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Altri fanno giudicio della bontà del vino quanto al durare dal fiore 428 d’esso vino, perché se ’l fior del vin bianco sarà bianco e del vermiglio sarà

vermiglio, è segno che ’l vino sarà durevole; ma sendo al contrario non se gli può dar credito. E se ’l fior del vino sarà nero o flavo429, è argomento della de- bolezza, ma quello ch’avrà il color di tela de’ ragni arguisce accerbità430. Alcuni lasciano il vino una notte in un bicchiere, e quale trovano il vino la mattina seguente, tale giudicano che abbia da essere per l’avenire. E se di settembre o di ottobre vedrai la serpe circondar la vite, il vino verrà acido. Se ’l vino della primavera apparirà freddo significa diuturnità, se caldo si rivolterà431. Alcuni spargono il vino sopra l’arena432, dapoi lo colano, e se non si tramuta è segno di bontà. Altri pigliano argumento dal coverchio del vaso, il qual se sarà sempre umido non si dee dar fede al vino, ma trovandosi secco gli promette longhis- sima vita. Alcuni fanno isperienza della diuturnità del vino in questa maniera: chiudono il vino in qualche vaso e lo pongono nell’acqua per tre giorni, da poi cavatolo lo gustano, e trovandolo buono s’assicurano ch’abbia ad essere dura- bile. Si prova ancora la diuturnità del vino in questo modo: cacciasi nel vaso una lama di piombo o di rame, coprendo diligentemente il coverchio del vaso, e passati quaranta dì si discuopra, e se la lama di piombo si troverà imbianchita e quella di rame fetida con bolle sopra, è cattivo segno; ma se la lama di piom- bo sarà del suo natural colore, e quella di rame pura e splendida come si pose

421 per avventura: forse. 422 perciò: tuttavia.

423 perciò non resterò dirne: tuttavia non mi asterrò dal dirne. 424 però: pertanto.

425 si fa giudicio: si valuta. 426 tirano il respirare: aspirano.

427 crescenzio, IV, XXXVI, De’ segni da conoscere il vino da durare, c. 72r. 428 fiore: la fioretta, una specie di muffa causata da lieviti venuti a contatto con

l’aria.

429 flavo: giallo.

430 arguisce accerbità: fa presagire che il vino inacidirà. 431 si rivolterà: si tramuterà in aceto.

nel vaso, è segno che ’l vino sarà durabile. Altri fanno giudicio della bontà del vino dal gusto della polenta mescolata col vino. È segno ancora d’esser buono e serbevole433 il vino quando di state la pece gittatagli sopra cala al fondo e si consuma: ma se sta a galla et intiera è pessimo segno. E se pestandosi l’uva si trova il vin glutinoso sarà durabile, e se tenue sarà pericoloso di voltare434. Lo star tardi a bollire il vino e tardi a riposare arguisce la bontà d’esso, e perché il vino c’ha dentro acqua non è durabile, per conoscer se è adacquato o no Crescenzio dice che le pere crude monde o le more gittate nel vino se calano al basso arguiscono acqua, ma se notano di sopra435 promettono il vin puro436. Altri prendono una pignatta nuova e in essa mettono il vino e tengonla appiccata437 per due giorni, onde s’ella suderà per di fuori affermano esservi dentro acqua e non sudando essere il vin puro438. Alcuni gettano nella botte la locusta o la cicala e se staranno di sopra giudicano il vino essere puro, ma se caleranno al fondo l’assicurano d’acqua439. Altri riscaldono il vino e postolo in una pignatta nuova all’aere se vi sarà acqua si tramuterà in aceto. Una altra sperienza v’è440. Ongasi una sponga nuova con olio e turrisi441 con essa il buco della botte del vino in maniera che non ne poscia uscir goccia, onde se vi serà acqua colarà per la sponga. Bella isperienza si fa ancora in questo modo: prendasi una can- nuccia e ongasi con olio o sevo442, e mettasi di poi nel vaso del vino, onde se ad essa si trovaranno attacate alcune goccie d’acqua, è manifesto segno della sua

433 serbevole: duraturo.

434 voltare: di tramutarsi in aceto. 435 notano di sopra: galleggiano.

436 crescenzio, IV, XXXVI, Il modo di conoscere s’il mosto, o il vino abbia acqua

o no e in che modo si parta l’acqua dal vino, cc. 70v-71r e XXXVI, De’ segni da cono- scere il vino da durare, c. 72r.

437 appiccata: appesa.

438 G. Merula, Nuova selva di varia lettione, diuisa in cinque libri tradotta di Latino

in lingua italiana, Venezia, Guadagnino, 1559, IV, XXXVII, p. 399: «Altri pigliano

una pignatta nuova e vi metton dentro del vino, di poi l’appiccano per duoi giorni, ed essendo il vino mescolato con acqua la pignatta sarà umida e gocciolerà». Si tratta della traduzione volgare dei Memorabilium libri (Venezia, Giolito, 1550), un’opera che aveva incontrato difficoltà censorie ed era stata messa all’Indice. Nega la paternità del Merula, peraltro già morto al momento della stampa, A. Butti, Vita e scritti di Gauden-

zio Merula, in «Archivio Storico Lombardo», XVI, 1899, pp. 346-348. crescenzio, IV,

XXXVI, De’ segni da conoscere il vino da durare, c. 71r.

439 Merula, Nuova selva di varia lettione, IV, XXXVII, p. 399: «Piglia una mela o

un pero selvatico, o una locusta o una cicala, e s’alcuna di queste cose sta a galla sappia ch’il vino è puro, ma se le vanno al fondo vi è dentro dell’acqua».

440 una altra sperienza v’è: si può fare anche un’altra prova. 441 turrisi: si tappi, si chiuda.

malatia443. Alcuni mettono un pezzo di calcina viva in un poco di vino, e s’ella in esso si sfende444 dicono esservi acqua, ma se la calcina starà ristretta e dura promettono la purità del vino445. Alcuni altri mettono il vino in una padella d’o- lio caldo, e s’egli salta e stride prendono congiettura d’acqua446.