• Non ci sono risultati.

Altri prodotti delle industrie manifatturiere

Nel documento L’Italia nell’economiainternazionale (pagine 193-196)

mercati di destinazione

6.15 Altri prodotti delle industrie manifatturiere

Fonte: elaborazioni ICE su dati Istat

70 80 90 100 110 120 130 140

Prezzi alla produzione Produzione industriale Valori medi unitari all'esportazione Volumi esportati Valori medi unitari all'importazione Volumi importati (1) Dati provvisori. 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 (1) Grafico 6.31 Altri prodotti dell'industria manifatturiera. Indici, base 2005 = 100

Fonte: elaborazioni ICE su dati Istat

-1.000 -500 0 500 1.000 1.500 2.000 2.500 3.000 3.500 4.000 4.500 5.000 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 (1) Mobili Strumenti musicali Giochi e giocattoli

Gioielli e articoli di oreficeria Articoli sportivi Manufatti vari n.c.a.

(1) Dati provvisori.

Grafico 6.32 Saldo commerciale degli altri prodotti delle industrie manifatturiere.

Mobili

Nel 2008 si è ridotto l’interscambio di mobili; le esportazioni, che avevano ripreso a crescere nei due anni precedenti, sono diminuite del 4,5 per cento; di conseguenza anche l’attivo di bilancia commerciale è tornato a ridursi, nonostante le importazioni siano calate del 6,1 per cento, dopo un decennio di crescita ininterrotta.

Anche nel 2008 si evidenzia la performance negativa delle esportazioni del comparto sedie e divani, (–10,8 per cento), in continuo declino dal 2002, ma per la prima volta sono

diminuite anche le importazioni di questo comparto, che nei due precedenti esercizi avevano

mostrato tassi di crescita superiori al 20 per cento.12Le esportazioni dei mobili da camera e

soggiorno (altri mobili nella classificazione statistica) hanno invece mostrato una sostanziale tenuta (-0,9 per cento).

Anche in questo settore, la diminuzione dell’interscambio è risultata ancora maggiore considerando i volumi scambiati, mentre i valori medi unitari sono aumentati.

Sono calate le esportazioni verso tutti i tradizionali partner dell’Unione europea, specie il Regno Unito e la Spagna, e soprattutto verso gli Stati Uniti, mentre è continuata la crescita verso la Russia, che è diventata il quarto mercato, superando gli Stati Uniti. Anche le esportazioni verso gli Emirati Arabi e l’Ucraina hanno continuano a crescere a tassi elevati e questi mercati stanno acquistando sempre più importanza per il settore del mobile, a conferma dello sforzo di diversificazione geografica che le imprese di questo settore stanno compiendo. Sono ancora cresciute, ma a tassi molto ridotti rispetto agli anni precedenti, le importazioni dalla Cina e dalla Polonia, rispettivamente il nostro primo e terzo fornitore.

Anche a livello mondiale è proseguita l’avanzata della Cina, che dal 2005 è divenuta il primo esportatore, superando l’Italia, e che concentra una quota sempre più rilevante delle

esportazioni: il 21,3 per cento nel 2008, contro il 18,6 dell’anno precedente; la quota dell’Italia ha subito un’ulteriore lieve erosione rispetto al 2007 ed è stata pari al 10,7 per cento (era il 15,3 nel 1999), ma la perdita più consistente tra i principali competitors è stata quella del Canada, che ha perso un punto. Oltre all’Italia sono stati il Canada e gli Stati Uniti a perdere di più nell’ultimo decennio. La quota canadese è crollata a partire dal 2000, passando dall’8,7 al 3,5 per cento, quella statunitense ha subito una riduzione dall’8,6 al 4,8 per cento. Tra i nuovi competitors si evidenzia la buona performance della Polonia, che è già da alcuni anni il quarto esportatore ed ha guadagnato oltre 3 punti dal 1999 (dal 3,5 al 6,6 per cento) e del Vietnam, che detiene una quota ancora modesta (2,6 per cento), ma in continua crescita nell’ultimo decennio. Nel primo trimestre 2009 le esportazioni di mobili sono scese del 21,4 per cento; le

importazioni hanno subito una riduzione più contenuta, pari all’11,1 per cento.

Tavola 6.22 - Quote di mercato dell'Italia sulle esportazioni mondiali(1)di mobili

1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008

Unione europea 20,1 19,4 18,9 18,2 17,4 16,7 15,5 14,9 14,2 15,6

Paesi europei non Ue 26,3 26,8 28,9 27,3 26,4 27,3 26,5 27,0 26,1 32,1

Medio Oriente 33,4 32,2 33,0 29,3 23,8 22,2 19,6 20,0 20,3 22,9 Africa settentrionale 45,9 36,6 41,3 36,7 33,4 32,9 34,6 31,5 28,0 32,7 Africa sub-sahariana 20,4 20,0 22,3 21,6 19,8 16,7 13,9 11,9 11,7 11,0 America settentrionale 7,4 7,7 8,1 7,8 7,3 6,0 4,7 3,8 3,9 3,5 America centro-meridionale 6,9 5,7 6,4 6,3 5,2 5,3 5,4 5,6 5,7 5,6 Asia centrale 26,5 25,4 27,7 28,1 21,3 21,2 13,5 11,4 10,4 12,4 Asia orientale 9,9 9,1 9,0 9,7 9,4 8,1 6,9 6,8 6,7 6,1 Oceania 13,2 13,0 13,6 12,2 10,9 10,2 8,5 7,4 7,1 7,3

(1) Vedi nota a della tavola 6.7

Fonte: elaborazioni ICE su dati Eurostat e Istituti nazionali di Statistica

12 Come già menzionato nel Rapporto ICE 2007-2008, l’andamento dell’interscambio nel comparto sedie e divani non può

essere correttamente valutato se non si considerano i processi di delocalizzazione delle produzioni, in particolare verso la Cina e verso l’Est europeo, attuati da importanti operatori italiani del settore, che hanno ridotto le esportazioni e alimentato flussi di importazione.

Gioielli e articoli di oreficeria

Nel 2008 sono diminuite dell’8,3 per cento le esportazioni di gioielli e articoli di oreficeria, che avevano mostrato una ripresa nel corso dei quattro anni precedenti. E’ proseguito il calo della quota italiana, che nel corso dell’ultimo decennio si è dimezzata, passando dal 10,6 al 5,3 per cento. Nello stesso periodo la quota degli Stati Uniti è cresciuta dall’11 al 18 per cento e già dal 2006 questo paese è il primo esportatore mondiale, avendo superato l’India, che resta il secondo esportatore senza sostanziali mutamenti di quota. Ha continuato a crescere la quota di Hong Kong, che è raddoppiata nel corso dell’ultimo decennio, e a calare la quota del Belgio che si è all’incirca dimezzata nello stesso periodo e che, considerando solo il 2008, è scesa di oltre 2 punti.

Dopo essersi ridotte nel 2007 di quasi il 20 per cento rispetto all’anno precedente, le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti hanno subito un’ulteriore caduta di oltre il 30 per cento nel 2008. Nel contempo è proseguita la forte crescita delle esportazioni verso gli Emirati Arabi Uniti (+25,6 nel 2007 e +23,8 per cento nel 2008), che in seguito a questa ricomposizione dell’export sono divenuti il nostro primo mercato, mentre gli Stati Uniti sono al secondo posto.

6.16 Servizi

Le esportazioni di servizi si sono ridotte nel 2008 dello 0,4 per cento, mentre le importazioni sono rimaste quasi invariate (-0,1 per cento), portando ad un ulteriore

accrescimento del deficit. Il 2004 è stato l’ultimo anno in cui l’Italia ha presentato un saldo positivo, da allora le esportazioni di servizi sono cresciute mediamente del 4,6 per cento l’anno contro il 7,4 per cento delle importazioni e il saldo è divenuto negativo,

deteriorandosi rapidamente.

In particolare, nel 2008 si è ridotto di un miliardo di euro l’attivo che l’Italia

tradizionalmente vanta nel settore viaggi: le spese degli italiani per viaggi all’estero hanno continuato a crescere (+4,9 per cento) per il quarto anno consecutivo, mentre le spese dell’estero in Italia sono rimaste praticamente stazionarie. Nell’arco dell’ultimo decennio si evidenzia come in questo settore di punta la variazione media annua delle nostre

esportazioni sia stata positiva, ma molto bassa (pari allo 0,5 per cento) ben inferiore a quella delle esportazioni italiane di tutto l’aggregato servizi, che è stata pari al 3,6 per cento; peraltro anche le importazioni di questo settore hanno mostrato una crescite annua del 2,8 per cento in media, inferiore a quella dei servizi nel complesso, pari al 5,1 per cento. Le entrate per il settore viaggi nel 2008 provengono per oltre tre quarti dai paesi europei e per il 14,6 per cento dall’America, una composizione simile a quella dell’anno precedente; il contributo delle altre aree è ancora molto modesto. Dal lato delle uscite, Europa e America costituiscono quasi l’80 per cento, le altre aree poco più del 20.

L’unico altro settore in attivo nel 2008 sono stati i servizi finanziari. Il saldo di questo settore è tornato positivo dal 2005 e nei tre anni successivi le esportazioni sono triplicate, a fronte di importazioni mediamente in calo; le entrate provengono in larghissima misura dall’Europa, l’America conta per il 6 per cento, le altre aree quasi nulla. La situazione è analoga per le uscite, con un peso appena leggermente maggiore per le aree extra europee (8 per cento). Restano in disavanzo i servizi assicurativi, che pure pesano assai meno dei servizi finanziari sia per gli introiti sia per le uscite.

Nel 2008 i trasporti sono stati la principale voce in passivo. Le importazioni hanno fatto registrare un calo dell’-1,4 per cento, che appare il risultato di opposte cause: il rincaro in media d’anno delle materie prime energetiche e il brusco calo dell’interscambio di merci nell’ultimo trimestre dell’anno; per quanto concerne il calo delle esportazioni, che è stato pari a -5,4 per cento, si è aggiunta a queste cause la crisi del vettore aereo nazionale.

Pur essendosi ridotto rispetto all’alto livello raggiunto l’anno precedente, nel 2008 il deficit del settore altri servizi per le imprese ha rappresentato il secondo maggiore passivo

dell’Italia. L’interscambio in questo settore è andato acquisendo sempre maggiore peso: le esportazioni italiane sono inferiori solo a quelle del settore viaggi e sono cresciute

nell’ultimo decennio ad una media annua che è più del doppio di quella dell’aggregato servizi nel suo complesso (7,7 contro 3,6 per cento); sempre negli ultimi dieci anni le importazioni hanno avuto una crescita analoga (7,5 per cento) ed il settore è quello di maggior peso all’import. Considerando i due principali comparti di questo eterogeneo aggregato, nel 2008 le esportazioni di servizi vari alle imprese professionali e tecnici si sono notevolmente ridotte (-9,5 per cento) e sono calate anche le importazioni (-6,5 per cento), mentre sia le esportazioni sia le importazioni del comparto merchanting e altri servizi legati al commercio hanno continuato a crescere.

Anche in questo settore l’interscambio dell’Italia è fortemente concentrato nei paesi europei (circa l’85 per cento delle esportazioni e l’84 per cento delle importazioni), l’America pesa meno del 9 per cento.

Il settore costruzioni, che tipicamente alterna anni di crescita e anni di calo sia per le esportazioni sia per le importazioni e conseguentemente saldi che cambiano di segno, ha mostrato negli ultimi tre anni un aumento più deciso delle importazioni e un conseguente deterioramento del saldo, che nel solo 2008 è peggiorato di circa 850 milioni di euro. Sulle esportazioni di questo settore è minore della media il peso dell’Europa, pari a meno di due terzi nel 2008, mentre Africa e Asia costituiscono quasi il 25 per cento. Sulle importazioni dell’Italia è ancora più elevata la quota extra europea: America e Asia pesano insieme oltre il 40 per cento.

6.17 Le imprese estere a partecipazione italiana nell’industria

Nel documento L’Italia nell’economiainternazionale (pagine 193-196)