di Elena Mazzeo e Alessia Proietti
Tavola 1 - Analisi Constant Market Share della quota dell'Italia sulle importazioni del mondo(1) (2)
1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 1999-2008 Quota di mercato 4,02 3,58 3,69 3,74 3,82 3,66 3,43 3,36 3,50 3,31 variazione assoluta -0,44 0,12 0,05 0,08 -0,16 -0,23 -0,06 0,13 -0,19 -0,72 Effetto competitività -0,08 0,01 -0,04 0,00 -0,05 -0,11 0,00 0,00 -0,09 -0,35 Effetto struttura -0,35 0,13 0,12 0,10 -0,10 -0,16 -0,05 0,17 -0,12 -0,27 merceologica -0,27 0,11 0,05 -0,01 -0,09 -0,12 -0,06 0,07 -0,12 -0,44 geografica -0,13 0,04 0,04 0,10 -0,02 -0,03 0,00 0,08 -0,01 0,05 interazione 0,05 -0,02 0,03 0,01 0,01 -0,01 0,01 0,02 0,02 0,11 Effetto adattamento -0,01 -0,02 -0,04 -0,02 -0,01 0,04 -0,02 -0,04 0,02 -0,09
(1) Il "mondo" è costituito dai 27 paesi dell’Unione europea e dai seguenti altri paesi: Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Giappone, Ma-laysia, Messico, Stati Uniti, Svizzera e Taiwan.
(2) L’effetto competitività è la media ponderata delle variazioni delle quote elementari: si può ritenere che esso rifletta i mutamenti nei prezzi relativi e negli altri fattori che determinano il successo concorrenziale; l’effetto struttura dipende dal grado di conformità tra la specializzazione geografica e settoriale del paese di cui si analizza la quota e i cambiamenti nella composizione della domanda del mer-cato in esame, mentre la flessibilità rispetto a tali cambiamenti è misurata dall’effetto adattamento.
Fonte: elaborazioni ICE su dati Eurostat e Istituti nazionali di Statistica
1 Si veda L. Iapadre “Fattori strutturali e competitività nel commercio internazionale: una
rielabora-zione del metodo di analisi constant market share” in AA.VV., I processi di internazionalizzarielabora-zione
dell’economia italiana, Atti del Convegno CNR, Progetto Finalizzato “Servizi e strutture per
l’inter-nazionalizzazione delle imprese italiane e sviluppo delle esportazioni”, Roma, 24 marzo 1994.
2 I paesi dell’Unione Europea a 27 e i seguenti altri: Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Giappone,
Malaysia, Messico, Stati Uniti, Svizzera e Taiwan.
3 L’effetto competitività è la media ponderata delle variazioni delle quote elementari: si può ritenere
che esso rifletta i mutamenti nei prezzi relativi e negli altri fattori che determinano il successo con-correnziale. L’effetto struttura dipende dal grado di conformità tra la specializzazione geografica e settoriale del paese di cui si analizza la quota e i cambiamenti nella composizione della domanda del mercato in esame; la flessibilità rispetto a tali cambiamenti è misurata dall’effetto adattamento.
determinante. L’evoluzione positiva dell’effetto competitività in Germania è concentrata negli anni 2001-04, mentre in quelli più recenti i vantaggi sono stati di entità più ridotta. Nel biennio 2007-08 esso assume segno negativo in tutte le economie.
Per l’Italia, sulla perdita di quota avvenuta nel decennio ha pesato in senso sfavorevole la specializzazione in settori la cui domanda estera è cresciuta di meno, come si vede dall’effetto struttura nella componente settoriale. La forte diffusione dei prodotti di Information and Communication Technology ha, nei primi anni, inciso negativamente sulla quota dell’Italia (1999-2000), mentre in seguito la loro crisi l’ha beneficiata (2001-2002). Negli anni più recenti, a eccezione del 2007, la domanda internazionale di merci è tornata ad essere progressivamente sfavorevole, in seguito alla crescita relativa del comparto chimico-farmaceutico. Nel 2008 la crisi della domanda globale ha prevalentemente colpito la domanda nei settori “tradizionali” (tessile, calzature), in quelli collegati all’edilizia, nella meccanica e nei mezzi di trasporto.
La distribuzione geografica delle esportazioni italiane nei primi anni del periodo ha pesato in maniera negativa soprattutto per l’accresciuta incidenza tanto dei mercati dell’America settentrionale quanto dell’Asia
orientale in cui gli esportatori italiani sono relativamente meno presenti4.
L’apprezzamento dell’euro rispetto al dollaro degli ultimi anni, aumentando l’incidenza dei flussi di scambio (espressi in valore) tra i paesi europei, ha artificiosamente compensato le ripercussioni della debolezza della domanda europea sulla quota degli esportatori comunitari.
Anche prendendo a riferimento la quota delle esportazioni italiane rispetto alle esportazioni dei paesi che adottano l’euro si osserva nel periodo 1999-2008 una netta flessione (Tavola 2). In questo caso, il rapporto tra le esportazioni italiane e quelle dell’area dell’euro è sceso con continuità fino al 2005 (ma proporzionalmente meno della quota totale). Nell’area
costituita da paesi con caratteristiche omogenee e più vicini all’Italia l’effetto geografico è positivo o poco rilevante, mentre la specializzazione merceologica sembra penalizzare di più le esportazioni italiane.
approfondimenti
Tavola 2 - Analisi Constant Market Share della quota dell'Italia sulle importazioni del mondo(1) (2)
dall'area dell'euro 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 1999-2008 Quota di mercato 12,18 11,96 11,76 11,63 11,56 11,20 10,96 10,96 11,08 10,88 variazione assoluta -0,23 -0,20 -0,13 -0,08 -0,36 -0,24 0,00 0,12 -0,20 -1,30 Effetto competitività 0,01 -0,07 -0,14 0,02 -0,05 -0,15 0,17 0,03 -0,10 -0,29 Effetto struttura -0,18 -0,05 0,21 -0,02 -0,24 -0,22 -0,13 0,19 -0,13 -0,57 merceologica -0,34 0,02 0,04 -0,07 -0,20 -0,19 -0,11 0,16 -0,05 -0,75 geografica 0,11 -0,07 0,02 0,06 0,00 0,04 0,01 0,04 0,04 0,25 interazione 0,05 0,00 0,15 -0,01 -0,03 -0,08 -0,03 -0,01 -0,12 -0,07 Effetto adattamento -0,06 -0,08 -0,20 -0,08 -0,07 0,13 -0,03 -0,10 0,03 -0,45
(1) Il "mondo" è costituito dai 27 paesi dell’Unione europea e dai seguenti altri paesi: Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Giappone, Ma-laysia, Messico, Stati Uniti, Svizzera e Taiwan.
(2) L’effetto competitività è la media ponderata delle variazioni delle quote elementari: si può ritenere che esso rifletta i mutamenti nei prezzi relativi e negli altri fattori che determinano il successo concorrenziale; l’effetto struttura dipende dal grado di conformità tra la specializzazione geografica e settoriale del paese di cui si analizza la quota e i cambiamenti nella composizione della domanda del mer-cato in esame, mentre la flessibilità rispetto a tali cambiamenti è misurata dall’effetto adattamento.
Fonte: elaborazioni ICE su dati Eurostat e Istituti nazionali di Statistica
4 Occorre tener conto del fatto che tra questi non compaiono paesi dell’Europa orientale, del Medio
L’andamento della quota di mercato francese (Tavola 3), rispetto all’insieme dei concorrenti mondiali, risulta simile a quello dell’Italia. Tuttavia,
nell’intero periodo considerato la distribuzione geografica delle esportazioni francesi appare favorevole, mentre l’effetto struttura merceologica è
svantaggioso, nonostante il peso di settori ad alta tecnologia (aerospaziale e farmaceutica): complessivamente, però, la composizione settoriale spiega poco della decisa perdita di quota, che sembrerebbe invece in misura maggiore dipendere dall’effetto residuale di competitività. Nel 2008 le esportazioni francesi sono state penalizzate dall’effetto della composizione merceologica (mezzi di trasporto).
Il peso delle esportazioni tedesche su quelle dell’insieme dei concorrenti è complessivamente diminuito nell’arco del decennio, nonostante
l’incremento che si è registrato nella sua prima metà (2001-2004) e nel 2007 (Tavola 4). A un guadagno di quasi mezzo punto percentuale, riferibile alla competitività, nel periodo successivo al 2000, che distingue la
Germania rispetto agli altri grandi paesi europei, si contrappone un effetto struttura merceologica negativo nel 2000 e negli anni successivi al 2004
approfondimenti
Tavola 3 - Analisi Constant Market Share della quota della Francia sulle importazioni del mondo (1) (2)
1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 1999-2008 Quota di mercato 5,47 4,80 5,04 4,97 4,98 4,76 4,43 4,29 4,32 4,11 variazione assoluta -0,66 0,23 -0,07 0,01 -0,23 -0,32 -0,14 0,04 -0,22 -1,36 Effetto competitività -0,21 0,03 -0,12 -0,06 -0,15 -0,18 -0,08 -0,14 -0,06 -0,97 Effetto struttura -0,46 0,21 0,08 0,08 -0,09 -0,21 -0,05 0,26 -0,14 -0,33 merceologica -0,31 0,17 0,06 -0,04 -0,10 -0,16 -0,09 0,10 -0,12 -0,49 geografica -0,20 0,10 0,05 0,09 0,00 -0,04 0,02 0,08 -0,05 0,05 interazione 0,05 -0,06 -0,03 0,02 0,00 -0,02 0,02 0,09 0,04 0,11 Effetto adattamento 0,01 -0,01 -0,03 0,00 0,02 0,07 -0,02 -0,08 -0,02 -0,06
(1) Il "mondo" è costituito dai 27 paesi dell’Unione europea e dai seguenti altri paesi: Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Giappone, Ma-laysia, Messico, Stati Uniti, Svizzera e Taiwan.
(2) L’effetto competitività è la media ponderata delle variazioni delle quote elementari: si può ritenere che esso rifletta i mutamenti nei prezzi relativi e negli altri fattori che determinano il successo concorrenziale; l’effetto struttura dipende dal grado di conformità tra la specializzazione geografica e settoriale del paese di cui si analizza la quota e i cambiamenti nella composizione della domanda del mer-cato in esame, mentre la flessibilità rispetto a tali cambiamenti è misurata dall’effetto adattamento.
Fonte: elaborazioni ICE su dati Eurostat e Istituti nazionali di Statistica
Tavola 4- Analisi Constant Market Share della quota della Germania sulle importazioni del mondo(1) (2)
1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 1999-2008 Quota di mercato 10,34 9,30 9,76 10,14 10,57 10,64 10,15 9,95 10,34 9,93 variazione assoluta -1,04 0,46 0,38 0,43 0,07 -0,49 -0,20 0,39 -0,41 -0,42 Effetto competitività -0,24 0,17 0,18 0,19 0,18 -0,03 0,00 -0,06 -0,02 0,37 Effetto struttura -0,80 0,31 0,18 0,25 -0,13 -0,49 -0,12 0,45 -0,37 -0,71 merceologica -0,51 0,21 0,14 -0,03 -0,14 -0,27 -0,16 0,29 -0,38 -0,85 geografica -0,37 0,15 0,17 0,22 0,05 -0,12 -0,03 0,24 -0,01 0,30 interazione 0,09 -0,04 -0,12 0,06 -0,04 -0,10 0,06 -0,08 0,02 -0,16 Effetto adattamento 0,00 -0,03 0,01 0,00 0,02 0,02 -0,07 0,00 -0,03 -0,08
(1) Il "mondo" è costituito dai 27 paesi dell’Unione europea e dai seguenti altri paesi: Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Giappone, Ma-laysia, Messico, Stati Uniti, Svizzera e Taiwan.
(2) L’effetto competitività è la media ponderata delle variazioni delle quote elementari: si può ritenere che esso rifletta i mutamenti nei prezzi relativi e negli altri fattori che determinano il successo concorrenziale; l’effetto struttura dipende dal grado di conformità tra la specializzazione geografica e settoriale del paese di cui si analizza la quota e i cambiamenti nella composizione della domanda del mer-cato in esame, mentre la flessibilità rispetto a tali cambiamenti è misurata dall’effetto adattamento.
(ma non nel 2007), parzialmente compensato da un effetto mercato positivo. Nel dettaglio, le esportazioni tedesche si mostrano
particolarmente esposte a mutamenti nella composizione merceologica della domanda mondiale, essendo il sistema tedesco fortemente specializzato. Tuttavia la diversificazione dei mercati di sbocco ha
consentito alle esportazioni tedesche di essere meno esposte ai mutamenti di direzione dei flussi commerciali. La caduta della quota nel 2008 è quasi interamente dovuta alla specializzazione merceologica: ha pesato
soprattutto quella nel settore degli autoveicoli oltre che nei beni destinati all’investimento (meccanica, macchine elettriche, chimica, metallurgia).
Per il Regno Unito la quota si è contratta nell’arco di un decennio dal 4,8 al 3,1 per cento (Tavola 5). L’andamento sfavorevole della competitività spiega in massima parte la flessione della quota, ma è stata anche negativa la variazione della componente geografica dell’effetto struttura. Nel
dettaglio, gli arretramenti più ampi si sono verificati nei prodotti elettronici e di ICT e nei mezzi di trasporto. Il calo della quota è stato rilevante nel 2008.
approfondimenti
Tavola 5 - Analisi Constant Market Share della quota del Regno Unito sulle importazioni del mondo(1) (2)
1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 1999-2008 Quota di mercato 4,77 4,49 4,42 4,27 3,97 3,76 3,58 3,44 3,35 3,12 variazione assoluta -0,28 -0,07 -0,15 -0,30 -0,21 -0,19 -0,14 -0,09 -0,23 -1,65 Effetto competitività -0,19 -0,16 -0,15 -0,25 -0,16 -0,20 -0,12 -0,14 -0,18 -1,55 Effetto struttura -0,10 0,07 -0,02 -0,07 -0,03 -0,04 -0,02 0,04 -0,04 -0,21 merceologica -0,01 0,02 0,03 -0,03 -0,02 -0,01 0,00 0,01 0,00 -0,02 geografica -0,13 0,05 -0,01 0,00 -0,04 -0,02 -0,03 0,03 -0,05 -0,21 interazione 0,04 0,00 -0,04 -0,04 0,04 -0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 Effetto adattamento 0,01 0,03 0,03 0,03 -0,02 0,05 0,00 0,01 -0,01 0,12
(1) Il "mondo" è costituito dai 27 paesi dell’Unione Europea e dai seguenti altri paesi: Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Giappone, Ma-laysia, Messico, Stati Uniti, Svizzera e Taiwan.
(2) L’effetto competitività è la media ponderata delle variazioni delle quote elementari: si può ritenere che esso rifletta i mutamenti nei prezzi relativi e negli altri fattori che determinano il successo concorrenziale; l’effetto struttura dipende dal grado di conformità tra la specializzazione geografica e settoriale del paese di cui si analizza la quota e i cambiamenti nella composizione della domanda del mer-cato in esame, mentre la flessibilità rispetto a tali cambiamenti è misurata dall’effetto adattamento.
Prezzi
L’indice dei valori medi unitari delle esportazioni di beni dell’Italia diffuso dall’Istat è aumentato del 5,6 per cento nel 2008, una variazione più ampia di quella fatta registrare l’anno precedente (tavola 4.4). Nei paesi dell’area dell’euro, in base agli indici diffusi dall’Eurostat, l’incremento dei valori medi unitari all’esportazione è stato più limitato (grafico 4.5), cosi come riscontrato negli anni precedenti: in Germania il loro aumento in percentuale è stato del 2,6, in Francia del 4 e in Spagna del 3,3.
Già dallo scorso anno l’Istat ha diffuso le informazioni relative ai prezzi alla produzione dei
prodotti industriali venduti sul mercato estero7. Anche sulla base di questo indicatore, i prezzi
delle esportazioni dell’Italia, aumentati del 2,8 per cento, hanno mostrato un’accelerazione nel 2008, anche per effetto della dinamica dei prezzi dei prodotti energetici (prodotti petroliferi raffinati) esportati dall’Italia. Un incremento maggiore hanno mostrato i prezzi dei prodotti destinati ai paesi della zona dell’euro, cresciuti del 3,4 per cento.
Rispetto a quelli dei manufatti esportati, i prezzi dei prodotti industriali venduti sul mercato interno hanno fatto registrare nel 2008 una variazione più elevata (5,9 per cento): ciò indicherebbe una compressione della profittabilità delle esportazioni. Un tale
comportamento da parte degli esportatori potrebbe essere letto come un tentativo di compensare gli effetti della perdita di competitività di prezzo (tavola 4.5), solo in parte determinata dall’apprezzamento dell’euro nei confronti in particolare del dollaro, proseguito per tutta la prima metà del 2008: per i manufatti italiani va, infatti, aggiunta la perdita di competitività derivante dalla dinamica sfavorevole dei prezzi alla produzione relativi. In Italia e negli altri principali paesi dell’area euro la competitività di prezzo delle esportazioni di manufatti misurata dall’indicatore basato sui costi del lavoro per unità di prodotto ha mostrato un deterioramento. Vi ha influito la diminuzione della produttività dovuta alla generalizzata caduta della produzione industriale a fronte di un andamento ancora crescente
dell’occupazione8.
Nei primi mesi del 2009 l’andamento dei prezzi delle esportazioni ha mostrato un’inversione di tendenza, con variazioni negative sempre più rilevanti con il passare dei mesi, in particolare per i prodotti venduti nei mercati esterni all’area dell’euro, dove la flessione era iniziata già negli ultimi mesi del 2008. Nei primi quattro mesi i prezzi si sono ridotti dell’1,7 per cento in termini
Tavola 4.5 - Competitività di prezzo dei manufatti in alcuni paesi industriali
Variazioni percentuali sull'anno precedente di indici in base 1999=100(1)
tassi di cambio effettivi reali basati sui prezzi alla produzione dei manufatti 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008
Italia 2,2 5,3 1,2 -1,0 0,8 2,0 1,4 Francia 2,0 4,8 0,6 -1,7 -0,7 1,7 1,4 Germania 1,5 6,7 0,3 -0,4 1,2 0,1 1,0 Regno Unito 1,7 -3,8 2,8 -3,9 -1,9 1,8 -11,6 Spagna 2,4 4,4 1,9 0,2 1,0 2,0 2,3 Stati Uniti -2,8 -3,7 -3,3 2,3 -0,5 -3,9 -0,7 Giappone -5,5 -0,9 -0,2 -6,5 -10,2 -7,0 8,6
tassi di cambio effettivi reali basati sui costi del lavoro per unità di prodotto 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008
Italia 4,3 10,2 6,1 2,2 1,0 4,5 4,8 Francia 1,5 2,4 3,8 -0,1 1,5 2,7 4,4 Germania 1,5 4,5 0,2 -4,0 -3,1 -0,8 4,2 Regno Unito 2,5 -3,5 5,9 -0,1 3,0 3,5 -12,7 Spagna 2,7 5,5 3,5 3,8 3,6 2,5 5,1 Stati Uniti -5,5 -7,7 -8,5 -1,1 1,4 -4,0 -3,5 Giappone -6,8 -8,1 -1,3 -7,7 -10,5 -8,5 11,9
(1) variazioni negative indicano un guadagno di competitività, e viceversa. Fonte: elaborazioni ICE su dati Banca d'Italia
7 Su cui si veda il contributo di approfondimento a cura di T. Iacobacci e M. Politi nel Rapporto Ice 2007-2008. 8 Si veda in proposito la tavola 5.3 in Banca d’Italia, Relazione annuale presentata il 29 maggio 2009.
tendenziali, un calo peraltro più contenuto di quello fatto registrare dai prodotti destinati al mercato interno. Con una dinamica speculare rispetto a quella mostrata nel 2008, la variazione dei prezzi nei primi mesi del 2009 è caratterizzata dalla forte diminuzione dei prodotti energetici (pari a quasi il 30 per cento) e dei prodotti intermedi, mentre i prezzi dei beni di consumo hanno continuato a mostrare una variazione positiva.
Quantità
Riflettendo la netta contrazione della domanda mondiale, le esportazioni di beni e servizi dell’Italia in quantità nel 2008 sono diminuite del 3,7 per cento, una flessione superiore rispetto a quella, pari all’1 per cento, del prodotto interno lordo: la quota delle esportazioni di beni e servizi sul Pil si è ridotta anche negli altri principali paesi industriali (grafico 4.7 e grafico 4.8). In media le esportazioni dei paesi dell’area dell’euro hanno invece mostrato una variazione ancora positiva benché contenuta (1,3 per cento nella media del 2008). Il rallentamento delle vendite di beni e servizi all’estero era già iniziato dal quarto trimestre del 2007. Nella seconda metà dell’anno si sono ridotte fino a segnare una diminuzione del 10,7 per cento nel quarto trimestre rispetto a un anno prima, man mano che gli effetti della crisi finanziaria si propagavano ai paesi europei e a quelli emergenti che figurano tra i principali mercati di sbocco dell’Italia. Nei maggiori paesi dell’area dell’euro le esportazioni hanno mostrato identico profilo infra – annuale, più pronunciate sono state le flessioni registrate in Germania e in Spagna. Gli indici sui
volumi di merci esportate dall’Italia hanno mostrato per il 20089un calo complessivo più forte:
scomponendo le variazioni per categorie di prodotti, quelli più netti hanno interessato i beni di
consumo durevoli (oltre il 9 per cento), i prodotti energetici e quelli intermedi10.
Fonte: elaborazioni ICE su dati Istat
25 26 27 28 29 30 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008
Rapporto percentuale tra esportazioni di beni e servizi e prodotto interno lordo.
Rapporto percentuale tra importazioni di beni e servizi e domanda nazionale (scorte escluse).
Grafico 4.7 Quota delle esportazioni sul Pil e delle impotazioni sulla domanda nazionale.
Calcolate sui valori concatenati, anno di riferimento 2000
9 Il dato sulla variazione delle esportazioni di beni che si desume dai dati di contabilità nazionale risulta, anche nel 2008,
dif-ferente rispetto a quello degli indici dei volumi di commercio estero (v. tavola 4.1 e 4.4): quest’ultimo dato, provvisorio, non tiene conto delle successive integrazioni (sui dati relativi agli scambi con i paesi dell’area Ue), in media pari all’1,5 per cento.
10 Questi ultimi sono diminuiti nel quarto trimestre del 13,4 per cento mentre la flessione per i beni strumentali nello stesso
È proseguita nel primo trimestre del 2009 la forte contrazione delle esportazioni di beni e servizi dell’Italia: si sono ridotte del 21,7 per cento sul trimestre corrispondente del 2008 e dell’11,8 per cento in termini congiunturali. Più accentuata è stata la diminuzione per i beni strumentali e i prodotti intermedi. Sono quindi confermate dai primi dati le previsioni che indicano un approfondirsi della flessione dei flussi di scambio nel corso del 2009, in corrispondenza con una contrazione della domanda globale. Nel 2010, con la graduale ripresa della domanda globale, potrebbero tornare nuovamente a crescere anche i volumi delle esportazioni italiane.
4.3 Le importazioni
Valori
In Italia il valore delle importazioni, aumentate in media dell’1,1 per cento, ha mostrato un netto rallentamento.
Nella media del 2008 le importazioni dell’area dell’euro dal resto del mondo sono cresciute del 7 per cento, un incremento in larga parte originato dall’ulteriore rialzo delle quotazioni delle materie prime e fonti energetiche. Nell’ultimo trimestre dell’anno l’indebolimento progressivo della dinamica della domanda ha determinato una diminuzione. Anche in Italia la dinamica trimestrale ha riflesso quella dell’intera area: nel quarto trimestre infatti le importazioni sono nettamente diminuite rispetto al trimestre corrispondente del 2007 (-7,3 per cento).
Questo andamento è proseguito anche nel primo trimestre del 2009: le importazioni
complessive a prezzi correnti si sono ridotte del 19,8 per cento rispetto a un anno prima. Più netta è stata la flessione di quelle provenienti dalle aree esterne all’Ue, per effetto della riduzione del 55 per cento delle importazioni di petrolio, che rappresentano circa il 10 per cento del valore delle importazioni totali dell’Italia.
Fonte: elaborazioni ICE su dati Eurostat
0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50
Francia Germania Giappone Italia Regno Unito Spagna Stati Uniti
95-97 00-02 03-05 06-08 Grafico 4.8 Rapporto percentuale tra esportazioni di beni e servizi e prodotto interno lordo. A prezzi costanti, medie triennali
Prezzi
I prezzi delle importazioni hanno risentito notevolmente dell’estrema volatilità delle quotazioni mondiali delle materie prime che ha caratterizzato il biennio 2007-2008. I valori medi unitari delle importazioni dell’Italia di beni sono aumentati del 9 per cento per il preponderante contributo dei prodotti energetici, i cui valori medi unitari sono nel complesso cresciuti di oltre il 30 per cento, e delle materie prime non energetiche.
Il prezzo del petrolio ha continuato a salire fino alla metà del 2008: intorno ai mesi estivi ha raggiunto la quotazione massima al barile di 140 dollari, pari a circa il doppio di quella che aveva all’inizio del 2007. Successivamente, con l’indebolirsi della domanda nei paesi importatori, è iniziata una discesa dei corsi fino a 50 dollari al barile all’inizio del 2009, oltre il 60 per cento in meno rispetto al livello massimo dell’anno precedente.
L’aumento delle quotazioni delle materie prime agricole, iniziato nel 2007, è proseguito per tutta la prima metà del 2008 e ha inciso sull’incremento dei prezzi delle importazioni dei beni di consumo non durevoli, tra cui in primo luogo quelli alimentari.
L’andamento dei tassi di cambio ha in parte smussato le fluttuazioni dei prezzi delle
importazioni: per tutta la prima parte del 2008, in corrispondenza con i maggiori incrementi delle quotazioni internazionali delle materie prime, l’euro si è apprezzato nei confronti del dollaro, mentre si è indebolito nei mesi autunnali.
Se si considerano i valori medi unitari dei soli manufatti importati essi sono aumentati del 3,9 per cento. Come nel biennio precedente è rimasta debole la dinamica dei valori medi unitari dei beni di consumo durevoli (ad esempio dei prodotti dell’elettronica).
Nel primo trimestre del 2009 il deflatore delle importazioni di beni e servizi dell’Italia si è ridotto del 4,5 per cento in termini congiunturali e del 2,7 sul trimestre corrispondente del 2008. I dati relativi ai primi mesi dell’anno confermano il profilo di volatilità dei corsi delle materie prime e in particolare del petrolio greggio. Il livello dovrebbe mantenersi tuttavia nettamente inferiore a quello medio registrato nel 2008, ma la flessione si rifletterà parzialmente e con un certo ritardo nei prezzi dei prodotti energetici importati dall’Italia. Tenderanno inoltre a ridursi, in seguito al calo della domanda internazionale, i prezzi dei manufatti importati.
Quantità
Nel 2008 le importazioni di beni e servizi dell’Italia hanno mostrato una sensibile flessione, pari al 4,5 per cento, più accentuata per i beni che per i servizi. Seguendo l’andamento della
Fonte: elaborazioni ICE su dati Eurostat
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Francia Germania Giappone Italia Regno Unito Spagna Stati Uniti
95-97 00-02 03-05 06-08 Grafico 4.9 Rapporto percentuale tra importazioni di beni e servizi e domanda totale nazionale. A prezzi costanti, medie triennali
domanda, la tendenza alla diminuzione delle importazioni in volume si è rafforzata nella parte finale dell’anno, con intensità superiore a quella registrata dalle principali componenti della domanda nazionale, consumi e investimenti.
Nell’area dell’euro le importazioni di beni e servizi a prezzi costanti sono cresciute in media dell’1,2 per cento mostrando un netto calo negli ultimi mesi, con profili differenti tra i principali paesi dell’area: in Germania sono aumentate del 4 per cento, mostrando solo nel quarto trimestre una netta caduta, così come in Francia, dove sono in media aumentate del 2,2 per cento trainate dalla domanda per consumi privati, mentre si sono ridotte, oltre che in