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Avengono alle viti il primo anno nocimenti862 per i quali elle o periscono o si

restano meze vive, la qual cosa qualche volta aviene per le erbe che nasco- no intorno alle viti, le radici delle quali tolgon loro il nutrimento. E se que- sto aviene s’aiutino col fossare e col tagliar le erbe spesso. Alcune volte pro- cede dalle ombre degli arbori o delle siepi che son vicine, e allora bisogna o tagliarle, o sfrondarle. Spesse volte vengono anco meno per lo troppo caldo del sole, nel qual caso bisogna coprirle o adombrarle o con dar loro de l’ac- qua convenevolmente accioché si riparino da quell’offesa. Aviene eziandio qualche volta che le viti ricevono impedimento per la vicinità d’alcune pian- te, sì come del cavolo, del corilo863 e del lauro, percioché si ha trovato che le

viti riardono per l’ombra delle predette, e però non si debbon piantare nelle vigne. Qualche volte le viti patiscono per lo rodimento degli animali, i quali per lo più le offendono e le avelenano, e però se le viti saranno poche si guer- nischino con spini convenevoli, ma se saranno molte si cingano di fossati e di siepi. Qualche volta le viti periscono per lo gielo del verno, laonde bisogna tagliarle presso la terra e in cotai luoghi si dee aver cura nella potagione che non si rizzi mai stipite alcuno sopra terra864; e quando s’approssima il freddo

si potino le viti e non si scorcino i flagelli e tutti in certi luoghi, legati con un giunco, si pieghino appresso terra e si ponga loro in capo della terra accioché non si possin levare; e passato poi il verno, levato via il legame, si rilevino o si faccino solamente in arbori, sopra i quali non si seccano per lo gielo così di leggieri. Qualche volta il freddo non uccide tutta la vite ma solamente i tralci nuovi, i quali per la tenerezza del legno e per la grandezza delle midolla non si posson difendere, la qual cosa avenendo si tagli di sopra in luogo atto a ge-

862 nocimenti: malattie, danni. 863 del corilo: del nocciolo.

nerar tralci, o veramente, lasciato un poco di tralci, si ricida quel poco che sarà quivi di verdezza percioché a questo modo la vite verrà quasi a rinovar- si e a formarsi e forse che ella farà qualche frutto in quell’anno medesimo. Aviene eziandio per lo più che, poi che le viti aranno fatto i tralci e le uve, perdono per le brine tutta la verdezza loro, laonde in cotai luoghi si debbon piantare tutte quelle generazion di viti che verdeggian tardi, come son le al- bane, le garganiche e le maiuole. Alcuna volta le rughe865 entrano nelle vigne

e rodono tutta la verdezza e alcuni vermini verdi et azzurri piccioli, i quali a Bologna si chiamano taiaturi, i quali nati con l’uve forano i tralci e gli fanno seccare. Contra questi si dee rimediare pigliandogli con le mani e amazzan- dogli col pestarvi su co’ piedi o con gettargli nel fuoco. Inoltre aviene spesse volte che nel tempo del caldo discende dal cielo una picciola pioggia con un sol fervente, la quale è velenosa e adusta, la qual volgarmente a Bologna866

si chiama melume, e la qual offende molte generazioni di viti in tal maniera ch’ella riduce i frutti loro a niente: e però si piantino in quel luogo ove questo suole avvenire spesso quelle generazion di viti che poco o nulla son da que- sto offese, come sono la malisia, l’albana, la grilla e alcune generazioni cono- sciute. La tempesta parimente consuma spesso le vigne al postuto867, contra la

quale non può valer cosa alcuna, se non le pietose prieghiere fatte da un puro e mondo cuore alla maestà di Dio, avegnaché alcuni, così maschi come fe- mine, ignoranti della natura e della generazion della gragnuola, imprudente- mente e falsamente affermino che si possin fare alcune cose contro le saette e le grandini. Aviene eziandio qualche volta che la vite s’offende con la marra, e allora la vite si leghi strettamente nella piaga, e scavatala intorno, si mischi con la terra e letame o di pecora o di capra. Aviene anco spesso che la vite fa tanti pampani ch’ella non può producere al suo debito compimento né i pam- pani né l’uve, e in queste si debbon considerar del mese di maggio i sermenti che la vite o nuova o vecchia ha prodotto, e levando il resto gliene lascieremo pochi e sodi e la fermeremo con nuovi aiuti fino a tanto ch’i branchi fermati s’indurino, né lascieremo per l’avvenire alla viticella pululante più che due o tre materie, e si leghino perch’esse non ricevin danno da’ venti. Ma se ne las- serai nel principio meno, bisognerà che tu spampini nel mese di maggio: ma allora è necessario lo spampinare quando stringendo i rami teneri con le dita, crepano senza difficultà di colui che gli coglie. Questa cosa fa l’uve più gras- se, dà vigore alla materia che dee succedere e per lo trapassar dentro del sole fa utile ai frutti. Inoltre aviene spesso alle viti ch’elle s’indeboliscono in così fatta maniera che non producon se non uve e sermenti miseri, alle quali si dee porger aiuto col letame, col fossar spesso e col potar stretto. Alcune viti poi son tanto liete e grasse che con la grandezza de’ pampani rinchiudon le vigne e insieme con le vicine viti si soffogano, né permettono che si maturino i lor frutti, alle quali si dee sovenire con potar largo, con fossar di rado, con non dar letame e con lo spampinare o levar i tralci e le fronde del mese di maggio

865 le rughe: i bruchi.

866 I riferimenti a Bologna provengono dal fatto che Pietro Crescenzi era bolognese. 867 al postuto: del tutto.

ne’ luoghi freddi e specialmente in quelle ove le uve ammarciscono. Si spam- pinino da’ lati per un mese innanzi al tempo della vendemmia e si lasci intie- ra solamente quella fronte, la qual posta in sommo difende il troppo sole dal- la cima; e se alcune giacessero in terra si alcino868 dolcemente senza torcer-

le punto. Ma ne’ luoghi secchi e ardenti l’uva s’adombra accioch’ella non ri- arda per la potenza del sole se la picciolezza delle vigne o la difficultà degli operarii lo permette. Alcune altre vite in certi luoghi periscono per le troppe insidie de’ cani e degli uomini, le quali bisogna che si guardino il giorno e la notte ne’ tempi che si muteranno, e fra loro si debbon piantare quelle gene- razion di viti che non son così agevolmente tocche da ogniuno e nondimeno fanno vin nobile e serbatoio869. Oltre a ciò le vigne son molestate spesso dagli

stornelli, la qual cosa avenendo si caccino con funi e con segni spaventevo- li appiccati per le vigne e con persone che gridando gli spaventino. Ma se la lor moltitudine fosse tanta che non si potesse difendere l’uva con gli predetti modi, facciasi nel mezzo della vigna un luogo eminente sopra quattro colon- ne sul quale stia un fanciullo e tragga e mova le funi legate dall’altro capi a’ pali più lunghi delle vigne, intorno alle quai funi sieno appiccate zucche e ba- stoncelli piccioli in quella parte ove parrà che bisogni, sì come s’osserva per ogniuno nella città di Chioggia870.