Il politologo Christian Coulon ha affermato che: “Nel Senegal si è spesso talibe (discepolo) di un marabutto prima di essere cittadini di uno Stato”.
L’Islam è in Senegal una realtà di massa: circa l’85% della popolazione è di fede musulmana ed il 90% dei fedeli è membro di una confraternita. Un Islam sufi, dunque, costituito da diversi ordini mistici:
tijaniyya, muridiyya, tariqa (confraternita) esclusivamente senegalese, qadiriyya e, in misura minore, layennes e hamalliyya. I fedeli sono così
divisi nelle confraternite: 45% nella tijaniyya, 31% nella muridiyya e 13% nella qadiriyya.
Le confraternite dispongono di un livello tale di autorità e di influenza politica, in Senegal, che non ha equivalenti rispetto ad ogni altra nazione dell’Africa a sud del Sahara. L’Islam marabuttico e popolare ha dimostrato una grande capacità di adattamento ai mutamenti sociali, economici e politici, tanto da rappresentare un referente primario nella dialettica politica e sociale contemporanea.
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D. B. CRUISE O’BRIEN, Sufi Politics in Senegal, in J. P. Piscatori (a cura di), Islam in the
In questo paragrafo mi sono occupato delle caratteristiche religiose più significative dei tre grandi ordini mistici senegalesi, ma prima di procedere mi sembra opportuno fare una breve premessa su alcuni concetti che le caratterizzano.
I movimenti sufi si raggruppano attorno alla figura di un fondatore,
Cheich, e danno vita ad un ordine mistico fondato su pratiche religiose che
permettono loro di raggiungere un’unione con Dio. Il sufismo si caratterizza sulla triade socio-religiosa tipica di gran parte del mondo musulmano: la
umma, l’asabiyya e la tariqa.
La umma è la comunità dei credenti musulmani, uguale ed obbediente davanti a Dio. La asabiyya indica l’appartenenza al gruppo di nascita ed ai relativi costumi ed usi adottati. Tale termine fa riferimento alla tribù, ma anche all’etnia, al gruppo familiare esteso, ai gruppi clientelari e di dipendenza. La tariqa, infine, è la via della devozione che si forma attorno alla vita di un mistico sufi, il quale si affida direttamente a Dio senza la mediazione della umma. Essa è la via di fede personale, di insegnamento di un “santo”, il quale diventa mediatore del sacro, nel momento in cui attorno a lui si forma una scuola di devozione e di pensiero.
Il marabutto è colui che detiene l’autorità religiosa e che grazie al potere religioso di cui è investito, la baraka, funge da guida spirituale per i fedeli e da mediatore tra uomo e Dio.
L’abbandono in Dio tipico dell’Islam diviene nel sufismo abbandono al proprio marabutto e pertanto l’iniziazione ad una confraternita coincide sempre con l’atto di sottomissione umile e simbolica alla volontà del marabutto prescelto.
evidenziano proprio nell’adattamento alle realtà locali: alla comune appartenenza islamica segue, dal punto di vista, una netta distinzione fra le confraternite.
La confraternita più antica presente in Senegal è la qadiriyya: fondata nel XII secolo a Baghdad da Abdelkadir al-Jilani, fece la sua apparizione in Senegal all’inizio del XIX secolo. Essa si presenta segmentata e priva di una struttura direttiva centralizzata, a cui fa seguito uno scarso peso politico.
La seconda confraternita in ordine di apparizione sul territorio senegalese è la tijaniyya, fondata da Ahmed al-Tijani nel Maghreb nel 1700 e diffusa in Senegal dopo la metà del XIX secolo da Haj Omar.
Infine consideriamo la muridiyya. Di origini recenti, è l’unica tariqa prettamente senegalese. Essa infatti nasce in seno all’etnia wolof con la predicazione del mistico Cheich Amadou Bamba M’Backé, chiamato dai suoi discepoli Serigne Tuba, dal nome della città di cui è fondatore. Attraverso la muridiyya si è avuta la conversione in massa dell’etnia wolof all’Islam.
4.4.1. La confraternita più antica: la Qadiriyya
La qadiriyya è distante dai successi e dai proseliti delle altre confraternite ed inoltre, contrariamente ad esse, non ha mai neppure partecipato attivamente alla politica interna dello Stato. La fondazione si deve a Sidi Muhammad Abd al-Jilani (1079-1166), personaggio carismatico dalle grandi virtù taumaturgiche. È grazie ai berberi Sanhaja, ed in particolare ai chierici itineranti Kunta, che verso la metà del XV secolo la sua tariqa si diffonde a partire dal Marocco verso il Sudan occidentale.
Ad essi va il merito di aver diffuso la fede qadiri lungo le piste commerciali e di aver trasmesso una tradizione eminentemente pacifica di proselitismo islamico contraria all’ideologia del jihad fi sabil Allah, la guerra santa.
Lo sviluppo storico della confraternita è caratterizzato dalla dispersione sul territorio che ne ha sempre limitato il peso politico, oggi, infatti, la sua importanza è quasi esclusivamente locale. Gli ultimi decenni hanno fatto registrare una notevole perdita di terreno nella regione centrale del Cayor, scarsamente compensata da un certo incremento in un’ area periferica della Casamance.
Nella regione del Futa Toro gli effetti della rivalità con la tijaniyya, che ha avuto origine nel corso del XIX secolo, per la leadership religiosa nella zona sono ancora lontani dal sopirsi. Appare evidente come la
qadiriyya in Senegal sia poco estesa, cosa che stride invece con la grande
diffusione che ha ottenuto in vaste aree del Mali, del Niger e della Nigeria settentrionale. La scarsa popolarità di cui gode fra le masse rurali affonda le sue radici da una parte nella sua caratteristica di confraternita dotta, élitaria, luogo di incontro di giuristi e letterati arabizzanti, dall’altra nel legame sinallagmatico fra identità qadiri e identità etnica maura, legame inviso per molteplici ragioni storiche alla popolazione senegalese6.
Per quanto concerne il rapporto talibe-marabutto, il discepolo deve abbandonarsi, deve mettersi totalmente nelle mani del marabutto e, soprattutto non deve contrastare in nulla la volontà della propria guida spirituale. Essi inoltre hanno il diritto di prestare giuramento di fedeltà a diversi marabutti contemporaneamente.
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A. PIGA, Un universo sufi cangiante, criptico e poliedrico. La Qadiriyya, la Muridiyya e la Tijaniyya: tre ordini mistici nel Senegal contemporaneo, in MARIA IMMACOLATA MACIOTI,
4.4.2. La Tijaniyya e Malik Sy
La tijaniyya è la seconda confraternita in ordine di apparizione in Senegal e la sua egemonia nel panorama del sufismo senegalese è del tutto indiscussa. È stata fondata al Cairo dallo shaykh Muhammad ibn Mukhtar ibn Salim al-Tijani.
Secondo la dottrina tijani egli avrebbe ricevuto l’influsso divino direttamente dal Profeta Muhammad, senza intermediazioni. Anche i grandi santi tijani possono stabilire un contatto personale con il Profeta, non solo in sogno, ma anche in stato di veglia. Al-Tijani stesso era considerato e si autoproclamava il massimo potere spirituale, dotato della virtù dell’isma, l’infallibilità, virtù solitamente riservata ai soli Profeti.
L’adesione alla tijaniyya comporta una fede incontrollabile nel suo carattere di verità rivelata e divina, l’unico maestro è Muhammad.
Di conseguenza i discepoli non possono affidarsi ad un’altra tariqa. Il discepolo deve stare vicino al proprio maestro, lo deve obbedire, imitare ed assistere fino alla morte, solo così potrà essere condotto verso la purezza, per poter divenire un giorno degno di ricevere a sua volta l’influsso divino e l’ispirazione alla stessa stregua del maestro.
Dopo aver descritto le caratteristiche generali dell’ordine, entro maggiormente nel merito della specificità senegalese.
Il fondatore della tijaniyya senegalese è stato al-Haji Malik Sy,
Serigne di origine tukolor di Dagana nei dintorni orientali di Saint-Louis.
La sua predicazione ruotava intorno a tematiche ricorrenti, quali la necessità di una maggiore eguaglianza nei rapporti sociali, la preminenza dell’istruzione religiosa rispetto al lavoro manuale, la condanna dei marabutti impostori che sfruttavano la credulità popolare degradando così la
propria missione religiosa 7.
Venerato come un santo, Malik Sy era soprannominato Mawdo, il patriarca. La tijaniyya, dai primi del 1900 si espanse rapidamente nel Cayor, poi nello Waloo sul basso Senegal ed infine nella Casamance.
Tranne una sola eccezione i marabutti tijani mantennero dei rapporti pacifici con i colonizzatori, anzi svilupparono una vera e propria ideologia della collaborazione.
La tijaniyya senegalese proclamava il rispetto per l’autorità costituita al punto da pregare per il governo coloniale, artefice del ripristino della pace e della giustizia. Si riscontrano in essa tre tematiche sufi fondamentali, interconnesse e complementari: lo statuto del marabutto, la mobilità sociale e l’importanza dell’istruzione. In particolare il Serigne tijani, che riveste il ruolo di guida spirituale, non può intercedere verso Dio per conto del discepolo, né tanto meno può essere oggetto di venerazione personale.
I discepoli tijani perciò devono cercare di raggiungere la salvezza individualmente, questa loro autonomia li distingue notevolmente dai loro omologhi, in particolare dai muridi.
Anche nella concezione del lavoro le differenze non potrebbero essere maggiori: Malik Sy considera lecito offrire l’insegnamento religioso in cambio di prestazioni di lavoro ma critica aspramente i marabutti che sfruttano oltre il lecito i poveri talibe.
La tijaniyya senegalese guarda con favore alla mobilità sociale, questo aspetto è molto importante, tenendo conto che la società wolof-tukolor è caratterizzata da una profonda stratificazione sociale. Infatti, un discepolo dotato di ampie conoscenze religiose e grandi doti morali può,
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indipendentemente dalla sua origine etnica e sociale, venire nominato
muqaddam, cioè rappresentante locale del Califfo. È l’istruzione religiosa
che viene a configurarsi come il fattore principe della mobilità sociale, anzi come l’unico fattore in grado di limitare i privilegi derivanti dal principio strutturale dell’ereditarietà.
4.4.3. Amadou Bamba e la nascita della muridiyya
A differenza delle confraternite che l’hanno preceduta, la muridiyya è l’unica confraternita tipica ed esclusiva dell’Africa subsahariana, in particolare del gruppo etnico senegalese dei wolof.
Contrariamente agli altri ordini, la sua denominazione non deriva direttamente dal nome del fondatore, ma dalla parola araba “murid”, aspirante, novizio, che indica ogni discepolo che aspira ad una iniziazione sulla “Via” e si impegna a seguito del Maestro.
Il fondatore della muridiyya è Muhammad ibn Muhammad ibn Habib Allah, nato intorno al 1850 a M’Backé nel Baol in una famiglia religiosa, affiliata alla confraternita qadiriyya. Come fondatore sarà conosciuto popolarmente con il nome di Amadou Bamba, dove con bamba si intende il capo, il maestro.
Egli riceve la sua formazione spirituale musulmana dalla famiglia, vicina questa al mitico personaggio di Lat Dior, celebrato dalla tradizione epica come l’eroe della resistenza wolof alla conquista coloniale francese.
A quarant’anni, in seguito all’invasione francese intraprende un lungo cammino, durante il quale, secondo la tradizione orale riceve la rivelazione e fonda nel 1887 il villaggio di Tuba, che poi diverrà la Mecca dei Murid.
lavoro per la coltivazione di miglio ed arachidi. Il loro numero aumenta rapidamente e questo preoccupa non poco le autorità francesi che temono l’insorgere di un movimento di rivolta, tanto che arrestano Amadou Bamba nel 1895 e lo deportano in Gabon. Durante questo periodo di esilio e di isolamento egli si dedica alla preghiera; dopo sette anni torna in Senegal dove è accolto come un santo e riprende così la sua predicazione: i discepoli giungono ormai da ogni parte del paese.
L’eccessiva notorietà lo porta ad un secondo esilio in Mauritania, dal 1903 al 1907. Queste che egli è costretto a patire aumentano il suo prestigio fra la popolazione e accrescono la sua fama di santità.
Nel 1907 torna in Senegal e l’amministrazione coloniale per scoraggiare l’afflusso di fedeli, gli impone un’autotassazione e il pagamento di un’imposta per potergli fare visita. Il supporto popolare così intenso costituì motivo di profonda inquietudine per il governo coloniale responsabile di avere a lungo perseguitato un vero santo, un autentico sufi, lontano ed estraneo per scelta personale da rivalse politiche o giochi di potere. L’amministrazione francese mutò radicalmente i suoi rapporti con Bamba e intravide le conseguenze positive di una reciproca collaborazione, tanto che nel 1918 venne insignito della croce della Legione d’Onore, massima onorificenza francese8. Il 19 luglio 1927 Amadou Bamba muore e viene sepolto a Tuba.
La sua figura non è facile da definire: un uomo di grande fede e spiritualità, che ha saputo rappresentare un punto di riferimento per i suoi contemporanei e che ha gettato le basi di una dottrina portatrice di valori universali. All’interno della società wolof egli rappresenta una figura
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rivoluzionaria, divenendo un simbolo dell’identità nazionale e della resistenza non violenta al colonialismo francese. La distensione con l’amministrazione francese ha consentito alla società wolof di fare il suo ingresso nel circuito dell’economia monetaria del patto coloniale: la conquista delle terre e il loro sfruttamento con la coltivazione delle arachidi favorisce e consolida lo sviluppo del muridismo, ma lo lega per sempre alle sorti politiche del governo francese.
Amadou Bamba è un puro prodotto dell’Islam africano poiché non ha mai fatto pellegrinaggio nei luoghi santi dell’Islam e non è mai stato allievo di un maestro arabo dell’Africa del Nord o del Medio Oriente. I suoi soli maestri sono stati senegalesi e mauritani.
Il suo insegnamento è conosciuto attraverso i suoi scritti in lingua araba, essi rivelano un uomo dalla fede incrollabile, pieno di tenerezza, un uomo di Dio, desideroso di adorarlo, ma anche un uomo pieno di slanci passionali verso il Profeta Maometto. Il suo insegnamento vuole essere pratico: fare conoscere l’Islam più ortodosso e portare i suoi discepoli ad adorare Dio, a servirlo, ad avere una vita interiore dominata dalla sua onnipresenza, seguendo in tutto il Profeta. Amadou Bamba è sia un educatore di fede, quando insegna l’Islam, e sia un moralista, quando esorta a vivere secondo i dettami della legge.
4.4.4. Cheich Ibra Fall tra muridiyya e Baye Fall
Durante l’esilio di Amadou Bamba assumono grande rilievo ed importanza a livello organizzativo i grands talibe ed i fratelli dello Cheich. Tra questi merita particolare attenzione Cheich Ibra Fall: un nobile che si pone al servizio del fondatore diventandone il primo discepolo e lavorando
per lui.
Cheich Ibra Fall vota la sua vita al servizio di Amadou Bamba che,
secondo la tradizione, in cambio della sua completa devozione espressa con un incessante lavoro, lo dispensa dall’obbligo della preghiera e del digiuno. Egli è, infatti, poco attratto dagli aspetti più spirituali degli insegnamenti del Maestro, mentre è pronto a farsi carico degli aspetti organizzativi della confraternita. Ha come preoccupazione principale la salute materiale della confraternita, tanto che si deve a lui la straordinaria organizzazione che la caratterizza sin dagli albori. Accanto ai fratelli del Maestro ha iniziato a costruire l’indipendenza economica e organizzativa della muridiyya, fondando villaggi e rendendo nuove terre utilizzabili per la coltivazione.
Ibra Fall è stato l’artefice del successo dell’ordine fra le masse popolari, egli ha ideato il sistema agricolo del daara, struttura collettivistica di produzione che è alla base del successo muride, ed ha inoltre elaborato l’ideologia del lavoro indefesso, al limite della resistenza, da offrirsi con umiltà e devozione al proprio marabutto.
La daara si presenta come scuola di formazione spirituale, in cui giovani e adolescenti sono sottoposti ad una rigida disciplina nel lavoro e nella formazione religiosa.
Inizialmente Ibra Fall si stabilisce nel Baol fondando quello che oggi è il villaggio di Darou Salam: questo insediamento rappresenta la prima
daara muride all’interno della quale trovano ospitalità tutti coloro che
vogliono seguire il movimento. L’organizzazione che si viene a creare è basata essenzialmente sul lavoro agricolo e da qui prendono vita gli insediamenti successivi ed il rapido sviluppo della confraternita.
permettono di correre in aiuto di Amadou Bamba in esilio e di negoziare con le autorità il suo rimpatrio. Essendo un abile propagandista, facilita l’espansione della dottrina ed il reclutamento di numerosi fedeli.
I suoi discepoli, i Baye Fall, sono animati da una devozione fanatica, irruente ed irrefrenabile. Nella muridiyya sono gli unici a devolvere integralmente al proprio marabutto ogni obbligo e dovere religioso strettamente personale. Essi, infatti, non pregano e non rispettano i precetti del digiuno durante il mese di ramadan.
Essi costituiscono la componente più discussa dell’ordine, criticati soprattutto dai muridi ortodossi e dai tijani, si vantano di essere i veri muridi. Portano all’estremo l’etica del lavoro: il lavoro prestato al servizio del marabutto è, per loro, sufficiente per raggiungere il paradiso e per essere dispensati dagli obblighi religiosi canonici.
Alcune loro caratteristiche sono determinate dallo stretto rapporto che lega questa comunità a quella dei ceddo, i potenti schiavi della corona nei regni wolof precoloniali. Sulla scia delle usanze dei ceddo persino i Serigne Baye Fall fumano liberamente tabacco e fanno abbondante uso delle bevande alcoliche, contravvenendo così in pieno alle regole morali della
tariqa muride.