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3.2 Tipi di aziende e/o turismi

3.2.5 Agriturismo

Lo sviluppo dell’attività turistica-ricreativa nel mondo degli agricoltori sardi avviene negli anni Ottanta grazie all’impulso dato, in attuazione dei principi posti dalla legge quadro nazionale sull’agriturismo (l. 5 dicembre 1985, n. 730) dalla legge regionale 20 giugno 1986, n. 3285.

84 L.R. 27/1998, articolo 8.

L’attività di agriturismo è definita come attività di ricezione e ospitalità esercitata dagli imprenditori agricoli attraverso l’utilizzo della propria azienda, in rapporto di connessione e complementarità rispetto alle attività di coltivazione del fondo, silvicoltura e allevamento del bestiame. In Sardegna con tale formula si è inteso promuovere e regolamentare l’integrazione tra turismo e agricoltura al fine di salvaguardare e valorizzare il patrimonio socio-economico, culturale e ambientale del territorio e promuoverne lo sviluppo rurale.

L’agriturismo nell’isola ha rappresentato un grande apporto innovativo nella continua ricerca di radicamento del turismo nel territorio, sia costiero che interno, e nell’impegno per l’allungamento della stagione turistica. Infatti, il connubio tra attività agricola e attività ricreativa significa incentivo al consumo dei prodotti locali, riscoperta degli usi e tradizioni locali, oltreché diversificazione dell’offerta. Lo sviluppo dell’agriturismo, nel quadro generale di riorganizzazione del territorio, fondato sulla Sardegna come regione turistica, è stato visto come un’occasione sia per rivitalizzare il «comparto agricolo e zootecnico e del

paesaggio rurale in genere», sia per superare la polarizzazione costiera,

confidando sulla sua capacità di penetrazione nelle località dell’interno (Madau, Scanu, 2001).

Sin dal suo avvio, tuttavia, il comparto è stato oggetto di critiche circa le carenze in merito alla qualità del servizio e alla professionalità degli operatori. D’altronde l’attività agrituristica si è innestata nell’ambito di un sistema agro- pastorale che di per sé presentava elementi di criticità: l’inadeguatezza delle infrastrutture, la povertà dei suoli, la diffusione di modelli aziendali che necessitavano di ammodernamento (Madau, Scanu, 2001).

L’Amministrazione Regionale ha rinnovato, in tempi recenti, la disciplina del settore con un nuovo provvedimento, la legge regionale 19 gennaio 2010, n. 1, nell’intento di “mettere ordine al sistema”, attraverso vincoli e controlli più rigidi, a vantaggio del consumatore e del turista che vuole degustare prodotti locali più genuini. Nella relazione illustrativa sul contenuto della succitata legge, infatti, si

esprime la volontà di porre fine al proliferare di strutture abusive86, per la tutela

del consumatore ma anche delle imprese agricole impegnate seriamente nell’attività. I controlli, più rigorosi, sono affidati, infatti, alla polizia municipale, al corpo forestale, ai servizi di igiene della ASL, oltre che agli altri soggetti indicati dalle altre norme vigenti.

Punto focale della riforma è da considerarsi la promozione dei prodotti agroalimentari di qualità, prodotti tipici, DOP e IGP, prodotti provenienti da agricoltura biologica e/o integrata, prodotti tradizionali, locali e a filiera corta all’interno dei servizi di ristorazione collettiva, dell’attività agrituristica e del turismo rurale, in un’ottica di riduzione dell’impatto ambientale e dando priorità a quelli di cui si garantisca l’assenza di organismi geneticamente modificati.

Si ritiene importante, dunque, rafforzare il vincolo normativo affinché gli operatori agrituristici, in Sardegna, siano incentivati maggiormente a portare in tavola innanzitutto i prodotti ottenuti in azienda, predisponendo menù che tengano conto della stagionalità delle produzioni (nell’intento, in più, di educare le persone ad una corretta alimentazione). I prodotti somministrati durante i pasti che non provengono da un processo produttivo interno dovranno essere, in ogni caso, di produzione regionale ed essere forniti, obbligatoriamente, da produttori iscritti in un apposito “Elenco regionale dei fornitori delle aziende agrituristiche”. Con l’istituzione del nuovo Elenco la Regione si propone di dare certezza di destinazione a numerose produzioni di qualità dell’agroalimentare sardo e di far crescere lo spirito di solidarietà tra aziende agrituristiche vicine tra loro, incentivandole ad organizzarsi in rete.

Per quanto attiene il profilo dell’ospitalità di soggiorno, non è stato previsto alcun aumento del numero delle camere o dei posti letto, al fine di evitare una concorrenza scorretta nei confronti della categoria preposta a questo tipo di attività (albergatori o operatori extralberghieri). Un aggiustamento riguarda, invece, il numero dei coperti che dal numero di 80 fissi (tetto massimo) passa a

86 “È finita l’era degli agrigamberoni” è lo slogan adottato dall’estensore della nuova legge,

1800 al mese, riconoscendo implicitamente alle strutture di poter far fronte, legittimamente, alla domanda di pasti per cerimonie.

Le prime esperienze di attività agrituristica in Sardegna nacquero nell’inverno 1976-77 in seguito all’iniziativa intrapresa da alcune socie della cooperativa “Allevatrici Sarde C.A.S.” di Oristano, che metteva in atto quanto promosso da un progetto di formazione, denominato “Progetto Sardegna”, tenutosi anni prima grazie all’Organizzazione Europea per la Cooperazione Economica (OECE), la Coldiretti e la stessa C.A.S.

Il Progetto, nello stimolare l’iniziativa imprenditoriale privata, confidava nel ruolo rivestito dalla donna all’interno del mondo produttivo agricolo-pastorale, consistente in un ruolo di governo della piccola azienda rurale e familiare (limitatamente ai periodi di distacco dell’uomo per la transumanza) e del disbrigo delle attività amministrative.

Nell’anno di entrata in vigore della prima legge regionale sul settore risultano iscritte nell’elenco degli operatori agrituristici 2 sole aziende, aventi sede nella Provincia di Oristano, dove il fenomeno ha preso avvio. Le difficoltà iniziali di diffusione della pratica non debbono stupire se si riflette su una caratteristica fondamentale di tale attività; essa si basa sull’ospitalità e l’introduzione del turista (“lo straniero”) all’interno di un ambiente intimo, la casa/azienda, in mezza pensione o pensione completa, dietro corresponsione di un modesto compenso. Difficoltà ancora maggiori, per questa ragione, si incontrarono nel tentare di diffonderne il sistema nei paesi dell’interno, dove le donne disposte a cimentarsi in tale esperienza dovettero affrontare il giudizio della comunità di appartenenza: si trattava di coniugare l’“ospitalità”, valore radicato nella cultura sarda, con l’aspetto del compenso monetario. L’agriturismo, è evidente, «ha determinato

un’innovazione sociale, poiché ha modificato modelli culturali consolidati, introducendo cambiamenti nel modo di rapportarsi tra gli individui e nelle comunità di riferimento» (Mulas, Pili, 2004).

Nel 1993, nell’elenco degli operatori agrituristici risultano iscritte ben 213 aziende. Dopo dieci anni, nel 2003, sono più che raddoppiate (524); di queste, 191

ubicate in provincia di Sassari, 136 in provincia di Nuoro, 104 in provincia di Cagliari e 93 in quella di Oristano.

Attualmente, secondo quanto è attestato dall’elenco pubblicato sul sito dell’Assessorato regionale all’Agricoltura, aggiornato al 2010, le aziende agrituristiche iscritte sono 772, così ripartite fra le otto province sarde:

Tabella 3 n. Aziende agrituristiche Provincia 107 Cagliari 43 Carbonia-Iglesias 41 Medio Campidano 138 Nuoro 29 Ogliastra 119 Oristano 155 Olbia-Tempio P. 140 Sassari 772 Totale

La distribuzione territoriale delle attività agrituristiche mostra una maggiore diffusione nelle province settentrionali di Sassari e Olbia-Tempio, mentre il fenomeno è poco presente nella Sardegna meridionale, anche se la provincia d’Ogliastra ha avuto la migliore performance nel settore passando da 19 strutture nel 2007 a 29 nel 2010 (Corsale, Renoldi, Sistu, 2007).

Il comparto rappresenta, con i suoi 7.196 posti letto, il 3,78% dell’offerta ricettiva regionale87.

Le aziende agrituristiche attualmente presenti nelle aree interne sono 373, di queste il 78% circa (288 aziende), offre il servizio di alloggio e prima colazione, costituendo un’offerta ricettiva di 3.308 posti letto. Si tratta di circa il 46% dei posti letto del comparto agrituristico dell’intera isola e di poco più del 23% dei posti letto totali dell’interno.

87 Il numero totale di posti letto della ricettività rilevata dalla Regione Autonoma della Sardegna,

I grafici sottostanti illustrano il ruolo primario, dal punto di vista della diffusione dell’attività agrituristica nell’entroterra, svolto dalla Provincia di Nuoro, seguita dalla Provincia di Olbia-Tempio e, appena più discoste, dalle Province di Sassari, Oristano e Cagliari.

Aziende agrituristiche entroterra - anno 2009

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 CA CI NU OG OR OT SS VS

Province della Sardegna

n ° st ru ttu re a gr itu ri st ic he N° aziende agrituristiche

Posti letto aziende agrituristiche entroterrra - anno 2009

0 100 200 300 400 500 600 700 800 900 1000 CA CI NU OG OR OT SS VS

Province della Sardegna

n ° p o st i le tt o a zi en d e ag ri tu ri st ic h e

La situazione è, in parte, differente se si considera l’organizzazione delle aziende per fornire il servizio di pernottamento. La Provincia di Nuoro mantiene il primato per numero di posti letto (994 pl), nondimeno è seguita, a una certa distanza, dalla Provincia di Oristano (551 pl), la quale si conferma anche in questo campo, dunque, propensa ad un’accoglienza secondo forme di ricettività

alternative. Le Province di Olbia-Tempio e Sassari presentano una capacità ricettiva di poco inferiore (rispettivamente 512 e 417 posti letto). Questi valori sono influenzati dal connotato “agricolo e rurale” delle aziende di agriturismo che si localizzano nei territori dove è ancora di un certo rilievo il comparto agricolo. Dall’osservazione della carta (fig. 2), difatti, si può osservare una distribuzione parzialmente differente rispetto alle altre strutture ricettive, dovuta a una coincidenza con i punti di insediamento rurali delle relative attività principali.