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Gli strumenti innovativi previsti dalla “Buona Scuola”

Nel documento RicercAzione Volume 8 - Numero 1 (pagine 140-145)

innovazione verso una scuola più contemporanea e motivante

4. Gli strumenti innovativi previsti dalla “Buona Scuola”

La legge sulla “Buona Scuola” introduce alcuni strumenti innovativi proprio per avvici-nare mondo del lavoro a quello della Scuola.

In particolare vi sono cinque opportunità che hanno proprio queste fi nalità e sono:

1) Utilizzo dei social network e dei media in modo critico e consapevole (art. 1, c. h) per lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti, ai fi ni dello sviluppo di legami più stretti con il mondo del lavoro.

2) I laboratori territoriali per l’occupabilità (c. 60), da attivare per il potenziamento Competenze chiave

Comunicazione in madrelingua

Comunicazione nelle lingue straniere

Competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia

Competenza digitale

Competenze sociali e civiche

Spirito di iniziativa e imprenditorialità

Consapevolezza ed espressione culturale

Imparare ad imparare

Attività / progetto annuale interdisciplinare per l’apprendimento

Web writing; scrittura creativa; social media managing; ap-profondimenti su tematiche contemporanee e pedagogia del coraggio, intraprendenza.

Scambio all’estero; classi partner con uso di Skipe nelle conversazioni peer to peer; visione fi lm in madre lingua, ecc.

Elementi di logica, programmazione, what if analysis.

Scienze: foto voltaico, auto elettrica.

Fab lab collegati con i programmi di Matematica, scienze e fi sica; uso di social media per la letteratura (ad es. twittlette-ratura).

Educazione alla legalità; ricerche sulle mafi e; approfondi-menti sul terrorismo.

Educazione all’impresa: adesione al programma Junior Achievement; sviluppo di imprese studentesche; promozio-ne di alternanza scuola lavoro e student jobs.

Teatro; produzioni di testi; web radio e web tv; organizzazio-ne di eventi culturali.

Accompagnamento alla scelta post diploma; ricerca della propria vocazione.

Tab. 2 - Competenze ed attività correlate al loro sviluppo.

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delle metodologie e della didattica labora-toriale e delle attività di laboratorio, al fi ne del raggiungimento dei seguenti obiettivi:

a) orientamento della didattica e della for-mazione ai settori strategici del made in Italy, in base alla vocazione produttiva, culturale e sociale di ciascun territorio;

b) fruibilità di servizi propedeutici al collo-camento al lavoro o alla riqualifi cazione di giovani non occupati;

c) apertura della scuola al territorio e pos-sibilità di utilizzo degli spazi anche al di fuori dell’orario scolastico.

3) Alternanza Scuola lavoro (c. 33): attività di 400 ore nel triennio (o 200 per i Licei) al fi ne di incrementare le opportunità di lavoro e le capacità di orientamento degli studenti.

L’alternanza scuola-lavoro può essere svolta presso imprese ed organizzazioni sociali e culturali, durante la sospensione delle attività didattiche, con la modalità dell’impresa formativa simulata, all’estero.

4) Impresa formativa simulata (c. 35): proget-to attraverso il quale è possibile svolgere l’alternanza scuola-lavoro.

5) Apprendimento delle lingue straniere, con l’accesso a servizi per la mobilità nazionale e internazionale (c. 181, f) e l’adozione della metodologia del Content language integrated learning (c. 7).

Le opportunità off erte da questi strumenti sono davvero molte: la Scuola può “conta-minarsi” con logiche provenienti dall’Extra-scuola, dal mondo del lavoro, dal territorio, dalla cultura, dal sociale, dallo sport, dagli ambienti creativi e dell’innovazione. Signifi ca ad esempio, per ciascuno strumento specifi

-co, poter introdurre logiche nuove progettuali e di organizzazione didattica.

In particolare, rispetto all’utilizzo dei social network e del web, sviluppare programmi di media education – fondati sulla 21st Century Education6 – per il contrasto a forme di cyber bullismo, pirateria, discriminazione di genere (art. 1, c. 16). L’occasione è importante – collegata al Progetto strategico nazionale per la banda ultralarga (Art. 1, c. 56) – per attivare web radio e web tv nelle scuole, insegnare il web writing, le potenzialità delle rete e, soprattutto, introdurre nuovi lavori e nuove professionalità legate al mondo 2.0, non solo dal punto di vista informatico, ma da quello della comunicazione (ad esempio Digital marketing, Social media manager, Web analysis, Digital engagement, Gamifi cation, Digital CRM, ecc.). Dal giornalino scolastico alla web tv (che magari diventa il modo di fare formazione a distanza, di rivedere le lezioni, ecc.), il passaggio sarebbe davvero

“potente”. Oltre ad essere un modo per ac-quisire competenze di comunicazione, digitali, linguistiche, instaurare relazioni con l’estero, con il territorio circostante, curare la propria immagine, scoprire professioni contempora-nee, sperimentarsi a fi ni orientativi, ecc. Tra l’altro tuta questa attività di educazione ai media, potrebbe benissimo avvenire su device già in possesso degli studenti, a partire dagli smart phone (su cui ad esempio si possono condividere le Google Apps). Quindi non più un confi nare queste attività nella “aula infor-matica”, quanto invece un uso della tecno-logia che già si possiede, con anche grosse economie.

Tutto ciò sarebbe ancora più importante

6 Intende la rilettura in chiave contemporanea di alcune teorie pedagogiche costruttiviste e attiviste note. In particolare viene ripresa la loro rielaborazione nel metodo esperienziale e nell’approccio anglo-americano del creative learning: approcci educativi che utilizzano il potenziale formativo dell’esperienza diretta, della creatività, del problem-solving e il coinvolgimento attivo nel processo di conoscenza col fi ne di crescere e formare ragazzi abituati alla sperimentazione. L’analisi approfondita della realtà sociale contemporanea ha portato all’identifi cazione delle caratteristiche fondamentali attraverso cui i signifi cati culturali e l’informazione vengono trasmessi, appresi e quindi compresi. Se concetti come digitalizzazione, interattività, multiculturalità, e innovazione tecnologica caratterizzano il XXI secolo è naturale che anche i processi di apprendimento debbano di conseguenza adattarsi ai bisogni delle nuove generazioni puntando così sull’educazione alla multimedialità digitale e sulla rielaborazione creativa di contenuti multiculturali.

se questa progettazione venisse assunta come progetto interdisciplinare, a cui più materie contribuiscono, correlandosi con contenuti didattici propri. Ad esempio Italiano con un approfondimento sulla grammatica ed analisi logica per la scrittura sul web, Storia con una attenzione particolare allo sviluppo della parte sulla storia delle comunicazioni nelle varie epoche prese in considerazione dal programma scolastico, matematica e fi sica sviluppando le basi del linguaggio di program-mazione, le lingue straniere con traduzioni ed approfondimenti ad hoc, ecc.

L’attivazione dei laboratori territoriali per l’occupabilità rappresenta l’opportunità per la Scuola di realizzare al suo interno una vera e propria “offi cina dell’apprendimento di com-petenze digitali e creative” legate già all’uso di stampanti 3D, laser cut, foto incisori, ma anche serigrafi a, cutter adesivi, pins machine, artigianato digitale. Si punta quindi anche su esperienze di apprendimento legate alla

“dimensione del fare”, allo sviluppo di una

“intelligenza delle mani” che ha contribuito allo sviluppo del Made in Italy attraverso l’arte, l’artigianalità ed il bello del nostro Paese. Il fatto poi che la stessa legge 107/2015 inviti a co-progettare ad aprire questi laboratori al territorio – e fuori orario scolastico – ne rivela tutto il potenziale aggregativo ai fi ni dello sviluppo di reti con le imprese. Anche in questo caso lo sviluppo di competenze digitali, creative, ma anche di cittadinanza (qui si esprime la nuova cultura digitale, con la stampante Tre D e quello che evoca in termini di cambiamento di consumo), di team, di co-lavorazione collaborazione sono molto alte. Questi laboratori per l’occupabilità hanno l’enorme potenziale di rientrare – per le attività lì sviluppate grazie alle attrezzature tecniche presenti – nei contenuti didattici di matematica, informatica, geometrica e fi sica.

Ma – rispetto al senso – rientrano anche nei programmi di Economia, Storia, Italiano (l’in-vito – c. 60 – all’orientamento della didattica e della formazione ai settori strategici del Made in Italy) e cultura straniera. Un laboratorio per l’occupabilità diventa quindi un Fab Lab

attivato in una Scuola, per il territorio, quindi risorsa locale per contribuire allo sviluppo dell’innovazione digitale e sociale.

L’alternanza Scuola lavoro: è uno stru-mento non nuovo, ma che viene reso ob-bligatorio richiedendo dalle 400 alle 200 ore nel Triennio delle Superiori. È l’opportunità quindi per costruire percorsi tra Scuola e la-voro dipendente. Affi nché abbia una funzione orientativa, oggi è importante che a studen-tesse e studenti non venga tanto “garantito il diritto posto in convenzione” (anche perché poi, nella vita reale, sarebbe una modalità non certo replicabile.) e la partecipazione al corso sulla sicurezza sul lavoro. È importante che venga garantito un accompagnamento rispetto alla scoperta dei loro interessi ed atti-tudini, un aiuto nella preparazione del proprio curriculum vitae (magari anche su Linkedin), una formazione alla preparazione al colloquio di selezione presso l’azienda/organizzazione individuata (con cui poi si fa una convenzione e non il contrario). Successivamente è im-portante che vi sia un monitoraggio rispetto all’assunzione del ruolo, al rispetto delle regole (a partire dagli orari di lavoro, ai rapporti con i colleghi, ecc.) ed una valutazione conclusiva dell’esperienza. A questa partecipa anche lo studente (Legge 107/2015, c. 37), espri-mendo una valutazione sull’effi cacia e sulla coerenza dei percorsi stessi con il proprio indirizzo di studio. La preparazione al periodo di alternanza – soprattutto la dove viene svolto durante l’anno scolastico – può diventare un progetto interdisciplinare di classe, che coin-volge sia le materie tecniche specifi che, che Diritto, ma anche Italiano e Lingue straniere per aspetti legati al saper comunicare, gestire le relazioni, lavorare in gruppo, ecc.

L’impresa formativa simulata è invece lo strumento per educare maggiormente al lavoro intraprendente. Signifi ca, in un certo senso, rappresentare all’interno della Scuola l’impresa. Quindi un’aula che diventa la sede aziendale (o la fabbrica), si è tutti soci, vi sono le cariche, ciascuno assume un ruolo e si individua un prodotto che viene realizzato e commercializzato. Obiettivo infatti è

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7 www.jaitalia.org (sito consultato il 21 agosto 2016).

tarsi con il mercato, partecipando anche a competizioni (ad esempio molto interessante il percorso proposto da Junior Achievement7, su base regionale, nazionale ed europea).

L’opportunità da cogliere è anche quella di realizzare un prodotto o servizio, che sia inno-vativo, quindi non è per forza una “invenzio-ne”, ma un modo originale di rispondere ad un bisogno che si è individuato. La risposta può quindi essere una innovazione ti tipo digitale o sociale. E, a quest’ultimo proposito, pos-sono anche nascere da queste esperienze di imprese simulate, delle organizzazioni ad hoc (Profi t o no profi t) ad esempio capaci di gestire spazi ed attività della scuola (es. la palestra, i laboratori di informatica, i corsi digitali, festival ed iniziative culturali, ecc.), con un approccio

“giovani per i giovani e la comunità”. Anche in questo caso – ma come nei precedenti – la scuola può fare riferimento a questi progetti, considerandole attività di potenziamento e quindi destinando risorse umane e fi nanziarie ad hoc.

L’educazione all’autoimprenditorialità (Art. 1, c. 7, d) è una attività interdisciplinare che può riguardare la specifi ca disciplina og-getto di attività di produzione, ma sicuramente le lingue straniere, la matematica (per le capa-cità di progettazione economica / fi nanziaria), Italiano (per competenze di comunicazione), informatica. Vanno previsti moduli ad hoc di Diritto/Economia, in quanto l’autoimprendito-rialità – insieme alla collaborazione, ad abilità espressive, digitali e linguistiche – sono le competenze fondamentali per una risposta alla crisi attuale, in quanto permettono di inventare un lavoro, spesso motivante ed au-torealizzativo del proprio talento. Chiaramente ciò presuppone anche un approfondimento sui “bacini occupazionali locali”, cioè sulle reali possibilità di un territorio di sviluppare lavoro in un determinato settore, valorizzando gli attrattori (paesaggistici, artistici, folkloristici, culturali, enogastronomici, ma anche di know how) lì presenti.

La Legge (art. 1, c. 7, s) parla dell’indi-viduazione di un sistema di orientamento:

questa attività, così come le precedenti hanno tutte una valenza orientativa forte, intenden-do questa come la scoperta della propria vocazione, talento, passione, interessi, mo-tivazione ad apprendere. Una Scuola quindi che è un ambiente di apprendimento e di ispirazione ad apprendere, che ha un senso in sé, che diventa un presidio di rappresentanza dello Stato (tra l’altro il più diff uso nel Paese) che segnala una voglia di prendersi cura ed accompagnare alla transizione al futuro di vita e di lavoro delle giovani generazioni.

Dove l’orientamento non è una conferenza o una visita ad un “Salone”, ma è pratica di accompagnamento quotidiano, “condita” di dati ed informazioni reali, certe e verifi cate su tendenze in atto in ambito occupazionale, a livello locale e globale.

Infi ne, ma non certo per importanza, l’ap-prendimento delle lingue straniere. Diventa importante la competenza di comunicare in lingua e quindi quella di vivere le situazioni reali. Vedere fi lm, ma anche tg, conversare con docenti madre lingua, utilizzare skype con classi all’estero, fi no a promuovere scambi con classi di altri Stati, al posto del tradizio-nale viaggio di istruzione, favorire Erasmus e la possibilità di studi semestrali all’estero, promuovere gemellaggi al fi ne di istituire reti internazionali di scambi di studenti e docenti, ma anche per l’alternanza scuola lavoro e/o periodi di studio in estate.

Tutto ciò signifi ca costruire – anche con gli studenti – una Scuola diversa, dove le cono-scenze si acquisiscono anche a partire dalle esperienze e queste fondano le competenze.

Una Scuola con ambienti di apprendimento formali ed informali, dove l’aula è un ambiente di lavoro, suddivisi ad esempio per discipline e non per classi, dove l’apprendere è di tipo cooperativo (un “co-working”), dove – in ogni caso – si sta bene e si va volentieri, anche “fuori orario” ed in estate. Una Scuola

quindi molto contemporanea con tecnologie ed attrezzature che i ragazzi conoscono e ri-conoscono (ad es. la stampante Tre D), che permette di fare esperienze, direttamente lì o su territorio (ad es. in imprese e/o Organiz-zazioni). Una Scuola che colga la dimensione aggregativa (tipicamente adolescenziale), di genere, ma anche individuale, che sappia educare al talento (che infatti è del singolo) e non solo valutare. Una Scuola quale luogo di educazione al cooperare, alla comunica-zione, alla cultura ed alla contemporaneità, alla tecnologia ed alla tolleranza. Una riforma

della Scuola che è basata più su opportunità ed incentivi, che non su obblighi. Chi innova avrà risorse, ma molto dell’innovazione è nel modo di lavorare, è fare più con meno, è risparmiare (si pensi ad esempio ad adottare libri realizzati dagli stessi docenti, usare la tec-nologia che già gli studenti “hanno in mano”, ecc.). Tutto ciò porterebbe ad un aumento della produttività, cioè maggiori risultati, pro-mozione di relazioni ed ambienti piacevoli e quindi motivazioni più alte (da parte di docenti e studenti), impegno maggiore e disponibilità a trascorrere più tempo.

Bibliografi a

Anderson C. (2007). La coda lunga. Da un mercato di massa a una massa di mercati. Torino: Codice Edizioni.

Bazzanella A. & Campagnoli G. (2014). Giovani e politiche giovanili in Italia. Autonomie locali e servizi sociali, 3, pp. 379-402.

Campagnoli G. (2010a). La situazione italiana. In A. Bazzanella (a cura di), Investire nelle nuove generazioni:

le politiche giovanili in Italia e in Europa. Trento: Iprase del Trentino, pp. 148 ss.

Campagnoli G. (2010b). Storia e sviluppi delle politiche giovanili in Italia. RicercAzione, 2(2), pp. 299-320.

Campagnoli G. (2014). Riusiamo l’Italia. Da spazi vuoti a start up culturali e sociali. Milano: Gruppo 24ore.

Campagnoli G. (2015). Centri e spazi di aggregazione e animazione per i giovani. Roma: Dipartimento Servizi Educativi e Scolastici di Roma Capitale,

European Commision (2015) Youth work and non-formal learning in Europe’s education landscape.

Directorate-General for Education and Culture.

Magone A. & Mazalli T. (2016), Industria 4.0. Uomini e macchine nella fabbrica digitale. Milano: Guerini

& Associati.

Edizione: Provincia autonoma di Trento RICERCAZIONE - Vol. 8, n. 1 - June 2016 | 145

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