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Zootecnia generale Origini ed evoluzione

Area Veterinaria

ELEMENTI DI ZOOTECNIA E MEDICINA VETERINARIA ASININA

1) Zootecnia generale Origini ed evoluzione

Il lettore perdonerà certo questa che può sembrare una tediosa narrazione delle origini dell’asino, eppure in essa ci sono spunti importanti per la descrizione del comportamento asi- nino e delle grandi differenze che sussistono tra asino e cavallo, in termini fisici ed etologici.

l’antenato da cui l’asino discende, che è lo stesso del cavallo, è l’eohippus o hyracote- rium. compare sulla terra nell’attuale nord America 55-60 milioni di anni fa.

come osservabile dal disegno accanto (tratto da www.kyhorsepark.com), era assimilabile a un gatto, alto circa 20-30 cm al garrese, dotato di barre (lo spazio di gengiva privo di denti che separa gli incisivi dai molari) appena accennate e munito di quattro dita sull’arto anteriore e tre sul posteriore, con unghia solo sul terzo dito. l’habitat in cui viveva era quello delle paludi primordiali, pertanto era necessaria una zampa fornita di dita per fare presa e potersi muovere agilmente su suolo molle ed umido. l’animale era presumibilmente un onnivoro, data la sua dentatura con molari corti e arrotondati.

È noto che le principali forze adattative che hanno modellato la struttura di tutti gli anima- li sono l’alimentazione e la locomozione.

Pertanto, man mano che il territorio diventò più secco, e cominciarono ad apparire le step- pe, e con loro numerosi predatori delle terre asciutte, l’eohippus fu spinto ad acquisire una maggiore velocità per sopravvivere. la capa- cità di correre più velocemente fu ottenuta con l’allungamento degli arti e con il sollevamento di alcune dita dal suolo, fino al progressivo sviluppo del più lungo dei diti, il medio o ter- zo dito, che si trovò a sostenere sempre più

peso. su suolo duro, usando un solo dito ed equipaggiato nell’ultimo passaggio evolutivo con uno zoccolo, l’antenato degli equini fu in grado di raggiungere velocità elevate.

contemporaneamente, anche la dentatura subì un cambiamento. Il tipo originale di dente onnivoro, con molari corti e arrotondati, caratteristico dei primi momenti della linea evolutiva, si trasformò progressivamente nei denti comunemente osservati negli erbivori, con molari al- lungati (fino ai 100 mm), a sezione pressoché quadrata, e una superficie masticatoria piatta. oltre alla trasformazione dei denti, il progenitore degli equidi, palesò anche un allunga- mento della parte facciale del cranio, accompagnata da uno spostamento all’indietro delle ca- vità orbitarie, e conseguente trasferimento della posizione degli occhi da frontale a laterale.

Il collo relativamente corto si allungò, parallelamente all’allungamento delle gambe, in modo da risultare più idoneo a procurarsi il cibo brucando nelle praterie, e anche il resto del corpo crebbe in dimensioni.

Tra i due e i quattro milioni di anni fa le linee evolutive di cavallo e asino si separano.

Fig. 1: da 55 milioni a 2 milioni di anni fa: comparsa del genere Equus e separazione delle linee evolutive di asino e cavallo

Il progenitore del cavallo si sposta nelle pianure nordiche dell’Asia, quello dell’asino nella parte meridionale dell’Asia, colonizzando le attuali regioni settentrionali di India e Tibet, e dell’Africa settentrionale.

le fredde e ampie steppe erbose in cui originò il cavallo erano completamente diverse dall’ambiente caldo, secco, assolato, collinare, roccioso, dove si erano adattati a vivere i progenitori asinini.

Questa situazione selezionò una colorazione di mantello più chiara, ovvero grigia, sorcina, saura, ma anche la divergenza di morfologia e di comportamento delle due specie.

Il cavallo si è dunque evoluto in ampie pianure aperte, dove il cibo era sufficiente per più animali e comodo da raggiungere. si è organizzato in branco, riunendo più soggetti di varie età e stato fisiologico. l’eventuale predatore, in uno spazio aperto, poteva essere scorto facil- mente e pertanto la fuga era la principale forma di difesa. Alla fine, il cavallo si è trasformato fisicamente in un animale veloce, resistente, sempre all’erta, mentre psicologicamente la sua reazione di fronte ad un pericolo o ad una novità è rimasto il sottrarsene, fuggendo.

l’asino si è sviluppato in territori molto meno facili per correre, più duri, più rocciosi, più scomodi anche per individuare un potenziale pericolo: pertanto l’adattamento ambientale lo

arrampicarsi e di muoversi in agilità su terreni difficili. Il branco non poteva vivere riunito, dato che lo spazio era esiguo e il cibo non facilmente reperibile. Pertanto i progenitori asinini si organizzarono socialmente in gruppi di tre quattro soggetti, sparpagliati nell’ambiente e mimetizzati.

Questo comportamento è tutt’ora facilmente distinguibile negli asini che vivono allo stato brado.

le lunghe orecchie consentivano di captare e analizzare suoni provenienti anche da molto distante, mentre, la voce, il raglio, udibile a distanze considerevoli, poteva diffondere agli altri l’approssimarsi di un eventuale pericolo. Inoltre, gli antenati asinini svilupparono psicologica- mente la capacità di analizzare e rispondere in modo obiettivo e diverso all’emergenza, anche restando semplicemente fermi, qualora non fosse stata possibile la fuga.

Per questa sua natura “cogitabonda” l’asino non impara come il cavallo, ma tende a pensare indipendentemente dal resto del branco e ad analizzare singolarmente ogni nuova situazione. clAssIFIcAzIone

l’Asino è un VeRTeBRATo, ovvero possiede uno scheletro con colonna vertebrale costi- tuita da segmenti ossei metamerici: le vertebre.

È un mAmmIFeRo, ovvero un vertebrato con sette vertebre cervicali, pelle ricoperta da peli colorati, cuore a quattro concamerazioni, con vescica urinaria ed urina liquida, cervel- lo complesso, genitali esterni e fecondazione interna e piccoli nutriti dal latte secreto dalla ghiandola mammaria.

Inoltre è dotato di placenta, dove i piccoli sviluppano, ricevendo nutrimento e nascendo in condizione matura.

È un PeRIssodATTIlo, ovvero tetrapode, cioè dotato di quattro arti, che hanno però un unico dito rivestito da unghia talmente modificata nel corso dell’evoluzione da diventare dura e resistente e quindi zoccolo.

Infine è un eQUIno, erbivoro con dentatura completa nell’adulto fornita di 40 denti nel maschio e 36 nella femmina, con un solo stomaco, privo di clavicola e cistifellea.

Insieme all’asino nella famiglia degli equini troviamo cavallo, zebra, emione, onagro, kiang, Equus Przewalskij, e ovviamente mulo e bardotto, ibridi sterili nati dall’incrocio ri- spettivamente dell’asino maschio con la cavalla e del cavallo maschio con l’asina.

mulo e bardotto sono animali appositamente creati dall’uomo per mescolare le doti di re- sistenza e rusticità dell’asino con quelle della velocità del cavallo. morfologicamente, il mulo ha testa pesante, orecchie lunghe, coda asinina, mentre il bardotto ha testa leggera, orecchie piccole, coda cavallina, ridotte dimensioni e scarsa resistenza alla fatica. In entrambi i casi i maschi sono sterili, mentre le femmine possono a volte partorire.

Un tempo spariti dalla circolazione con la loro “dismissione” dagli eserciti, mulo e bar- dotto sono tornati in auge con l’introduzione delle zone parco in Italia dove specialmente i muli, vengono allevati ed utilizzati per raccogliere la legna in zone impervie della montagna, inaccessibili ai mezzi meccanici. nelle montagne abruzzesi ad esempio, sono tutt’ora in cir- colazione.

Foto 1-2: Bardotto (a sinistra) e Mulo (a destra) a confronto.

BReVI cennI sUll’ AlImenTAzIone

le modalità di stabulazione dell’asino possono variare molto a seconda del fine per il quale viene allevato. Basti pensare alle differenze tra un allevamento per asine da latte e una strut- tura che ospita animali dedicati solo all’onoterapia. Una cosa che però deve essere sempre considerata è che l’asino è un animale rustico, ben adattato a convivere con l’ambiente ester- no, a patto che non vi sia un’eccessiva umidità, e pertanto ha bisogno di poter stare diverse ore all’aperto.

Parimenti anche l’alimentazione subisce notevoli differenze a seconda delle modalità di allevamento, tuttavia non bisogna mai dimenticare che l’asino è un animale parco, che non abbisogna di integrazioni eccessive nella sua dieta, che è in grado di sostentarsi semplice-

Foto 3:Un bardotto maschio, Sabir, di proprietà di Gaia Dati, Allevamento

Oasi dell’Asino, Camaiore, LU

Foto 4: Una mula fotografata all’Asinodays 2007 presso l’Azienda Agrituristica Monte- baducco, Salvarano di Quattro Castella, RE

intestinale; si è sviluppato in un ambiente desertico, dove la vegetazione disponibile è secca e sparsa, e pertanto si è adattato ad ingerire grandi quantità di fibra e a camminare anche a lungo alla ricerca del cibo. Per questo motivo l’asino che non fa attività e non è libero di muoversi ingrassa facilmente e altrettanto facilmente può manifestare patologie legate all’accumulo di eccessi dei fattori nutritivi.

In linea generale una razione per l’asino necessita di fieno, paglia ed eventualmente ali- menti in grani, con rapporti variabili tra loro ed integrazioni a seconda dello stato fisiologico e dell’attività dell’animale.

Una menzione importante va data all’acqua: fresca, pulita, sempre disponibile e possibil- mente non stagnante, è l’alimento principe da cui dipende il corretto funzionamento di tutti gli altri apparati. l’asino, da buon animale del deserto, è in grado di sopportare più a lungo del cavallo la mancanza di acqua, grazie a depositi adiposi che si trovano sul collo e che sembrano funzionare come le gobbe del cammello.

In caso di stabulazione libera all’aperto va posta attenzione alle piante tossiche. Anche se gli asini sembrano essere degli attenti conoscitori di ciò che vanno ad ingerire, molto più dei loro cugini cavalli, tuttavia situazioni di penuria di cibo possono costringerli a nutrirsi erroneamente anche di queste piante. molte possono semplicemente causare qualche disturbo intestinale, tipo diarrea e coliche, altre vere e proprie intossicazioni anche letali. Tutto dipen- de dalla quantità ingerita e dalla frequenza di tale ingestione. Infatti alcune piante, anche se ingerite in piccole quantità ma ripetutamente, possono causare serie gastropatie.

RIPRodUzIone

l’asino è un animale molto fertile. maschio e femmina raramente presentano patologie tali da impedire la nascita di un puledro, in quanto ancora animali rustici non particolarmente rinsanguati e selezionati. certo, il desiderio di avere un puledro asinino però deve sempre essere accompagnato dalla razionale considerazione sul futuro del nascituro. Problemi di spazio, tempo, alimentazione, sesso, devono essere seriamente considerati prima di decidere, per non trovarsi successivamente nella necessità di tristi scelte.

l’età della pubertà ovvero quella in cui gli animali divengono fertili, è piuttosto variabile, in quanto ad essa contribuiscono molti fattori, dal clima, all’alimentazione, alla razza, ma si aggira sui 15-18 mesi nella femmina, e sui 18-24 mesi nel maschio. Tuttavia non è infrequente assistere alle manifestazioni di calore in femmine di sei mesi - un anno di età.

Per l’accoppiamento è però utile aspettare il termine dell’accrescimento, ovvero dai due anni e mezzo in poi per la femmina, tre anni per il maschio.

la femmina va in calore ogni 20-40 giorni, con un estro o calore, ovvero periodo di re- cettività del maschio di circa 6-9 giorni, e l’ovulazione che si verifica 5-6 giorni prima della fine dell’estro. Il ciclo dell’asina si ripete tutto l’anno, anche in inverno, probabilmente anche questo per antico retaggio delle sue origini desertiche, tanto è vero che non sono infrequenti nascite di puledri in stagioni fredde. Tra le caratteristiche peculiari per riconoscere l’asina in calore c’è il masticare a vuoto, molto più visibile in presenza del maschio, il montare le altre femmine eventualmente presenti, frequente urinazione, sollevamento della coda, turgore dei genitali esterni.

se lasciati liberi di accoppiarsi, maschio e femmina hanno un comportamento amoroso molto turbolento, si rincorrono e si azzuffano, e normalmente è il maschio a prenderne di santa ragione fino a quando la femmina non entra in calore e avviene l’accoppiamento.

Gli allevatori di animali di pregio sono soliti procurare accoppiamenti guidati sia per pre- servare il maschio dai calci della femmina, sia per evitare che le femmine vengano ferite dai ripetuti morsi sul garrese che il maschio lascia durante la copula.

la gravidanza dura 360-380 giorni e l’asina torna in calore già dopo 7 - 10 giorni dal parto, ma a differenza della cavalla questi calori non sono sempre fertili, mentre lo sono ancora di più i successivi. Per la femmina che si avvicina al momento del parto bisogna innanzitutto preparare un ambiente tranquillo, meglio se in box, qualora sia abituata, o con ricovero a disposizione se libera. Attenzione ad animali predatori tipo cani, randagi e di proprietà, che potrebbero avventarsi sul piccolo e sulla madre.

Il parto come avviene per tutti gli animali predati è normalmente molto veloce, e dura all’incirca 3 ore; generalmente l’asina è in decubito laterale e si alza al momento dell’espul- sione del puledro per favorire la rottura del cordone ombelicale.

Il puledro alla nascita pesa intorno ai 20 kg, e viene partorito con la camicia (sacco am- niotico) costituita da tessuto fibroso molto resistente, che, se non si apre subito, può portarlo a morte per soffocamento.

la placenta viene espulsa 3 ore dopo il parto. Per quanto concerne il puledro, normalmen- te, dopo 5 minuti dalla nascita si gira in decubito sternale, presenta il riflesso della suzione, solleva la testa; dopo15 minuti si appoggia sullo sterno, tenta di mettersi in piedi; dopo 30- 90 minuti è in piedi e cerca la mammella; dopo 30-120 minuti beve il colostro.

Il colostro è il primo latte secreto dalla fattrice, costituito da un complesso di elettroliti, carboidrati, grassi e proteine e rappresenta l’unica forma di trasferimento di anticorpi al pule- dro. È indispensabile che il puledro assuma il colostro nelle prime 12 ore di vita, non solo per alimentarsi, ma al fine di ricevere l’immunità nei confronti delle malattie che lo porterebbero a morte.

Già dopo un mese, complice anche l’eruzione dei denti, il piccolo comincia ad assaggiare fibre di fieno, e può essere svezzato dai cinque sei mesi in poi.

Foto 5-6-7-8: parto di mamma Nebbia e del piccolo Skeggia, gentilmente concesse dai proprie- tari Amici degli Equini - Nitrisci e Raglia con noi, Valli del Monvisio, Bagnolo Piemonte, CN.

Foto 5: prima fase espulsiva, si evidenzia

2) Zootecnia speciale