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Nel 1994 il Partì Québécois, guidato da J. Parizeau, vinse le elezioni provinciali e annunciò l'ennesimo referendum per chiedere al popolo della Provincia se fosse d’accordo ad uscire dalla Federazione. Con il referendum, che si svolse il 30 ottobre 1995, il Governo del Québec annunciava il tentativo di proporre alla Federazione una nuova associazione economica e politica, su basi di uguaglianza tra “le due nazioni”, esigendo il riconoscimento di una posizione distinta e privilegiata117.

L’indipendenza del Québec fu rigettata con una maggioranza molto risicata: il 50,58 % contro il 49,42 % dei voti favorevoli118. A quel punto, per evitare un futuro pericolo di secessione unilaterale, il Premier federale J. Chrétien giocò d’anticipo: il Cabinet si rivolse alla Corte Suprema ponendole i seguenti tre quesiti specifici: (1) se in base alla Costituzione il Québec poteva procedere alla secessione unilaterale dal Canada; (2) se il diritto internazionale dava agli organi legislativi e di governo del Québec il diritto di portare a termine la secessione unilaterale e se, a questo riguardo, esistesse un diritto all’autodeterminazione in virtù delle leggi internazionali che darebbe al Québec il diritto di procedervi; (3) quale diritto prevalesse in caso di

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La domanda era: “Acceptez-vous que le Québec devienne souverain, après avoir offert formellement au Canada un nouveau partenariat économique et politique, dans le cadre du projet de loi sur l’avenir du Québec et de l’entente signée le 12 juin 1995?”. L’accordo del 1995 cui si fa riferimento nel quesito referendario, conosciuto come “Accordo trilaterale sulla sovranità”, era un patto concluso tra i tre principali esponenti del nazionalismo québécois: J. Parizeau (PQ), L. Bouchard (BQ), leader dell’opposizione alla Camera dei Comuni, e M. Dumont, leader del partito Action democratique du Québéc. I tre politici avevano concordato un piano d’azione costituzionale per far sì che “il popolo del Québec diventasse padrone del proprio destino”; in caso di vittoria dei “SI” al referendum, l’Assemblea nazionale sarebbe stata autorizzata a proclamare l’indipendenza del Québec e il Governo provinciale a proporre alla Federazione un nuovo partenariato politico ed economico. In particolare si auspicava alla determinazione di un’unione doganale che avrebbe garantito la libera circolazione di merci e persone e una politica monetaria condivisa.

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conflitto tra quello canadese e quello internazionale sul diritto di effettuare una secessione unilaterale dal Canada119.

La Corte, dopo aver ricordato che “La Costituzione è più di un semplice testo scritto”, ha stabilito che il Québec non poteva, nonostante una chiara maggioranza popolare, invocare il diritto all’autodeterminazione per dettare le condizioni di una secessione alle altre parti delle Federazione: il voto democraticamente espresso, anche se da una chiara maggioranza, non avrebbe di per sé effetti (legali), a meno di violare “i principi del federalismo e della rule of law120, il diritto delle minoranze, o il funzionamento della democrazia nelle altre Province e nel Canada intero”121.

In altre parole, la Corte affermò che la secessione unilaterale di una Provincia non era possibile alla luce del quadro legislativo esistente e che l’indipendenza avrebbe potuto essere dichiarata solo seguendo la procedura di modifica costituzionale stabilita dal CAct del 1982 (anche se non era specificato quale delle procedura dovesse essere utilizzata). In ogni caso, la secessione avrebbe potuto essere effettuata solo previa negoziazione con le altre province della Federazione. Si legge, infatti, nella sentenza che l’espressione di una maggioranza chiara, favorevole alla secessione, non può essere ignorata: non ci sono fondamenti legali che accorderebbero alle Province e al Governo federale la facoltà di respingere il diritto alla secessione del Québec. Essi dovranno instaurare delle negoziazioni che mirino a “reimpostare i vari diritti e obblighi” tra i

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Re: Secession of Québec, 1998, 2 S.C.R. 217.

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La rule of law è uno dei principi fondamentali e immodificabili su cui si fonda la Costituzione del Canada (intesa come Costituzione sostanziale), insieme a federalismo, democrazia e rispetto delle minoranze, secondo la giurisprudenza della Corte Suprema – Canada, T. Groppi, Il Mulino, Bologna, p. 93. In parole semplici, rule of law è sinonimo di principio di legalità, il ché significa che: ognuno è soggetto alla legge; nessuno è al di sopra della legge, comprese le istituzioni legislative e di governo, federali e provinciali; nessuno può essere punito se non in forza della legge. Ciò implica anche il principio d’imparzialità della legge, per cui tutti sono uguali di fronte ad essa. Nessun potere può essere esercitato se non in forza di norme costituzionali, leggi del Parlamento federale e delle Assemblee legislative provinciali. I tribunali vigilano affinché le istituzioni legislative non si pongano al di sopra della legge dai tribunali – Regno Unito, A. Torre, Il Mulino, Bologna, 2005; The rule of law and the courts, su www.parl.gc.ca.

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due popoli maggiori, la popolazione del Québec e quella del resto del Canada122. Da ultimo, la Corte specifica che il contenuto dei negoziati avrebbe carattere politico, perciò non sarebbe giustiziabile dai tribunali. Anche se non rientrava tra i quesiti a lei indirizzati, la Corte volle pronunciarsi sulla questione della legittimità di un’eventuale secessione di fatto, per esempio nel caso in cui le negoziazioni dovessero fallire. La secessione di fatto sarebbe comunque illegittima ma, nel caso in cui il Governo provvisorio raggiungesse un effettivo controllo del territorio e ottenesse il riconoscimento da parte della Comunità internazionale, il Governo canadese dovrebbe riconoscerne il successo in virtù del principio di effettività123.

4. La posizione del Québec nell’ambito della Federazione