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Ippocrate e Omero cellebrarono il vin Pramnio 395 , che facevasi nella regione di Smirna appresso il tempio della dea Cibale 396 Loda Ippocrate anco

il vin Maroneo397, che nasce nella maritima parte della Trazia, e dice che questa sorte di vino è tanto possente che porta venti parti d’acqua. Muziano scrive esser questo vino di tanta forza ch’ogni sestario d’esso ne porta otto d’acqua398. Apollodoro medico in un certo suo libro lauda sommamente il vino Nasparcenito399 di Ponto et essorta Ptolomeo re di Egitto a far elezzione

392 Ibidem.

393 ristaurandogli: ripristinando.

394 vin Pucino: vino triestino, prodotto sull’altopiano carsico. pLinio, XIV, VI, Vini

generosi, p. 435, ma anche dioscoride, V, VII, Della natura del vino, p. 659 (nel com-

mento del Mattioli).

395 Pramnio: pLinio, XIV, IV, Il modo di governar le vigne, c. 434v. Era un vino

cretese di cui si parla nei poemi omerici.

396 Cibale: Cibele.

397 Maroneo: pLinio, XIV, IV, Il modo di governar le vigne, p. 433. È un vino rosso

fatto con le uve appassite ancora oggi prodotto in Sardegna.

398 ogni sestario… d’acqua: ogni sestario deve essere annacquato con venti parti

d’acqua. Il sestario romano corrisponde a un sesto del congio, cioè a 0,545 litri.

di quello per lo migliore. Eristrato, medico grandissimo, il qual fu circa cento anni dopo l’edificazione de Roma, loda il vin Lesbio400. Dioscoride comenda il vin Chio401, così detto da Chio, isola nella quale Enopion, figliuolo di Bac- co, coltivò primieramente la vite e fecevi una città. Alman poeta cellebra il vin Caristio di Laconia, e questo è quello (come afferma il Barbaro) ch’oggidì si chiama Malvagia. Antistane innalza al cielo l’eccellenza del vino Acaio. Il vin Retico del Veronese, cioè quello che in Lombardia si chiama Vernaccia, doppo il vin Falerno (secondo il parere di Vergilio) ottiene il primo loco, e il Falerno da Orazio per la soavità del suo licore è detto vin nettareo: questo è quello che si chiama oggidì Magnaguerra. I medici di Roma (secondo il testimonio di Tiberio imperatore) già preposero agli altri vini il Sorrentino, che nasce vicino a Sorrento, città della Campagnia402. Il Divo Agosto403 die- de il principato de’ vini al Sitino404; Giulio Cesare diede il quarto grado di eccellenza ne’ publici conviti al vino Mamertino di Sicilia405. Il vino Albano del Lazio e il Cecubo di Campagnia furono comendati da Dioscoride406. Il vino Signino fu celebrato da Columella; il Rodio gli antichi lo volevono per le seconde mense, dove per li frutti si servavano i vin megliori e più preciosi. Dagli antichi furono ancora essaltati i vini Laletani di Spagna407, il Betterra di Franza408, il Rezio di Germania, il vin bianco delle Mareotidi di Egitto, il vin

400 Lesbio: ibidem; citato anche da dioscoride, V, VII, La natura del vino, p. 658. È

il vino con cui Ulisse fece ubriacare il Ciclope (Odissea, IX, 345 e segg.).

401 vin di Chio: dioscoride, ibidem: «Il Chio è più tenero di tutti i già detti, e

atto all’uso del bere: nutrisce condecentemente e imbriaca meno, ristagna i flussi e molto conviene nei medicamenti degli occhi». Era uno dei vini più apprezzati nell’antichità.

402 pLinio, XIV, VI, Vini generosi, p. 435: «Tiberio imperadore usava dire che i

medici si erano accordati a dar reputazione al vin Surrentino, e che altrimenti non era che finissimo aceto».

403 Agosto: Augusto.

404 Sitino: pLinio, XIV, VI, Vini generosi, p. 435. Il Setino si otteneva dall’antico

vitigno cecubo setino coltivato lungo la Via Appia.

405 Mamertino di Sicilia: ivi, p. 436. Il Mamertino è un vino ancor oggi prodotto in

Sicilia nella zona di Milazzo.

406 dioscoride, V, VII, La natura del vino, p. 657: «Gli Albani sono più grossi del

Falerno: sono dolci, gonfiano lo stomaco, mollificano il corpo, non aiutano molto alla digestione e non nuocono così ai nervi; invecchiandosi diventano nel sapore austeri. Il Cecubo è dolce e più grosso dell’Albano: nutrisce il corpo e fa buon colore, ma si digerisce malagevolmente». Il Cecubo di Campagnia è un vino laziale molto pregiato che oggi si chiama anche Abbuoto.

407 Laletani di Spagna: pLinio, XIV, VI, Vini generosi, p. 436. 408 Betterra di Franza: ibidem.

di Tasio, isola del Mare Egeo, il Figelite di Efeso409, il Sebennito di Egitto410, il Trebellico di Napoli411, il Caulino di Capua412, il Pretuzio del Mar Supero413, il Catinese del Mar di Sotto414, il Cesenato fra li due mari415, e altri infiniti. Grande certamente fu la gloria di tutti questi vini dagli antichi celebrati, io no ’l niego, ma molto maggiore è quella del vin bianco di Longhignana416, loco dell’illustrissimo e reverendissimo cardinal Boromeo. Questo è un vin sottile, chiaro, lucido, odorifero, morbido e gratissimo al gusto, il qual bevuto mo- deratamente giova per medicina a molte infirmità e conserva la sanità negli uomini longamente. Et è così mirabile nella vertù et operazione sua ch’io son per dire ch’egli, con l’accrescere in noi l’umido radicale e il calor naturale, allonghi la vita nostra, e per tale longhezza d’anni Longhignanna si chiama il loco che lo produce, di maniera che questo precioso umore è quasi in terra come il nettare nel cielo: l’uno conserva gli dii immortali e senza macchia alcuna e l’altro mantiene la sanità negli uomini e gli allonga i giorni suoi. Per l’eccellenza di questa sorte di vino credo che gli antichi chiamassero Bacco Libero, perché egli libera l’uomo da travagli e da noiosi pensieri; e per questo è verisimile ancora che l’antico Cratino si movesse a dire che i versi dettati da coloro che bevono acqua non possono piacere, né viver longamente.