Gli anni tra il 425 a.C. e il 421 a.C. furono per le sorti della guerra tra Atene e Sparta, al- meno nella sua prima fase, piuttosto importanti ma altrettanto travagliati. Nell’estate del 425, dopo un assedio durato settantadue giorni, l’esercito ateniese alla guida del demagogo Cleo- ne e di Demostene catturò 292 soldati spartani – tra cui 120 spartiati – sull’isola di Sfacte- ria1
. I numerosi tentativi degli Spartani di arrivare ad un accordo di pace che prevedesse la liberazione degli ostaggi si scontrarono tuttavia con l’opposizione ferma dell’assemblea ate- niese, sulla quale l’influenza di Cleone era allora massima2
; Atene, anzi, per tutta risposta, intensificò le sue azioni belliche, con la speranza di poter forzare il blocco spartano. Il piano non raggiunse però lo scopo desiderato: il fronte spartano si riorganizzò sotto la guida dello spartiata Brasida, che guidò alcune incisive spedizioni, finché nell’inverno del 424 condusse l’esercito lacedemone a prendere il controllo di Anfipoli3
. La città, importante sede di giaci- menti minerari ma anche via d’accesso al ponte sullo Strimone, era una località di importan- za strategica fondamentale sullo scacchiere egeo, e la sua presa contribuì a volgere l’inerzia della guerra a favore di Sparta. Nella primavera successiva, infatti, si raggiunse un primo armistizio di un anno; la pace durò però non più di pochi giorni: la defezione di Scione4
ver- so le file di Brasida scatenò la reazione rabbiosa degli Ateniesi, che decisero poi di non rin- novare l’armistizio. Al contrario, nell’estate del 422 Cleone convinse (Th. V 2.1: πείσας) gli Ateniesi a mettergli a disposizione una ampia spedizione per riconquistare Anfipoli. Ma Bra- !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
1 Cfr. Th. IV 38 ss. e H
ORNBLOWER 1991-2008 ad loc.
2 Cfr. e.g. Th. IV 21.3: τῷ πλήθει πιθανώτατος.
3 Dopo numerosi tentativi di colonizzazione, Anfipoli era divenuta insediamento ateniese nel 437 (cfr.
HORNBLOWER 1991-2008 ad Th. IV 12.3: «The date of Hagnon’s foundation is certain, from the evidence of a
good source, the scholiast to Aeschines ii. 31 = Fornara 62, cp. Diod. xii. 32.3 […] The successful foundation of Amphipolis was a triumph, given the series of earlier disasters and Hedonian resistance»). Sulla presa di An- fipoli da parte di Brasida, cfr. Th. IV 102 ss.
sida, che aveva previsto le mosse dell’avversario, lo prevenne, obbligandolo ad uscire allo scoperto e organizzando immediatamente una sortita5
. L’errore strategico di Cleone si risolse in una rovinosa sconfitta ateniese, ben riassunta dal numero di morti: circa seicento per Ate- ne, sette per Sparta6
. Fra i caduti figuravano sia Cleone sia Brasida. Stando al racconto di Tucidide la situazione, che era rimasta in stallo per tanti anni, muta quasi improvvisamente:
ξυνέβη τε εὐθὺς μετὰ τὴν ἐν Ἀμφιπόλει μάχην καὶ τὴν Ῥαμφίου ἀναχώρησιν ἐκ Θεσσαλίας ὥστε πολέμου μὲν μηδὲν ἔτι ἅψασθαι μηδετέρους, πρὸς δὲ τὴν εἰρήνην μᾶλλον τὴν γνώμην εἶχον7.
La condizione di entrambe le parti, osserva la nostra fonte primaria, era tale da sconsiglia- re da tempo la prosecuzione delle operazioni belliche; a opporre grande e forse decisiva resi- stenza alla conclusione della guerra – e qui Tucidide pare singolarmente convergere sulla posizione aristofanea – erano proprio i due strateghi caduti ad Anfipoli:
Κλέων τε καὶ Βρασίδας, οἵπερ ἀμφοτέρωθεν μάλιστα ἠναντιοῦντο τῇ εἰρήνῃ, ὁ μὲν διὰ τὸ εὐτυχεῖν τε καὶ τιμᾶσθαι ἐκ τοῦ πολεμεῖν, ὁ δὲ γενομένης ἡσυχίας
καταφανέστερος νομίζων ἂν εἶναι κακουργῶν καὶ ἀπιστότερος διαβάλλων …8
Considerazioni sulla stipula di una pace tra Ateniesi e Spartani cominciarono dunque a circolare ben presto, presumibilmente già nell’autunno del 422. Senz’altro discussioni più serie furono avviate, con il patrocinio, per parte ateniese, dello stratega Nicia figlio di Nice- rato9
, nell’inverno tra il 422 e il 421, come pare di poter ricavare da Tucidide:
καὶ τόν τε χειμῶνα τοῦτον ᾖσαν ἐς λόγους καὶ πρὸς τὸ ἔαρ ἤδη παρασκευή τε προεπανεσείσθη ἀπὸ τῶν Λακεδαιμονίων περιαγγελλομένη κατὰ πόλεις ὡς <ἐς> ἐπιτειχισμόν, ὅπως οἱ Ἀθηναῖοι μᾶλλον ἐσακούοιεν10.
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5 Per il racconto dello scontro – che pure non si è sottratto ad alcuni sospetti di tendenziosità (già in G
OMME
1956, ad V 7.1, fino a HORNBLOWER 1991-2008 ad V 2.1) – cfr. Th. V 7-10.
6 Th. V 11.2. H
ORNBLOWER 1991-2008 ad loc.: «The Spartan casualties are light, but not incredibly so for what was not a regular battle».
7 Th. V 14.1. 8 Th. V 16.1.
9 Su Nicia cfr. Th. V 16.1, PAA 10808.! 10 Th. V 17.1.
Stessa collocazione cronologica Tucidide fornisce poco più avanti, dopo aver riportato il testo del trattato, aggiungendo un dato ulteriore di grande interesse:
Αὗται αἱ σπονδαὶ ἐγένοντο τελευτῶντος τοῦ χειμῶνος ἅμα ἦρι, ἐκ Διονυσίων εὐθὺς τῶν ἀστικῶν, αὐτόδεκα ἐτῶν διελθόντων καὶ ἡμερῶν ὀλίγων παρενεγκουσῶν ἢ ὡς τὸ πρῶτον ἡ ἐσβολὴ ἡ ἐς τὴν Ἀττικὴν καὶ ἡ ἀρχὴ τοῦ πολέμου τοῦδε ἐγένετο11.
Una delle hypotheseis alla Pace di Aristofane, da alcuni codici attribuita ad Aristofane di Bisanzio, colloca la commedia durante l’arcontato di Alceo, e cioè nel 421, facendone, con ogni verosimiglianza, un dramma dionisiaco:
ἐνίκησε δὲ τῷ δράματι ὁ ποιητὴς ἐπὶ ἄρχοντος Ἀλκαίου ἐν ἄστει. πρῶτος Εὔπολις Κόλαξι, δεύτερος Ἀριστοφάνης Εἰρήνῃ, τρίτος Λεύκων Φράτορσιν12.
Se la notizia dell’argomento è attendibile13, la Pace gode di una posizione storica di tutto
rilievo: il recupero da parte di Trigeo della Pace e la sua ἵδρυσις ad Atene vengono messe in scena proprio mentre i negoziati con Sparta stanno per raggiungere (o hanno appena raggiun- to) una conclusione positiva, la stipula di un trattato di pace vero e proprio.
Questa osservazione cronologica ha condotto alla nascita di uno dei luoghi comuni critici più fortunati e più pervicaci a proposito della commedia del 421: la sua natura di essenziale celebrazione drammatica di un evento politico, che legherebbe la messa in scena ad un fatto storico preciso, facendo della Pace una – rara per la produzione aristofanea a noi nota – piè-
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 11 Th. V 20.1. Cfr. H
ORNBLOWER 1991-2008 ad loc.: «The last day of Dionysia was 13 Elaphebolion […] But
at 19.1 Th. said that the treaty was to begin on 25 Elaphebolion. Perhaps, as Gomme suggests, some time was allowed for communication».
12 Arg. A 3 Pac., 37-8 p. 3 HOLWERDA. L’unico a non credervi è Z
IELINSKI 1885, 65-70, che tenta, senza risul- tati convincenti, di collocare la commedia nel 422. Sull’informazione seguente (τὸ δὲ δρᾶμα ὑπεκρίνατο Ἀπολλόδωρος † ἡνίκα ἑρμῆν λοιοκρότης), cfr. RUSSO 1962, 227 ss., CASSIO 1985, 22-25, PLATNAUER
1964 ad loc. e OLSON 1998 ad loc.
13 La situazione va completata dalla notizia, contenuta nella seconda hypothesis (Arg. A 2 Pac. p. 1 H
OLWER- DA), della messa in scena di un’altra versione della Pace. La questione, già dibattuta nell’antichità (secondo l’autore della hypothesis, Eratostene non la conosceva), non dovrebbe comunque inficiare la cronologia della prima versione. Cfr. OLSON 1998, l-li: «It thus seems possible that Peace II was a reworking of Peace I […] What matters is that Peace II clearly existed but was later than the play we have».
ce d’occasion. Il giudizio è già nei primi commentatori moderni14
: van Leeuwen indicava «laetum sentimus ipsum Aristophanem, qui de bello triumphare sibi visus est et almae Deae reditum sollemni sacrificio […] in scaena celebravit»15
; così anche Croiset: «On tient enfin la paix tant désirée, on va en jouir, elle n’a plus d’adversaires sérieux; il ne reste au poète qu’à la célébrer»16
. E Mazon: «Ce qu’il voulait, c’était célébrer par avance cette paix si longue à venir, si chèrement payée, et faire disparaître dans un immense mouvement de joie et de dé- livrance tous les sentiments mesquins et dangereux d’amour propre qui retardaient l’appaisement»17
. Il parere sarà condiviso anche da Murray: «There is not enough material in the play, not enough plot or incident or invention, with the result that the phallic element, the Kômos and Gamos, is rather overdone […] at the time of the Peace […] for the most part the poet has laid aside his domestic grievances as well as his anger against the enemy, and, with the majority for once on his side, contents himself with singing a paean of reconciliation»18
. E anche in tempi più recenti la vulgata interpretativa è accettata quasi unanimemente: per Whitman, che pure difende la commedia dai giudizi più taglienti, «if it lacks conflict, that lack may in part arise appropriately from the nature of the occasion, and we should not be too captious if the poet celebrated such a long wished-for event, not with a comic drama, but with a festive masque»19
. Pressoché contemporanea l’osservazione di Platnauer: «it was writ- ten for a very definite occasion»20
. E favorevoli ad un’interpretazione ‘celebrativa’ sono an- che Dover («The progress of events made the play more of a celebration than a protest»21
) e Newiger («the play is less a protest against the war than a celebration of the official conclu- sion of the peace treaty which followed at most ten days after the performance»22
). E, più re- centemente, Hall: «Trygaeus’ achievement, unlike Dionysus’ recovery of Aeschylus in Frogs, or the reconciliation between Athens and Sparta effected by Lysistrata, is uniquely no
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14 L’elenco che segue è sommario e incompleto. Per altri pareri simili, cfr. S
ICKING 19982, 78-79 (= 1967, 117-
118).!
15
VAN LEEUWEN 1906, IV.
16 C