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L’alternanza scuola-lavoro in Italia: qualche dato di sintesi

Nel documento RicercAzione Volume 8 - Numero 1 (pagine 39-42)

e prospettive per l’offerta formativa del secondo ciclo di istruzione

3. L’alternanza scuola-lavoro in Italia: qualche dato di sintesi

Una rassegna, per quanto sintetica, dei dati disponibili9 in materia di ASL deve riguar-dare gli istituti scolastici coinvolti, i percorsi attivati, gli studenti e le strutture ospitanti (imprese e altre organizzazioni). L’analisi delle fonti fa emergere anzitutto che l’ASL praticata nel sistema formativo italiano del secondo ciclo è stata oggetto di una crescita costante sia per quanto concerne il numero delle scuole coinvolte, sia per i percorsi for-mativi erogati e per il numero degli studenti partecipanti.

Già a partire dalla riforma del 2003-2005 e poi ancora in quella nel 2010 era stata ribadita questa funzione essenziale dell’alternanza: i dati raccolti dall’Indire per il periodo 2010-2015 mostrano degli avanzamenti molto positivi in tale direzione. Nel complesso, gli aspetti principali risultati sono due: in primo luogo, la forte espansione del bacino di utenza registrata nel quinquennio, secondariamente, l’aumento del numero di scuole che hanno

attivato percorsi. Ciò naturalmente non è pri-vo di grosse diff erenze, in termini geografi ci, di tipologia di istituti e di modelli formativi e organizzativi. Vediamo ora qualche elemento di dettaglio.

3.1. Gli istituti scolastici coinvolti e i percorsi formativi realizzati

A livello nazionale, dall’anno scolastico 2010/2011 (nel seguito, a.s) al 2014/2015, gli istituti scolastici che hanno scelto di at-tivare percorsi di alternanza sono passati da un totale di 1.150 a un totale di 1.894 unità, registrando un incremento globale pari al 64,7%. La variazione percentuale annua risulta essere accentuata soprattutto nel periodo immediatamente successivo al riordino dell’istruzione liceale, tecnica e professionale (nell’a.s. 2010/2011 ciò corri-sponde a +27,5%).

Per quanto concerne le tipologie di isti-tuti, sono gli istituti professionali ad avere il primato, seguiti dagli istituti tecnici, mentre la partecipazione dei licei risulta essere più limitata in tutte le annualità, pur registrando nel tempo una crescita positiva. Ciò vale anche per i relativi percorsi (cfr. grafi co in Fig. 2).

Per quanto concerne la distribuzione a livello regionale, nelle cinque annualità osser-vate, in rapporto al totale delle scuole secon-darie di secondo grado attive e funzionanti nel Paese, le percentuali più alte di scuole coinvolte nell’alternanza si rilevano in Toscana (per il 2010/2011 e 2011/2012) e nelle Marche (per il 2012/2013, 2013/2014 e 2014/2015);

le percentuali più basse si rilevano invece in Campania.

Per quanto riguarda i percorsi è invece la Lombardia ad avere la percentuale maggiore, seguita dalla Toscana, con valori percentuali intorno al 10%. In regioni quali il Molise e la Basilicata si registrano invece valori più

con-9 Si tratta di dati e ricerche di fonte prevalentemente del Ministero dell’istruzione (MIUR) e dell’Indire, l’istituto nazionale di ricerca che ha curato fi nora i principali rapporti periodici sulle pratiche dell’ASL nelle scuole italiane.

Essi risultano relativi alla serie storica quinquennale compresa tra l’anno scolastico 2010/2011 e il 2014/2015.

Fig. 2 - Andamento dei percorsi di alternanza per tipologia di istituti (Fonte: Indire, 2015).

Annualità N. Percorsi 2010/2011 3.991

2011/2012 9.791 2012/2013 11.600 2013/2014 10.293 2014/2015 11.255 Tab. 1 - Distribuzione dei percorsi in alternanza scuola lavoro su base annua (Fonte: Indire, 2015).

tenuti, con percentuali che oscillano introno all’1%10.

Nel quinquennio considerato, i percorsi di alternanza sono cresciuti complessivamente del 182%: tale incremento risulta accentuato soprattutto nell’annualità 2011/2012, quando il loro numero è più che raddoppiato rispetto a quello dell’annualità precedente (+145,3%).

10 Per una corretta descrizione del fenomeno, occorre tuttavia precisare che su questi dati incidono anche fattori che esulano dallo specifi co ambito dell’alternanza scuola lavoro, essendo essa infl uenzata da variabili di con-testo, quali: la densità demografi ca della popolazione giovanile residente nei diversi territori, la consistenza del numero complessivo di scuole secondarie di secondo grado presenti a livello regionale, le specifi che vocazioni economiche e produttive di ciascun territorio in termini di sviluppo locale.

RICERCAZIONE - Vol. 8, n. 1 - June 2016 | 41

Annualità N. Studenti

2010/2011 90.298 2011/2012 189.457 2012/2013 227.886 2013/2014 211.121 2014/2015 293.794 Tab. 2 - Distribuzione generale degli studenti in alternanza scuola lavoro su base annua (Fonte:

Indire, 2015).

Annualità 2014/2015

Istituti scolastici Maschi Femmine Totale

v.a.11 % v.a. % v.a.

Professionali 73.683 52,6 66.383 47,4 140.066

Tecnici 65887 60,6 42.905 39,4 108.792

Licei 13.456 29,9 31.480 70,1 44.936

Totale 153.026 52,1 140.768 47,9 293.794

Tab. 3 - Distribuzione degli studenti in alternanza scuola lavoro ripartiti per genere e ordine di studio (Fonte: Indire, 2015).

3.2. Gli studenti

Il numero complessivo degli studenti che hanno partecipato ai percorsi di alternanza nel corso del tempo è andato incontro ad una crescita che risulta essere signifi cativa in particolare nell’a.s. 2011/2012, quando il totale dei frequentanti è più che raddoppiato rispetto all’annualità precedente (+109,8%);

mentre, nell’arco dell’intero quinquennio, il quantitativo degli studenti in alternanza è più che triplicato (+225,3%).

Relativamente al genere degli utenti, i dati mostrano una diversa tendenza a seconda dell’ordine di studio osservato (Tab. 3): nel corso delle cinque annualità, il numero dei maschi supera quello delle femmine sia nei

Annualità Strutture ospitanti 2010/2011 25.347

2011/2012 65.447 2012/2013 77.991 2013/2014 87.413 2014/2015 147.036

Tab. 4 - Distribuzione delle strutture ospitanti in alternanza scuola lavoro su base annua (Fonte:

Indire, 2015).

percorsi degli istituti tecnici, sia in quelli degli istituti professionali; invece, nei licei la ten-denza risulta di segno opposto: è maggiore il numero delle femmine (Tab. 3).

11 v.a. = valori assoluti.

3.3. Le strutture ospitanti

Anche il numero di strutture ospitanti (imprese e altre organizzazioni) registra un incremento progressivo di ben sei volte.

Durante il quinquennio in esame (cfr. Tab. 4) si rileva infatti una tendenza all’incremento generalizzato delle strutture ospitanti coinvolte nell’alternanza (arrivate a ben 147.036 nel 2014/2015).

Come si può notare, il tipo di struttura ospitante più rappresentato è costituito dall’impresa, il cui numero risulta essere

particolarmente accentuato soprattutto nel 2014/2015 pari a 103.211 unità, rispetto a 14.222 del 2010/2011). Per quanto riguarda le dimensioni delle imprese in alternanza, la percentuale di strutture coinvolte che in proporzione risulta più rilevante è costituita dalle piccole imprese. Naturalmente, oltre alle imprese, la pubblica amministrazione e il terzo settore hanno aperto molto le loro porte ai giovani: come ad esempio i Comuni (saliti a quota 6.657 nel 2014/2015), le As-sociazioni di promozione sociale (divenute quasi 1.800 nel 2014/2015), le Associazioni di volontariato, diventate quasi 1.000 nel 2014/2015.

Sul piano geografi co invece, le regioni che in proporzione registrano il maggior numero di strutture ospitanti risultano essere la Lombar-dia, il Veneto, la Toscana e l’Emilia Romagna.

Sul piano più qualitativo, l’elemento più importante emergente è proprio il legame con il territorio e l’approccio partenariale con le imprese, le associazioni, le istituzioni nei termini di una vera e propria alleanza con la scuola e di una condivisione della cultura tecnica e professionale presente. In questo modo, si riesce ad instaurare un triangolo del sapere che realizza attraverso l’ASL un vero e proprio “bene culturale”, fruibile e gestito da insegnanti, studenti e altri stakeholders.

È proprio qui che l’ASL – al di là dei nu-meri che abbiamo precedentemente richia-mato – può assumere un ruolo decisivo di cambiamento delle culture e non solo delle pratiche didattiche e organizzative. Essa si trova tuttavia di fronte un compito molto arduo: cambiare il paradigma pedagogico tradizionale sostituendo la “ripetizione” con l’azione compiuta e l’esperienza del reale come forma di conoscenza. Ciò richiede un’alleanza con le forze positive del territorio così da disegnare un nuovo “spazio sociale dell’ apprendimento”.

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