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Alcuni archetipi prodotti dal contemporaneo: il Crollo, la Morte del Padre, la

3.2 Alcuni caratteri degli anni Ottanta e Novanta ereditati dagli anni Duemila: televisione,

3.2.3 Alcuni archetipi prodotti dal contemporaneo: il Crollo, la Morte del Padre, la

Jameson individua un nuovo particolare tipo di soggetto, la cui condizione di «Io frammentato» - distante dall'alienazione solitaria dell'Io modernista - era già stata accennata in precedenza.

Tutto questo suggerisce un'ipotesi storica più generale: concetti come quello di angoscia e alienazione (e le esperienze cui corrispondono come nel Grido [di Munch]) nel mondo del postmoderno non sono più adeguati. I grandi ritratti di Warhol - Marilyn stessa, o Edie Sedgewick - i celebri casi di esaurimento o autodistruzione dei tardi anni Sessanta e le grandi esperienze dominanti della droga e della schizofrenia, sembrerebbero avere piuttosto poco in comune sia con gli isterici e i nevrotici dell'epoca di Freud, sia con quelle esperienze canoniche di isolamento radicale e solitudine, anomia, rivolta individuale, follia alla Van Gogh, che hanno predominato nel periodo del modernismo avanzato. Si può definire tale mutamento della dinamica della patologia culturale come una sostituzione del soggetto alienato con il soggetto frammentato.

Questi termini richiamano inevitabilmente uno dei temi più in voga nella teoria contemporanea, quello della “morte” del soggetto - la fine della monade autonoma borghese, dell'ego o dell'individuo - e una parallela insistenza, da intendersi come nuovo ideale morale, oppure quale descrizione empirica sul decentramento del soggetto e della psiche precedentemente centrati.86

Il rimescolamento televisivo della realtà determina nella percezione una perdita di gerarchie e di profondità che si è definito appiattimento orizzontale: a questo si aggiunge la portata simbolica dell'evento storico e mediatico (come sottolinea Belpoliti all'inizio di Crolli) che segna la fine del secolo breve: il crollo del Muro di Berlino. La fine della Guerra Fredda, la scomparsa dei blocchi contrapposti, la constatazione della morte delle ideologie (in realtà in crisi da almeno un decennio), l'espansione del mercato globale anche negli ex-Paesi socialisti determinano il massimo compimento di quel cambiamento descritto, che diviene, come scrive Jameson, totalizzante. Non esiste nessun'alterità che lo contraddica (in primis la natura ed i modi di produzione precapitalisti sono stati completamente spazzati via) ed i nuovi modi di produzione, allontanando i consumatori

dai centri di produzione, determinano un'immanenza delle merci che è facilmente sovrapponibile all'immanenza televisiva: il Sud del Mondo, dove spesso le multinazionali producono i beni consumati dal Nord, semplicemente scompare dall'orizzonte dei consumatori occidentali, né sembra esistere più la Storia che, contrariamente a quanto percepito nell'Europa occidentale o negli Stati Uniti, continua in silenzio ad investire gli abitanti degli altri continenti. Tragedie come il genocidio in Ruanda o le guerre balcaniche possono perciò consumarsi senza creare interferenze con la bolla catodica e catatonica nel quale il Nord del mondo si è rinchiuso.

Il fatto che questo processo di quasi cinquant'anni si sia compiuto in un unico evento- simbolo, almeno per come è stato rappresentato dai media, ha determinato nelle produzioni artistiche un'oggettificazione singolare delle esperienze interiori dell'Io di fronte ad un cambiamento che, nonostante si preparasse da tempo, è collocabile in una data precisa (il 9 novembre 1989): un giorno nel quale è perciò divenuto possibile leggere la causa del completo rovesciamento sia dell'ordine mondiale che del proprio sistema percettivo personale.

Nei successivi due capitoli riservati all'analisi testuale riprenderò alcune delle simbolizzazioni afferenti a questo particolare cambiamento - già indagate approfonditamente, ad esempio, da Belpoliti o da Wu Ming - quali il “Crollo” e la “Morte del Padre”, relativamente alla perdita del senso della Storia, le “Macerie”, la “Polvere” e “Rifiuti” per quanto riguarda ciò che rimane fra le mani del soggetto delle narrazioni post-crollo. Questi ultimi tre elementi, raffigurati nel romanzo Underworld di Don DeLillo come la controparte della proliferazione caotica delle merci negli anni dello sviluppo economico americano, sono associati alle scorie nucleari ed ai vecchi arsenali americani e sovietici, assieme ai quali costituiscono il lato segreto della Guerra Fredda. Come evidenzia l'analisi di Belpoliti, fra le immagini della frammentazione già elencate rientrano anche le armi, trasformate così in un nucleo tematico di più ampio respiro, arricchendo un corpus di raffigurazioni dotate di una particolare forza evocativa, in grado di legare autori di alcune tra le opere più significative degli ultimi vent'anni, talvolta fra loro molto distanti. Si tratta, volendo fornire qualche esempio, di un filo rosso che, assieme ad Underworld, lega in una sola rete opere come Gomorra di Roberto Saviano, Underground di Emir Kusturica, i romanzi di Nicolai Lilin ed il film di Edmond Budina Lettere al vento.87

Il protagonista del romanzo di DeLillo, che nell'ambito della propria professione si occupa dello smaltimento dei rifiuti, traduce in spazzatura ogni cosa che vede, eliminando il passaggio intermedio rappresentato dal consumo e svelando la connessione segreta che esiste tra la società contemporanea e ciò che essa stessa rappresenta come la quintessenza di ciò che le è estraneo,

l'immondizia da eliminare.

Marian e io vedevamo i prodotti in termini di spazzatura anche quando luccicavano sugli scaffali dei negozi, ancora invenduti. Non ci chiedevamo, Che pietanza sarà? Ci chiedevamo, Che tipo di spazzatura sarà? Sicura, pulita, ordinata, facile da eliminare?88

Ci facciamo strada nel mondo per poi capitare nel mezzo di una scena medieval- moderna, una città di grattacieli di spazzatura con la puzza infernale di ogni oggetto deperibile mai fabbricato e accorgerci che assomiglia a qualcosa che ci portiamo dentro da tutta la vita.89

Anche le armi sono percepite come estranee dalla società: in particolare la bomba atomica è qualcosa di indefinibile, innominabile, parte di una massa indistinta che costituente gli arsenali inutilizzati, simili a discariche:

Ma le bombe non sono state sganciate. I missili sono rimasti sotto le ali [dei bombardieri B52], inespolosi. Gli uomini sono tornati e gli obiettivi non sono stati distrutti. Capisce. Tutti noi abbiamo cercato di pensare alla guerra ma non sono sicura che sapessimo come farlo. I poeti hanno scritto lunghe poesie piene di parolacce e questa, di fatto, è la cosa più vicina a una reazione meditata a cui siamo arrivati. Perché avevamo introdotto nel mondo qualcosa che andava al di là della capacità d'immaginazione della mente. Non sapevano neanche come chiamarla, la prima bomba. La cosa, l'arnese o roba del genere. E Oppenheimer disse, È merde. Userò il francese. Voleva dire che una cosa che sfugge alla definizione è automaticamente relegata, sono parole sue, alla condizione di merda. Non si può darle un nome. È troppo grande o malefica o estranea alla nostra esperienza. È merda anche perché è spazzatura, è materiale di scarto.90

L'associazione fra i tre elementi, residui di un tempo che si credeva passato ma che in realtà è sopravvissuto sotterraneamente, dunque, è esplicitata solo alla fine del romanzo:

Dico a Viktor che c'è una curiosa relazione tra armi e immondizia.

Non so esattamente quale. Lui sorride, tira su i piedi e si accovaccia sulla panca in una posa da cariatide. Dice, forse l'una è la gemella mistica dell'altra. L'idea gli piace. Dice che l'immondizia è la gemella del diavolo. Perché l'immondizia è la storia segreta, la storia che sta sotto, il modo in cui l'archeologo dissotterra la storia delle culture precedenti, ogni mucchio 88 D. DeLillo, Underworld (1997), traduzione di D. Vezzoli, Torino, Einaudi, 1999, p. 128.

89 Ivi, p. 110. 90 Ivi, p. 79.

d'ossa e strumento rotto, letteralmente dissotterrato.

Tutti quei decenni, dice, quando pensavamo in continuazione alle armi e mai alle scorie che si moltiplicavano in segreto.91

La sua azienda commerciale si chiama Cajka. E vogliono che partecipiamo al loro progetto. Stiamo andando in una zona sperduta del Kazakistan per assistere a un'esplosione nucleare sotterranea. É questa la merce in cui commercia la Cajka. Vendono esplosioni nucleari in cambio di denaro contante. Vogliono che doniamo loro le scorie più pericolose in circolazione e si prefiggono di distruggerle. […] Raccolgono scorie in ogni angolo del mondo, le spediscono nel Kazakistan, le seppelliscono e le vaporizzano. Ci pagheranno una commissione.92

Stavo diventando come Sims, un po' troppo in fretta, vedevo rifiuti dappertutto, o li usavo come chiave di lettura di una situazione.93

Anche nel film Underground94 di Kusturica il tema sotterraneo è connesso a quello della

proliferazione delle armi, costituendo una delle colonne portanti del film. Il protagonista ed i suoi compagni vivono per anni nella cantina della casa dove si sono rifugiati durante la Seconda Guerra Mondiale, non osando uscire dal momento che un dirigente del Partito comunista, rimasto in superficie, li convince che il conflitto contro i nazifascisti non è ancora finito. Gli ignari prigionieri si dedicano dunque alla fabbricazione segreta di bombe, mitra e fucili che credono destinati alla resistenza: queste sono invece rivendute dal traditore, il quale riesce così a garantire la sopravvivenza del regime comunista jugoslavo e di Tito stesso. Una volta che i produttori di armi evadono dalla loro prigione-rifugio il capo e padre della Nazione si ammala e muore, la Repubblica Federale Socialista si dissolve e le armi, unico residuo del vecchio mondo, sono utilizzate per consumare il fratricidio delle guerre balcaniche.

Infine, abbandonando momentaneamente gli anni Novanta, le armi prodotte durante la Guerra Fredda e la spazzatura espulsa dalle città contemporanee costituiscono un nodo importante in Gomorra, anche se descritte da uno sguardo completamente diverso: l'intento di Saviano non è quello di realizzare una rappresentazione simbolica ed immanente del Reale, dipingendo un'immagine astratta, ma al contrario è quello descrivere due referenti particolarmente significativi la cui concretezza restituisca il lettore la possibilità di interpretare la realtà. Il capitolo che sviluppa la tematica delle armi nel libro si intitola Kalashnikov:

91 Ivi, p. 849. 92 Ivi, p. 846. 93 Ivi, pp. 367-368.

94 Underground, regia di E. Kusturica, con Miki Manojlovic, Mirjana Jokovic, Lazar Ristovski, Slavko Stimac, Bora Todorovic, Jugoslavia e Germania, 1995, 185 min.

La camorra, appena cadde la cortina socialista, incontrò i dirigenti dei partiti comunisti in disfacimento. Al tavolo della trattativa si sedettero rappresentando l'Occidente potente, capace e silenzioso. Sapendo della loro crisi, i clan acquistarono informalmente dagli stati dell'est - Romania, Polonia, ex Jugoslavia - interi depositi di armi, pagando per anni gli stipendi ai custodi, ai piantoni, agli ufficiali addetti alla conservazione delle risorse militari. [...] I mitra quella volta li avevano stipati in camion militari che ostentavano sui fianchi il simbolo della NATO. Tir rubati dai garage americani, e che grazie a quella scritta potevano girare tranquillamente per mezza Italia.95

Le armi acquisite dalla Camorra rappresentano un residuo del vecchio blocco sovietico ma, contemporaneamente, sono l'elemento in grado generare una grottesca parodia di quello stesso sistema che ne aveva stimolato la produzione, trasformandone i simboli e le istituzioni in oggetti di culto per turisti feticisti, quasi attrazioni da circo96.

Mariano era riuscito a incontrare Michail Kalashnikov. Era stato un mese in giro per l'est Europa. Russia, Romania, Moldavia: una vacanza premio regalata dai clan. [...] Prima di ripartire, si era fatto stampare decine e decine di copie di una foto di Kalashnikov ritratto nella divisa di generale dell'Armata Rossa, con al petto una cascata di medaglie: l'ordine di Lenin, la medaglia d'onore della Grande guerra patriottica, la medaglia dell'Ordine della Stella Rossa, quella dell'Ordine della Bandiera Rossa del Lavoro. Mariano era riuscito a raggiungerlo grazie alle indicazioni di alcuni russi che facevano affari con i gruppi del casertano, e proprio da questi era stato presentato al generale.97

Particolarmente il seguente passo, tratto dallo stesso capitolo, esprime in modo eloquente il concetto dello svuotamento del referente storico ridotto a brand commerciale:

Mariano aveva a tracolla uno zaino e indossava una felpa col cappuccio: tutto firmato Kalashnikov. Il generale aveva diversificato gli investimenti e stava facendo di se stesso un imprenditore di talento. Nessuno più di lui poteva godere di un nome arcinoto. Così un imprenditore tedesco aveva messo su un'azienda di vestiti griffati Kahlashnikov, e il generale aveva preso gusto a distribuire il suo cognome, investendo anche in una ditta di estintori. Mentre Mariano raccontava bloccò il filmato d'improvviso e si catapultò fuori dal bar. Aprì il cofano della sua auto e, cacciata una valigetta militare, la posò sul bancone del bar. [...] da quella valigia militare uscì un piccolo kalashnikov di cristallo pieno di vodka. Era una

95 R. Saviano, Gomorra. Viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra, Milano, Mondadori, 2006, pp. 178.

96 La deformazione del vecchio stato socialista è un elemento importante anche all'interno dell'opera di Lilin. 97 Ivi, p.191.

bottiglia molto kitsch con un tappo in punta di canna. […]

Mariano mi guardò con un'espressione di una complicità finta che non avevo mai avuto con lui. Tolse l'elastico alle fotografie e iniziò a scorrerle. Dopo averne sfogliate decine ne tirò fuori una: "Questa è per te. E non dire che non ti penso".

Sul ritratto del vecchio generale una scritta a pennarello nero: "To Roberto Saviano with best regards. M. Kalashnikov".98

Per quanto riguarda l'elemento della spazzatura è invece esemplare il capitolo conclusivo di

Gomorra, Terra dei fuochi:

Le discariche erano l'emblema più concreto d'ogni ciclo economico. Ammonticchiano tutto quanto è stato, sono lo strascico vero del consumo, qualcosa in più dell'orma lasciata da ogni prodotto sulla crosta terrestre.

[...]

Se i rifiuti sfuggiti al controllo ufficiale - secondo una stima di Legambiente - fossero accorpati in un'unica soluzione, nel loro complesso diverrebbero una catena montuosa da quattordici milioni di tonnellate: praticamente come una montagna di 14.600 metri con una base di tre ettari. Il Monte Bianco è alto 4.810 metri, l'Everest 8.844. [...] È così che ho immaginato il DNA dell'economia, le sue operazioni commerciali, le sottrazioni e le somme dei commercialisti, i dividendi dei profitti: come questa enorme montagna.99

Lo stesso tema è ripreso parlando delle attività illegali di smaltimento dei rifiuti e dell'enorme peso che queste, nonostante siano eseguite segretamente, hanno negli equilibri economici europei.

[Franco, al telefono] parlava di rame, arsenico, mercurio, cadmio, piombo, cromo, nichel, cobalto, molibdeno, passava dai residui di conceria a quelli ospedalieri, dai rifiuti urbani ai pneumatici, spiegava come trattarli, aveva in mente interi elenchi di persone e siti di smaltimento a cui rivolgersi. Pensavo ai veleni mischiati al compost, pensavo alle tombe per fusti ad alta tossicità scavate nel corpo delle campagne. Divenivo pallido. Franco se n'accorgeva.

"Ti fa schifo questo mestiere? Robbe', ma lo sai che gli steakholder hanno fatto andare in Europa questo paese di merda? Lo sai o no? Ma lo sai quanti operai hanno avuto il culo salvato dal fatto che io non facevo spendere un cazzo alle loro aziende?".

[…]

Molte aziende settentrionali erano riuscite a crescere, assumere, erano riuscite a 98 Ivi, pp. 198-199.

rendere competitivo l'intero tessuto industriale del paese al punto da poterlo spingere in Europa, liberando le aziende dalla zavorra del costo dei rifiuti che gli era stata alleggerita dai clan napoletani e casertani.100