4.1 Verso l’umanizzazione
CRITERI INFORMATORI DEL PROGETTO DI UMANIZZAZIONE
L’UMANIZZAZIONE NEL PROGETTO PROBLEMATICHE ED ESIGENZE DI UTENTI E OPERATORI
ELEMENTI PROGETTUALI SPECIFICI
INTERAZIONE REQUISITI
ORIENTAMENTO ACCOGLIMENTO
Disorientamento affettivo e spaziale Neutralità
Scissione
Distribuzione degli spazi Volumetria Viste Arredi Materiali Colori Segnaletica Luce naturale/artifciale Pavimenti Pareti Soffitti Finestre Porte Finiture Segni di riferiemnto/poli
TRA PERSONE/ATTIVITA’/SPAZI Riconoscibilità
Comunicazione Integrazione Fruibilità/Sensorilaità
La maggioranza delle attuali strutture ospedaliere è progettata secondo criteri organizzativi del tutto obsoleti, che rispondono prettamente ad esigenze funzionali di tipo medico, con una conformità distributiva finalizzata specialmente all’efficienza della cura, determinando ambienti freddi e privi di caratterizzazioni. In questo contesto architettonico-ambientale il paziente è con- siderato come un “ospite”.
Alcuni studi e ricerche scientifiche, principalmente di carattere interdisciplinare, hanno dimo- strato come un orientamento nei confronti della malattia incentrato unicamente sugli aspetti terapeutici sia ostile alla realizzazione di un ambiente confortevole e di supporto alla dimensione umana.
Al processo di guarigione, oltre alle componenti di natura terapeutica, farmacologica, tecnico- sanitaria, possono collaborare quelle connesse alle condizioni ambientali. Per questo motivo si è delineata sempre di più tanto tra architetti e designer quanto tra medici, infermieri e psicologi, un’opinione comune secondo la quale l’ambiente fisico dell’ospedale può influenzare le condi- zione di benessere e salute dei pazienti. Questa nuova credenza ha suscitato un grande interesse verso tutti quegli aspetti che in una certa misura cooperano per determinare il potenziale salu- to-genico dell’ambiente ospedaliero. A tal proposito, un articolo apparso nel 1995 sul “The New England Journal of Medicine” intitolato Healing by design introduceva al lettore il seguente incipit: “La cura medica non può essere separata dagli edifici in cui viene dispensata. La qualità degli spazi ne influenza l’esito. Il design architettonico è, pertanto, una componente importante del processo di guarigione”1. È dunque fondamentale approfondire ed esaminare le interazioni
esistenti tra spazi, persone ed attività, cercando di cogliere le cause, gli effetti, e le conseguenze che tali interazioni provocano sul funzionamento di un organismo edilizio.
Dal momento che l’uomo conosce se stesso sperimentando il suo intorno sensibile, gli spazi influenzano lo svolgimento delle attività, e concorrono a determinare la qualità positiva o nega- tiva dell’esperienza. I messaggi che l’ambiente comunica sono immediatamente comprensibili a livello intuitivo: esso può suscitare sensazioni di benessere o disagio; può essere stimolante, formativo o profondamente deprimente; può trasmettere messaggi di autostima, posizione so- ciale e sicurezza.
Nella cultura architettonica contemporanea il progressivo affermarsi dell’associazione tra “mala- to” e “luogo di cura”, pone il progettista di fronte alla ricerca di soluzioni per il design degli spazi ospedalieri atte a soddisfare le necessità fisiche e psico-sociali di tutti gli occupanti, con l’intento specifico di contribuire positivamente al processo di “caregiving”. L’umanizzazione acquista così
1 Horsburg C. R., Healing by design, in “The New England Journal of Medicine”, Massachusetts Medical Society, Boston, 1995 ,p.735.
una finalità terapeutica: la struttura sanitaria deve essere in grado di sostenere l’individuo duran- te l’esperienza della malattia, agevolando il processo di adattamento psicologico, e allo stesso tempo deve permettere agli operatori di ricercare un maggior coinvolgimento nel loro lavoro. Il programma di umanizzazione pone al centro una nuova organizzazione, funzionale e spaziale, della struttura ospedaliera, che rifletta questi contenuti. Di conseguenza, acquisiscono impor- tanza fattori come un’adeguata logica distributiva, una confacente scelta di materiali, finiture, colori e arredi, un giusto orientamento, una flessibilità d’uso degli spazi insieme e un’efficacia dei percorsi. Altri fattori fondamentali che concorrono alla definizione della qualità di uno spazio sono l’atmosfera, le sensazioni che lo tale spazio provoca, i comportamenti e le aspettative di coloro che vi operano.
In sintesi, la grande domanda di umanizzazione è volta alla ricerca della dimensione di un habitat non più impersonale ma in grado di ristabilire la centralità dell’individuo nel progetto architetto- nico: un luogo ospitale in cui profondere linguaggi e contenuti emozionali positivi.
In questo senso la dimensione estetica dell’ambiente dedicato alla cura assume un valore ricco di significati sia in merito al rilevante fine sociale che la struttura sanitaria insegue, sia per l’in- dividualità della persona assistita. Lo spazio di cura tessuto di bellezza è terapia non solo per il malato in quanto tale ma per la persona nella sua interezza; diviene un luogo confortevole anche per gli altri utenti, dagli operatori sanitari ai famigliari, che saranno invogliati a far visita al ma- lato. Non bisogna dimenticare che il bello fa parte dell’architettura stessa, tanto che non si può parlare di volumi, funzioni, materiali e tecnologie trascurando il valore estetico. Nonostante ciò, la bellezza non è facilmente codificabile e l’edilizia sanitaria, peraltro severamente condizionata dal vincolo normativo, non riesce a farla emergere. Per far sì la bellezza riesca a perseguire una valenza terapeutica essa deve essere percepita da tutti i destinatari. Per questo, è fondamentale che il linguaggio architettonico sia comprensibile da tutte le persone, anche da chi non possiede una formazione specifica in ambito tecnico, edilizio o artistico.
Benessere, salute e bellezza sono perciò concetti sinergici quando si parla di malattia e di spazi per la cura.
Nella consapevolezza che lo spazio fisico interviene a modificare il comportamento delle perso- ne, il progetto di umanizzazione degli spazi deve basarsi su una particolare attenzione verso quei fattori ambientali che condizionano e influenzano la vita giornaliera degli utenti. In particolare, l’ambiente deve soddisfare esigenze funzionali, le necessità di comfort, e accoglienza di tutti i fruitori. Ciò può avvenire solo attraverso un progetto architettonico conscio del valore simbolico e sociale dell’ospedale e del ruolo attivo che gli spazi fisici ricoprono al suo interno.
Il progetto può trovare un metodo di attuazione attraverso la creazione di un ambiente a sup- porto del benessere fisico, psicologico ed emotivo del paziente. La capacità della struttura di
accogliere e orientare il paziente fin dal suo ingresso in ospedale, rende evidente la volontà di concentrare l’attenzione sulla cura della persona, e non soltanto sulla cura della malattia. In una tale prospettiva l’ospedale perde il suo stampo di “luogo separato” per divenire uno spazio aperto, che permette la socializzazione interna e la continuità di comunicazione con l’esterno. Un orientamento immediato e una buona capacità di accoglimento divengono importanti tratti per una nuova concezione della sanità e del diritto alla cura. In relazione agli spazi fisici, l’organismo edilizio risulterà “accogliente” se sarà percepibile come un insieme omogeneo ed unitario nel quale il paziente possa orientarsi.
Le odierne strutture ospedaliere, a causa della loro dimensione, presentano notevoli complessità distributive e una conseguente mancanza di integrazione; pertanto, sovente vengono vissute dai pazienti e dagli operatori interni come veri e propri labirinti.
Il progetto di umanizzazione fa rifermento a determinati requisiti - riconoscibilità, comunicazione, integrazione e fruibilità - di qualità ambientale che derivano dai concetti base di accoglimento e orientamento, e che si definiscono sia attraverso una dimensione fisico-spaziale che attraverso una dimensione legata al vissuto delle persone.
Riconoscibilità
La riconoscibilità all’interno delle strutture ospedaliere allude sopratutto alla possibilità da parte dell’utente di stabilire una relazione immediata con l’ambiente circostante.
Forme particolari d’arredo ed elementi architettonici, colori e materiali differenti, sono fattori caratterizzanti che rendono immediato il riconoscimento delle diverse aree a destinazioni d’uso. Inoltre, la chiarezza distributiva dei percorsi e la possibilità di godere di visuali ampie e indiriz- zate, consentono all’utente di orientarsi in modo autonomo, individuando facilmente la propria direzione.(Figura 2)
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