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Circa il primo quesito vi dico che tante sono le maniere de’ vini quan-

te sono le diversità delle viti che gli producono, e le differenze, le specie e i generi delle viti sono tante quante sono i terreni e (come dice Columella) tutte le regioni e le particolar parti delle regioni hanno proprii generi di viti, le quali prendono il nome dalla lor consuetudine. Plinio e Columella molte diversità di viti raccontano e Virgilio fa menzione de quattordeci sorti di viti là dove dice:

Non la stessa vendemmia giù da nostri arbori pende che da’ metinei343

tralci raccoglie Lesbo: sono tasie344

viti, son bianche mareotidi345 anco,

queste alle gravi e più morbide terre abili, quelle a le più lievi e magre, e psizia a far la dolce sapa346 e ’l passo347

util più ch’altra e la sottil lageo348,

ch’instabil rende ’l piè, lega la lingua, le purpuree, le precie349; con quai versi

potrò lodarti mai, retica, tanto, che molto più di te non lodi ogni ora

339 gli contenda l’aspetto: impedisca di vedere.

340 Barza allude qui all’attività di pittore dilettante di Taegio. 341 mi discoreste: mi raccontaste.

342 sul caldo: in dettaglio.

343 metinei: di Metimna, nell’isola di Lesbo. 344 tasie: dell’isola di Taso.

345 mareotidi: del lago Mareotide in Egitto. 346 sapa: è il vin cotto.

347 passo: passito, vino fatto con le uve appassite al sole. 348 lageo: è un’uva egiziana.

il vin Falerno, cui ceder convienti? Son viti Aminee, fermissimi350 vini,

e quelle sono in grazia de le quali s’erge al ciel Tmolo351, et esso re faneo352.

V’è l’argite353 minor, cui non s’agguaglia

alcuna vite, o fuor spremer si vanta cotanto sugo, o di durar tant’anni. Or dove te lascio io, rodia, sì grata a le seconde mense, ai dèi celesti?354

Ma comprendere in sé numero alcuno non è che possa tante, e sì diverse e spezie, e nomi de le viti, e meno ch’in numero comprese siano importa, lo qual chi vuol saper, vuol saper anco quante, spirante Zefiro, turbate sian del libico pelago l’arene, o quando con piu forza Euro percuote i stanchi legni, intender brama quante del Ionio mare a riva vengan’onde355.

Di maniera che (come dice Vergilio) tante sono le sorti delle viti e i nomi loro, che più tosto si potrebbono annoverare l’arene del lito e l’onde del mare che quelle.

Quanto al secondo quesito vi dico che diversissimi sono gli effetti e le vertù de’ vini. E per questa tal diversità cinque cose nel vino s’hanno a con- siderare: l’odore, il colore, il sapore, l’età e la sostanza356. E circa l’odore vi dico che de’ vini alcuno è odorifero357, alcuno nessuno odore e alcuno di odore orribile. Il vino odorifero significa che ’l suo licore è leggiero, tem- perato, sottile, digesto, mondato d’ogni bruttura e genera lodevole e chiaro sangue. Il vino di nessuno odore dimostra grossezza e gravità e indigestione, e però358 è di cattivo nutrimento. Il vino poi di orribile odore arguisce359 gra-

350 fermissimi: fortissimi, molto alcolici.

351 Tmolo: è un monte della Lidia, in Asia Minore. 352 faneo: di Fanea, nell’isola di Chio.

353 l’argite: argitide, nome di un vitigno greco; «largite» reca la traduzione del Da-

niello.

354 Questo verso dell’originale manca: «Ove o bumaste i tuoi gonfiati grappi»? 355 GeorGica, II, cc. 37v-38v, che traduce i vv. 89-108.

356 la sostanza: la densità. 357 odorifero: profumato. 358 e però: e dunque. 359 arguisce: indica.

vità, nuoce al cervello, percote la mente, offende li nervi e genera pessimo sangue.

Circa il colore vi dico che alcuno è bianco, alcuno nero e alcuno vermiglio. Il bianco è sottile e utile allo stomaco, provoca l’orina e agevolmente si distri- buisce per le membra: questo è buono per li fleummatici e cattivo per li colerici e questo (come afferma Dioscoride) lodasi primamente tanto per li sani quanto per gli infermi360.

Il nero è grosso e più malagevole da digerire, nutrisce la carne e fa imbriaca- re: questo è cattivo per le persone umide e buon per le asciutte, come i colerici, e anco alquanto i sanguigni. E se pur i gottosi hanno da bere vino, questo per loro è il più sicuro per esser più ristrettivo361, né lascia correr gli umori alle membra.

Il vermiglio, sì come è mezzano di colore tra ’l bianco e il nero, così ha le sue forze mezzane tra amendue, e questo è molto conveniente per li malin- conici. Quanto al sapore dovete sapere che Dioscoride, dividendolo in dolce, austero e accerbo, dice che ’l dolce per esser grosso

malagevolmente si risolve dal corpo362, gonfia lo stomaco, conturba le interio-

ra363, et è ottimo per le rene e per la vesica. Il vino austero364 passa più veloce-

mente per orina, ma fa dolere il capo e imbriaca. L’accerbo365 fa digerir, ristagna

il corpo e tutti gli altri flussi e provoca manco l’orina366. Di questo Dioscoride ne parla in questo modo:

Ha questo vertù constrettiva, giova al vomito delli stomachi rilassati, a’ dolori di fianchi, all’appetito corrotto delle donne grosse367 e alle crudità368, e credesi che

sia molto utile alla pestilenza369.

360 dioscoride, V, VII, La natura del vino, p. 657. 361 ristrettivo: astringente.

362 si risolve dal corpo: si elimina dall’organismo. 363 conturba le interiora: smuove l’intestino. 364 austero: amaro, secco.

365 accerbo: acido.

366 dioscoride, V, VII, La natura del vino, p. 657. 367 grosse: gravide.

368 alle crudità: «dicesi dai medici dello stato morbifico degli umori che cagionano

o accrescono la malattia»: L. Carrer-F. Federici, Dizionario della lingua italiana, Pado- va, Tipografia della Minerva, 1827, vol. II, sub vocem.

369 dioscoride, V, VII, La natura del vino, p. 658, riferito in particolare al vino

Alcuni altri vi aggiongono il sapore: l’aspero e l’insipido. L’aspero vino per esser terrestre e grosso grava lo stomaco, difficilmente passa per le vene, non provoca l’orina e per la sua gravezza tardi sale al capo e l’insipido è convenien- te ai caldi di complessione, ma nutrica poco e tosto comove370 l’orina. Alcuni vi aggiongono ancora il soave e l’amabile: e questo è un vino che universalmente aggrada, è da tutte le complessioni e da tutti i tempi.

Circa l’età de’ vini avete a sapere che ne sono di tre sorti: vecchio, nuovo e mezzano. Il vin vecchio, per esser caldo e secco in terzo grado giova ai vec- chi e a tutti quelli c’hanno fredda e umida natura, e, come afferma Galeno, è molto convenevole alle persone che abbondano d’umor crudi371, et è dannoso a coloro che hanno deboli i nervi e i sentimenti acuti e offese le parti interiori; pur, bevendosene poco per volta e bene inacquato, può far poca offesa372. Il vin nuovo o sia recente per esser caldo nel primo grado nuoce ai vecchi e alli fleummatici: gonfia, digerisce con fatica, provoca l’orina, fa sognar sogni terribili373 e (secondo il parer di Galeno) non ha forza di menar il cibo per lo stomaco e però se ne guardino quelli che sono di fredda e umida natura. Il vin mezzano non fa né l’uno né l’altro nuocumento e per questo s’usa così per gli infermi come per i sani. Questo è un vin temperato, caldo e secco nel secondo grado, e però di lui si dovrebbe far elezione374, poco curandosi così del vecchio come del nuovo.