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5. La Costituzione canadese

1.2. Alcune considerazioni alla luce del nuovo quadro costituzionale

Charter canadese, con cui i costituenti sancirono la notwithstanding clause. Secondo questa clausola, il Parlamento federale e le Assemblee

Legislative provinciali possono adottare leggi in deroga ad alcuni diritti sanciti nel Charter, per un tempo non superiore a cinque anni, periodicamente rinnovabili. Ebbene, tra i diritti che possono essere derogati dagli organi legislativi non rientrano quelli linguistici. Questo ci permette di capire quale sia la ratio della distinzione, tracciata dal costituente, tra diritti derogabili e non derogabili: derogabili (religione, espressione, associazione, vita, libertà personale, sicurezza) sono tutti i diritti attribuiti all’individuo in quanto singolo, mentre i diritti non derogabili, tra cui quelli linguistici, sono i diritti collettivi, attribuiti all’individuo in quanto parte di un gruppo.

1.2. Alcune considerazioni alla luce del nuovo quadro costituzionale

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In presenza di comunità differenti che convivono sullo stesso territorio, si possono riscontrare tre atteggiamenti nei confronti delle minoranze, i più comuni: (1) la separazione, quando ciascun gruppo rimane ognuno nel proprio spazio, con il rischio frequente di ghettizzazione; (2) l’integrazione, in cui le diversità si attenuano ma con il rischio che la cultura più “forte” prevalga, dominando; (3) l’interazione, quando avviene uno scambio tra culture, senza che nessuna s’imponga; Società multietnica e multiculturalismo. Il Canada, di M. L. Zuppetta, in Amministrare in Cammino, novembre 2009.

Nonostante la distinzione di cui sopra, ancora verso la fine degli anni ’90 e alle soglie del nuovo millennio, le minoranze linguistiche francofone fuori del Québec non godevano di efficaci garanzie per la conservazione e lo sviluppo della lingua minoritaria. Sebbene il CAct avesse dato prova di grande sensibilità nei confronti delle minoranze linguistiche, l’OLA del 1969 ne costituiva lo strumento di funzionamento e non era adeguato al nuovo quadro costituzionale.

I Commissari alle lingue ufficiali reiterarono richieste di emendamento, finché la legge fu modificata nel 1988, introducendo, tra gli altri, l’obbligo di azioni positive per la promozione delle lingue minoritarie, da parte di tutte le istituzioni federali (v. cap. 2, § 4.2.). In particolare, si può far riferimento all’eliminazione delle previsioni secondo cui la traduzione simultanea dei testi di legge federali in francese doveva essere eseguita “salvo che ciò non comportasse un ritardo pregiudizievole all’interesse pubblico”. Fu acquisita la consapevolezza che non ci può essere contrarietà all’interesse pubblico nel volere che il testo di legge sia tradotto e che entrambe le versioni acquistino piena efficacia. La precedente previsione dava ad intendere che l’inglese fosse comunque considerato più importante del francese, mentre adesso è doveroso redigere entrambe le versioni dei testi di legge, le quali hanno la stessa efficacia giuridica.

A riguardo, la Corte Suprema aveva sostenuto una tale posizione già molti anni prima, sottolineando la portata limitata degli articoli 93 e 133 del BNAA, per la tutela dei diritti linguistici: “se l’articolo sia stato redatto prima in francese o in inglese è inconsistente”, entrambe le versioni di una legge devono essere ufficiali e avere la stessa efficacia; nessuna delle due può considerarsi una copia o una semplice traduzione rispetto all’altra160. In ogni caso si dovette attendere l’OLA del 1969

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Canadian Pacific Railway v. Robinson, 1891, 19 S.C.R. 292; Bilingualism and bijuralism at the Supreme Court of Canada, M. Shoemaker, Canadian Parliamentary rewiev, vol. 35 n° 2, agosto 2013.

prima di cominciare a equiparare definitivamente, a livello istituzionale, le due lingue ufficiali.

La Corte, più di recente, si è spesso soffermata sul significato di shared

meaning, “significato comune”, nel senso che le due versioni devono

essere interpretate, ove possibile, in modo che esprimano lo stesso significato e consentano di ricavare la stessa regola di comportamento. In una sentenza del 2002 si legge che un principio dell’interpretazione di testi di legge bilingui è che: “Dove una versione sia ambigua mentre l’altra è chiara e inequivocabile, si deve preferire a priori il significato comune”. In sostanza, la Corte sostiene che, per risolvere le discordanze tra due versioni ufficiali di una legge, bisogna ricercare il significato comune a entrambe; se ciò dovesse rivelarsi impossibile, o se il significato comune dovesse sembrare incompatibile con la volontà del Legislatore, si dovrà scegliere il significato ricavato applicando le ordinarie regole d’interpretazione161.

2. Il ruolo della Corte Suprema del Canada nella definizione dei diritti linguistici: considerazioni introduttive

La Corte Suprema ha sviluppato una giurisprudenza riguardante i diritti delle minoranze, dimostrando di ritenere che i diritti linguistici in Canada siano “più fondamentali” di altri, e che le disposizioni in materia dovrebbero essere considerate come collocate al livello più alto della gerarchia di valori costituzionali. Innanzitutto, ha fatto notare che lingua e cultura sono inscindibilmente legate: il linguaggio è più di una mera forma di comunicazione, è parte integrante dell'identità di un popolo, oltre che strumento imprescindibile della libertà di espressione. Lo stesso fu riconosciuto dalla Royal Commission on Bilingualism and

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Schreiber v. Canada (Attorney general), 2002, 3 S.C.R. 269, § 56; The Interpretation of Legislation in Canada, P. A. Côté, 3rd ed. Scarborough: Carswell, 2000, p. 324, riferimento contenuto in Bilingualism and bijuralism at the Supreme Court of Canada, M. Shoemaker, Canadian Parliamentary rewiev, vol. 35 n° 2, 2012, (revisionato nel 2013).

Biculturalism negli anni ’60, cioè che la lingua è la chiave dello sviluppo

culturale. In altre parole, la vitalità della lingua è una condizione necessaria per la conservazione del patrimonio culturale di un popolo. In un commento sul ruolo delle scuole di lingua minoritaria, la Commissione non mancò di porre l’accento sul ruolo fondamentale della scuola per lo sviluppo di lingua e cultura, senza la quale “nessuna delle due può rimanere forte”162.

Il carattere “più” fondamentale dei diritti linguistici non può, però, essere inteso in senso assoluto. La Corte Suprema ha svolto un ruolo tanto importante quanto faticoso, per la definizione della portata di tali diritti. È evidente che i Costituenti canadesi del 1982, vollero evitare che la base di diritti comuni a tutti i cittadini oscurasse il carattere bilingue (anzi, plurilingue) della società; per questo hanno tutelato l’identità collettiva con previsioni relative ai diritti linguistici. D’altra parte la protezione dei diritti “comunitari” non può andare a detrimento dei diritti universali della persona, compromettendo il principio dell'uguaglianza di tutti i cittadini163.

Una norma fondamentale a riguardo è l’articolo 1 del Charter canadese, da cui la Corte ha ricavato il cosiddetto test Oakes, dal nome di una decisione degli anni ‘80164. La norma prevede che i diritti e le libertà sanciti nella Costituzione possano essere soggetti a “ragionevoli limitazioni”, prescritte dalla legge, solo in quanto esse siano giustificabili in una società libera e democratica. L’allora presidente della Corte Suprema, Dickinson, affermò che, affinché la limitazione si possa considerare giustificata o ragionevole, devono sussistere alcune condizioni: (1) l’obiettivo che la legge si propone di realizzare deve essere “sufficientemente importante”; (2) la limitazione deve essere necessaria per il conseguimento dell’obiettivo; (3) la limitazione del

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The Official Languages, Royal Commission on Bilingualism and Biculturalism, vol. 2, Ottawa: Queen's Printer, 1968, p. 8.

163

La tutela costituzionale delle identità culturali, G. Rolla, in Lo sviluppo dei diritti fondamentali in Canada: tra universalità e diversità culturale, Giuffré, Milano, 2000, pp. 112 – 113.

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R. v. Oakes, 1986, 1 S.C.R. 103; R. v. Edwards Books and Art Ltd., 1986, 2 S.C.R 713.

diritto deve essere proporzionata rispetto all’obiettivo perseguito, cercando di procurare la minore restrizione possibile all’esercizio del diritto “recessivo” (balancing approach)165. In altre parole, è necessario che gli organi legislativi e giudiziari effettuino un bilanciamento continuo tra i diritti garantiti (proportionality test), che in un dato momento si trovano in conflitto.

Dall’analisi delle sentenze che seguirà in questo capitolo, è evidente come la Corte Suprema abbia dovuto di volta in volta ricercare il giusto equilibrio tra i diritti in gioco.

Fino all’approvazione del Charter del 1982, i giudici avevano, relativamente, poca dimestichezza con i diritti linguistici. La Corte Suprema non aveva trattato molti casi di quel genere e le norme del BNAA sulla tutela della lingua non erano mai state oggetto di un’interpretazione giudiziaria tale da determinare una consistente giurisprudenza in materia. Inoltre, è il caso di notare che l’articolo 93, di per sé, era una norma apparentemente neutra, non finalizzata alla protezione di una lingua o cultura piuttosto che un’altra, nelle scuole. Nonostante questo, il carattere di neutralità non fu ben compreso, e la norma divenne veicolo di gelosa conservazione della propria cultura, da parte delle minoranze anglofone e francofone166.

Dopo il 1982 tutto questo cambiò: l’inclusione dei diritti linguistici nella Costituzione ha creato attese che avrebbero avuto un impatto notevole sulla loro evoluzione. È stato osservato che la tutela dei diritti linguistici nel Charter è stato il primo tentativo del Canada di fornire garanzie costituzionali onnicomprensive per proteggere le lingue inglese e francese, ma anche che il disegno era "meravigliosamente ambiguo”167 e

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R. v. Edwards Books and Art Ltd., 1986, 2 S.C.R 713, pp. 768 – 769; Le limitazioni al godimento dei diritti fondamentali secondo i principi elaborati dalla Corte Suprema del Canada, G. Telese, in Lo sviluppo dei diritti fondamentali in Canada: tra universalità e diversità culturale, Giuffré, Milano, 2000, pp. 99 – 100.

166

Remarks of the Right Honourable Beverley McLachlin, P.C. Chief Justice of Canada, 2008, www.scc-csc.gc.ca.

167

The Charter's Official Languages Provisions: The Implications of Entrenched Bilingualism , J. E. Magnet, 1982, Supreme Court Review – 4, p. 170.

i giudici sono stati invitati a svolgere un ruolo molto più attivo rispetto al passato, nel definire il contenuto dei diritti linguistici.

L’interpretazione dei diritti linguistici da parte della Corte Suprema ha conosciuto tre fasi di sviluppo: (1) un’interpretazione ampia e liberale fino al 1985; (2) un approccio prudente (cautious), decisamente più restrittivo; (3) dal 1990 la Corte ha sviluppato una linea interpretativa ampia e teleologica, oggi nettamente prevalente.