire meno soli”. A loro volta i “crispianesi” chiedono consigli alle comunarde di Urupia sulla gestione, per esempio, della cassa comune. Non si occupano solo di musica alla Masseria Valente, coltivano l'orto per l'autoconsumo e si occupano dell'uliveto, c'è un laboratorio di sartoria e organizzano spettacoli teatrali per bambine e bambini che portano in giro per le piazze.

3.5.3. Il mercatino di Molfetta e i tentativi di formare una rete stabile con obiettivi comuni

Il mercatino nato nel 2003 all'interno del centro sociale occupato “Le Macerie”, alla periferia di Molfetta, si svolgeva, all'inizio, ogni tre o quattro mesi in occasione della “Fiera delle Autoproduzioni”, oggi è un appuntamento mensile. È la prima rete a scala regionale a mettere insieme diverse realtà agricole e artigiane dopo i tentativi del CIR.

Questi mercati forniscono anche l'occasione per discutere tra i produttori che vi partecipano, tutti coinvolti in altre reti sociali che li portano a partecipare alle iniziative che si svolgono a Roma, Napoli fino a Bologna. La voglia di creare un circuito più stabile a livello regionale, avviare degli incontri regolari, formare un collettivo di produttori o un gruppo d'offerta, pur manifestata da tutti in varie occasioni si scontra con una certa titubanza e diffidenza. La diffidenza è soprattutto nei riguardi di un territorio che non dimostra interesse verso le iniziative che vorrebbero proporre e verso la possibilità di creare un

circuito locale di domanda e offerta, un mercato locale. Alla diffidenza si somma la stanchezza di coloro che, per avviare l'attività, stanno affrontando pesanti investimenti iniziali che li assorbono quasi completamente, e la stanchezza di coloro che, con l'attività già avviata, sentono tutto il peso della crisi economica. Avviare dei progetti collettivi complessi richiede molte energie che non tutti credono di poter mobilitare soprattutto sapendo che i primi risultati li otterrebbero dopo molto tempo, ciò nonostante la necessità di avviare percorsi comuni è sentita da tutti, e ogni tanto, qualcuno prova a sollecitare, a sondare il terreno per possibili azioni comuni, ma ancora non riescono ad avviare relazioni più stabili, lo stesso mercato di Molfetta, a detta di alcuni produttori, non sembra offrire possibilità di crescita in senso progettuale e neanche di vendita.