Alla ricerca dell'identità perduta: il Notturno indiano
La chiave della ricerca identitaria è fondamentale per comprendere il
corpus tabucchiano, ma se i primi protagonisti (come si è visto essere spesso
una famiglia) portavano scritto sin nel nome il loro infausto destino, in seguito ciò che Tabucchi mostra è l’iter di un singolo personaggio, spesso solitario, che realizza una ricerca personale sull'identità97. Sullo sfondo non vi sono più
le lotte di giustizia sociale, le rivolte, la piazza, ma vicende personali, ricerche compiute spesso dal singolo protagonista. Come si vedrà in seguito, le opere degli anni Ottanta contrariamente a quelle precedenti e successive sembrano essere marcate da un disinteresse dei personaggi per la Storia, la società, la giustizia, tematiche che saranno nuovamente presenti nelle opere dagli anni Novanta in poi.
Notturno Indiano ha come protagonista un cittadino europeo che, una
volta atterrato in India, si ritrova a Bombay, sprovveduto e impacciato da quella cultura così distante dalla sua, con una guida approssimativa intitolata
India, a survival kit, alla ricerca del Khajuraho Hotel. Lo stordimento e
l'alienazione del protagonista vengono resi attraverso rapidi cambi di scena, lunghi monologhi interiori e dialoghi fuorvianti che rendono la ricerca del protagonista più ardua e lenta. Oltre al tema della ricerca identitaria, altre due sono le chiavi di lettura del romanzo: una è il rapporto sonno/veglia98, l'altra è il viaggio, come lo stesso autore rimarca nella Nota introduttiva al testo. Se le note autoriali rappresentano una geografia e una mappa nella sua produzione letteraria, l’apertura di Notturno indiano è accompagnata da un Indice dei
luoghi di questo libro, come se si trattasse di un invito dell’autore al lettore a
seguire i percorsi del protagonista.
97 Da qui il gioco di parole operato nel titolo in un confronto con Marcel Proust (1871-1922) in MARCEL PROUST, Alla ricerca del tempo perduto (a cura di Mariolina Bongiovanni Bertini, traduzione di Natalia Ginzburg, Franco Calamandrei, Nicoletta Neri, Mario Bonfantini, Elena Giolitti, Paolo Serini, Franco Fortini, Giorgio Caproni), Torino, Einaudi, 1950. Da sottolineare però che la concezione del Tempo, particolarmente in questi romanzi, è dilatata e dinamica. 98 La bibliografia presente su questa tematica è molto ricca, ma esaustivo è lo studio presente in NIVES TRENTINI, Towards a Study of Dream in Antonio Tabucchi, in «Spunti e ricerche», 12, 1996/97.
Vada inoltre ricordato che questa è la prima opera di Tabucchi che vede un protagonista muoversi in un Paese extraeuropeo. Se, come si è detto in precedenza, i due romanzi degli anni Ottanta trattano la tematica della ricerca identitaria, è possibile sottolineare che la toponomastica di Genova99 alieni il protagonista de Il filo dell'orizzonte almeno quanto l'India in Xavier, il protagonista del Notturno indiano. Infatti sono in primo luogo le città che rendono i protagonisti alienati, che si muovono tra oscuri scorci che permettono al protagonista di celare la propria identità. Ritornando al Notturno
indiano, una volta giunto in città, si può leggere del protagonista alla ricerca di
una donna chiamata Vimala Sar. Dai primi dialoghi con la ragazza si evince che il protagonista è alla ricerca di un suo vecchio amico scomparso, tale Xavier, che era passato per quei luoghi e aveva avuto dei traffici commerciali a Goa, ed un’intensa corrispondenza con la Theosophical Society. Contrariamente a Sostiene Pereira e Il filo dell’orizzonte in cui la narrazione è lineare, a tratti lenta, meditativa, che sembra procedere attraverso lunghi piani sequenza, l’iter di questo romanzo sembra procedere ad un ritmo rapido, vertiginoso, una velocità di cui il protagonista non sembra subire forti squilibri. Al contrario, però, il lettore ne resta destabilizzato, soprattutto per la modalità espressiva che consiste nel mescolare descrizioni paesaggistiche, sogni, ricordi ed immaginazione del personaggio, in una combinazione che crea risultati come il passaggio seguente:
Un colle mediterraneo, la cappella era bianca e faceva caldo, eravamo affamati e Xavier ridendo tirava fuori da un cesto dei panini e del vino fresco, anche Isabel rideva, mentre Magda stendeva una coperta sull'erba, lontano sotto di noi c'era il celeste del mare e un asino solitario ciondolava all'ombra della cappella […] E quando quei ricordi assunsero contorni insopportabili, nitidi come se fossero proiettati da una macchina sulla parete, mi alzai e uscii dalla camera100.
In questo passaggio realtà e sogno, per il protagonista, si confondono, assumendo contorni non definiti. Ciò che accade a questo punto della storia è un primo svelarsi della coscienza, una volontà di procedere per quella strada
99 ANTONIO TABUCCHI, Autobiografie altrui altrui, op. cit., pp. 61-68. 100 Ivi, pp. 35-36.
tortuosa che ricorda il dialogo fra Spino e Harpo de Il filo dell’orizzonte (analizzato nel paragrafo seguente) che permette una catarsi del protagonista. Ma affinché questa ricerca si compia, il protagonista deve affrontare ancora un lungo viaggio, come quello in treno che lo conduce da Bombay a Madras, durante il quale incontrerà un signore con un accento inglese che gli racconta diversi aneddoti. L'aspetto sul quale Tabucchi insiste sono degli incontri casuali come quello con una ladra in fuga nell’albergo di Madras, una donna che ha commesso un furto all’ex amante e ha dimenticato il bottino nella sua stanza. Infine si pensi al capo della Theosophical Society con il quale intrattiene una lunga conversazione e dal quale viene a conoscenza che l’ultima lettera del suo amico Xavier è stata scritta da Goa. Successivamente il protagonista prenderà un autobus, e durante una fermata conoscerà un bambino con un mostro sulle spalle, che dirà essere suo fratello, uno jintal, cioè un essere capace di svelare il karma delle persone; così Xavier si incuriosisce e prova a farsi leggere il destino, ma il bambino risponde: «Mi dispiace[…] mio fratello dice che non è possibile, tu sei un altro» 101. Questo è il primo passaggio in cui l’autore rivela il tema dell’ambiguità letteraria di Xavier e, nell'essere definito come un «altro» dallo jintal, Tabucchi utilizza la tematica della magia che tanto caratterizza l’India, fornendo un ulteriore indizio al percorso che il protagonista deve intraprendere. Infatti il protagonista si ritrova in un convento in cui cade in un sogno che al lettore, inizialmente, non è dato conoscere, e che si conclude soltanto con il risveglio grazie a Padre Pimentel, dell’ordine dei Gesuiti102. Vada ricordata, nella narrativa tabucchiana, l'importanza del sogno, particolarmente quello rilevatore in cui al personaggio viene fornita la chiave di volta per interpretare la sua esistenza. In tale sogno il protagonista incontra un pazzo che si spaccia per Afonso de Albuquerque, viceré delle Indie, che gli chiede il motivo di tale visita, e con il quale intrattiene una lunga conversazione; una volta riferitogli della ricerca del fratello di nome Xavier, il Viceré risponde:
101 ANTONIO TABUCCHI, Autobiografie altrui altrui, op. cit., p. 68.
102 Vada ricordato che è proprio a Goa che Francesco Saverio (1506-1552) fonda la Compagnia di Gesù nel 1542 dove il suo corpo è ancora oggi conservato.
Xavier non esiste [...] è solo un fantasma". Fece un gesto che abbracciò la stanza. “Siamo tutti morti, non l'ha ancora capito? Io sono morto, e questa città è morta, e le battaglie, il sudore, il sangue, la gloria e il mio potere: è tutto morto, niente è servito a niente”. “No”, dissi io, “qualcosa resta sempre”. “Che cosa?”, fece lui. “Il suo ricordo? La vostra memoria? Questi libri?103
Ancora una volta Tabucchi, alternando nella narrazione sogno e realtà, svela al protagonista un ulteriore indizio al suo percorso, lasciando nuovamente interdetto il lettore sull'interpretazione dell'opera. Ma è soltanto verso la fine, presso l’hotel Mandovi, che la ricerca comincia ad apparire chiara al protagonista, quando afferma:
Pensai a un nome, Roux, e subito a quelle parole di Xavier: sono diventato un uccello notturno; e allora tutto mi parve così evidente e perfino stupido, e poi pensai: perché non ci ho pensato prima?104
Anche se a questo punto la ricerca del protagonista è giunta a compimento, così non è per l'interpretazione del lettore, il quale verrà a conoscenza dell'enigma del romanzo soltanto quando il protagonista narra la sua vicenda a Christine, una donna incontrata casualmente in un hotel di lusso, l’Oberoi, alla quale racconta:
La sostanza è che in questo libro io sono uno che si è perso in India [...] mettiamola così. C'è un altro che mi sta cercando, ma io non ho nessuna intenzione di farmi trovare. Io l'ho visto arrivare, l'ho seguito giorno per giorno, potrei dire. Conosco le sue preferenze e le sue insofferenze, i suoi slanci e le sue diffidenze, le sue generosità e le sue paure. Lo tengo praticamente sotto controllo. Lui, al contrario, di me non sa quasi niente. Ha qualche vaga traccia: una lettera, delle testimonianze confuse o reticenti, un bigliettino molto generico: segnali, pezzetti che tenta faticosamente di appiccicare insieme105.
Ed è attraverso questo dialogo fra i due protagonisti che Tabucchi consegna al lettore la chiave di lettura del romanzo. Un personaggio scisso, confuso, che attraverso la penna del suo autore ha potuto ritrovare la coesione della sua identità. Ciò che si può evincere da quest'analisi dei tre romanzi è il
103 ANTONIO TABUCCHI, Autobiografie altrui altrui, op. cit., p. 78. 104 Ivi, p. 90.
forte interesse dell’autore verso riflessioni sulla tematica dell’identità, data non come un punto di partenza, ma intesa come conquista, spesso un punto di arrivo anelato dai protagonisti dei suoi romanzi.