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Un sistema economico per la gestione della prosperità

Nel documento Cronache Economiche. N.328, Aprile 1970 (pagine 39-42)

Antonio Trincheri

Non possiamo sottrarci ad u n a d o m a n d a di m o d a : come sarà il sistema economico del-l'avvenire? Anzitutto il problema generale del sistema economico non si pone sotto l'insegna del j^essimismo, specialmente in Occidente. B a s t a pensare che da q u a r a n t ' a n n i il mondo economico occidentale non è più afflitto da grandi crisi proprio perché è s t a t o meglio com-preso il fenomeno delle fluttuazioni economiche e si ricorre agli interventi stabilizzatori. Inoltre l'economia occidentale non presenta in prospet-tiva seri pericoli di stagnazione in q u a n t o si può contare su un fiorire d'iniziative per lungo periodo, purché siano g a r a n t i t i la stabilità eco-nomica, i p a g a m e n t i internazionali e u n ade-guato afflusso di capitali.

L'epoca moderna h a visto u n prodigioso sviluppo tecnico-scientifico, un'espansione del commercio internazionale, u n a diffusione di beni economici t r a larghe masse di persone. Questi tre aspetti mai p r i m a apparsi concomi-t a n concomi-t i nella sconcomi-toria economica, sono da considerare irreversibili, salvo un ritorno a forme più arre-t r a arre-t e di viarre-ta. Quesarre-ti d a arre-t i di f a arre-t arre-t o v a n n o arre-t e n u arre-t i presenti nel t e n t a t i v o di i n t r a v v e d e r e il sistema economico del f u t u r o . Anche se è impossibile profetizzare, possiamo affermare, con u n a buona probabilità di conferma che il sistema eco-nomico del f u t u r o sarà, almeno in p a r t e diverso dai sistemi economici del passato, anche se qualche ripetizione della storia non si p u ò del t u t t o escludere.

Una scelta che non si pone.

Se il sistema economico dell'avvenire sarà diverso da quello del passato, non siamo t e n u t i a compiere, almeno in prospettiva, u n a scelta t r a economia libera ed economia pianificata. L'economia libera garantisce meglio il benessere individuale, m e n t r e l'economia pianificata con-sente il più sicuro perseguimento di obiettivi d'interesse superiore. Se si deve fare u n a scelta il criterio è evidente; i paesi a r r e t r a t i devono scegliere la pianificazione che meglio può

assi-curare le basi s t r u t t u r a l i del f u t u r o incremento produttivo, mentre i paesi avanzati, se non vogliono ridurre il loro tenore di vita, abbiso-gnano della libertà di mercato e di inizia-tive.

Oggi si diffida dell'automatismo delle forze economiche, m a si crede assai meno nella pia-nificazione rispetto a dieci anni fa. È invece ancora forte if mito dell'intervento statale che t u t t o risolve, in contrasto con la più evidente esperienza. Sarà t a n t o di g u a d a g n a t o in realismo se cadrà il mito dell'onnipotenza dello Stato, non solo perché questa onnipotenza può mi-nacciare la libertà, m a s o p r a t t u t t o perché non raggiunge alcun miracoloso risultato. Ciò non toglie che d e t e r m i n a t i i n t e r v e n t i dello S t a t o nell'economia possano contribuire v a l i d a m e n t e al raggiungimento od al ristabilimento dell'equi-librio economico.

Ricerca del sistema.

Occorre passare dalla critica dei sistemi esi-stenti alla costruzione teorica e pratica di u n n u o v o sistema. D a oltre u n secolo si critica il capitalismo e da c i n q u a n t ' a n n i è in discussione il comunismo. È ora di vedere se non sia pen-sabile u n sistema migliore rispetto ai sistemi esistenti.

Lascia a l q u a n t o perplessi la tesi (autore-v o l m e n t e p r o p u g n a t a dal Tinbergen) che so-stiene l'avverarsi nel f u t u r o di u n a convergenza dei sistemi economici dell'Est e dell'Ovest. Gli sforzi di incentivazione p r o d u t t i v a che l'eco-nomia russa v a compiendo istituendo speciali forme di profitto nelle imprese, costituiscono i n d u b b i a m e n t e u n riconoscimento delle leggi economiche naturali, però non m u t a n o ancora sostanzialmente il sistema che resta pianificato e a c c e n t r a t o . Ail'Ovest gli i n t e r v e n t i dello S t a t o e il sorgere di imprese pubbliche h a n n o in p a r t e sorretto ed in p a r t e irrigidito il sistema economico lasciando motivi di insoddisfazione negli interessati (lavoratori, imprenditori, con-sumatori).

sumatori), quindi il grosso problema della ri-cerca di un nuovo sistema economico è aperto. Tocca a noi studiare e sperimentare quello che dovrà essere il sistema economico del 2000. Non t u t t o si può predeterminare, anche perché sono imprevedibili gli eventi futuri. Escludiamo quindi ogni atteggiamento di pretenziosa su-perbia. Voghamo semplicemente contribuire alla costruzione di un migliore avvenire per i nostri figli che dipende essenzialmente da due fattori fondamentali il sistema economico e l'educazione. Le condizioni fondamentali e prioritarie di un sistema economico che voglia essere efficiente ed u m a n o sono principalmente tre: la stabilità dei prezzi, l'eliminazione degli inconvenienti del progresso, la soddisfacente distribuzione del reddito. Vediamo q u a n t o si può affermare sui p u n t i indicati allo s t a t o a t t u a l e della conoscenza e dell'esperienza.

Stabilità dei prezzi.

E questo il primo t r a g u a r d o di ogni si-stema economico; r a g g i u n t a questa condizione gli obiettivi f o n d a m e n t a l i (massima occupazione, sviluppo delle zone arretrate, perequazione dei redditi) sono raggiungibili in t e m p o più o meno breve. Se invece non si raggiunge o non si m a n t i e n e la stabilità dei prezzi, si finisce nel deficit della bilancia dei p a g a m e n t i con le con-seguenti note difficoltà: scarsità di valute, alti tassi d'interesse, diminuzione d'investimenti; è u n a situazione questa che non consente il per-seguimento di ogni m e t a auspicabile.

Lo sviluppo economico e la giustizia sociale h a n n o precarie prospettive sino a q u a n d o sono costretti a passare sotto le forche caudine del-l'inflazione. N o n si p u ò ritenere che la t e n d e n z a dei prezzi a d a u m e n t a r e sia un f a t t o n a t u r a l e ; esso è invece il risultato di errori u m a n i , indi-viduali e collettivi, e principalmente di sprechi pubblici e privati. B a s t a considerare che i prezzi delle materie prime, dei beni s t r u m e n t a l i (macchine e impianti) e dei beni di consumo durevole (dai frigoriferi alle automobili), p u r oscillanti, g r a v i t a n o p r e v a l e n t e m e n t e verso il basso in t e m p i normali ed a u m e n t a n o solo nelle fasi di disordine monetario.

Gli Stati riescono assai più facilmente a superare u n a recessione (basta i n f a t t i diminuire le imposte) che non a d o m i n a r e un'espansione disordinata; i n f a t t i per i booms eccessivi le misure blande risultano inefficaci, m e n t r e quelle drastiche provocano la recessione. Si t r a t t a d u n q u e di realizzare u n a n d a m e n t o armonico ed equilibrato di t u t t a l'economia nazionale ed internazionale.

L a forza di u n sistema economico deriva dalla sua capacità di p r o d u r r e a costi

competi-tivi e di avere uno sviluppo ordinato. Questa forza deriva da un consapevole comporta-m e n t o di t u t t i i fattori produttivi operanti nel q u a d r o di u n a programmazione economica che raccolga generali ed impegnativi consensi. Il p r o g r a m m a economico in regime democratico per essere valido viene a configurarsi come un p a t t o sociale t r a t u t t e le classi e le categorie, in vista di un interesse generale da perseguire, che non può essere concepito al di fuori della stabilità dei prezzi.

Inconvenienti del progresso.

Si è operato sinora insufficientemente in vista dell'eliminazione od almeno del conteni-m e n t o degli inconvenienti del progresso. Questi inconvenienti sono principalmente: la distru-zione delle risorse naturali, l'affollamento ec-cessivo delle grandi città con la conseguente criminalità e immoralità insieme coi disser-vizi pubblici, l'inquinamento dell'aria e delle acque. Su questo terreno si può auspicare in generale che vengano c o m b a t t u t i energica-m e n t e i l a energica-m e n t a t i inconvenienti e che ogni innovazione venga v a l u t a t a sotto l'aspetto del giovamento o meno riguardo alla vita u m a n a individuale e collettiva. È questo in definitiva u n problema di civiltà che v a posto al di sopra dei problemi s t r e t t a m e n t e economici. Le solu-zioni sono complesse m a non impossibili con l'aiuto della scienza, dell'esperienza e soprat-t u soprat-t soprat-t o con la cooperazione volonsoprat-taria degli indi-vidui, delle imprese, delle organizzazioni sin-dacali e degli organi pubblici. Al governo, con l'aiuto di esperti indipendenti e disinteressati, s p e t t a l'opera di coordinamento t r a gli opposti interessi e di salvaguardia degli interessi gene-rali del Paese.

Distribuzione del reddito.

U n o dei campi più delicati in cui d o v r à ci-m e n t a r s i il sisteci-ma econoci-mico dell'avvenire è quello della distribuzione dei redditi. Quasi nessuno è contento dell'attuale distribuzione dei redditi e le pretese non sempre sono ragio-nevoli. Gli appelli alla moderazione nei redditi percepiti (che è imprescindibile per a t t u a r e progressi a media e a lunga scadenza) sono rimasti più o meno inascoltati anche in altri paesi r i t e n u t i t i p i c a m e n t e ragionevoli (come l'Inghilterra); non è pensabile che o t t e n g a n o grandi risultati in Italia. Negli Stati Uniti l ' i n t e r v e n t o autorevole del Presidente è riuscito diverse volte a contenere d e t e r m i n a t i a u m e n t i di prezzi e di salari, m a questo è un caso più unico che raro.

Occorre d o c u m e n t a r e molto più esauriente-m e n t e di q u a n t o oggi non avvenga, la

distribu-zione dei redditi e portare a detta distribudistribu-zione quelle modifiche richieste dalla giustizia sociale e dagli interessi generali del Paese.

Allo stato attuale della conoscenza, nel campo della distribuzione del reddito, al di fuori di casi specifici di privilegi istituzional-mente riconosciuti e indubbiaistituzional-mente da revi-sionare (ad esempio mancanza di un limite massimo per le pensioni di vecchiaia) dal punto di vista macroeconomico generale non sono probabili grandi mutamenti di indirizzo rispetto alla tendenza divenuta caratteristica a partire dalla seconda metà del secolo: i salari medi sono cresciuti più rapidamente del reddito nazionale; un eventuale cambiamento non po-trebbe logicamente che verificarsi nel senso di rendere eguali o quasi i due ritmi (reddito nazionale da un lato, salari e profitti dall'altro).

Comunanza di problemi.

È interessante sottolineare che i problemi indicati sono comuni a tutti i sistemi economici e che la differenza tra i sistemi economici è e sarà ancora quella del modo in cui i problemi fondamentali vengono risolti. La programma-zione è necessaria in ogni paese che voglia cam-minare ordinatamente, ma risulta inutile se prima non risolve il problema dei rapporti tra le imprese e lo Stato e se i sindacati dei

lavora-tori non accettano una equa e ragionevole poli-tica dei redditi.

Alla base del sistema economico saranno sempre le qualità degli uomini a tutti i livelli. Ili definitiva un sistema si evolve in meglio o in peggio a seconda che vogliano diventare migliori o peggiori gli uomini. Le strutture, politiche giuridiche ed economiche, condizio-nano in una certa misura gli uomini ma ne sono in definitiva l'espressione. Particolarmente ri-guardo al sistema economico, diventare migliori per gli uomini significa essere più consapevoli delle conseguenze dei propri atti, ammettendo e accettando anche gli interessi altrui e quelli più generali del Paese. Non si vede altra via per consentire contemporaneamente la massima esplicazione degli individui (singoli e associati) e l'osservanza di esigenze e fìnafità d'ordine collettivo.

È certo che il sistema economico dell'avve-nire molto dipenderà dalla consapevolezza, dalla preparazione e dalla volontà degli uomini: anche in economia quasi tutto parte dagli uomini e ritorna agli uomini. In particolare deve valere il principio etico-sociale espresso dal Presidente Kennedy nel suo primo messag-gio : « Non bisogna chiedersi che cosa il nostro Paese può fare per noi, ma chiedersi che cosa noi possiamo fare per il nostro Paese ».

Possibilità produttive e prospettive di sviluppo

Nel documento Cronache Economiche. N.328, Aprile 1970 (pagine 39-42)