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all'Esposizione Internazionale di Torino del 1911

Nel documento Cronache Economiche. N.328, Aprile 1970 (pagine 27-34)

Piero Cazzola

Verso il 1907 si delineò in Italia una decisa tendenza all'intensificazione dei r a p p o r t i eco-nomico-commerciali .con la Russia zarista. Gior-nali di diverse tendenze, dal « Secolo », alla « Tribuna », al « Corriere della Sera », chiede-vano al governo e all'opinione pubblica di approfittare delle possibilità che si offrivano, sviluppando i commerci con quell'immenso Paese. Il « Corriere » del 9-9-1909, descrivendo le caratteristiche del grano russo e la v a n t a g -giosa posizione geografica dell'Italia rispetto ai « porti meridionali più a t t i v i dell'Impero », n o t a v a che tale sviluppo avrebbe favorito l'eco-nomia italiana, abbassando il prezzo dei cereali, assicurando commissioni all'industria navale e i n c r e m e n t a n d o i trasporti della fiotta mercan-tile; e concludeva che la Russia era « un auten-tico mercato, che i nostri uomini di S t a t o debbono aprire alle risorse del nostro giovane e prospero Regno ». All'estensione di tali rela-zioni economiche a p p a r i v a n o p a r t i c o l a r m e n t e interessati i grandi possidenti siciliani, che volevano a u m e n t a r e le esportazioni in Russia dei loro p r o d o t t i tradizionali, dallo zolfo ai vini, alle f r u t t a , all'olio d'oliva, nonché i proprietari di alcune società di navigazione, le cui navi percorrevano le r o t t e che congiun-gevano i porti italiani con quelli russi del Mar Nero (è noto che già all'inizio del nostro secolo esistevano comunicazioni regolari f r a i porti di Catania, Messina, Palermo, Napoli, Livorno e Genova e quelli di Odessa, Rostov, Novo-rossijsk, Keré); ed anche i m p o r t a n t i istituti bancari, come la « B a n c a Commerciale », il « Banco di Napoli » e la stessa « B a n c a d ' I t a l i a », a n d a v a n o p r o g r a m m a n d o l'assimilazione dei mercati russi e u n a politica d ' i n v e s t i m e n t o di capitali nell'economia russa.

Verso la fine del primo decennio del nostro secolo, d u n q u e , dop o 1 « incontro di Racconigi » f r a re Vittorio E m a n u e l e I I I e lo zar Nicola II, nonché f r a i rispettivi ministri degli esteri,

Tittoni e Izvolski, u n a tendenza russofila era succeduta alla precedente fase di riservatezza e quasi ostilità. Anche in politica estera il t r a t t a t o italo-russo allora concluso, prevedente l'appoggio reciproco alla questione libica, nel-l'interesse dell'Italia, e a quella degli Stretti, nell'interesse della Russia, diede luogo a u n riavvicinamento dei due Stati in funzione an-tiaustriaca, onde rafforzare lo statu quo negli inquieti Balcani, minacciati dalla politica asbur-gico-guglielmina.

F u cosi che d u r a n t e il conflitto italo-turco il governo zarista assunse un a t t e g g i a m e n t o favorevole all'Italia, adoperandosi per una me-diazione pacifica fra i belligeranti, a condizione che l'Italia ricevesse, in u n a forma o nell'altra, la Tripolitania e la Cirenaica; il che suscitò sincera g r a t i t u d i n e nel nostro Paese e indusse vieppiù a considerare la convenienza di u n a maggiore collaborazione f r a i due Paesi anche nel campo economico. Però la delicata situa-zione internazionale, venutasi a creare nel corso della guerra con la Turchia, a v e v a a v u t o conseguenza non liete anche per la Russia, che si era vista chiudere i Dardanelli, e inter-rompere cosi i r a p p o r t i commerciali con l'estero. Quelli con l'Italia, che erano a n d a t i progressi-v a m e n t e a u m e n t a n d o (da 209,6 milioni di importazioni nel 1909 a 265 milioni nel 1910), subirono u n a brusca diminuzione, cosi come le esportazioni di grano dalla Russia verso i porti italiani. E d è in questa situazione di cose che v a n n o i n q u a d r a t e sia l ' a r d i t a azione dimo-s t r a t i v a della n o dimo-s t r a flotta nei Dardanelli, che l'occupazione delle isole dell'Egeo, per costrin-gere cioè l ' I m p e r o o t t o m a n o a cedere, ria-p r e n d o q u e l l ' i m ria-p o r t a n t e braccio di mare, non-ché per a n n e t t e r e dei p u n t i obbligati per il commercio con Odessa e gli altri porti russi del Mar Nero.

Ad ogni modo, f u r o n o quelli gli anni in cui i r a p p o r t i commerciali italo-russi si fecero

Il padiglione della Russia sulla riva sinistra del Po, vicino al Borgo Medioevale.

più vivaci ed intensi; e u n a prova è d a t a dalla partecipazione a t t i v a della Russia all'Espo-sizione internazionale di Torino del 1911, che i nostri padri ancora ben ricordano.

E r a a p p e n a la seconda volta (la p r i m a f u all'Esposizione di Parigi del 1900) che la Russia p a r t e c i p a v a ufficialmente ad u n a grande Mostra e non volle certo sfigurare; giacché f u costruito u n grandioso padiglione in stile I m p e r o sulle rive del Po, al Pilonetto, non lungi vdal Borgo Medioevale, opera degli archi-t e archi-t archi-t i Scuko e Subboarchi-tin, m e n archi-t r e la p a r archi-t e scularchi-toria f u affidata al K u z n e c o v e] quella artistico-deco-r a t i v a al noto pittoartistico-deco-re Albeartistico-deco-rto Benois. A artistico-deco- rap-presentare la Russia v e n n e delegato il senatore Timirjazev, ex-ministro dell'industria e com-mercio, m e n t r e l'attivissimo segretario generale f u Vladimir Felkner, m e m b r o delle Camere di commercio russo-italiana a P i e t r o b u r g o e italo-russa a R o m a , f o n d a t e negli anni precedenti, a seguito della stipulazione di u n t r a t t a t o di commercio decennale nel 1907.

F r a i p r o d o t t i esposti, i nostri genitori poterono allora a m m i r a r e quelli di u n a g r a n d e

Casa metallurgica, la « P r o d a m e t a », nonché delle Officine meccanico-ferroviarie di Kolomna, della M a n i f a t t u r a russo-americana di gomma, che impiegava più di diecimila operai e del Consiglio del Congresso minerario e metal-lurgico della Russia Meridionale. E cosi pure vennero presentate, nella Sezione dell'agricol-t u r a , la coldell'agricol-tivazione e il commercio del grano, la produzione della farina, nello s t a n d della d i t t a Weinstein di Odessa e dell'Associazione nazionale dei mugnai russi, le carte e valori della M a n i f a t t u r a di Stato, i prodotti alcoolici della Direzione del monopolio e, fianco a fianco... lo s t a n d del Comitato nazionale per la t e m p e r a n z a !

Per meglio conoscere la situazione relativa allo scambio delle merci f r a l'Italia e la Russia, al t e m p o dell'Esposizione torinese, v a r r à la pena di leggere, in un'edizioncina della Tipo-grafia B o n a di Torino del 1912, la conferenza t e n u t a il 7 dicembre 1911 alla Camera di com-mercio di Torino dal già citato segretario gene-rale della Sezione russa, Vladimir Felkner.

Egli p r e m e t t e v a che nell'ultimo a n n o la linea delle importazioni russe in Italia era

salita sensibilmente, rispetto a quelli precedenti, e che a l t r e t t a n t o potevasi dire delle esporta-zioni italiane in Russia: circa 300 milioni di lire per le importazioni russe e circa 45 milioni di lire per le esportazioni italiane. F r a le merci d'importazione russa a v e v a n o il primo posto i cereali, poi seguivano i legumi secchi, i bòzzoli, il petrolio e gli olii minerali, il legname, il ferro e la ghisa, il cuoio, gli oggetti m a n u f a t t i e gli animali da allevamento. P e r contro, fra le esportazioni italiane, primeggiavano gli agru-mi, seguiti dalla seta greggia, dall'olio d'oliva, dallo zolfo, i m a r m i e le pietre, il caucciù, i coralli, il piombo, le sardine, i vini, il riso, le noci, la cera.

I n merito all'importazione in Italia di ce-reali russi, osservava il Felkner che a quel t e m p o il grano ci proveniva solo per un terzo dall'interno, m e n t r e 2/3 giungevano dall'estero, e s o p r a t t u t t o dalla Russia. Nel 1910 dal p o r t o di Odessa erano s t a t i e s p o r t a t i per l'Italia f r u m e n t o , granoturco, orzo e segala in q u a n t i t à rilevanti; t r a t t a n d o s i di grani duri, ricchi di glutine ed altre sostanze a z o t a t e (sino al 16%),

essi erano assai apprezzati per la fabbricazione delle varie paste alimentari. Anche le farine, i n t r o d o t t e in Italia dalla d i t t a Weinstein di Odessa, sostenevano v i t t o r i o s a m e n t e la con-correnza con i p r o d o t t i alimentari di altri Paesi; u n a r a p p r e s e n t a n z a commerciale della Wein-stein a v e v a sede a Genova, con u n a succursale a Torino. L ' i n d u s t r i a molitoria russa si era s v i l u p p a t a molto in quegli anni, grazie anche alla costituzione di una Associazione nazionale f r a mugnai. Per il t r a s p o r t o di farine e grani da Odessa a Napoli o a Genova p r o v v e d e v a la « Società nazionale dei servizi m a r i t t i m i », ben-ché in crisi in quei mesi, a causa della guerra. Venivano allora applicati i seguenti noli: per la farina in sacchi: da L. 1,57 a L. 1,67 per quintale; per il carico di grano alla r i n f u s a (non m e n o di 50 tonnellate): da L. 0,75 a L. 0,95 per quintale, secondo le circostanze.

A l t r a merce i m p o r t a n t e fra le i m p o r t a -zioni russe in Italia, era il c a r b o n fossile, e s t r a t t o in q u a n t i t à considerevoli dai giaci-m e n t i del bacino del Donec: ogni a n n o 14 milioni di tonnellate di l i t a n t r a c e e 2,5

mi-S mi-S m H

Immagine della Vergine. Q u a d r o in scile russo. (Società O l o v j a n i s n i k o v di Mosca).

lioni di tonnellate di a n t r a c i t e . I combustibili russi erano a v v i a t i in Italia dal p o r t o del Mariùpol, sul m a r e d'Azov. U n a t t i v o rappre-s e n t a n t e del Conrappre-siglio minerario rurappre-srappre-so, l'inge-gnere Palcinski, si o c c u p a v a da anni per intro-durre sui mercati mediterranei i carboni e le a n t r a c i t i del Donec, che a v e v a n o un alto potere calorifico e p o t e v a n o supplire non soltanto ai bisogni dell'industria metallurgica, m a anche a quelli delle ferrovie italiane.

Cosi la n a f t a e i suoi derivati a v r e b b e r o p o t u t o divenire oggetto di più consistente esportazione in Italia. I n f a t t i da B a k ù , per mezzo dell'oleodotto di circa 900 km, già esis-t e n esis-t e sino a B a esis-t u m , sul Mar Nero; nonché per ferrovia, a t t r e z z a t a con vagoni-cisterna, che da Grozny, nel Caucaso, a r r i v a v a sino a Novoros-sijsk, altro porto del Mar Nero, erano s t a t i e s p o r t a t i nel 1910 circa 70 milioni di pudij di p r o d o t t i naftiferi, pari a circa 1.150 milioni di kg. Negli ultimi a n n i la lavorazione della n a f t a a v e v a subito vari perfezionamenti tecnici, per cui, oltre il petrolio, v e n i v a n o p r e p a r a t i lubri-ficanti, benzina, benzolo, ecc., per mezzo dei

processi cracking allora appena inventati. Come esempio dell'utilizzazione di tali n a f t e più pesan-ti dette amazouty>, impiegate come combuspesan-tibile industriale, il Felkner citava la flotta mercan-tile di ben 120 piroscafi costruita negli anni pre-cedenti dalle Officine di Kolomna che, a sua vol-ta, u s a v a il sistema di riscaldamento a mazout: a t a n t o aveva contribuito la più i m p o r t a n t e società russa produttrice di n a f t a , quella dei Fratelli Nobel. I piroscafi, muniti di motori Diesel, venivano chiamati tjeplochòdy, ossia navi a forza mot.rice-calorifera. L a p r o d u t t i v i t à dei pozzi di petrolio di Grozny, a confronto di quelli di B a k ù , era risultata più che doppia (nel 1910 si era a v u t a un'estrazione di 12 mi-lioni di quintali, rispetto ai 9 mimi-lioni del 1909), per cui era allo studio u n sistema di canalizza-zione sino al Mar Nero, che avrebbe implicato una spesa di 18 milioni di rubli.

Per q u a n t o r i g u a r d a v a l'esportazione del legname, la cui produzione era enorme (si calcolava u n a superficie forestale di 360 mi-lioni di e t t a r i su t u t t o il territorio dell'Impero), mentre essa era già in a t t o dai porti del Baltico, d i r e t t a in massima p a r t e verso la Germania, il Belgio e l'Inghilterra, il Felkner osservava che negli ultimi anni tale commercio aveva preso anche la via del Mar Nero, a t t r a v e r s o i porti di Odessa Nikolajev, destinato verso i porti francesi del Sud. Perciò si a u g u r a v a che essendo Napoli e Genova assai più vicine ad Odessa dei porti francesi, fosse possi-bile organizzare tali t r a s p o r t i diretti. Oltre l'abete e il pino caucasiano, erano utilizzabili per traverse di ferrovie, pali telegrafici, ecc. i legni di quercia, noce, bosso; sicché anche dopo la chiusura dell'Esportazione, gli industriali torinesi avrebbero p o t u t o far capo al commis-sario ing. H o f f m a n n , che a v e v a organizzato una m o s t r a p e r m a n e n t e di campioni di legnami nel Museo commerciale russo, aprendo pure u n ufficio in Torino, per l'acquisto dei prodotti forestali, s o p r a t t u t t o del Caucaso.

Anche nel campo dei bòzzoli da seta, il Felkner n o t a v a negli ultimi anni u n a u m e n t o delle nostre importazioni dalla Russia, a causa della maggiore d o m a n d a delle filande nazionali rispetto all'offerta del mercato interno. Poiché i bòzzoli, di provenienza caucasica o turke-stana, giungevano alle nostre industrie soprat-t u soprat-t soprat-t o per la via di Marsiglia, il Felkner si a u g u r a v a che anche per l'importazione di questi i m p o r t a n t i p r o d o t t i venissero organizzate delle r a p p r e s e n t a n z e russe oltre a Milano, anche a To-rino e a Genova e che i grandi I s t i t u t i bancari (Banca d'Italia, Banco di Napoli, Cassa di Ri-sparmio per le Province l o m b a r d e ecc.) dessero il loro appoggio per incrementare tale commercio.

Nell'ambito della produzione delle officine metallurgiche il Felkner, riferendosi s o p r a t t u t t o alla Società «Prodameta», il cui stand all'Esposi-zione aveva vivamente interessato i visitatori, riferiva la cifra delle esportazioni in Italia negli anni precedenti, non superiori alle 70-80.000 ton-nellate fra ghisa, ferro e acciaio, s o p r a t t u t t o in rotaie e materiale ferroviario. Nella stessa relazio-ne il Felkrelazio-ner accennava al progresso notevole av-venuto negli ultimi anni, dell'industria metallur-gica russa e alle vaste possibilità di esportazione, specie dalla zona di Krivoj Rog, che da sola for-niva il 92% di t u t t o il materiale e s t r a t t o dalle miniere della Russia meridionale. Anche le zone minerarie dell'Ural, quelle della regione moscovi-ta, del nord erano in pieno sviluppo. Per il mine-rale lavorato, ad esempio occupava un posto preminente la Polonia, allora incorporata nel-l'Impero, che oltre il ferro comune f a b b r i c a v a filo di ferro e ferro universale, mentre le rotaie erano costruite s o p r a t t u t t o i n U k r a i n a enell'Ural. Con la Società « P r o d a m e t a », che r a g g r u p p a v a 22 stabilimenti siderurgici, gli industriali italiani interessati avrebbero p o t u t o prendere diretti c o n t a t t i .

Riferendosi agli articoli di g o m m a o g u t t a -perca, il Felkner si rendeva conto che essi poteva-no riuscire a m b i t i alla poteva-nostra nascente industria automobilistica e p e r t a n t o n o m i n a v a le due principali Società produttrici: la « Treugòlnik » (Il Triangolo) di Pietroburgo, che a v e v a parte-cipato all'Esposizione e vi aveva ricevuto due Grands Prix e la « Provodnìk » (La Guida), che a v e v a organizzato un deposito a Milano e u n a

succursale a Torino, con buon successo di ven-dite, s o p r a t t u t t o di pneumatici per a u t o e biciclette, gomme piene per omnibus e carrozze, soprascarpe, ecc.

Nel campo delle pelli, dei cuoi e delle pel-liccerie poi il Felkner ricordava la tradizionale produzione e lavorazione di questi articoli da parte della Russia, accennando alla rispettabile cifra di 50 milioni di lire di esportazioni nel 1911. Aggiungeva però che da parte italiana non v'era s t a t a negli ultimi anni la consueta provvista di prodotti greggi, forse a causa della concorrenza dei molti agenti tedeschi, che avendo accaparrato le pelli di prima qua-lità, avevano lasciato al mercato italiano quelle di qualità inferiore. Anche per questo si au-spicava la creazione di un'agenzia russa a Torino per f o r n i t u r a diretta delle materie prime ai nostri industriali del cuoio, m e t t e n d o in rilievo l ' o t t i m a qualità di tali prodotti, a d a t -tabili alle lavorazioni più raffinate. Ad esempio, da un cuoio di vitello russo si p o t e v a ottenere una p e r f e t t a imitazione della pelle di cocco-drillo. Quella stessa agenzia avrebbe p o t u t o incaricarsi anche dello smercio diretto delle pelliccerie gregge, di cui la Russia, per la varietà e ricchezza della sua fauna, fu sempre la fornitrice dei mercati europei; t a n t o più se si considerava crescente uso delle pellicce per gli abiti invernali femminili.

Sulla produzione, in regime di monopolio statale, dell'alcool per diversi usi tecnici, il Felkner p r o p u g n a v a l'esportazione dell'alcool naturale, utilizzabile anche nell'industria dei

Veduta di una parte della Sezione del Consiglio del Congresso M i n e r a r i o e Metallurgico della Russia Meridionale all'Esposizione di T o r i n o .

« S t a n d » della Società Anonima per [ l e Costruzioni meccaniche di Kolomna.

profumi, e da denaturarsi poi in Italia; ciò avrebbe potuto avvenire non soltanto per via mare, ma anche per ferrovia, da Varsavia, con speciali vagoni-cisterna. Nello stand del Mini-stero delle finanze era stato pure esposto un campione di alcool solido, che avrebbe potuto venire impiegato sia dalle truppe che da viag-giatori, turisti, ecc.; di questo prodotto, a detta del Felkner, si era f a t t o un consumo enorme durante la recente guerra russo-giap-ponese. E cosi pure la Società dei distillatori russi aveva esposto delle tavolette di alcool solido per uso domestico (illuminazione e riscal-damento), utili nei bivacchi dei soldati, degli alpinisti, ecc.

Infine il Felkner faceva cenno alle fiorenti piantagioni di cotone del Turkestan e alle fab-briche di stoffe di cotone (la Zundel di Mosca, la Krànholm di Narva), i cui prodotti erano però interamente assorbiti dal mercato interno; ma si augurava che, con la costituzione del Comitato dei cotoni presso il Ministero del-l'agricoltura, presieduto a p p u n t o dal sen. Ti-mirjazev già nominato, la via all'esporta-zione, sarebbe s t a t a presto aperta, specie dopoché i torinesi avevano potuto ammirare all'Esposi-zione una colleall'Esposi-zione di cotoni e campioni di filo del Turkestan, che erano stati t u t t i pre-miati.

Un capitolo a sé stante delle esportazioni russe in Italia costituivano i prodotti dell'arti-gianato artistico, opera dei kustary, dei quali l'Esposizione aveva offerto un vasto campionario, nella sezione dell'economia rurale

del Ministero dell'agricoltura. Le belle signore torinesi andarono allora in visibilio dinanzi a tanti oggetti originali e di indiscusso gusto artistico; la signora Valentina Gildt, delegata alle vendite, non solo esauri quasi lo stock degli oggetti esposti, ma assunse pure numerose ordinazioni e comunicò vari indirizzi di kustary cui inviare le richieste. Gli oggetti più ammirati e ricercati furono i giocattoli di legno e le scatole dipinte o istoriate, gli oggetti di metallo (crocette, catenine, bottoni, fibbie), i ricami, gli scialli di pelli di capra lavorati dai cosacchi della regione di Orenburg, i tappeti del Caucaso e della zona di Poltava. Scrisse allora un cro-nista, sulle pagine del « Giornale ufficiale » del-l'Esposizione torinese (novembre 1911 - n. 32): « Come sfuggire a un senso di gradita mera-viglia allorquando, entrando nel salone prin-cipale » (del Padiglione russo), « si vedevano in un trionfo luminoso di pitture, di cristalli, di lavori in bronzo e in marmo, di incrostazioni, di mosaici, di tappeti, fiorire accanto all'oggetto più vibrante'di aristocratico sentimento moder-no i timidi segni dell'arte nazionale, rimasta con profonde tracce nell'anima del popolo at-traverso i secoli; un'arte commovente nella sua cara ingenuità e certo non venuta su fra gii agi delle illustri accademie, bensì sorta spontanea fra gli umili casolari dei muzilà, cosi come un fiore selvatico nella steppa ? » Poi il cronista indugiava dinanzi alle vetrine dove erano esposte, fra ori e ricami preziosi, i tappeti, le stoffe per mobili di famose manifatture (come quella dei Sapoznikov di Mosca), le

sete dipinte, t u t t e a riflessi cangianti, prodotte da notissime fabbriche (gli OlovjaniSnikov, gli Séenkov e i Zubkov, pure di Mosca), i tessuti della già nominata Casa Emile Zundel, anch'essa di Mosca (che dava lavoro a 8000 operai e a 400 impiegati e aveva sedi in ogni p a r t e della Russia), i samovar artistici della Casa BataSev di Tuia.

Poi, quasi a prototipi dell'arte popolare russa, il cronista fermava il suo sguardo su un piccolo tabernacolo d'argento su sottili colonne d'avo-rio, in stile bizantino, su una icona della Versine con ricca incorniciatura, su un cofanetto in argento e mica dal fondo ricamato in seta, su arredi sacri di squisita f a t t u r a e su svariati oggetti d'uso domestico in legno intagliato, rivelanti la purezza e l'ingenuità del sentimento artistico.

A chi a n d a v a il merito del perdurare di queste tradizioni cosi nobili nel campo delle arti applicate all'industria ? Ce lo dice il Felkner: alle q u a t t r o ottime scuole professionali allora esistenti in Russia: la « Stroganov », istituto d'arte industriale a Mosca; la Scuola centrale di disegno tecnico del barone Stieglitz, a Pietroburgo; la Scuola delle arti industriali, a E k a t e r i n b u r g (oggi Sverdlovsk) e la Scuola di gioielleria ed oreficeria, a Krasnoe, presso Kostromà. T u t t e tali Scuole presentarono alla Esposizione torinese le opere dei loro allievi: oggetti in porcellana, ceramica, pelle, argente-rie, p i t t u r e decorative, prodotti dell'arte grafica e dell'arte applicata all'industria; e il successo fu grande.

A conclusione della sua conferenza il Felkner accennava alla scadenza, nel 1917, del T r a t t a t o di commercio con l'Italia, nonché alle già citate Camere di commercio miste, sia a R o m a che a Pietroburgo, Mosca e Odessa, e ad altri enti ancora, aventi lo scopo di sviluppare le relazioni commerciali: tali la succursale, in Genova, della Banca russa per il commercio estero e la So-cietà commissionaria per lo scambio dei pro-dotti f r a la Russia e l'Italia, in P a d o v a . I n d i p a t e t i c a m e n t e cosi si congedava dagli industriali torinesi: « I l Padiglione russo sarà d i s t r u t t o insieme con gli altri palazzi della bianca Città Valentina, il bel parco riprenderà il suo a s p e t t o di prima, m a nel suolo della riva sinistra del sempre storico fiume r i m a r r a n n o le pietre della costruzione russa, pietre f o n d a m e n t a r i e della

Lampada da chiesa in argento, sospesa. Stile russo antico.

fratellanza russo-italiana nel più nobile campo, quello del lavoro u m a n o . I n questa speranza è anche la consolazione per il riconoscente Commissariato russo, che non dimenticherà mai l'ospitalità e la b o n t à della bella città di Torino ». Forse, per il lettore del 1970, queste « cro-nache dell'altro ieri » s a r a n n o riuscite un mo-m e n t a n e o svago dall'assillo dell'ora presente; m a ci a u g u r i a m o che lo facciano anche meditare su t a n t e tragiche vicende di popoli e di Stati seguite a quei t e m p i ormai lontani, inducendolo pure ad u n pensiero di g r a t i t u d i n e verso i nostri padri, che iniziarono sessant'anni fa quei r a p p o r t i commerciali col m o n d o russo, che sono oggi un'innegabile realtà, p u r nella differenza dei sistemi politico-economici.

Nel documento Cronache Economiche. N.328, Aprile 1970 (pagine 27-34)