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Ambientamento nella realtà italiana

Nel documento Filippo Concollato (pagine 138-142)

5.6. L’ espatrio e l’arrivo in Italia

5.6.3. Ambientamento nella realtà italiana

L’impatto con l’Italia non sembra essere stato particolarmente traumatico per ciascuno degli intervistati, i quali sapevano già, al momento dell’arrivo, dove andare ed inoltre contavano sul fatto che amici e parenti senegalesi residenti nel nostro Paese, come si è detto prima, erano pronti ad ospitarli. Aliou (intervista n. 6) ha raccontato: “…Io prima di arrivare in

Italia avevo già programmato tutto. Io avevo parenti che abitavano a Genova e così sono andato a Genova, ho fatto sei mesi, poi dopo sono andato a Ancona, poi a Mestre e dopo a Verona. Dove vado io ci sono sempre i miei amici lì, vado sempre dove c’è un amico o un cugino…”

anche Salif (intervista n. 5) sapeva dove trovare ospitalità: “…Quando sono

partito dal Senegal, sapevo che a Milano c’erano due miei amici che abitavano lì e loro mi avevano dato l’indirizzo di casa.

Quando sono arrivato a Roma con l’aereo, dopo sono andato alla stazione, ho preso il treno per andare a Milano e loro mi aspettavano alla

stazione di Milano…” così come Mor (intervista n. 1): “…Quando sono venuto qua, sono molto fortunato perché mio cugini abitano a Treviso e io sono andato subito lì, e loro mi ospitano e, e io resta lì. No lavoro e quando vendi, vendi… e delle volte non riesco a pagare, pagare affitto e loro mi capirono…”.

Le prime difficoltà incontrate in Italia subito dopo l’arrivo, sono riconducibili, per quasi tutti gli intervistati, alla mancata conoscenza della lingua italiana e al fatto di non possedere il permesso di soggiorno. Molti degli intervistati sono giunti qui come clandestini, un paio di loro dopo essere stati in altri Paesi Europei, per i quali avevano ottenuto il visto d’ingresso prima di partire dal Senegal. A proposito delle primissime difficoltà affrontate, Mor (intervista n. 1) mi ha detto: “…quando io sono

venuto qua io avevo 25 anni quasi e non sono mai uscito da Senegal, anche in giro in Africa io non conosco altro Paese, sono sempre vissuto in Senegal vicino dei miei parenti: mia mama, mio papa…; e uno giorno sono venuto in un altro Paese lontano capito? Che non conosco nessuno, non capisco la lingua, la cultura non lo conosco, tante cose diverso e per gli altri come me anche la stessa cosa, una cosa molto, molto duro…”.

Dall’indagine svolta emerge che gli intervistati sono venuti al Nord perché attirati dalle maggiori possibilità di ottenere un lavoro sicuro, alcuni di essi hanno vissuto anche nel Sud Italia, Ancona, Bari, Napoli, Terni e nelle isole, Sardegna. Si sono poi spostati nel Settentrione, Bergamo, Brescia, Milano, Padova, Treviso, Trieste, Verona, con la speranza di trovare un’occupazione. Nel Nord Italia ci sono effettivamente maggiori opportunità occupazionali ma, rispetto al Sud ci sono anche altre difficoltà. Non sempre gli immigrati, soprattutto i nuovi arrivati, riescono a trovare un

alloggio stabile presso amici e parenti. La ricerca di una casa in affitto è un passo che tutti loro prima o poi dovranno affrontare, un passo che è ritenuto più importante anche alla ricerca di un lavoro, Mor (intervista n. 1) ha detto in proposito: “…Per noi stranieri la cosa che è più difficile è la casa,

lavoro può essere più difficile o non difficile, perché quando hai permesso di soggiorno e sei fortunato ti chiamano però per casa è molto difficile perché una persona che va in un’altra paese per lavorare ed è straniera, extracomunitaria, è dura la vita se tu non ha trovato casa!

Casa è prima cosa più importante, anche del lavoro, devi arrivare e prima devi sistemare, se hai trovato una casa dopo cerchi lavoro, anche se trovi un lavoro senza casa non va bene.

Troviamo che magari il proprietario della casa non vuole dare le immigrati le casa, questa cosa qui… qui loro hanno anche un po’ ragione perché da noi magari ci abitiamo per esempio 7 persone, 8 persone, 10 persone in appartamento e in 2 camera, magari loro hanno ragione le proprietario, però l’unica cosa che posso fare noi è fare bene questa cosa.

Non abbiamo la possibilità di affittare 2 persone, 3 persone una casa, siamo di più e poi deve mangiare anche…”.

Nel Nord Italia gli immigrati incontrano maggiori difficoltà nel trovare abitazioni in affitto, rispetto al Sud, Aliou (intervista n. 6) ha raccontato: “…Io sono sempre stato da amici ma a Ancona ho cercato io la

casa e non è stato difficile a Verona invece tanti problemi. Sto cercando casa ma non l’ho trovata, poi fino adesso non posso avere la residenza lì perché la casa di mio zio dove vivo è autorizzata per quattro persone, io sono la quinta persona. La padrona poi, ti da una casa vuota, senza mobili, senza letto, senza niente e ti chiede troppi soldi: duemila euro,

millecinquecento di anticipo prima di entrare nella casa dove non c’è neanche la roba per cucinare. Mio zio ha dato l’anticipo e ha cominciato a portare la roba lì, io devo fare ancora la residenza. A Verona è difficile trovare casa…”

Le eccessive pretese dei proprietari non sembrano essere l’unico motivo responsabile di questa situazione, secondo Mamadou (intervista n. 9) al Nord c’è anche una mentalità diversa: “…Siii, in Sardegna la casa te

la danno, te la danno è che si spiega il perché te la danno, si spiega perché in Sardegna prima il lavoro non c’e, no e magari le case ci sono da affittare (…) e poi c’è un senso diverso, non c’è il senso commerciale delle cose, non c’è il senso di costruire e affittare c’è il senso che costruisco e ci abito, più o meno no? E le case che di solito ti danno sono quelle dei bisnonni che di solito è vuoto, le case che nessuno ci abita e quindi vediamo che le cose cambiano

Lì in Sardegna trovare la casa è facile, è molto più facile che qua (Brescia), ci sono case diverse…”.

I rapporti d’amicizia tra i senegalesi, costituiscono una forma di sostegno reciproco anche materiale. Dopo una fase iniziale in cui tutti gli intervistati, tranne Aminata che ha vissuto fin dall’inizio con il marito italiano, hanno condiviso la casa con dei connazionali anche per dividere le spese, alcuni di loro hanno poi acquistato una certa indipendenza, Mor divide l’appartamento con la sua ragazza italiana e con un paio di studenti universitari, Oumar abita con un italiano e Mamadou vive con la compagna.

Nel documento Filippo Concollato (pagine 138-142)