5 «Se un dio lo vuole»: due eroi e due pacificazion
2. Il tempo del Pluto: palingenesi e utopia
2.1 Un’età dell’oro comica
Nel sesto libro dei Deipnosofisti, Ateneo fa tenere al filosofo Democrito di Nicomedia un lungo discorso sulla servitù. Democrito si sofferma anche sul trattamento che del tema face- va la commedia antica, e menziona un elenco di passi il cui comune denominatore è para- dossalmente l’assenza di schiavi (Ath. VI 267e):
οἱ δὲ τῆς ἀρχαίας κωμῳδίας ποιηταὶ περὶ τοῦ ἀρχαίου βίου διαλεγόμενοι ὅτι οὐκ ἦν τότε δούλων χρεία τοιάδε ἐκτίθενται.
Seguono estratti da Cratino (Πλοῦτοι), Cratete (Θηρία), Teleclide (Ἀμφικτύονες), Fere- crate (Μεταλλεῖς e Πέρσαι), Nicofonte (Σειρῆνες), Metagene (Θουριοπέρσαι), e una men- zione di Aristofane (Ταγενισταί). Ateneo sembra suggerire che doveva esistere, nella com- media antica, un filone particolare dedicato all’ἀρχαῖος βίος. Le nostre testimonianze in me- rito sono scarne, e si riducono di fatto alle citazioni riportate da Ateneo; il passo dei Deipno- sofisti in questione merita dunque una grande attenzione40
.
Il primo dei testi citati dal dossografo è una commedia di Cratino, presentata forse tra il 430 e il 42041
, che con il Pluto condivide anche, in parte, il titolo42
. Da quanto ci è dato capi- re43
, il commediografo mette in scena il ritorno ad Atene di alcuni titani chiamati Pluti, tor- nati in città probabilmente per giudicare in un processo Agnone, figlio di Nicia e padre di Teramene, e colpevole di essersi arricchito in breve tempo, di essere cioè un parvenu. I Tita- ni sono figure mitologiche, forse suggerite a Cratino dagli Erga esiodei44
; senz’altro sono te-
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
40 I frammenti riportati da Ath. 267e – 270a sono stati oggetto di più di un’analisi, a partire da B
ALDRY 1953. Ora si vedranno utilmente CECCARELLI 1996, RUFFELL 2000 e FARIOLI 2001, oltre ovviamente alle raccolte di poeti comici (K.-A., STOREY 2011).
41 A questa conclusione gli studiosi giungono ipotizzando in filigrana alla trama un riferimento politico al pro-
cesso a Pericle del 429 (RUFFELL 2000, 478, STOREY 2011, 347).
42 Non è facile – o non è possibile – però dire se e quale rapporto le due commedie intrattenessero. !
43 Utile in questo soprattutto il fr. 171 K.-A., giuntoci purtroppo in stato gravemente lacunoso. Cfr., tra le altre,
la ricostruzione di FARIOLI 2001, 31-42.
stimoni diretti di un’epoca passata, quella di Crono, che essi stessi ricordano nel fr. 176 K.- A. (= Ath. VI 267e):
οἷς δὴ βασιλεὺς Κρόνος ἦν τὸ παλαιόν, ὅτε τοῖς ἄρτοις ἠστραγάλιζον, μᾶζαι δ’ ἐν ταῖσι παλαίστραις Αἰγιναῖαι κατεβέβληντο δρυπεπεῖς βώλοις τε κομῶσαι.
I Pluti presentano «un cadre d’abondance, de naissance spontanée de toute sorte de biens, en particulier alimentaires»45
. Essi divengono insomma rappresentanti di un’età, quella di Crono, felice e piena di abbondanza, un’età dell’oro in piena regola. Ciò si evince anche da un altro frammento, questa volta tramandatoci da Stobeo (Stob. IV 39. 11 = Crat. fr. 172 K.- A.):
αὐτόματα τοῖσι θεὸς ἀνίει τἀγαθά
Anche se non è possibile capire cosa dovessero indicare gli ἀγαθὰ del frammento, il qua- dro utopico si chiarisce, arricchendosi di un particolare fondamentale: l’automatismo. Se in- fatti è davvero possibile rintracciare una linea di sviluppo coerente tra i passi citati da Ate- neo, questa è la costruzione poetica e il vagheggiamento di un mondo passato in cui i beni – specialmente quelli di natura alimentare – si forniscono da soli, automaticamente, senza ne- cessità di alcuno sforzo da parte degli uomini. Questo aspetto non è un’invenzione comica, ma si inserisce nel solco di una tradizione che risale almeno ad Esiodo e alla sua descrizione dell’età dell’oro, che invariabilmente coincide col regno di Crono (Hes. Op. 111-9)46
: οἳ μὲν ἐπὶ Κρόνου ἦσαν, ὅτ’ οὐρανῷ ἐμβασίλευεν· ὥστε θεοὶ δ’ ἔζωον ἀκηδέα θυμὸν ἔχοντες νόσφιν ἄτερ τε πόνων καὶ ὀιζύος, οὐδέ τι δειλὸν γῆρας ἐπῆν, αἰεὶ δὲ πόδας καὶ χεῖρας ὁμοῖοι τέρποντ’ ἐν θαλίῃσι, κακῶν ἔκτοσθεν ἁπάντων· θνῇσκον δ’ ὥσθ’ ὕπνῳ δεδμημένοι· ἐσθλὰ δὲ πάντα τοῖσιν ἔην· καρπὸν δ’ ἔφερε ζείδωρος ἄρουρα !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 45 C ECCARELLI 1996, 114.
46 Un altro esempio extra-comico di collegamento tra il regno di Crono e una prosperità ormai perduta potrebbe
riscontrarsi nell’Inaco di Sofocle (specialmente fr. 278 Radt = 10 Sutton; cfr. GATZ 1967, 114-5); il fatto sa- rebbe molto interessante, considerata la grande fortuna di cui l’Inaco godeva nell’antichità, e specialmente tra i comici (lo stesso Aristofane lo cita in un punto cruciale del Pluto: cfr. infra, p. 207).
αὐτομάτη πολλόν τε καὶ ἄφθονον· οἳ δ’ ἐθελημοὶ ἥσυχοι ἔργ’ ἐνέμοντο σὺν ἐσθλοῖσιν πολέεσσιν.
Ma se il tema della produzione automatica di beni è già attestato nella letteratura e nella tradizione popolare – e continuerà ad essere un tratto comune al pensiero greco47
–, è inne- gabile che esso si presti perfettamente ad un uso in chiave comica, costituendo di fatto il co- ronamento del tema, tutto comico, dell’abbondanza: il mondo del perfetto godimento è un mondo in cui le ricchezze non vanno spartite e nemmeno guadagnate. Non sorprende quindi di trovare menzioni dell’automatismo quasi in tutti i passi citati da Ateneo. Nei Theria di Cratete48
, ad esempio, due modelli di automatismo sono posti a confronto. Prima, ancora una volta, uno di matrice alimentare (Crates Com. fr. 16 K.-A. = Ath. VI 267e):
(A.) ἔπειτα δοῦλον οὐδὲ εἷς κεκτήσετ’ οὐδὲ δούλην, ἀλλ’ αὐτὸς αὑτῷ δῆτ’ ἀνὴρ γέρων διακονήσει; (Β.) οὐ δῆθ’· ὁδοιποροῦντα γὰρ τὰ πάντ’ ἐγὼ ποιήσω. (Α.) τί δῆτα τοῦτ’ αὐτοῖς πλέον; (Β.) πρόσεισιν αὔθ’ἕκαστον τῶν σκευαρίων, ὅταν καλῇ τι· παρατίθου τράπεζα· αὕτη παρασκεύαζε σαυτήν. μάττε θυλακίσκε. ἔγχει κύαθε. ποὖσθ’ ἡ κύλιξ; διάνιζ’ ἰοῦσα σαυτήν. ἀνάβαινε μᾶζα. τὴν χύτραν χρῆν ἐξερᾶν τὰ τεῦτλα. ἰχθύ, βάδιζ’. ἀλλ’ οὐδέπω ’πὶ θάτερ’ ὀπτός εἰμι. οὔκουν μεταστρέψας σεαυτὸν ἁλὶ πάσεις ἀλείφων;
L’impiego costante dell’immaginario agricolo e culinario per configurare lo Schlaraffen- land è quasi certamente un’innovazione comica: «In Attica, the comic utopia is a special
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
47 In almeno due dialoghi (Pol. 271ss., Leg. 713c ss.), ad esempio, Platone ne fa ampio uso. D’altro canto, non
bisogna dimenticare la giusta conclusione di EDELSTEIN 1967, 42: «It seems to be certain that the dream of a Golden Age in the past and the hope for its return in the future, that view of history which is the extreme oppo- site of a philosophy of progress and which is said to have been prevalent in antiquity, was not widely current in the fifth century»; e la grande rilevanza di questo motivo nella commedia antica è un fatto più unico che raro nel contesto ateniese di V secolo.!
48 Probabilmente da datare tra il 430 (Storey) e il 427 (G
EISSLER 19793 [1925]). Per un’analisi della commedia,
oltre ai riferimenti supra, cfr. BONANNO 1972, WILKINS 2000a, specialmente 347s., CECCARELLI 1996, FARIO- LI 1999. È stato discusso il rapporto tra fr. 16 e 17 (infra), anche alla luce della frase di collegamento inserita da Ateneo (ἑξῆς δὲ μετὰ ταῦτα ὁ τὸν ἐναντίον τούτῳ παραλαμβάνων λόγον φησίν): per ipotesi interpretati- ve, cfr. BONANNO 1972, 85-89 e la discussione di FARIOLI 2000, 61-2.
form of the overall representation of agriculture»49
. Ma nei Theria non solo le prelibatezze culinarie si auto-preparano (motivo tipico del folktale)50
; anche il bagno caldo – prerogativa lussuosa dei più abbienti51
– si prepara da sé (fr. 17 K.-A. = Ath. VI 267e):
ἀλλ’ ἀντίθες τοι· ἐγὼ γὰρ αὐτὰ τἄμπαλιν τὰ θερμὰ λουτρὰ πρῶτον ἄξω τοῖς ἐμοῖς ἐπὶ κιόνων, ὥσπερ διὰ τοῦ Παιωνίου, ἀπὸ τῆς θαλάττης, ὥσθ’ ἑκάστῳ ῥεύσεται εἰς τὴν πύελον· ἐρεῖ δὲ θὔδωρ ‘ἀνέχετε’. εἶτ’ ἁλάβαστος εὐθέως ἥξει μύρου αὐτόματος ὁ σπόγγος τε καὶ τὰ σάνδαλα.
Pure in questo caso l’imagery di mobilio e suppellettili semoventi non è nuova52
, ma la riappropriazione di Cratete del motivo favolistico contribuisce alla creazione di un topos comico che insiste sull’iperbolica possibilità– nostalgica perché ambientata in un passato remoto o fantascientifica perché ambientata in un domani futuribile – di un mondo lussuoso e senza fatica, in cui gli uomini possano coronare i loro sogni di abbondanza e ricchezza.
Al genere dell’utopia gastronomica pare conformarsi anche Nicofonte nelle Sirene, forse una rivisitazione parodica dell’episodio delle Sirene nel XII dell’Odissea53
(Nicopho fr. 21 K.-A. = Ath. VI 269e):
νειφέτω μὲν ἀλφίτοις, ψακαζέτω δ’ ἄρτοισιν, ὑέτω δ’ ἔτνει, ζωμὸς διὰ τῶν ὁδῶν κυλινδείτω κρέα, πλακοῦς ἑαυτὸν ἐσθίειν κελευέτω54. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 49 W ILKINS 2000b, 129.! 50 Cfr. e.g. F ARIOLI 2001, 60 n. 77.
51 Cfr. e.g. Hom. Od. VIII 249, dove è elencato tra i comforts del regno dei Feaci. 52 Cfr. F
ARIOLI 2000, 66.
53 Cfr. P
ELLEGRINO 2013, 61ss. Ma, visto lo stato molto misero delle nostre conoscenze, non è possibile espri- mersi con certezza.
54 Come sia da intendere l’uso dell’imperativo (unico caso tra i frammenti citati da Ateneo) è un problema criti-
co che probabilmente non può avere soluzione. Per alcuni potrebbe trattarsi di un rifiuto da parte di Odisseo, che preferirebbe la sua Itaca a qualunque Paese della Cuccagna (‘nevichi pure pane’); altri, invece, preferiscono ipotizzare un’attribuzione alle Sirene, che pronuncerebbero i versi per ammaliare Odisseo. Per una esposizione più precisa dello status quaestionis cfr. PELLEGRINO 2013 ad loc.!
Una descrizione ancora più ricca (e, per Ruffell, più matura)55
di questo mondo si trova nel terzo frammento citato da Ateneo, dagli Anfizioni di Teleclide56
(Telecl. fr. 1 K.-A. = Ath. VI 268a-d): λέξω τοίνυν βίον ἐξ ἀρχῆς ὃν ἐγὼ θνητοῖσι παρεῖχον· εἰρήνη μὲν πρῶτον ἁπάντων ἦν ὥσπερ ὕδωρ κατὰ χειρός. ἡ γῆ δ’ ἔφερ’ οὐ δέος οὐδὲ νόσους, ἀλλ’ αὐτόματ’ ἦν τὰ δέοντα· οἴνῳ γὰρ ἅπασ’ ἔρρει χαράδρα, μᾶζαι δ’ ἄρτοις ἐμάχοντο περὶ τοῖς στόμασιν τῶν ἀνθρώπων ἱκετεύουσαι καταπίνειν, εἴ τι φιλοῖεν τὰς λευκοτάτας. οἱ δ’ ἰχθύες οἴκαδ’ ἰόντες ἐξοπτῶντες σφᾶς αὐτοὺς ἂν παρέκειντ’ ἐπὶ ταῖσι τραπέζαις. ζωμοῦ δ’ ἔρρει παρὰ τὰς κλίνας ποταμὸς κρέα θερμὰ κυλίνδων· ὑποτριμματίων δ’ ὀχετοὶ τούτων τοῖς βουλομένοισι παρῆσαν, ὥστ’ ἀφθονία τὴν ἔνθεσιν ἦν ἄρδονθ’ ἁπαλὴν καταπίνειν. λεκανίσκαισιν δ’ ἂν ψαιστὰ παρῆν ἡδυσματίοις κατάπαστα, ὀπταὶ δὲ κίχλαι μετ’ ἀμητίσκων εἰς τὸν φάρυγ’ εἰσεπέτοντο· τῶν δὲ πλακούντων ὠστιζομένων περὶ τὴν γνάθον ἦν ἀλαλητός. μήτρας δὲ τόμοις καὶ χναυματίοις οἱ παῖδες ἂν ἠστραγάλιζον. οἱ δ’ ἄνθρωποι πίονες ἦσαν τότε καὶ μέγα χρῆμα γιγάντων.
L’utopia proposta da Teleclide sfrutta (forse addirittura in senso intertestuale)57
alcuni de- gli spunti già osservati negli altri frammenti: il modello di un’utopia «civilizzata» (Ceccarel- li), in cui dalla natura spuntano cibi già cotti, l’ambientazione in un periodo molto lontano dal presente – ἐξ ἀρχῆς: forse di nuovo da individuare nell’età di Crono, specie se si ipotizza che il parlante sia il dio stesso58 –, l’automatismo e la stessa tipologia di alcuni dei lussi de-
scritti (ad esempio, i pesci che si cucinano da soli, il gioco degli astragali con pezzi di cibo). Anche Teleclide, quindi, si inscrive nel solco di quello che si può ormai dire un vero e pro- prio locus communis della commedia di V secolo, che prevede alcune costanti piuttosto semplici: per essere tale, l’utopia deve essere cronologicamente dislocata rispetto al tempo !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
55 R
UFFELL 2000, 484: «With this grotesque extravaganza, we reach the mature version of the automatist uto-
pia».!
56 Per un inquadramento generale di Teleclide e per un commento dettagliato agli Anfizioni, cfr. il commento di
BAGORDO 2013, con bibliografia.
57 È la proposta di R
UFFELL 2000.
58 In merito, cfr. le discussioni di F
ARIOLI 2001, 82-6 e BAGORDO 2013, 51-2. Se non ci sono ragioni interne o esterne al testo tali da far propendere per un’identificazione certa, è senz’altro condivisibile la tesi secondo cui la persona loquens debba essere un dio: difficilmente un umano avrebbe utilizzato il termine θνητοί.
drammatico e a quello storico, deve essere connotata da una totale assenza di ponos da parte degli uomini e anzi deve fondarsi sulla produzione automatica di ogni tipo di lusso, deve giocare con iperboli e adynata. Commentando la «iperbolicità positiva» delle scene di ban- chetto in Rabelais, Bachtin osserva che «il mangiare, nel mondo antico, era legato stretta- mente al lavoro. Concludeva il lavoro e la lotta, era il loro coronamento e la loro vittoria. Il lavoro sfociava trionfalmente nel mangiare. L’incontro dell’uomo con il mondo nel lavoro, la sua lotta con esso, si placavano nel cibo»; l’abbondanza sfrenata di cibo sarebbe quindi l’«ultima tappa vittoriosa del lavoro»59
. Ciò non è vero per l’utopia comica di V secolo: il trionfo dell’uomo consiste proprio nella totale assenza di lavoro per produrre il necessario, nell’annullamento di ogni fatica reso possibile dall’automatismo. L’abbondanza non è una tappa del processo lavorativo, ma la sua stessa negazione.
Aspetti molto affini a questi possono essere rinvenuti anche nelle altre citazioni fatte da Ateneo; con la differenza che in questi casi la dislocazione rispetto all’hic et nunc drammati- co e storico non è cronologica ma geografica. Così, nei Minatori di Ferecrate, ambientati probabilmente agli Inferi, l’automatos bios, per il resto perfettamente in linea con le altre de- scrizioni comiche, è localizzato nel Tartaro60
(Pherecr. fr. 113 K.-A. = Ath. VI 268d-9c):
πλούτῳ δ’ ἐκεῖν’ ἦν πάντα συμπεφυρμένα, ἐν πᾶσιν ἀγαθοῖς πάντα τρόπον εἰργασμένα· ποταμοὶ μὲν ἀθάρης καὶ μέλανος ζωμοῦ πλέῳ διὰ τῶν στενωπῶν πομφολυγοῦντες ἔρρεον αὐταῖσι μυστίλαισι, καὶ ναστῶν τρύφη, ὥστ’ εὐμαρῆ γε καὐτομάτην τὴν ἔνθεσιν χωρεῖν λιπαρὰν κατὰ τοῦ λάρυγγος τοῖς νεκροῖς. φύσκαι δὲ καὶ ζέοντες ἀλλάντων τόμοι παρὰ τοῖς ποταμοῖς σίζοντ’ ἐκέχυτ’ ἀντ’ ὀστράκων. καὶ μὴν παρῆν τεμάχη μὲν ἐξωπτημένα καταχυσματίοισι παντοδαποῖσιν εὐπρεπῆ, τεύτλοισί τ’ ἐγχέλεια συγκεκαλυμμένα. σχελίδες δ’ ὁλόκνημοι πλησίον τακερώταται ἐπὶ πινακίσκοις, καὶ δίεφθ’ ἀκροκώλια ἥδιστον ἀπατμίζοντα, καὶ χόλικες βοός, καὶ πλευρὰ δελφάκει’ ἐπεξανθισμένα !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 59 B
ACHTIN 1979, 307. I corsivi non sono miei.!
60 Osservazioni molto acute sull’insolita e quasi paradossale scelta di ambientare la gozzoviglia nell’Ade – e
χναυρότατα παρέκειτ’ ἐπ’ ἀμύλοις καθήμενα. παρῆν δὲ χόνδρος γάλατι κατανενιμμένος ἐν καταχύτλοις λεκάναισι καὶ πυοῦ τόμοι. (Β.) οἴμ’ ὡς ἀπολεῖς μ’ ἐνταῦθα διατρίβουσ’ ἔτι, παρὸν κολυμβᾶν ὡς ἔχετ’ εἰς τὸν Τάρταρον. (Α.) τί δῆτα λέξεις, τἀπίλοιπ’ ἤνπερ πύθῃ; ὀπταὶ κίχλαι γὰρ εἰς ἀνάβραστ’ ἠρτυμέναι περὶ τὸ στόμ’ ἐπέτοντ’ ἀντιβολοῦσαι καταπιεῖν, ὑπὸ μυρρίναισι κἀνεμώναις κεχυμέναι. τὰ δὲ μῆλ’ ἐκρέματο τὰ καλὰ τῶν καλῶν ἰδεῖν ὑπὲρ κεφαλῆς, ἐξ οὐδενὸς πεφυκότα. κόραι δ’ ἐν ἀμπεχόναις τριχάπτοις ἀρτίως ἡβυλλιῶσαι τὰ ῥόδα καὶ κεκαρμέναι πλήρεις κύλικας οἴνου μέλανος ἀνθοσμίου ἤντλουν διὰ χώνης τοῖσι βουλομένοις πιεῖν. καὶ τῶνδ’ ἑκάστοτ’ εἰ φάγοι τις ἢ πίοι, διπλάσι’ ἐγίγνετ’ εὐθὺς ἐξ ἀρχῆς πάλιν.
Non più il Tartaro, ma il regno della lussuria per eccellenza, la lontana Persia, è invece il setting dell’utopia dei Persiani61
(Pherecr. fr. 137 = Ath. VI 269c): τίς δ’ ἔσθ’ ἡμῖν τῶν σῶν ἀροτῶν ἢ ζυγοποιῶν ἔτι χρεία, ἢ δρεπανουργῶν ἢ χαλκοτύπων ἢ σπέρματος ἢ χαρακισμοῦ; αὐτόματοι γὰρ διὰ τῶν τριόδων ποταμοὶ λιπαροῖς ἐπιπάστοις ζωμοῦ μέλανος καὶ Ἀχιλλείοις μάζαις κοχυδοῦντες ἐπιβλὺξ ἀπὸ τῶν πηγῶν τῶν τοῦ Πλούτου ῥεύσονται, σφῶν ἀρύτεσθαι. ὁ Ζεὺς δ’ ὕων οἴνῳ καπνίᾳ κατὰ τοῦ κεράμου βαλανεύσει, ἀπὸ τῶν δὲ τεγῶν ὀχετοὶ βοτρύων μετὰ ναστίσκων πολυτύρων ὀχετεύσονται θερμῷ σὺν ἔτνει καὶ λειριοπολφανεμώναις. τὰ δὲ δὴ δένδρη τἀν τοῖς ὄρεσιν χορδαῖς ὀπταῖς ἐριφείοις φυλλοροήσει, καὶ τευθιδίοις ἁπαλοῖσι κίχλαις τ’ ἀναβράστοις.
Oltre all’ambientazione, in questo passo è di grande interesse anche la menzione dell’inutilità del lavoro, che ovviamente è sempre sottinteso in tutti i frammenti a tema uto- !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
61 Ha dato molti problemi ai critici l’attribuzione della commedia: se a VI 269c Ateneo non mostra alcun dub-
bio sull’autore della pièce, altrove utilizza formule più dubitative (cfr. e.g. III 78d: Φερεκράτης ἢ ὁ πεποιηκὼς τὸ δρᾶμα τοὺς Πέρσας); oggi però gli studiosi sembrano convergere sulla autorialità ferecratea del testo: discussione e bibliografia in K.-A. ad loc.
pico ma raramente è affermato in modo così esplicito. È forse ancora più interessante per i nostri fini il fatto che il tema dell’assenza di lavoro sia messo esplicitamente in relazione all’azione di Pluto, indicato qui come una sorta di sorgente di tutte le ricchezze, e che com- pare qui per la prima volta in collegamento con il motivo dell’automatos bios.
Ancora più circostanziato da un punto di vista geografico è lo Schlaraffenland dei Turio- persiani di Metagene62: come chiarisce anche il titolo, il frammento è ambientato nella nuova
colonia panellenica di Turi, diventata così celebre per la sua tryphé da sfiorare persino la leggenda63
(Metag. fr. 6 K.-A. = Ath. VI 269f):
ὁ μὲν ποταμὸς ὁ Κρᾶθις ἡμῖν καταφέρει μάζας μεγίστας αὐτόματος μεμαγμένας, ὁ δ’ ἕτερος ὠθεῖ κῦμα ναστῶν καὶ κρεῶν ἑφθῶν τε βατίδων εἰλυομένων αὐτόσε. τὰ δὲ μικρὰ ταυτὶ ποτάμι’ ἐνμεντευθενὶ ῥεῖ τευθίσιν ὀπταῖς καὶ φάγροις καὶ καράβοις, ἐντευθενὶ δ’ ἀλλᾶσι καὶ περικόμμασιν, τῃδὶ δ’ ἀφύαισι, τῇδε δ’ αὖ ταγηνίαις. τεμάχη δ’ ἄνωθεν αὐτόματα πεπνιγμένα εἰς τὸ στόμ’ ᾄττει, τὰ δὲ παρ’ αὐτὼ τὼ πόδε, ἄμυλοι δὲ περινέουσιν ἡμῖν ἐν κύκλῳ.
Da questo quadro (limitato alle testimonianze che possediamo grazie ad Ateneo, ma che forse era ben più esteso) emergono alcuni elementi su cui è utile riflettere. Anzitutto, esiste- va un filone comico, anche piuttosto prolifico, che affrontava, in una forma o nell’altra, il tema utopico dell’abbondanza. Dai frammenti in nostro possesso non è dato comprendere quale estensione dovesse avere questo nucleo all’interno delle singole opere: se in alcuni casi (i Minatori, ad esempio) non è imprudente ipotizzare che l’utopia dell’automatos bios «co- stituisse uno dei principali nuclei tematici della commedia»64
, in altre circostanze è davvero impossibile giudicare. E tuttavia, la presenza così insistita di questo motivo lascia immagina- re che l’argomento giocasse un ruolo più centrale di quanto si sappia oggi, e fosse molto caro ai poeti comici, che, come si è visto, lo ricevono dalla tradizione – non solo letteraria –, ma !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
62 Questo, come le Sirene di Nicofonte, è un ἀδίδακτον δρᾶμα: è impossibile dunque raggiungere conclusioni
sulla sua datazione.
63 Cfr. e.g. Diod. XII 11.3; per un contesto circostanziato cfr. F
ARIOLI 2001, 133-4.
64 F
lo manipolano conferendogli un «caractère volontairement paradoxal et excessif»65
. Nel far- lo, creano a loro volta un nuovo filone e una nuova tradizione poetica: per richiamare il con- testo iperbolico dello Schlaraffenland, i commediografi si conformano ad un modello molto chiaramente codificato, forse anche attraverso procedimenti di «comic intertextuality» e «comic rivalry»66
. Come riassume Marcella Farioli, «le caratteristiche ricorrenti dei paesi di Cuccagna dell’archaia sono sostanzialmente l’automatos bios, di solito focalizzato sull’aspetto gastronomico, la straordinaria abbondanza di vivande, l’assenza di ponos, l’uguaglianza sociale, talvolta il vegetarianesimo e l’assenza di schiavitù»67
. Tutto è presie- duto dall’evocazione del termine-chiave αὐτόματος, che, fungendo da vera e propria spia lessicale, coordina tutte le altre caratteristiche.
A queste, però, ne va aggiunta un’altra, fondamentale: nel descrivere questi mondi fortu- nati, i poeti mettono sempre una chiara distanza temporale e/o geografica rispetto al tempo drammaturgico e storico. Lo Schlaraffenland prospettato nei frammenti in nostro possesso è sempre inattingibile per il pubblico, o perché appartenente ad un’epoca ormai conclusa o perché situato in un luogo irraggiungibile. Questa sensazione è confermata da un’ultima os- servazione di carattere strutturale: i testi elencati da Ateneo sembrano mostrare una prove- nienza metrica piuttosto omogenea. Il fr. 176 dei Pluti di Cratino è in tetrametri trocaici; il fr. 16 dei Theria di Cratete in tetrametri giambici; il fr. 1 degli Anfizioni di Teleclide è in tetra- metri anapestici; il fr. 137 dei Persiani di Ferecrate è in tetrametri anapestici. Soltanto i frr. 21 delle Sirene, 113 dei Minatori e 6 dei Turiopersiani sono in trimetri giambici. Per gli altri frammenti è molto facile ipotizzare una provenienza agonale68
. In qual caso, è possibile avanzare qualche ipotesi anche sul ruolo che questi passi potevano svolgere nell’economia generale delle opere da cui sono estratti. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di descrizioni limitate a porzioni di testo piuttosto brevi fatte da un personaggio durante un dibattito con un altro personaggio, o per prospettare scenari possibili (come nei Theria, forse anche nelle Si- rene), per ricordare – talvolta con finalità apertamente polemiche – uno stato di felicità pas- sata, o per istituire un confronto fra la condizione fortunata di una regione lontana e quella ateniese. In tutte queste circostanze, ad ogni modo, non capita mai di imbattersi in una situa- !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 65 C ECCARELLI 1996, 133. 66 R UFFELL 2000, 495. 67 F ARIOLI 2001, 197.
68 O da agoni propriamente detti o da Darlegungsagonen. Così anche C
ECCARELLI 1996, 138: «… descriptions
paradoxales, qui figurent plutôt dans l’agon épirrhématique et qui servent à donner du ressort à l’action». Cfr. anche GELZER 1960, 185-6. Per Telecl. fr. 1 K.-A. cfr. BAGORDO 2013, 54.
zione scenica effettiva: lo Schlaraffenland è sempre evocato, ma mai messo davvero in scena come setting di una commedia.
E Aristofane? Come si è visto, nell’elenco di Ateneo il nostro compare ma senza che un suo passo venga citato, con la scusa che πάντες γὰρ τῆς καταχήνης αὐτοῦ πλήρεις ἐστέ. Ma se Ateneo lo annoverava nella lista, bisogna immaginare anche per l’utopia dei Friggitori una conformazione simile a quelle viste sopra. Scorrendo i frammenti in nostro possesso69,
pare di poter concludere che la commedia dovesse essere ambientata, almeno in parte, nell’Ade, e che, come nei Minatori, fosse l’Aldilà ad assumere le qualità del Paese della Cuccagna, forse in sfregio ad alcune teorie sofistiche di felicità dopo la morte70
(Ar. fr. 504 K.-A., 1-3 = Stob. IV 53, 18):
καὶ μὴν πόθεν Πλούτων γ’ ἂν ὠνομάζετο, εἰ μὴ τὰ βέλτιστ’ ἔλαχεν; ἓν δέ σοι φράσω, ὅσῳ τὰ κάτω κρείττω ’στὶν ὧν ὁ Ζεὺς ἔχει.
Plutone viene messo, secondo una paretimologia che capita di trovare anche nel periodo classico71
, in relazione a Pluto, e di lui si dice che possiede τὰ βέλτιστα: probabilmente un riferimento allo stato di ricchezza dello Schlaraffenland infernale. Peraltro, il contesto con- viviale della commedia sembra suggerire la presenza di un’utopia culinaria, come molte già viste (Ar. fr. 520 K.-A. = Athen. III 96c):
ἅλις ἀφύης μοι· παρατέταμαι γὰρ τὰ λιπαρὰ κάπτων. ἀλλὰ †φέρετατ’ ἀπόβασιν † ἡπάτιον ἢ καπριδίου νέου κόλλοπά τιν’· εἰ δὲ μή, πλευρὸν ἢ γλῶτταν ἢ σπλῆνά γ’ ἢ νῆστιν, ἢ δέλφακος ὀπωρινῆς ἠτριαίαν φέρετε δεῦρο μετὰ κολλάβων χλιαρῶν. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 69 Ar. frr. 504-542 K.-A.
70 L’ipotesi era già formulata da M
EINEKE FCG II 2, 547, che vi vedeva un riferimento più preciso a Prodico;
per una discussione della questione, cfr. FARIOLI 2001, 122-5.
71 A
USTIN –OLSON ad Ar. Th. 299: «The two figures appear to be confused occasionally event in the classical period ([A.] PV 806; S. fr. 273 with Pearson ad loc.; cf. the etymologies at fr. 504. 1-2 and Pl. Cra. 403a». Cfr. anche CLINTON LIMC s.v. ‘Ploutos’, RICHARDSON 1974 ad h. Cer. 489.
Più di questo, però, non è possibile dire sui Friggitori. Tuttavia, è legittimo porsi un’altra questione: nelle commedie che ci sono arrivate integre è possibile rinvenire alcuni aspetti dell’utopia della Cuccagna? La risposta è parzialmente positiva. Se si cerca il ritorno di un modulo simile a quello che si è delineato dall’analisi svolta sopra, non è possibile trovare nulla di perfettamente sovrapponibile. E però è difficile negare ad alcune commedie aristo- fanee degli elementi utopistici che possono essere considerati comuni al topos della Cucca- gna: «A related utopia is achieved in a number of the surviving plays of Aristophanes and made available to the population of Athens, or at least that part of it approved by the prota- gonist. In Acharnians, Peace, and Wealth, peace, blessings, and food in abundance are pro- vided by Amphitheos, Peace, and Wealth respectively»72. In effetti, i finali di queste tre
commedie non solo descrivono, ma mettono in scena il raggiungimento di uno stato di felici- tà ideale, che si concretizza in una abbondanza quasi sovrannaturale: come noto, la vittoria dell’eroe comico sulle avversità iniziali è spesso segnalata da una condizione di inedita pro- sperità. Ma le tre commedie citate da Wilkins hanno in effetti in comune un importante fea- ture: il raggiungimento dell’abbondanza è di fatto il ripristino di una situazione esistente in precedenza ma poi perduta; lo sforzo dell’eroe comico non sta nell’inventarsi una nuova realtà, ma nel ricrearne una scomparsa. Questo schema – che si presta molto bene alla pole- mica anti-bellica che innerva molte delle opere aristofanee – è già abbozzato negli Acarnesi, che si aprono con una laudatio temporis acti di Diceopoli. Ciò che è interessante per noi è che questa tirata presenta alcune sfumature comuni alle utopie elencate da Ateneo (Ar. Ach. 28-36): ἐγὼ δ’ ἀεὶ πρώτιστος εἰς ἐκκλησίαν νοστῶν κάθημαι· κᾆτ’, ἐπειδὰν ὦ μόνος, στένω, κέχηνα, σκορδινῶμαι, πέρδομαι, ἀπορῶ, γράφω, παρατίλλομαι, λογίζομαι, ἀποβλέπων εἰς τὸν ἀγρὸν εἰρήνης ἐρῶν, στυγῶν μὲν ἄστυ τὸν δ’ ἐμὸν δῆμον ποθῶν, ὃς οὐδεπώποτ’ εἶπεν “ἄνθρακας πρίω”, οὐκ “ὄξος”, οὐκ “ἔλαιον”, οὐδ’ ᾔδει “πρίω”, ἀλλ’ αὐτὸς ἔφερε πάντα χὠ πρίων ἀπῆν.
La descrizione tratteggiata da Diceopoli è chiaramente irrealistica, e delinea un passato arcadico in cui non si conosceva nemmeno il verbo ‘comprare’: e questo perché l’ἀγρὸς
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 72 W
produceva da sé (36 αὐτός) tutto il necessario. Seppure in un riferimento molto breve, questo è un chiaro rimando all’utopia automatista così amata dalla commedia di quei decenni73
. Ma a differenza dei frammenti analizzati sopra, in cui è riportata soltanto la rivisitazione nostal- gica di un’era ormai trascorsa, negli Acarnesi abbiamo per la prima volta la possibilità di ve- dere lo sviluppo di questo vagheggiamento passatista: attraverso la classica intuizione comi- ca, Diceopoli riesce a rovesciare la situazione e a far rivivere la situazione passata, apparen- temente perduta per sempre. Grazie alla mediazione di Anfiteo, ottiene come noto una boc- cetta contenente le Spondaì, un trattato di pace separato. Attraverso quali mezzi poetici Ari- stofane sottolinea il successo del suo protagonista? Come di consueto74
, mobilita l’immagine pastorale di un’improvvisa armonia tra uomo e terra che dà i suoi risultati più diretti nella profusione fuori scala di beni agricoli: «… what peace means to him [scil. Diceopoli] is re- newed access to the sensual pleasures from which he has been excluded for so long»75
. Ma Aristofane si spinge oltre: questa nuova abbondanza in realtà consiste nella rinascita dello stato che l’eroe vagheggiava in apertura. Per chiarirlo, fa pronunciare al Coro questi versi (Ar. Ach. 971-9): εἶδες, ὦ πᾶσα πόλι, τὸν φρόνιμον ἄνδρα, τὸν ὑπέρσοφον, οἷ’ ἔχει σπεισάμενος ἐμπορικὰ χρήματα διεμπολᾶν; ὧν τὰ μὲν ἐν οἰκίᾳ χρήσιμα, τὰ δ’ αὖ πρέπει χλιαρὰ κατεσθίειν. αὐτόματα πάντ’ ἀγαθὰ τῷδέ γε πορίζεται. οὐδέποτ’ ἐγὼ Πόλεμον οἴκαδ’ ὑποδέξομαι, οὐδὲ παρ’ ἐμοί ποτε τὸν Ἁρμόδιον ᾄσεται ξυγκατακλινείς, ὅτι παροινικὸς ἀνὴρ ἔφυ
Il ritorno di αὐτόματα, il termine-chiave che, come si è visto, connota e unisce tutto il fi- lone dello Schlaraffenland comico, segnala che l’impresa di Diceopoli è pienamente riuscita: il passato è stato richiamato in vita, e l’età dell’oro è stata ripristinata.
Nel complesso, si tratta di due tutto sommato scarni passaggi; ma è difficile negare ad Aristofane l’intenzione poetica di mettersi in continuità con la tradizione automatista comica e di suggerire un parallelismo tra la situazione di partenza e quella conclusiva, proprio alla luce di un ideale, pure appena accennato, di età dell’oro. Questo sistema drammaturgico ba- !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
73 Bene O
LSON 2001, ad loc. e lii-liii.!
74 Sempre utile il capitolo dello studio di M
OULTON 1981 dedicato all’impiego della «festive imagery» nella