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E allora: il potere fiscale

5. Il potere impositivo in Costituzione

5.2. E allora: il potere fiscale

“Per quanto riguarda il finanziamento tributario la l. 42/2009 si compone di una parte generale e di una parte speciale. Nella prima – soprattutto art. 2 – vengono esposti criteri di scelta e di assemblaggio dei tributi locali, nonché regole di coerenza con gli altri comparti del finanziamento. Per lo più sono norme tratte dalla teoria economica del federalismo fiscale e dalla tecnica tributaria. Talora esse corrispondono a pratiche più o meno consolidate nella riflessione e nell‟esperienza internazionale. Nella parte speciale – per gli enti locali, artt. 11 e 12 – si dettaglia per ciascuno dei tre livelli ordinari di governo sub statale - Regioni, Province e Comuni -… individuando talora precise soluzioni e strumenti tributari agevolmente classificabili”58.

con la legge 196/2009 – di contabilità e finanza pubblica – “il legislatore è tornato, peraltro anche in maniera contraddittoria, a normare su aspetti fondamentali della materia appena disciplinata dalla legge n. 42 del 2009, a partire dall‟intervento sui principi e criteri direttivi delle deleghe, con conseguenti rischi di sfasature temporali nel processo di attuazione delle riforme, nonché di potenziale lesione della potestà legislativa concorrente regionale in materia di coordinamento della finanza pubblica”. Quindi doppia contraddizione, formale e sostanziale: è lo stesso legislatore che a distanza di appena sei mesi torna sulla legge e lo fa con contenuti non completamente congruenti con i solenni principi enunciati nell‟art. 1 in commento.

58 Così F. Osculati, L’autonomia tributaria (commento agli artt. 11 e 12) in Il federalismo fiscale, cit. Secondo l‟Autore la legge 42 non “spalanca le porte” all‟autonomia tributaria, mantenendo in

150 Dunque l‟art. 2 che “costituisce il cuore della legge”59, contiene i principi fondamentali ed insieme all‟art. 7 definisce il quadro dei poteri fiscali. Lasciando la parola al legislatore, si riportano i principi enunciati dai predetti articoli, relativi, per l‟appunto, alla configurazione e all‟esercizio del potere impositivo.

Art.2 Oggetto e finalità, comma 2 – stralcio -:

a) autonomia di entrata e di spesa e maggiore responsabilizzazione amministrativa, finanziaria e contabile di tutti i livelli di governo;

e) attribuzione di risorse autonome ai Comuni, alle Province, alle Città Metropolitane e alle Regioni, in relazione alle rispettive competenze, secondo il principio di territorialità e nel rispetto del principio di solidarietà e dei princìpi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza di cui all'articolo 118 della Costituzione; le risorse derivanti dai tributi e dalle entrate propri di Regioni ed enti locali, dalle compartecipazioni al gettito di tributi erariali e dal fondo perequativo consentono di finanziare integralmente il normale esercizio delle funzioni pubbliche attribuite;

l) salvaguardia dell'obiettivo di non alterare il criterio della progressività del sistema tributario e rispetto del principio della capacità contributiva ai fini del concorso alle spese pubbliche;

n) rispetto della ripartizione delle competenze legislative fra Stato e Regioni in tema di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario;

o) esclusione di ogni doppia imposizione sul medesimo presupposto, salvo le addizionali previste dalla legge statale o regionale;

sostanza uno status quo e rimettendo ai decreti delegati il compito di provvedere in concreto a definirne il reale assetto. “Se questi giocheranno soprattutto la carta delle compartecipazioni la portata innovativa del nuovo sistema di finanza territoriale sarà modesto; se essi troveranno il modo di decentrare veri poteri di leva tributaria il federalismo avrà maggiori spazi per segnare una svolta nella gestione della cosa pubblica”. In realtà è la prima la strada intrapresa dal legislatore delegato, complice anche la perdurante crisi economica.

59 Così F. Bassanini e G. Macciotta, Oggetto e finalità della legge (commento all’art. 2), in Il

151 p) tendenziale correlazione tra prelievo fiscale e beneficio connesso alle funzioni esercitate sul territorio in modo da favorire la corrispondenza tra responsabilità finanziaria e amministrativa; continenza e responsabilità nell'imposizione di tributi propri;

q) previsione che la legge regionale possa, con riguardo ai presupposti non assoggettati ad imposizione da parte dello Stato:

1) istituire tributi regionali e locali;

2) determinare le variazioni delle aliquote o le agevolazioni che comuni, province e città metropolitane possono applicare nell'esercizio della propria autonomia con riferimento ai tributi locali di cui al numero 1);

r) previsione che la legge regionale possa, nel rispetto della normativa comunitaria e nei limiti stabiliti dalla legge statale, valutare la modulazione delle accise sulla benzina, sul gasolio e sul gas di petrolio liquefatto, utilizzati dai cittadini residenti e dalle imprese con sede legale e operativa nelle Regioni interessate dalle concessioni di coltivazione di cui all'articolo 19 del decreto legislativo 25 novembre 1996, n. 625, e successive modificazioni;

s) facoltà delle Regioni di istituire a favore degli enti locali compartecipazioni al gettito dei tributi e delle compartecipazioni regionali;

t) esclusione di interventi sulle basi imponibili e sulle aliquote dei tributi che non siano del proprio livello di governo; ove i predetti interventi siano effettuati dallo Stato sulle basi imponibili e sulle aliquote riguardanti i tributi degli enti locali e quelli di cui all'articolo 7, comma 1, lettera b), numeri 1) e 2), essi sono possibili, a parità di funzioni amministrative conferite, solo se prevedono la contestuale adozione di misure per la completa compensazione tramite modifica di aliquota o attribuzione di altri tributi e previa quantificazione finanziaria delle predette misure nella Conferenza di cui all'articolo 5; se i predetti interventi sono accompagnati da una riduzione di funzioni amministrative dei livelli di governo i cui tributi sono oggetto degli interventi medesimi, la compensazione è effettuata in misura corrispondente alla riduzione delle funzioni;

152 bb) garanzia del mantenimento di un adeguato livello di flessibilità fiscale nella costituzione di insiemi di tributi e compartecipazioni, da attribuire alle Regioni e agli enti locali, la cui composizione sia rappresentata in misura rilevante da tributi manovrabili, con determinazione, per ciascun livello di governo, di un adeguato grado di autonomia di entrata, derivante da tali tributi;

cc) previsione di una adeguata flessibilità fiscale articolata su più tributi con una base imponibile stabile e distribuita in modo tendenzialmente uniforme sul territorio nazionale, tale da consentire a tutte le Regioni ed enti locali, comprese quelle a più basso potenziale fiscale, di finanziare, attivando le proprie potenzialità, il livello di spesa non riconducibile ai livelli essenziali delle prestazioni e alle funzioni fondamentali degli enti locali;

ee) riduzione della imposizione fiscale statale in misura corrispondente alla più ampia autonomia di entrata di Regioni ed enti locali calcolata ad aliquota standard e corrispondente riduzione delle risorse statali umane e strumentali; eliminazione dal bilancio dello Stato delle previsioni di spesa relative al finanziamento delle funzioni attribuite a Regioni, Province, Comuni e Città Metropolitane, con esclusione dei fondi perequativi e delle risorse per gli interventi di cui all'articolo 119, quinto comma, della Costituzione;

hh) territorialità dei tributi regionali e locali e riferibilità al territorio delle compartecipazioni al gettito dei tributi erariali, in conformità a quanto previsto dall'articolo 119 della Costituzione;

ii) tendenziale corrispondenza tra autonomia impositiva e autonomia di gestione delle proprie risorse umane e strumentali da parte del settore pubblico; previsione di strumenti che consentano autonomia ai diversi livelli di governo nella gestione della contrattazione collettiva;

ll) certezza delle risorse e stabilità tendenziale del quadro di finanziamento, in misura corrispondente alle funzioni attribuite;

153 mm) individuazione, in conformità con il diritto comunitario, di forme di fiscalità di sviluppo, con particolare riguardo alla creazione di nuove attività di impresa nelle aree sottoutilizzate.

Art. 7. Princìpi e criteri direttivi relativi ai tributi delle Regioni e alle compartecipazioni al gettito dei tributi erariali

1. I decreti legislativi di cui all'articolo 2 disciplinano i tributi delle Regioni, in base ai seguenti princìpi e criteri direttivi:

a) le Regioni dispongono di tributi e di compartecipazioni al gettito dei tributi erariali, in via prioritaria a quello dell'imposta sul valore aggiunto (IVA), in grado di finanziare le spese derivanti dall'esercizio delle funzioni nelle materie che la Costituzione attribuisce alla loro competenza esclusiva e concorrente nonché le spese relative a materie di competenza esclusiva statale, in relazione alle quali le Regioni esercitano competenze amministrative;

b) per tributi delle Regioni si intendono:

1) i tributi propri derivati, istituiti e regolati da leggi statali, il cui gettito è attribuito alle Regioni;

2) le addizionali sulle basi imponibili dei tributi erariali;

3) i tributi propri istituiti dalle Regioni con proprie leggi in relazione ai presupposti non già assoggettati ad imposizione erariale;

c) per i tributi di cui alla lettera b),numero 1), le Regioni, con propria legge, possono modificare le aliquote e disporre esenzioni, detrazioni e deduzioni nei limiti e secondo criteri fissati dalla legislazione statale e nel rispetto della normativa comunitaria; per i tributi di cui alla lettera b), numero 2), le Regioni, con propria legge, possono introdurre variazioni percentuali delle aliquote delle addizionali e possono disporre detrazioni entro i limiti fissati dalla legislazione statale;

d) le modalità di attribuzione alle Regioni del gettito dei tributi regionali istituiti con legge dello Stato e delle compartecipazioni ai tributi erariali sono

154 definite in conformità al principio di territorialità di cui all'articolo 119 della Costituzione. A tal fine, le suddette modalità devono tenere conto:

1) del luogo di consumo, per i tributi aventi quale presupposto i consumi; per i servizi, il luogo di consumo può essere identificato nel domicilio del soggetto fruitore finale;

2) della localizzazione dei cespiti, per i tributi basati sul patrimonio; 3) del luogo di prestazione del lavoro, per i tributi basati sulla produzione; 4) della residenza del percettore, per i tributi riferiti ai redditi delle persone fisiche;

e) il gettito dei tributi regionali derivati e le compartecipazioni al gettito dei tributi erariali sono senza vincolo di destinazione.

Ne deriva che, salvaguardando l'obiettivo di non alterare il criterio della progressività del sistema tributario e rispettando il principio della capacità contributiva ai fini del concorso alle spese pubbliche, di cui all‟art. 53 Cost., e nel rispetto della ripartizione delle competenze legislative fra Stato e Regioni in tema di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, di cui agli artt. 117 e 119 Cost. è innanzitutto esclusa ogni doppia imposizione sul medesimo presupposto, salvo le addizionali previste dalla legge statale o regionale (principio della riserva di presupposto).

Le forme di finanziamento previste consistono in tributi propri, in addizionali, in compartecipazione ai tributi erariali e nella perequazione. Nell‟evidenziare che le addizionali non sono previste dalla Costituzione ma sono state introdotte – già ante 2009 - dal legislatore ordinario per consentire un limite di manovra, ancorché modesto, al legislatore regionale, secondo il principio espresso dalla lettera bb) del comma 2 dell‟art. 260, il quadro si compendia con il principio

60 In tema di manovrabilità, la legge stabilisce che il legislatore regionale possa incidere quanto alle addizionali, sulle aliquote regionali e disporre detrazioni nei limiti consentiti da legge statale e quanto ai tributi derivati di modificare le aliquote, disporre esenzioni, detrazioni e deduzioni nei limiti della legislazione statale e della normativa comunitaria.

155 della territorialità, più volte espresso, tale per cui, sia per le compartecipazioni sia per i tributi propri derivati, il territorio di riferimento diventa elemento di connessione imprescindibile. In particolare è l‟art. 7 comma 1 lettera d) che esplicita il concetto di territorio ai fini dell‟applicazione dell‟art. 119 Cost: per i tributi aventi quali presupposti consumi o servizi, rispettivamente il luogo di consumo, e il domicilio del fruitore finale; per i tributi basati sul patrimonio, la localizzazione dei cespiti; per i tributi basati sulla produzione, il luogo di prestazione del lavoro; per i tributi riferiti ai redditi delle persone fisiche, la residenza del percettore61. Il medesimo articolo 7 si preoccupa inoltre di definire il concetto di tributo proprio regionale, distinguendo i tributi propri derivati, istituiti e regolati da leggi statali, il cui gettito è attribuito alle Regioni ed i tributi propri istituiti dalle Regioni con proprie leggi in relazione ai presupposti non già assoggettati ad imposizione erariale; nel concetto di tributo proprio rientrano anche le addizionali sulle basi imponibili dei tributi erariali62. Ma sui tributi propri – quelli stabiliti con legge regionale - pesa la riserva di presupposto: praticamente tutti “gli indici di capacità contributiva sono coperti da imposizione statale e poco rimane a disposizione delle Regioni, specie dopo che è stata espunta dal testo la previsione, contenuta nel testo originario, della riserva di aliquota Irpef”63.

Consideriamo aggiuntivamente l‟importanza delle compartecipazioni, che come abbiamo visto sono state inserite nel 1999 in sostituzione di trasferimenti

61 Come è stato osservato, il federalismo fiscale è considerato più strumento per ancorare al territorio il rispettivo gettito, che come potestà di istituire tributi M. Vanni, Il federalismo fiscale: gli annunci

e la realtà, in Quad Cost, 2009, 3.

62 Come riportato in precedenza e ribadito nella sentenza 451/2007, e contrariamente a quanto previsto dalla legge 42/2009, secondo la Corte costituzionale, un'imposta non può definirsi «tributo proprio della Regione» qualora sia istituita con legge statale; inoltre non ne risulta alterata la natura erariale anche se siano stati attribuiti alle Regioni ad autonomia ordinaria: il gettito; un limitato potere di variazione dell'aliquota originariamente stabilita; l'attività amministrativa concernente l'accertamento, la riscossione, i rimborsi, il recupero della tassa stessa e l'applicazione delle sanzioni.

156 statali, sulle quali le Regioni non hanno alcun potere di manovra. A proposito dei trasferimenti essi sono stati soppressi completamente, ad opera del decreto legislativo 68/2011, il quale ha abrogato 6 tributi minori e razionalizzato la compartecipazione al gettito IVA, ha dettato norme sull‟IRAP, ha previsto addizionali Irpef per Comuni e Province64

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“Nel modello di prelievo scaturito dalla legge delega in materia di federalismo fiscale l‟esigenza di un coordinamento fra i diversi livelli di governo, ha trovato espressione nell‟assunzione di un principio di invarianza della pressione

64“Nel 1990 la quota di entrate raccolte dalle Amministrazioni locali ammontava al 5,5% del totale. Dopo la legge sul federalismo del 1997 la raccolta delle amministrazioni locali è passata in un anno dall‟8,2 al 13,6% delle entrate totali, per raggiungere il 16,3% nel 2003. Nel 2012 la quota si attesta al 15,9%, in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto all‟anno precedente. Il prelievo locale è quasi esclusivamente composto dalle entrate tributarie e concentrato sulle imposte indirette, che rappresentano i quasi due terzi delle entrate delle amministrazioni locali a fronte di un terzo di imposte dirette. Il prelievo locale rappresenta nel 2012 il 30,7% del totale delle imposte indirette e il 15,4% di quelle dirette e vede la maggior parte del gettito provenire da IRAP (33,2 miliardi di euro), IRPEF e relative addizionali (27,1 miliardi) e IMU (15,6 miliardi).Al recente aumento del prelievo locale hanno contribuito in maniera più rilevante le addizionali IRPEF regionali e comunali (cresciute tra il 2011 e il 2012 rispettivamente del 25,8% e del 21,5%, per complessivi 2,9 miliardi) e l‟introduzione dell‟IMU che ha determinato un prelievo aggiuntivo rispetto all‟ICI di 5,8 miliardi di euro. La riduzione più rilevante è rappresentata dalla soppressione dell‟Imposta addizionale sull'energia elettrica di comuni e province, per un valore di 1,4 miliardi (trasferita di fatto a livello centrale attraverso l‟aumento dell‟accisa sull‟energia elettrica). L‟aumento del prelievo da parte delle amministrazioni locali ha condotto ad una crescente autonomia tributaria: l‟incidenza delle entrate fiscali sul totale delle entrate delle amministrazioni locali è cresciuto dal 15,7% del 1990, al 43,7% del 1998 per poi mantenersi sostanzialmente costante. Nel 2009 si è registrata una caduta dell‟autonomia tributaria di 6,2 punti percentuali sul 2008 (con una discesa fino al 37,6%), corrispondente a una riduzione delle entrate locali del 10,1% a fronte del calo del 2,7% per il totale delle Amministrazioni Pubbliche. Negli anni successivi è stato poi più che recuperato il livello di autonomia fiscale precedente alla crisi”. Da “Indagine conoscitiva sugli Organismi della fiscalità e

sul rapporto tra contribuenti e fisco Audizione del Presidente f.f. dell‟Istituto nazionale di Statistica

Antonio Golini presso la Commissione VI "Finanze e tesoro”del Senato della Repubblica Roma, 11 marzo 2014, in www.istat.it

157 fiscale complessiva a carico del contribuente. Ciò a voler sottolineare che il passaggio al federalismo, motivato da obiettivi di responsabilizzazione ed efficienza nella gestione degli enti decentrati, non dovrebbe comportare aggravi impositivi per la collettività. La realtà si è rivelata diversa: non solo non si trovano tracce di compensazione fra fisco centrale e fisco locale, ma anzi, di pari passo con l‟attuazione del federalismo nel suo interagire con la crisi dell‟economia, si è registrata una significativa accelerazione sia delle entrate di competenza degli enti territoriali, sia di quelle delle Amministrazioni centrali. Pur tuttavia, le trasformazioni del federalismo non sembrano aver modificato la realtà di un‟autonomia impositiva territoriale limitata e condizionata, come era nelle intenzioni del legislatore. L„aumento delle entrate locali risponde infatti, in ampia misura, alla necessità di compensare il venir meno dei trasferimenti centrali o di adempiere a percorsi di risanamento comunque concordati con il livello centrale. In questo contesto di attuazione imperfetta, si sono determinate significative differenze territoriali nel prelievo a carico di famiglie e imprese. Emblematico risulta il caso delle addizionali regionali e comunali all‟Irpef, per le quali la libertà di aliquota riconosciuta a ciascun ente ha condotto indifferentemente a scegliere fra: un‟unica aliquota per tutti i livelli di reddito; più aliquote improntate a progressività; un sistema di progressività per classi e scaglioni; scaglioni di reddito imponibile coincidenti con quelli Irpef ovvero fissati in totale autonomia; la facoltà di introdurre forme di esenzione; la facoltà di accordare detrazioni aggiuntive; la facoltà di disporre di detrazioni dell‟addizionale in luogo di sussidi e altre forme di sostegno sociale. Differenze importanti che possono portare a scelte di delocalizzazione delle imprese e delle stesse famiglie, e al contempo a ricadute negative sotto il profilo della fiscal compliance. Si tratta, in entrambi i casi, di reazioni che finiscono per colpire più pesantemente le realtà economiche più povere: quelle che, contando su una ridotta capacità fiscale del proprio territorio e costrette ad aumentare le aliquote per ripianare i deficit della sanità, finiscono per

158 deprimere ulteriormente l‟economia del territorio e la capacità di generare base imponibile”65.

Completiamo il quadro che necessariamente deve essere sintetico, ricordando le condizioni delle Regioni a Statuto speciale, cui si è accennato sopra.

La legge delega 42/2009, al Capo IX Obiettivi di perequazione e di solidarietà per le Regioni a statuto speciale e per le province autonome di Trento e Bolzano, reca un unico articolo, il 27, che prevede che tali enti partecipino al conseguimento degli obiettivi di perequazione e di solidarietà, al patto di stabilità interno ed all‟assolvimento degli obblighi posti dall‟ordinamento comunitario, nel rispetto dei propri Statuti e secondo le modalità stabilite da norme di attuazione da definire con le procedure previste dagli statuti medesimi e secondo il principio del graduale superamento del criterio della spesa storica. Tali norme di attuazione disciplinano il coordinamento tra le leggi statali in materia di finanza pubblica e le corrispondenti leggi regionali e provinciali, definiscono i principi fondamentali di coordinamento del sistema tributario con riferimento alla potestà legislativa di Regioni e Province Autonome ed individuano forme di fiscalità di sviluppo di cui al quinto comma dell‟art. 119 Cost: gli interventi speciali a destinazione vincolata. Al fine di addivenire alla stesura di tali norme prevede la costituzione di un tavolo di confronto tra il Governo e ciascuna Regione/Provincia Autonoma. Le norme “hanno confermato la posizione di vantaggio delle Regioni speciali rispetto alle Regioni ordinarie, perché la loro potestà impositiva viene determinata direttamente dagli Statuti, può essere esercitata senza attendere la legge di coordinamento e può spingersi a individuare autonomamente tributi propri in grado di finanziare le politiche di spesa regionali” Tuttavia anche con riferimento alle specialità regionali il quadro non appare confortante: “con i suoi pregi e i suoi difetti il federalismo fiscale è stato non una riforma federale ma una grande legge finanziaria, che in

65 Da “Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica 2103” Corte dei Conti - Sezioni Riunite in sede di Controllo, maggio 2013, in www.corteconti.it

159 quanto tale ha riguardato tutte le Regioni, ordinarie e speciali. La tendenza a rendere più speciali le Regioni ordinarie e più ordinarie le Regioni speciali è in realtà un fenomeno che ha caratterizzato l‟intero complesso delle riforme relative ai rapporti tra livelli di governo dell‟ultimo quindicennio … Tutta questa traiettoria - il cui culmine istituzionale è stata la riforma del titolo V nel 2001 e il cui momento per ora finale è rappresentato dai decreti di attuazione del federalismo fiscale e dalle manovre di contenimento della spesa pubblica – è stata infatti concepita, strutturata ed attuata con riferimento pressoché esclusivo alle Regioni ordinarie… Si tratta di una sviluppo completamente sbilanciato delle relazioni istituzionali in Italia negli