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ALUNNE E ALUNNI: LE DIFFERENZE IN AMBITO SCOLASTICO

TRA MASCHI E FEMMINE E ATTEGGIAMENTO VERSO DI ESSI

2. ALUNNE E ALUNNI: LE DIFFERENZE IN AMBITO SCOLASTICO

Analizzeremo ora le interpretazioni degli/delle insegnanti riguardo alle diff erenze tra alunni e alunne; verranno distinti gli atteggiamenti, i comportamenti, gli aspetti relazionali, gli interessi scolastici e quelle che sono spesso identifi cate come predi-sposizioni cognitive ed espressive. Tale operazione risulta spesso diffi cile, oltre che opinabile, quindi le categorie esplicative utilizzate si giustifi cano solo per il loro valo-re euristico: sappiamo d’altronde come sia complessa e stratifi cata, oltvalo-re che cultural-mente orientata e pertanto mutevole, ogni considerazione sul genere.

In alcune testimonianze è evidente la presenza di stereotipi, in altre emerge un’ana-lisi attenta e puntuale su alunni/e da parte di docenti sensibili e con grande esperien-za che, a volte, arriva a sfociare in autocritica rispetto al proprio comportamento.

“Non si può generalizzare”

Alla richiesta di individuare diff erenze tra scolari e scolare, alcuni insegnanti han-no risposto di han-non ritenere opportuhan-no procedere con delle generalizzazioni, negando di fatto la presenza di diff erenze intrinseche al genere:

“Mi è diffi cile generalizzare e dire le femmine si comportano così e i maschi si comportano così, perché da quello che ho visto nella mia esperienza o in espe-rienze a me vicine, molto dipende, appunto, da quale insegnante, da quale classe, da quale bambino, da quale famiglia.” IE, f

“Se escludo una bambina segnalata e quattro bambini con problemi socio-fami-liari che hanno diffi coltà che si ripercuotono sull’apprendimento, per il resto dei bambini della classe, direi che [non emergono particolari diff erenze], c’è molto entusiasmo e molta voglia di fare.” IE, f

Qualcuno aff erma con particolare convinzione che non si debba parlare di dif-ferenze perché, nel momento in cui ciò avviene, si fi ssano gli stereotipi mentre si dovrebbe impedire la loro riproduzione:

“‘Ah, i maschi mi fanno impazzire, fanno più casino, le bambine sono più bra-ve, sono più ubbidienti!’ e tante volte ci si ferma là, perpetrando con il proprio comportamento e con la propria educazione il fatto che i maschi sono così e le femmine sono così. Molto spesso, dicendolo, facciamo in modo che la situazione continui ad essere questa se non c’è magari l’attenzione a fare una proposta diver-sa o a destrutturare uno stereotipo. Ma c’è, secondo me c’è. Perché spesso diciamo

‘le femmine sono più brave’ ma questo non lo prendiamo come un risultato, come dire ‘le abbiamo educate ad essere più brave, ad essere più attentine, più respon-sabili…più diligenti, più ubbidienti’.” IE, f

Atteggiamenti e stili di apprendimento

Più di un/a insegnante aff erma che non vi sono diff erenze nel rendimento in gene-rale e nelle competenze acquisite nelle singole materie ma senz’altro coglie una speci-fi cità di genere nell’atteggiamento nei confronti della scuola e nell’interpretazione del proprio ruolo di studente:

“Mi sembra di sì, nel senso che c’è un rapporto meno confl ittuale tra le bambine e la scuola, sono più facilmente scolare, scolare gestibili, invece con i bambini a volte c’è necessità di scontrarsi, di discutere. Mi sembra che le bambine siano più naturalmente dentro la scuola, non tutte, ma in larga parte dei casi. I bambini a volte sono più da tenere.” IE, f

“…mi sembra di poter dire che da parte delle bambine c’è una maggiore attenzio-ne, alla cura formale, all’ordiattenzio-ne, alla rifi nitura, al seguire le consegne. Se prendi un pacco di quaderni, in linea generale, anche se non vedi il nome, individui se è di un bambino o di una bambina.” IE, f

La cura e l’ordine sono riconosciuti da molti/e intervistati/e come elementi ti-picamente femminili anche se non per tutti, come vedremo, sono qualità del tutto positive, tuttavia le diff erenze “mescolate” all’interno della classe producono eff etti vantaggiosi per tutti:

“Poi sono diversi gli stili di apprendimento, gli stili anche di esecuzione delle cose, le bambine sono sicuramente più curate, ci sono partecipazioni diff erenti, però è come nei vasi comunicanti, ha infl uenza il fatto comunque di mettere vicini i vari stili di apprendimento, di partecipazione, i vari caratteri e il fatto di mettere nei banchi insieme bambini e bambine.” IE, f

Altra caratteristica attribuita alle allieve è la diligenza con la quale studiano ed eseguono le consegne; qualcuno sostiene però che tale fattore faccia perdere loro vivacità e creatività:

“Le bambine, sarà colpa nostra probabilmente, ma, a parte qualcuna, erano si più ordinate, più rispettose delle consegne però meno vivaci nella partecipazione che andava più spesso stimolata.” IE, f

C’è tuttavia chi ritiene che tale modalità di studio consenta alle femmine di essere effi cienti e produttive:

“Le ragazze che riescono ad essere diligenti e poi ad approfondire e rielaborare, avendo acquisito con precisione certe nozioni, sono molto più brave, perché fi darsi solo dell’in-tuizione non signifi ca produrre una creatività di alto livello. Nell’unire la diligenza con l’approfondimento e con il ricreare in generale le ragazze sono più brave.” IM, m

Timidezza, ritrosia, insicurezza e poca autostima potrebbero celarsi dietro un com-portamento femminile riscontrato in varie testimonianze, che porta bambine e ragazze a ritrarsi dal confronto con i maschi più irruenti e invasivi rispetto allo spazio collettivo:

“Quando si fa una conversazione nella quale bisogna intervenire per alzata di mano e si fa il punto su un argomento, ecco, le bambine tendono a stare zitte. E i maschi parlano, si buttano, sono molto più coraggiosi in questo. E quindi noi a scuola cerchiamo di sollecitare nei maschi un atteggiamento meno invadente e invasivo …le bambine si ritraggono perché non hanno spazio, o comunque questo spazio dovrebbero conquistarselo, è faticoso e non tutte hanno voglia di farlo… [è importante] sollecitare invece nelle bambine una partecipazione, bisogna un po’

spronarle.” IE, f

Emerge in modo diff uso, dunque, la diffi coltà delle bambine ad esprimersi verbal-mente, non riuscendo così a dimostrare quanto valgono:

“…ma capita spesso che le bambine ‘brave’ non hanno lo stesso coraggio di espor-re i loro saperi dei maschi con le stesse capacità intellettive. È molto più facile che scrivano una relazioncina accurata che un’esposizione orale.” IE, f

“La bambina è molto più preoccupata dalla sua esposizione pubblica, è un fatto il non avere il ‘coraggio’ di esporsi così facilmente, come i bambini.” IE, f

Più perfezionista, la femmina non vuole dunque rischiare la brutta fi gura, teme di esporsi al giudizio di compagni/e ed insegnante. Altri comunque sono gli ambiti in cui eccelle, come la scrittura:

“… quando si tratta di completare e di trasformare ciò che hanno esposto oral-mente in forma scritta le bambine hanno un linguaggio più fl uente, hanno mag-gior ricchezza di aggettivi, riescono a spiegare meglio le proprie emozioni e i pro-pri stati d’animo” IE, f

“Le bambine riescono a concretizzare meglio sul quaderno quello che è stato di-scusso in classe.” IE, f

Altri elementi vengono colti, anche se apparentemente contradditori rispetto ai precedenti e in contrasto con l’immagine tradizionale di passività femminile, come la grinta:

“Sì. Sì, secondo me le femmine sono più grintose, le ragazzine sanno già cosa de-vono fare, hanno sogni, hanno proprio grinta! I maschi sono lì…” IM, f

La metodicità viene riconfermato tratto femminile, associato però alla rifl essività, che più spesso viene indicata come carente nei maschi:

“Le bambine sono molto più metodiche, più regolari, tendono inoltre ad essere più rifl essive.” IE, f

La competitività continua ad essere invece riscontrata nel comportamento maschile:

“I maschi in genere, pensando ai miei gruppi, hanno più competitività, ce l’han-no dentro, soprattutto per quanto riguarda le attività motorie, loro tendol’han-no a prevaricare. Sta a noi far notare che anche le femmine hanno le stesse capacità e probabilmente non fanno emergere questa competitività ma c’è comunque il gusto di partecipare.” IE, f

Atteggiamenti esuberanti, a volte forse provocatori, sono rilevati al maschile, ad esempio, rispetto ad argomenti sensibili e ad ambiti complessi come la sessualità:

“Io ho assistito a qualche lezione di psicologi, ma in quel momento lì ormai i ragazzi dal punto di vista informativo sanno molto. Lì un po’ per farsi notare, farsi vedere, vedo che tutti sono molto disinibiti. Ecco, le ragazze sono un po’ più riservate, i ragazzi fanno la battuta, la barzelletta.” IM, f

I comportamenti

Vari comportamenti distinguono maschi e femmine; i primi è noto come siano in diffi coltà rispetto al controllo delle proprie azioni e del proprio corpo, tanto da incorrere spesso in richiami ed azioni disciplinari:

“I problemi maggiori, intendendo sospensioni, richiami, queste cose, li abbiamo sempre coi maschi...il leader ecco, magari il leader negativo all’interno della clas-se, è più un maschio che una femmina.” IM, m

Il bisogno di esprimere la propria fi sicità, di sfruttare le proprie energie corporee porta a svolgere attività diverse nel tempo libero, più di tipo statico-relazionale le femmine più dinamico-sportive i maschi:

“È più facile vedere le ragazze che fanno giochi, più che giochi [formano] crocchi dove parlano discutono, e i maschi che giocano a pallone, questo già dalle ele-mentari si vede, alle medie poi è proprio evidente, tu vedi i gruppi delle femmine che discutono parlano non fanno dei giochi strutturati, i maschi invece spallona-no che è un piacere.” PP, f

Non sempre tali diff erenze sanciscono mancanza di attività comuni e di comuni-cazione a livelli diversi:

“I bambini giocano volentieri fra di loro, anche se…quando il gioco non è struttu-rato diff erenziano le attività: i bambini giocano a calcio, le bambine magari

fan-no un gioco di simulazione per contro proprio in un altro angolo di giardifan-no. Però nei rapporti interpersonali si cercano, lavorano insieme e si conoscono.” IE, f

È interessante poi evidenziare come attività tradizionalmente attribuite ad un ge-nere vengano invece svolte dall’altro, come il ricamo eseguito da maschi e il calcio giocato da femmine:

“Stiamo organizzando un mercatino, ho due ragazzini vivacissimi che sono vera-mente una cosa…fanno punto croce! …è entrata una collega, mi ha guardata e mi ha detto ‘Oddio’ allibita! E questi ragazzini, vi assicuro, con un amore…altrettan-to una ragazza, una bambina che non vede l’ora che arrivi la ricreazione, bravis-sima, che gioca a calcio meglio di qualsiasi maschio. Quindi, saranno casi limite, non lo so, però penso che la mia sia una situazione di classe normalissima.” IE, f

Tali mutamenti al di fuori degli schemi, suscitano perplessità o almeno stupore e la necessità da parte dell’insegnante di aff ermare la “normalità” della situazione in cui si manifestano. I comportamenti “imprevisti” di bambine e ragazze rifl ettono, del resto, mutamenti nei modi di interpretare dell’essere femminile e vengono intesi da un’insegnante come un apprezzabile superamento degli stereotipi correnti e delle aspettative che possono condizionare fortemente le bambine che non rispondono alle interpretazioni di genere più diff use:

“Ci sono però a diff erenza di anni fa, bambine che giocano a calcio tranquilla-mente, mentre ricordo, 25 anni fa, delle colleghe che le defi nivano maschiacci, oppure frasi tipo ‘da una femmina ci si potrebbe aspettare di più’, questi luoghi comuni non ci sono più, o li sento molto raramente.” IE, f

La diversa fase di sviluppo psicofi sico, oltre alle trasformazioni dell’immagine e del ruolo della donna, spiega almeno in parte un comportamento giudicato intraprenden-te e anche aggressivo da parintraprenden-te delle ragazze rispetto ai coetanei di sesso opposto:

“Una volta, per esempio, le ragazze erano più a crocchi fra di loro, queste cose qua. Adesso sempre più ragazze anche delle prime e delle seconde inseguono i ragazzi delle terze, ci giocano, ci scherzano. I maschi sono ancora giocherelloni, col calcio.” IM, f

“Nei ragazzi e forse anche negli adulti sta prendendo il sopravvento la donna, la ragazzina: sono molto intraprendenti, a volte anche eccessivamente. I ragazzini quindi o si chiudono o sviluppano atteggiamenti di aggressività o comunque si creano degli ostacoli che sono diffi cili da superare creandosi così delle dinamiche poco piacevoli.” IM, m

In quest’ultima testimonianza si può cogliere un timore derivato da un potenzia-le rovesciamento dei ruoli che tende a mettere sulla difensiva i maschi e a rendere diffi cili e poco equilibrati i rapporti tra i sessi nell’età della preadolescenza. Proprio quando la costruzione dell’identità di genere sta entrando nella fase più attiva e crea inevitabilmente scompensi, contrasti se non confl itti espliciti. È legittimo chiedersi se tale situazione si ristabilirà secondo la tradizionale dialettica tra maschi e femmine - scompensata in termini sociali a svantaggio delle donne - col superamento dell’età adolescenziale o se verranno ad instaurarsi diversi equilibri che potrebbero portare ad una maggiore equità nei rapporti tra i due generi.

La relazionalità

Inevitabilmente i comportamenti quotidiani nell’ambito scolastico, i giochi e le attività svolte nel tempo libero esprimono i modi di essere e di interpretare il proprio essere maschio e femmina e quindi le relazioni tra generi; andiamo però a vedere come più direttamente le/gli insegnanti colgono diff erenze nel modo di relazionarsi degli alunni nei gruppi omogenei ed eterogenei per sesso (F. Sartori 2004, 2006).

Molte intervistate hanno rilevato la complessità dei modelli di relazione femmini-li: viene colta l’importanza della dimensione aff ettiva ed emozionale nei rapporti tra le bambine e tra le ragazze che spesso si basano sul bisogno di riconoscimento totale nell’altra, sulla richiesta di dedizione e di unicità nel rapporto:

“Le relazioni femminili sono più macchinose, vedo proprio anche con mia fi glia un continuo ‘ma lei mi ha guardato così, ma perché così, allora non sono più sua amica’. I maschi sono molto più, diretti, cioè ‘giochi con me? sì’ ‘non giochi? Bon, è lo stesso’ fi ne, cioè, [per le femmine] è tutto un ‘ma sei più amica sua o più amica mia? Perché se tu sei più amica sua allora non sei più così tanto amica mia’ e tutta una serie di relazioni di questo genere sono molto complicate da gestire.” IE, f

“Anche secondo me nelle femmine l’aspetto gelosia, ossessività sono molto, molto forti e in genere non vengono nascoste, cioè sono molto palesi.” IE, f

Le forme relazionali emerse comportano eff etti sulla stabilità e durata dei gruppi al femminile che tendono ad essere continuamente messi in discussioni e modifi cati per entrate ed uscite di alcuni dei suoi membri:

“…le ragazze hanno gruppi che sono meno stabili dei gruppi dei ragazzi, cioè le amichette continuano a cambiare, ‘ah eri mia amica e adesso non lo sei più perché hai raccontato questo a quell’altra’. I ragazzi hanno un gruppo più stabile, più fi sso, forse perché più legato non tanto al raccontarsi fra di loro le cose, ma al gioco del calcio, alla bicicletta. Le ragazze sono più legate proprio alla

conver-sazione, al raccontarsi, al pettegolezzo. Quindi sono molto più vulnerabili dal punto di vista delle amicizie, fra di loro.” IE, f

Diversamente accade nei gruppi composti da soli maschi: lo stare insieme è deter-minato per loro soprattutto dalla condivisione di un interesse specifi co, da un’attività svolta insieme; pertanto i componenti del gruppo rimangono amici almeno fi no a quando hanno un obiettivo comune da raggiungere o una passione da sostenere o un’attività da svolgere. Anche i disaccordi e le diffi coltà si aff rontano e si cercano di risolvere in modo diverso:

“I maschi hanno un tipo di relazione molto diretto e molto schietto, si picchiano, litigano e dopo fanno la pace. Se due femmine litigano si può stare mesi prima di ricomporre una relazione.” IE, f

Per le diversità evidenziate e in generale per una diff erente sensibilità ma anche per il bisogno di costruire un’immagine solida di sé come maschio o come femmina, soprattutto nell’età della Scuola secondaria di primo grado, emerge la tendenza a sta-bilire relazioni separate. Se tra i sei e i dieci anni prevale la promiscuità, successiva-mente è la separazione a palesarsi maggiorsuccessiva-mente:

“Le diff erenze maggiori le noti sempre alla scuola media, dove c’è la tendenza a fare gruppo, quindi maschi da una parte e femmine dall’altra, molto separati, alle elementari è più facile vedere dei gruppi misti anche nei momenti liberi, alle medie no, in seconda media soprattutto, abbiamo da una parte i maschi poi il gruppo delle femmine, che fanno proprio gruppi a se stanti, interagiscono poco nei momenti liberi.” PP, f

Se poi intervengono altre variabili, come quella etnico-culturale, tale situazione viene ulteriormente ad evidenziarsi fi no a diventare un problema che, secondo una psico-pedagogista intervistata, non viene tematizzato o suffi cientemente approfondi-to nella scuola, al fi ne di rifl ettere sulle ragioni sotapprofondi-tostanti a tali modi di sentire:

“…la diffi coltà maggiore ce l’abbiamo con gli alunni stranieri a fare lavori di gruppo, per esempio i ragazzi stranieri, se sono vicini alle femmine, fanno fatica a lavorare e a loro volta le femmine fanno fatica a lavorare insieme ai maschi, per motivi culturali. Anche per esempio nel mettersi in banco insieme hanno la ten-denza ad avere il compagno maschio piuttosto che la compagna femmina, questo viene vissuto come dispregiativo quasi non piace… Non so se altrove è diverso, alle elementari vengono fatti ruotare nella disposizione dei banchi quindi chi capita capita, maschi o femmine che siano, alle medie si fa più fatica, anche se gli insegnanti ci provano, però non c’è un discorso di fondo, non viene poi analizzato

il perché stai male con un compagno femmina, non viene fatto un approfondi-mento rispetto a questo, non è uno spunto su cui lavorare.” PP, f

Si stanno evidenziando tuttavia signifi cativi cambiamenti anche nelle relazioni tra maschi e femmine; si osserva ad esempio che i primi sembrano aprirsi maggiormente all’esterno, appaiono interessarsi di più ai problemi che li circondano e propensi a discuterne:

“L’ambito delle relazioni fra persone [ai maschi] è meno noto o lo considerano di meno. Questa cosa poi va man mano scemando nel tempo e adesso sono loro che chiedono di fare l’assemblea, di parlare delle cose, dei problemi.” IE, f

Un fenomeno serio e ampiamente studiato nel suo complesso come il bullismo, solo di recente è stato analizzato nella versione al femminile; certamente tale ritardo è dovuto anche al fatto che, interpretato dalle ragazze, assume forme meno eclatanti, più nascoste, legate a dinamiche psicologiche che rimangono sotterranee - risultan-do spesso infi de ed ingannevoli - e che tenrisultan-dono all’esclusione dal gruppo di chi lo subisce. Ma non per questo risulta meno grave ed anzi proprio la diffi coltà a farlo emergere può renderlo più diffi cile da debellare:

“Il bullismo femminile ad esempio, che non è eclatante ma è l’emarginazione. La ragazzina è tremenda da questo punto di vista, peggio del maschietto che rompe qualche cosa. Il bullismo femminile è più sul piano psicologico e credo sia molto sottovalutato. Perché mentre il bullismo come gesto è individuato e sei costretto ad intervenire, l’altra azione è molto più subdola e sotterranea e non sempre per questo ce ne accorgiamo.” DS, f

“…quando c’è una cosa grossa la reazione è sempre quella, la femmina è più at-tenta a non farsi vedere, agisce più nell’ombra, non ha la manifestazione eclatante del ragazzo che dà una sberla, tratta male fi sicamente un compagno oppure ti distrugge materiale della scuola, è meno appariscente. Il maschio è più palese, at-teggiamenti di bullismo del maschio sono molto trasparenti, quelli della femmina sono proprio più giocati sulle parole, sul non detto, sul fare in modo che nel grup-po certe ragazzine non grup-possano entrarci mai, quindi le dicerie che grup-poi mettono in giro… ed è molto più brutto il bullismo al femminile perché fai molta più fatica a coglierlo, e ferisce molto di più, perché il maschio una volta che è esploso con la scazzottata l’ha chiusa la cosa, la femmina continua.” PP, f

Non viene naturalmente sottovalutato il bullismo maschile, anzi, già alle elemen-tari le maestre denunciano le prepotenze e l’aggressività dei bambini alle quali le

Non viene naturalmente sottovalutato il bullismo maschile, anzi, già alle elemen-tari le maestre denunciano le prepotenze e l’aggressività dei bambini alle quali le