• Non ci sono risultati.

Rappresentare il lavoro nella Scuola Se le nuove narrazioni del lavoro sono

Nel documento RicercAzione Volume 8 - Numero 1 (pagine 137-140)

innovazione verso una scuola più contemporanea e motivante

3. Rappresentare il lavoro nella Scuola Se le nuove narrazioni del lavoro sono

quelle accennate nel Par. precedente, è necessario che la Scuola le faccia proprie, traducendole in contenuti didattici ed in stili di apprendimento, proprio come indicato nella legge sulla Buona Scuola5.

Oggi certo, in generale, le strutture scola-stiche non assomigliano ad ambienti di lavoro innovativi e contemporanei, né sono luoghi di interesse per i giovani, anzi sono spazi che per lo più non assomigliano per nulla ai giovani, né alla realtà che interessano loro. La rappre-sentazione dell’aula è emblematica: il sapere calato dall’alto, asimmetricamente, da chi sa (uno) a chi non sa (molti), con una centratura esclusiva sullo strumento libro, evocativo ancora dell’unica fonte del sapere. Il contrario della struttura del web, una rete molto più oriz-zontale, dove si co-costruisce la conoscenza, si condivide, si commenta, si partecipa atti-vamente e dove il sapere contenuto va oltre a quello dei soli libri, pur lì tutti contenuti. Per lo più le Scuole sono ancora strutture costruite su un modello di industrializzazione del sa-pere, basato sulla concezione di fabbrica del secolo scorso, dove prevalevano gerarchie, controllo dei processi e dei tempi di lavoro, autonomia individuale, poca tecnologia e molta carta. Le architetture di questi ambienti sono state fi no ad oggi a pettine (corridoio su cui si aff acciano aule da una sola parte) o a carcere (da entrambe). Insegnare il lavoro signifi ca anche in questi spazi scolastici con-taminarsi con la contemporaneità e realizzare ambienti più marcatamente infl uenzati dallo stile di collaborazione che prevale nel lavoro giovanile (e non) oggi. Quindi più lavoro di gruppo, tavoloni e non banchi singoli, non più un “posto fi sso”, diverse nazionalità che signifi ca comunicazione plurilingue, molta disponibilità tra persone (cooperative lear-ning), tendenza alla collaborazione (e non

5 V. ad esempio art. 1, c. 60, a): «orientamento della didattica e della formazione ai settori strategici del made in Italy, in base alla vocazione produttiva, culturale e sociale di ciascun territorio».

alla competizione), molta più naturalezza nel mondo digitale, laboratori tecnologici (i fab lab, le aule di studio comune, le biblioteche aperte, spazi di co-working, le aule per mate-ria), meno confi ni con il resto della comunità (per creare un “ecosistema” virtuoso con il mondo del lavoro, della ricerca, della cultura e del sociale, ma anche ad esempio per favorire la creazione di orti di comunità), ma anche tempi di apertura diversi sia nella quotidianità (quindi scuole aperte al pomeriggio), che nel rapporto tra festivo ed estivo (in alcuni Stati nei mesi di chiusura le scuole diventano anche foresterie per ospitare giovani stranieri, gesti-te da imprese studengesti-tesche). Strutture che sappiano avere anche al loro interno ambienti adatti a favorire la socializzazione (ad es. bar, palestra, aule studio), che si connotino come luoghi in cui vi sia il design come cifra stilistica, dove la bellezza contribuisca allo star bene nel posto. La Scuola così ripensata (e qui vanno ancora richiamati gli orientamenti della Legge 107/2015) diventa quindi un ambiente di apprendimento (formale ed informale) di conoscenze e competenze (lavorative e so-ciali, v. Fig. 1 e 2), molto più contemporaneo, piacevole, dove lo “stare volentieri” fi nisce per infl uenzare positivamente la produttività (e quindi l’apprendimento), la condotta, con-trastare l’assenteismo e l’abbandono. Ma diventa – proprio per la carica di energia e per l’atmosfera che fi nisce per contraddi-stinguerla – anche un luogo di riferimento per il territorio, di interesse per le imprese (ad esempio per la ricerca, la prototipazione, ecc), per le persone (ad esempio per imparare la stampa 3D, acquisire competenze digitali e creative), per la comunità (ad esempio perché luogo di eventi culturali, sociali o di pratica sportiva). Tutte attività (Tab. 1) che vedono gli studenti come co-protagonisti nella pro-gettazione, gestione e valutazione, in modo – appunto – da permettere di sperimentarsi, acquisire competenze, contribuire al proprio orientamento attraverso la scoperta di pas-sioni ed interessi, svolgere l’alternanza scuola lavoro nelle modalità richiesta dalla legge sulla

“Buona Scuola”.

Il successo di una organizzazione sco-lastica di questo tipo è proporzionale all’alta intensità di partecipazione studentesca alle attività, alla frequentazione degli spazi fuori orario scolastico (addirittura in estate, dice la legge 107/2015), all’interesse per quanto proposto, alla partecipazione alla ideazione e realizzazione delle attività, interesse ed impegno alti e costanti. Tutto ciò, sempre, in funzione del riuscire ad innalzare i livelli di istruzione e le competenze delle studentesse e degli studenti (art. 1, c. 1). Il vantaggio che off re la Scuola, è quello di avere molti studenti già “radunati” in uno stesso luogo e quindi la promozione ed il coinvolgimento (engage-ment) avvengono più facilmente e sulla base di una “ricompensa” (la valutazione, il voto).

Ciò, a differenza delle attività di politiche giovanili, dove l’impatto delle attività riguarda generalmente minoranze di giovani.

Altra dimensione chiave per l’avvio di questi percorsi innovativi nella Scuola è, chiaramente, il nuovo ruolo del docente, che diventa sempre più garante dei processi di apprendimento e della relazione di apprendi-mento tra lui e gli studenti, più organizzatore di contenuti, promotore di apprendimenti per scoperta, motivatore, autore di attività di co-costruzione di nuova conoscenza.

L’interesse per le attività ed i contenuti didat-tici proposti aumenterebbe, di conseguenza anche l’impegno allo studio ed i risultati. Ciò sempre con una attenzione alla costruzione di un clima positivo e piacevole, dentro una atmosfera creativa/culturale/propulsiva (se non addirittura di ispirazione), che dovrebbe caratterizzare la Scuola oggi. Insieme ad un ambiente con alcuni attrattori quali, come detto, attrezzature contemporanee ed arredi simbolici ed evocativi (ad es. “green”, eco-logici, realizzati con materiali di riuso, ecc.).

Una attenzione al design, al logo della Scuola che diventa un brand, alla segnaletica interna, al bello (Campagnoli, 2015). La Scuola è un ambiente di vita, deve piacere ai giovani che sono sempre più circondati da spazi progettati ad hoc per loro, per attirare la loro presenza e favorire i loro consumi. La Scuola, essendo

RICERCAZIONE - Vol. 8, n. 1 - June 2016 | 139

un bene comune fondamentale, deve quindi utilizzare alcune logiche un po’ più contem-poranee, pur di favorire un più alto risultato istituzionale.

Il potenziale di una Scuola di questo tipo è enorme, soprattutto se al contenitore si aggiungono i contenuti. La sfi da infatti è che questi nuovi paradigmi di lavoro ed impresa entrino nei contenuti della didattica, saldando in modo forte Scuola ed Extrascuola, non solo per progetti, ma nello specifi co dei programmi scolastici.

Riprendendo l’elenco delle otto competen-ze chiave, andrebbero ipotizzate attività che ne possano favorire l’apprendimento all’interno dei programmi scolastici. La Scuola ha il poten-ziale – davvero invidiabile – di rappresentare un modello interdisciplinare di visione della realtà,

oggi indispensabile vista la complessità dei problemi. Superando allora l’organizzazione tradizionale a “canne d’organo” (cioè per ma-teria) ed andando a lavorare favorendo invece una metodologia di lavoro di didattica interdi-sciplinare, per ogni classe si arriva ad elaborare un progetto interdisciplinare annuale (ad es.

teatro, scambio all’estero, stages, impresa simulata, pubblicazione, ricerca, ma anche realizzazione di un pannello fotovoltaico, di un motore ad energia solare, ecc.), garantito dal docente Coordinatore di classe, responsabile poi di tutto il percorso annuale. Al fi ne di quanto fi n qui detto, è importante che ogni progetto interdisciplinare si concluda con un evento pubblico, che dia conto, condivida e restituisca quanto appreso durante il percorso, in ottica di scambio e condivisione. Promuovere un Ambiente / Attività

Aule per materia (e non per classe), disposizione banchi ad isola

Cooperative learning Orti di comunità

Fab Lab

Scuola aperta extra orario Spazi informali

(bar, biblioteca, aule studio) Design

Eventi culturali

Palestra

Promozione di alternanza scuola lavoro

Educazione all’impresa

Competenza

Cooperare, condividere.

Partecipare, relazionarsi, conoscere sé e gli altri.

Coltivazione di prodotti a km zero, costruzione di un “bene comune”, gestione relazione scuola/comunità.

Competenze digitali e creative; relazione scuola/territorio/

impresa.

Aggregazione, informalità, creatività, socialità.

Metodologie di lavoro individuale e gruppale, informalità, so-cialità allargata.

Educazione al gusto, alla bellezza, alla rappresentazione della contemporaneità con altri linguaggi, alla creatività.

Organizzazione di eventi, promozione, rapporti scuola/terri-torio, approfondimenti di tematiche.

Team building, Wellness, relazione scuola/territorio.

Connessioni con mondo impresa e lavoro; competenze specifi che, saper fare e saper essere, assumere un ruolo in un contesto nuovo.

Competenze legate allo sviluppo dello spirito di iniziativa e di imprenditorialità; sperimentarsi in una funzione dell’impresa (ad es. interna/esterna); innovare.

Tab. 1 - Attività ed apprendimenti correlati.

approccio interdisciplinare alla soluzione dei problemi, signifi ca – per i docenti – assumere che le conoscenze sono uno strumento per la soluzione dei problemi e non la soluzione, vista appunto la complessità degli stessi. Signifi ca quindi, per il docente, entrare ancora di più nel ruolo delineato in precedenza e davvero accompagnare questi nuovi percorsi di ap-prendimento.

In conclusione, una Scuola un po’ più

“bottega” dell’apprendimento, dove si va ad imparare anche un sapere, un saper fare, un saper essere grazie ad un mix tra contenuti dei programmi ed attività/progetti attivati, formalità degli spazi (ad es. aule per materia, laboratori, fab lab) ed informalità dei luoghi (biblioteca aperta, bar, ecc.). E dove, ciascu-na Scuola individua uciascu-na propria vocazione in base al mandato istituzionale (ad es. Liceo Classico vs Istituto Tecnico), alle

caratteristi-che del territorio, a studenti e docenti presenti in quel contesto.

4. Gli strumenti innovativi previsti

Nel documento RicercAzione Volume 8 - Numero 1 (pagine 137-140)