3.2 Tipi di aziende e/o turismi
3.2.6 Turismo termale e benessere
L’uso delle acque termali ha radici storiche antichissime, come evidenziano sia gli studi archeologici, sia le testimonianze letterarie e scientifiche. L’antica tradizione greca e romana delle acque termali, in ogni caso, che coniugava l’aspetto terapeutico con quello sociale di intrattenimento e d’incontro, si è trasformata di pari passo con l’evolversi della società e delle conoscenze, in particolare mediche e tecnologiche.
In tempi più recenti il termalismo ha attraversato diverse fasi. Nel primo quarantennio del ‘900 si sperimenta un termalismo ludico durante il quale l’uso delle terme è stato, prima strettamente collegato al soggiorno balneare (si pensi ai Bagni di Montecatini o Abano-Bagni) e, successivamente, valorizzato separatamente (l’aggettivo balneare viene eliminato dalle località propriamente termali, Bagni di Montecatini diviene, e lo è tuttora, Montecatini Terme), per arrivare alla città termale, la ville d’eaux, caratteristica per la diffusione dello stile architettonico “liberty” che ebbe grande successo negli anni ‘30.
Negli anni Cinquanta e Sessanta si sviluppa un turismo sociale più propriamente basato su motivazioni terapeutiche presso località «termali» o «climatiche», il cui intensificarsi è favorito da apposite politiche assistenziali che concedono al paziente ferie aggiuntive, pagate dal sistema sanitario nazionale.88
Il termalismo sviluppatosi negli anni Settanta e Ottanta affronta una fase di crisi e gli operatori del settore dimostrano un atteggiamento di arroccamento nell’assistenzialismo sanitario delle prestazioni termali, non accettando, inizialmente, il diffondersi nel mercato del segmento “benessere”. Tuttavia, l’introduzione di misure più restrittive nell’erogazione di prestazioni sanitarie determinò la necessità di diversificare e introdurre innovazioni nel prodotto.
88 Gli enti turistici territoriali delle località termali assumevano la denominazione di «aziende
autonome di cura, soggiorno e turismo». Il sostantivo “cura” non appare nella denominazione dei restanti enti, chiamati semplicemente «di soggiorno e turismo», nonostante i refusi di alcune disposizioni normative.
A partire dalla fine degli anni Novanta le aziende termali iniziano a dotare i propri stabilimenti di centri benessere in modo da recuperare i clienti perduti. Si arriva a questa innovazione con anni di ritardo, mentre il comparto benessere si sviluppava in modo autonomo e solo quando si intuisce di non poterne fare a meno. Per la prima volta si effettua un’adeguata campagna pubblicitaria, a lungo impedita da apposita disposizione del Servizio Sanitario Nazionale.
Si passa, così, dopo una profonda crisi e trasformazione, ad un termalismo che promuove una concezione “globale” di salute del cliente, fisica, psichica ed estetica che richiede, inoltre, la presenza sul territorio di attrattive ambientali o culturali per l’arricchimento del periodo di riposo.
Ormai le attività termali e del benessere sono sinergicamente associate, anche se utilizzano una politica di marketing distinta e l’offerta termale si occupa della cura del cliente in senso lato, preservando una concezione terapeutica di impronta sanitaria, ritenuta la sola in grado di assicurare scientificità al comparto. In tale ottica si ha una particolare attenzione all’innovazione del prodotto e della sua immagine (Bagnoli, 2006)89.
In Sardegna la parte più consistente di questo tipo di offerta è legata al turismo marino-balneare ed è rappresentata da strutture ricettive alberghiere che propongono attività legate al benessere e alla cura della bellezza. Si tratta di un’offerta complessiva di 14.042 posti letto, di cui quasi il 60% localizzata lungo la fascia costiera della Provincia di Cagliari e circa il 30% lungo la costa Nord Orientale della Provincia di Olbia-Tempio Pausania.
Non sono mancati i tentativi di studio e le proposte di sviluppo delle zone termali. Si è suggerita la creazione di un comprensorio ecologico termale, con una caratterizzazione agreste, archeologica, naturalistica dei relativi contesti territoriali, e la possibilità di associare un turismo sportivo-golfistico, ricreativo e congressuale (Ugolini, 1990). Malgrado l’esistenza di progetti di elevata qualità, le potenzialità del comparto non sono sfruttate pienamente.
L’offerta del comparto “Centri termali, benessere e SPA90”, nell’entroterra
sardo, è ridottissima (fig. 3), in quanto è costituita da sole 7 strutture e 946 posti letto (6,7% dell’offerta “benessere” sarda). Le Province di Nuoro e Medio Campidano presentano le realtà più significative dell’entroterra. La prima per la presenza di strutture di qualità elevata, in località montane quali Fonni, Aritzo e Oliena. La seconda per ospitare due delle poche stazioni termali presenti nell’isola, a Sardara, con una capacità pari a 268 posti letto. La situazione dell’entroterra è illustrata nella sottostante tabella:
Tabella 4
RICETTIVITA' COMPARTO "BENESSERE" ENTROTERRA - ANNO 2009
PROVINCE STELLE Dati Totale
NUORO 3 Somma di posti letto 97 Conteggio di strutture 1 4 Somma di posti letto 279 Conteggio di strutture 2
TOT NU PL 376
TOT NU STRUTTURE 3
ORISTANO 4 Somma di posti letto 180 Conteggio di strutture 1
TOT OR PL 180
TOT OR STRUTTURE 1
SASSARI 3 Somma di posti letto 122 Conteggio di strutture 1
TOT SS PL 122
TOT SS STRUTTURE 1
MEDIO CAMPIDANO 3 Somma di posti letto 268 Conteggio di strutture 2
TOT VS PL 268
TOT VS STRUTTURE 2
Somma di posti letto TOTALE 946
Conteggio di strutture TOTALE 8
Dati Regione Autonoma della Sardegna
Solo quattro delle strutture contenute nella tabella corrispondono alle uniche stazioni termali operanti in Sardegna (Benetutti, Sardara e Fordongianus). 90 L’acronimo SPA, usato per indicare stazioni termali o in genere aziende che operano per il
benessere e la cura del corpo, deriverebbe dal latino salus per aquam, o sanitas per aquam, ovvero salute per mezzo dell'acqua.
L’impianto termale di Casteldoria, nella Provincia di Sassari, oggetto di un lungo intervento di recupero, è attualmente inattivo.