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Introduzione alla raccolta

Il 2006 è l’anno che vede la pubblicazione della raccolta di articoli che Tabucchi ha scritto in circa dieci anni, dal 1997 al 2006, per i maggiori quotidiani italiani ed europei. È interessante sottolineare anzitutto la scelta cronologica che è stata operata: indubbiamente la produzione giornalistica è notevolmente aumentata negli anni Novanta, anche se a mio avviso non è possibile parlare propriamente di “svolta” nella sua opera324. Difatti non è che

la componente engagée non fosse presente nella sua opera precedente, come si è visto nel corso del presente lavoro. Probabilmente la possibilità offertagli di scrivere articoli sui maggiori quotidiani e riviste deriva dal successo e dal gran numero di vendite che le sue opere hanno avuto, soprattutto negli anni Novanta, principalmente dopo la pubblicazione del bestseller Sostiene Pereira. Tabucchi infatti scrive opinioni, non notizie; i suoi interventi possono richiamare quelli dell’illustre tradizione della terza pagina nei quotidiani del Novecento italiano325. E se le sue opere non sono indice di una visione impegnata del mondo326, i suoi articoli certamente lo sono. In questa raccolta, il tentativo di Tabucchi è di fornire una visione ciclica, ripetitiva della Storia, come si è potuto leggere nella prima parte della sua produzione; si pensi a tal proposito all’incipit della raccolta:

Dopotutto il mondo non è cambiato granché. L’imperatore invia ancora i suoi eserciti a massacrare lontano dai confini, e se non pensate con la sua testa il Papa

                                                                                                               

324 Claudio Milanesi infatti descrive il cambiamento nella narrativa tabucchiana a vent’anni dal suo debutto: «i romanzi tabucchiani degli anni Novanta ci appaiono come romanzi “direttamente impegnati” sul fronte dell’antifascismo, dei valori della libertà individuale e del coraggio civile, che annunciano la svolta dell’impegno diretto degli articoli di L’oca al passo.» in CLAUDIO MILANESI, Tabucchi, la storia e l’impegno, da Piazza d’Italia a L’oca al

passo, «Italies», op. cit.

325 ALBERTO PAPUZZI, Letteratura e giornalismo, Bari, Laterza, 1998.

326 Come scrive Milanesi: «Se stiamo alle dichiarazioni di Tabucchi, i suoi libri, anche quelli che trattano di argomenti politici, non sono libri direttamente impegnati, ma traducono una visione esistenziale della vita e del mondo.» in CLAUDIO MILANESI, Tabucchi, la storia e

si impermalisce e si addolora, il Vassallo ha moltiplicato le sue ricchezze perché ha moltiplicato i tributi e ora ha almeno dieci castelli.327

In tale paragone l’intento di Tabucchi è mostrare come dopo innumerevoli secoli di lotte, l’egemonia delle classi al potere si è sempre più affermata, lasciando sempre minor spazio alle classi subalterne. L’opera è costruita come un “gioco dell’oca”, fornendo cioè la possibilità al lettore, alla fine di ogni articolo, di poter seguire un piano ideato dall’autore che lo conduce verso la lettura di alcuni articoli invece che di altri. È interessante sottolineare come degli articoli che trattano per lo più l'attualità, la denuncia, insomma l'engagement dell’autore vengano trattati e indotti a leggere attraverso la forma di un gioco. Vada inoltre rammentato anche il tono degli articoli che, sebbene di indignazione, è quasi sempre “alleggerito” da un costante ricorso all’ironia. Le tematiche ivi trattate sono molteplici: si va dal potere della parola alle riflessioni sulla Storia, da articoli sulle numerose stragi italiane ai rapporti tra mafia e politica, dalla Chiesa ai regimi totalitari, dal giornalismo alla politica interna ed estera, dalle guerre alla Resistenza, dalla Costituzione al Diritto. Ma uno dei trait d’union dell’opera sono proprio i costanti riferimenti a Berlusconi, come si può leggere nell’epilogo:

I regimi, di qualsiasi natura siano, hanno un “vantaggio” sulla democrazia […]: la capacità di tirar fuori il peggio dell’animo umano, e magari di “valorizzarlo”. […] Appena arrivato al potere grazie alle regole della democrazia, Berlusconi ha aperto il rubinetto del peggio.328

Berlusconi, come si vedrà nel corso dell'opera, è infatti il capro espiatorio del male della società secondo Tabucchi, ed è menzionato trentacinque volte nella breve raccolta. Come infatti avviene nei suoi romanzi, anche in quest'opera è possibile trovare una rigida divisione dei valori positivi e negativi incarnati dai personaggi329; si pensi ai personaggi che vengono considerati in chiave

                                                                                                               

327 ANTONIO TABUCCHI, L’oca al passo, op. cit., p. 7. 328 Ivi, p. 161.

329 Come si evince dall’articolo di Milanesi, vi è una netta divisione tra i personaggi che incarnano il bene e il male, v. Sostiene Pereira e La testa perduta di Damasceno Monteiro in

negativa, come i politici Silvio Berlusconi e George Walker Bush (1946- ), poeti come Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944), l’ex capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi (1920). In questa netta divisione però talvolta Tabucchi finisce per commettere delle approssimazioni; come quando scrive che la maggior parte dei presidenti della Repubblica furono democristiani.330

Il fine ultimo di questi articoli è, come per diversi suoi romanzi, quello di scuotere le coscienze, di risvegliare una coscienza sociale nel lettore e informarsi sugli eventi che accadono intorno e lontano da noi:

siamo chiamati ad essere vigili; ad essere vigili nell’urna e a schierarci quotidianamente contro ogni infima ingiustizia; ad impedire la regressione dei nostri e degli altrui diritti.331

Gli articoli sono stati divisi in tre categorie che hanno dato vita ai tre paragrafi seguenti: Avvenimenti italiani, Avvenimenti esteri, L’italia in rapporto con

l’estero.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                   

CLAUDIO MILANESI, Tabucchi, la storia e l’impegno, da Piazza d’Italia a L’oca al passo, «Italies», op. cit., p. 275-6.

330 Come ha sottolineato Milanesi su dieci presidenti della Repubblica, cinque non lo furono, tra i quali De Nicola, Einaudi, Saragat, Pertini, Ciampi, Ibidem, p. 277