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Area Sociale

AGRICOLTURA SOCIALE

sTeFAno mAsInI

Responsabile coldiretti Area Ambiente e Territorio lA cRIsI economIco-socIAle

la crisi delle istituzioni finanziarie, passata in brevissimo tempo nell’economia reale, ha fatto emergere un fabbisogno di recupero di regole solide ed in grado di riportare la fiducia nel rapporto tra persone, organizzazioni produttive e pubblica amministrazione.

Il rapporto fiduciario in questione è stato profondamente minato dal necessario salvataggio delle grandi istituzioni bancarie, le quali in questi ultimi anni erano state, invece, incentivate a correre rischi eccessivi con una disciplina del mercato finanziario troppo permissiva.

la recessione economica globale inoltre ha mostrato come sia fragile, nelle sue stesse fon- damenta, una società che non contrasta i fenomeni di esclusione sociale di persone che non hanno l’opportunità di partecipare alle occasioni di confronto offerte dalla crescita.

l’AGRIcolTURA e lA cRIsI del WelFARe

In un sistema sociale dove crescono in modo esponenziale gli individui sotto la soglia di povertà e si riducono drasticamente le risorse pubbliche destinate al sostegno delle fasce de- boli della popolazione, aumenta l’attenzione verso l’agricoltura, percepita come un giacimen-

to di risorse naturali e culturali da mettere a frutto per attuare progetti in grado di assicurare un’esistenza dignitosa a tutti.

In questo contesto, non possiamo non studiare con attenzione e non incentivare quei fe- nomeni di attrazione e di spinta verso le aree rurali, diventate negli ultimi anni più vivibili della città perché garantiscono una migliore qualità della vita, soprattutto, per i soggetti più deboli.

l’agricoltura può, in sostanza, rappresentare una naturale risposta alla più grave crisi eco- nomica conosciuta, offrendo molto in termini di inclusione sociale e di servizi alla persona anche attraverso un nuovo modello di welfare (es. assistenza agli anziani, formazione ai mi- nori, trasmissione della cultura agricola e rurale mediante le fattorie didattiche).

lo stato-sociale - non ci possiamo esimere dal ricordarlo - in Italia è ancora programmato e strutturato con politiche di assistenza centrali, cioè verticistiche e incentrate su fondi statali da distribuire in maniera più o meno trasparente. ciò avviene, nonostante, le modifiche del Titolo V della costituzione, l’introduzione del federalismo fiscale e l’applicazione dei criteri di sussidiarietà nella ripartizione delle competenze tra amministrazione centrale e autonomie locali e nella stessa partecipazione dei cittadini alla definizione delle politiche pubbliche che più incidono sulle realtà territoriali.

In altri Paesi europei, invece, si sta cercando di arrivare ad un modello innovativo per ge- stire il complesso sistema dell’assistenza, responsabilizzando il governo locale con l’attribu- zione diretta di risorse e ponendo l’individuo e il suo bisogno al centro del sistema. l’espe- rienza di questi stati conduce verso una sperimentazione di politica sociale in cui i portatori dei bisogni hanno un’ampia libertà di scelta, rivolgendosi, per esempio, alle imprese dell’agri- cola sociale.

lA FUnzIone socIAle dell’AGRIcolTURA nellA sToRIA

l’agricoltura si riappropria, in questo contesto, di una funzione che le è storicamente pro- pria, quella sociale in cui l’unità famiglia-azienda genera benefici (servizi) nei confronti dei gruppi vulnerabili della popolazione a rischio di esclusione sociale.

del resto, la storia delle campagne italiane è caratterizzata da pratiche comunitarie, che ri- guardano il “prendersi cura” delle persone. In questo ambito, è sufficiente citarne alcune:

• la composizione della famiglia contadina a base allargata; • la molteplicità dei riti di ospitalità nei confronti dei più indigenti;

• il vegliare nelle serate invernali stando tutti insieme per educare reciprocamente alla so- cialità;

• il permettere agli anziani di trasmettere ai giovani la memoria, i saperi e quei valori es- senziali per dare un senso alla vita;

• lo scambio di mano d’opera tra le famiglie agricole nei momenti di punta dei lavori aziendali;

• i sistemi di regolazione del possesso aventi un’implicita tendenza verso la distribuzione egualitaria delle risorse in sede di successione.

Al riguardo è interessante notare che il disporre di un fondo agricolo consentiva di trovare una mansione utile, anche piccola, secondaria o temporanea, a tutti i componenti della fami- glia allargata, pienamente o parzialmente abili.

Il RecenTe Fenomeno delle FATToRIe socIAlI

oggi, il fenomeno si è evoluto verso l’istituzione di “fattorie sociali” gestite sia da sogget- ti del terzo settore sia da attività imprenditoriali entrambe accomunate dal perseguire finalità sociali attraverso la realizzazione di attività agricole (coltivazioni, allevamenti, trasformazio- ni aziendali di prodotti e agriturismo). Questo tipo di aziende sono, prioritariamente, imprese

locali che utilizzano in gran parte fattori di produzione legati al territorio ed erogano servizi alle comunità nelle quali sono inserite, riducendo quindi le negative implicazioni ambientali di un’economia globalizzata dove lo scambio avviene tra luoghi molto distanti.

la centralità del settore agricolo per l’inserimento lavorativo e l’inclusione sociale non è mai casuale, anche per ulteriori ragioni rispetto a quelle analizzate in precedenza. Infatti, l’or- ganizzazione produttiva dell’azienda agricola si caratterizza per una duttilità e versatilità che non si riscontrano in settori extra-agricoli (es. attività in piano campo e al coperto, di coltiva- zione ed allevamento, a breve ciclo o a ciclo lungo etc..).

non possiamo omettere, inoltre, i vantaggi che sono connaturati all’attività agricola: il senso di responsabilità che matura quando ci si prende cura di organismi viventi; i ritmi di produzione non incalzanti; la non aggressività dell’ambiente di lavoro, delle piante e degli animali di allevamento; la varietà dei lavori e la compartecipazione al fine di raggiungere un prodotto che finisce nelle tavole.

In sostanza, la novità consiste oggi nel solo fatto che queste attività vengono realizzate in modo esplicito rispetto al passato in aziende che utilizzano i processi produttivi agricoli per rafforzare l’autonomia e il benessere delle persone indebolite dai contesti non inclusivi.

ma possono anche essere agevolate dall’agricoltura sociale persone che non presentano bisogni speciali, cioè problematiche sanitarie o difficoltà sociali di particolare gravità. Questi ultimi sono soggetti che provengono da contesti lontani dall’agricoltura e sentono un disagio nel vivere nelle città a causa degli aspetti quantitativi, standardizzati e consumistici del mo-

forme di vita, di produzione e di consumo per dare un senso alla propria esistenza. Il fenome- no degli orti urbani va in questa direzione.

Il RUolo deI soGGeTTI PUBBlIcI

l’ imprenditorialità agricola e sociale è attiva su tutto il territorio italiano, tuttavia, solo al- cune Regioni ne stanno promuovendo la diffusione attraverso la previsione di incentivi eco- nomici nei Piani di sviluppo Rurale.

Al riguardo, sarebbe auspicabile che la stessa Unione europea si faccia promotrice del- le “fattorie sociali” per riconsegnare definitivamente all’agricoltura quel ruolo sociale che al momento le viene solo parzialmente riconosciuto dai vari livelli di governo.

REALTà E pROSpETTIVE