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Deh, per l’amor che mi portate, non parlate d’acqua! Non vi soviene

che ’l patre Bacco precipitò nel profondo del mare Licurgo re di Trazia per esser stato il primo che adacquasse il vino?162 Per Dio che non disprezzareste la deità di Bacco in quella maniera se vi ricordaste che questo stesso re di Trazia fu privato degli occhi per aver perseguitato Bacco e i seguaci suoi! Dovete pur anco ricordarvi che gl’iddii immortali per castigo della temerità del detto Licurgo, il quale in disprezzo di Bacco tagliava le viti, permessero ch’egli da se stesso, pensando di tagliare una vite, si tagliasse le gambe163. E che dirò di Penteo, il qual per l’oltraggio ch’ei fece al padre Leneo164 fu miseramente ucciso dal suo istesso sangue?165 Né si dee passar con silenzio il notabile essempio di Orfeo, il quale fu dilacerato e ismembrato dalle sacerdo- tesse di Bacco per non avere egli su la lira cantato le sue lodi in compagnia di

159 l’ostree: le ostriche.

160 Si tratta di una citazione dei Fasti VI, 173-176 incastonata in Petrarca, De Ri-

medi de l’una e l’altra fortuna […] tradotta per Remigio Fiorentino, Venezia, Giolito

de’ Ferrari, 1549, I, dialogo XVIII, Del delicato vivere, c. 37v (d’ora in poi petrarca,

Rimedi).

161 Ibidem: «invece di bere pigliava del pane con acqua fresca immollato, o un torso

di lattuga o un pezzo di cocomero».

162 Lando, Paradosso VII, pp. 139-140: «il che se osservato avesse Licurgo di Tra-

tia egli non sarebbe suto da Bacco nel mare precipitato per aver aver posto dell’acqua nel vino».

163 Licurgo aveva estirpato le viti con la scure e perseguitato le Baccanti: per la sua

empietà fu reso pazzo da Dioniso e indotto ad automutilarsi. Sulla lotta fra Licurgo e Dioniso cfr. Omero, Iliade, VI, 130-137; Diodoro Siculo, Biblioteca storica, III, 65.

164 Leneo: epiteto di Bacco, dal lat. lenāeu(m), a sua volta dal greco lēnâios, da

lēnós “torchio”. Ad Atene ogni anno si celebravano le feste Lenee in onore di Dioniso.

165 ucciso dal suo istesso sangue: nelle Baccanti di Euripide Penteo, re di Tebe, osti-

le a Dioniso e al suo culto, spia la madre durante un baccanale sul Citerone: scoperto, è da lei scambiato per un giovane leone e fatto a pezzi.

quelle degli altri iddii immortali166. Di grazia, signor Barza, andate un poco più circonspetto nel parlare! Non sapete Voi che questo alto germe167 venne da Giove e dalla figliuola d’un re de Tebe168 e che la forza sua è tanta che per paura e memoria di lei ancora ne tremono gl’Indi, i Battri, gl’Ircani, gli Arabi e i Persi, onde169 egli ne riportò superbissimi triumfi? Questi fu l’onor e gloria de’ Tebani, e questi fu quello che gloriosamente scese all’Inferno per l’acquisto della matre Semele, in memoria della quale onorata impresa fu da esso Bacco collocata nel cielo la Corona Australe170. Ma i trionfi, le statue, i trofei, i regni, le corone, tanta fama, tanto onore, tanta gloria, ch’egli acquistò per dar saggio171 del valor suo, furono cose mortali, ma per aver egli mostrato al mondo quel sacro umore, quel sacro umor dico che tanto ciascuno altro avanza172 quanto le terrene cose avanza il poter divino, ha conseguito l’amor degli uomini, l’immortalità della sua memoria e la deità del suo nome; onde, trovandosi egli per questo nel numero degl’idii immortali, se ne va accompa- gnato di Satiri, Sileni, Selvani e altri dii boscarecci173. Et in tanta reputazione fu appresso gli antichi il patre Leneo che la città di Rodo già si salvò dal furor de’ nemici per la riverenza che fu portata alla imagine di Bacco, la qual trovandosi posta nella più debole parte della muraglia non fu mai alcuno che osasse toccarla per tema di non farsi nemico un tanto iddio, al quale antica- mente si sacrificava un capro perché questo irsuto animale, come capitalis- simo174 nemico della vite, la rode e divora, onde per onor di Bacco e terrore degl’inimici suoi solevano gli antichi ne’ schiedoni175 di nocciuolo arrostire le sue interiora, percioché il nocciuolo con l’ombra sua nuoce e distrugge le viti. Et inoltre per maggior vendetta della pelle di becco ne facevano utri176 da vino. E per maggior onore di esso Bacco ne’ suoi sacrificii si recitava una bellissima tragedia, della quale era per premio al tragico poeta constituito un

166 Non risulta questa versione sulla causa della morte di Orfeo. 167 questo alto germe: Dioniso.

168 figliola d’un re di Tebe: Semele. 169 onde: sui quali.

170 Era, gelosa, persuase Semele, incinta di Dioniso, a chiedere a Zeus di mostrarsi

a lei nella sua maestà divina. La fanciulla ne rimase folgorata e morì. Dioniso si salvò completando la gestazione cucito nella coscia di Zeus; in seguito per onorare la me- moria della madre egli ne collocò la corona di mirto in cielo. Cfr. Met., III, 259 e segg.

171 dar saggio: dar prova, dimostrare. 172 avanza: supera.

173 Dioniso non conseguì l’immortalità a causa del vino. 174 capitalissimo: acerrimo.

175 ne’ schiedoni: negli spiedi. 176 utri: otri.

capro. E che dirò degl’incensi, voti, tempii, altari e statue che al mondo face- vano chiaro testimonio della deità di Bacco, e della piacevolezza de’ giuochi che anticamente si facevano in onor di Bacco?