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COMPLESSITA’ MISTERO

2.4 La psicologia dello sviluppo

Se la psicologia ambientale si occupa dei meccanismi percettivi e dei processi di organizzazione degli stimoli e delle informazioni provenienti dalla realtà, il compito della psicologia dello svi- luppo sarà quello di chiarire come tale conoscenza d’ambiente sia un processo costruttivo che segue lo sviluppo genetico del bambino13.

Quando si parla di sviluppo psicologico ci si riferisce ai cambiamenti che si verificano nel com- portamento e nelle capacità dell’individuo durante l’intero ciclo di vita. Tuttavia, i cambiamenti più significativi riguardano l’infanzia, la fanciullezza e l’adolescenza.

Nonostante i fenomeni della crescita siano sempre stati osservati, il loro studio sistematico è al quanto recente. Nel mondo occidentale fu solo con il diffondersi della scuola di massa e delle leggi sulla tutela dei bambini che la fanciullezza cominciò ad essere considerata una fase distinta della vita. La rivoluzione industriale generò la necessità di una elementare alfabetizzazione per il lavoro nelle fabbriche, che fu soddisfatta con l’obbligo dell’istruzione elementare. Per assicurar- ne l’efficacia divenne importante studiare la mente del bambino.

Tuttavia, possiamo parlare di psicologia dello sviluppo in quanto disciplina scientifica solo a partire dal XIX secolo, quando le descrizioni aneddotiche lasciarono il posto a uno studio siste- matico che sottoponeva le teorie a verifica sperimentale. Questo passaggio avvenne grazie alla figura di Charles Darwin, celebre biologo, naturalista e illustratore britannico che, colpito dalla giocosità e dalla capacità di espressione emotiva del figlio, pubblicò nel 1877 un breve articolo in cui ne descriveva lo sviluppo14. Le analisi condotte gli consentirono di comprendere l’evolu-

zione delle forme innate della comunicazione umana e gli effetti che l’ambiente può avere sul funzionamento e sullo sviluppo della mente.

Lo studio dell’evoluzione intellettuale nei primi anni di vita ebbe successivamente risvolti inte- ressanti grazie alle ricerche dello psicologo e biologo svizzero Jean Piaget (1896-1980), il primo ad averne analizzato sistematicamente, col metodo clinico di esplorazione delle idee, la perce- zione e la logica. Con i suoi numerosi esperimenti per individuare l’origine del comportamento intelligente, egli sostenne che la mente del bambino fosse dotata di meccanismi innati e che la sua intelligenza non dovesse essere considerata inferiore o limitata se confrontata a quella di un adulto.

Lo stesso pensiero era sostenuto da Maria Montessori (1870-1952), medico di formazione posi- 13 Del Nord R. (a cura di), Lo stress ambientale nel progetto dell’ospedale pediatrico. Indirizzi tecnici e suggestioni archi-

tettoniche, Motta Editore, Milano, 2006.

tivistica che, chiamata ad occuparsi di bambini malati presso la clinica psichiatrica dell’Università di Roma, riscontrò come la psicologia sperimentale disponesse di strumenti di osservazione di cui trascurava le potenzialità educative. Trasferendo l’osservazione dello sviluppo infantile all’in- terno della scuola, resa un ambiente adatto per la libera espressione delle tendenze naturali dell’infanzia, l’oggetto divenne il bambino riscoperto nella sua autenticità.

L’apertura, nel 6 gennaio 1907, della “Casa dei bambini”, laboratorio didattico e nuovo model- lo di scuola dell’infanzia, segnò un momento fondamentale per la pedagogia del Novecento. All’immagine del bambino ludico di Froebel15, subentrò l’idea di un bambino dotato, fin dalla

prima età, della capacità innata di imparare. Sostituendo al tradizionale asilo infantile, luogo di custodia, un ambiente adatto e costruito in ragione delle possibilità d’azione del bambino, per- ché si riveli l’autentica natura dell’infanzia e le sue insospettate potenzialità di sviluppo.

Per la metodologia Montessoriana è a partire dalla conoscenza dell’ambiente che il piccolo compie le sue meravigliose conquiste e crea la sua personalità di uomo. Il bambino plasma da sé stesso l’uomo del futuro, lo costruisce assorbendo tutto ciò che necessita dall’ambiente che gli è intorno, attraverso una sorta di energia costruttiva: “La vera energia costruttiva, vitale e dinamica dei bambini rimase ignorata per millenni; proprio come gli uomini dapprima calcarono la terra e in seguito ne coltivarono la superficie, senza riconoscere né curarsi delle immense ricchezze che giacciono nascoste nelle sue profondità, così l’uomo moderno progredisce nella civiltà senza conoscere i tesori che giacciono nascosti nel mondo psichico del bambino”16.

Lo spazio in cui il piccolo è inserito risveglia in lui un interesse che sembra penetrare la sua stes- sa vita. Queste impressioni non solo penetrano la sua mente, ma la formano. In particolare, la struttura deve essere concepita affinché i bambini la sentano veramente loro, grazie anche ad un arredamento che sia proporzionato all’età.

Il contributo fornito dai due psicologi dello sviluppo ha dato origine a un concetto diverso da quello che era stato precedentemente seguito, secondo cui l’ individuo umano ha nei primi anni un contenuto assai povero, che si arricchisce con la sua crescita; abbandonato questo vecchio presupposto la psicologia oggi riconosce l’esistenza di differenti tipi di psiche e di mente nei diversi periodi della vita. Tali individualità psichiche si susseguono nel corso della vita di un indi- viduo e quando una cessa di esistere ne nasce un’altra.

Durante il primo periodo, che va dalla nascita ai sei anni, seppur con manifestazioni notevolmen- 15 Fröbel F. W. (1782-1852) è stato un pedagogista tedesco, universalmente noto per aver creato e messo in pratica il con- cetto di Kindergarten (Giardino d’infanzia corrispondente all’odierna scuola dell’infanzia). Con i Giardini di Infanzia inizia un nuovo modo di concepire la natura infantile. Il bambino, infatti, avverte il bisogno irrefrenabile di esprimere il proprio mondo interiore, e lo fa non attraverso il linguaggio ma attraverso il gioco.

te diverse, il tipo mentale rimane lo stesso. Questo periodo ha due diverse sotto-fasi : la prima, dagli zero ai tre anni, rivela un tipo di mentalità a cui l’adulto non può avvicinarsi, sul quale non può esercitare influenza. L’intelletto del bambino si configura come mente assorbente in grado di assimilare inconsciamente, ma in modo selettivo, i dati coi quali entra in contatto nel suo ambiente. L’apprendimento durante questo periodo si identifica col vivere stesso ed è una sorta di processo vitale durante il quale il piccolo realizza le sue prime forme di adattamento all’am- biente.

Segue una seconda sotto-fase, dai tre ai sei anni, in cui alla mente assorbente, che continua a mantenere vive le proprie energie di assimilazione, si accosta la mente cosciente che ubbidisce al bisogno di mettere ordine nell’enorme cumulo di impressioni assorbite nel periodo preceden- te. Questo periodo è caratterizzato dalle grandi trasformazioni che avvengono nell’individuo. Il periodo successivo, che va dai sei ai dodici anni, segna una crescita senza grossi cambiamenti. È un periodo di calma e serenità e, psichicamente parlando, è un periodo di salute, di forza e sicura stabilità.

Il terzo periodo va dai dodici ai diciotto anni ed è caratterizzato da trasformazioni tali da ricorda- re il primo. Anch’esso può essere diviso in due sotto-fasi: una che va dai dodici ai quindici anni e l’ altra dai quindici ai diciotto. Caratterizzata da grandi evoluzioni fisiche per il raggiungimento della maturità dello sviluppo, si rivela meno semplice rispetto alla fase precedente. Avviene il passaggio dallo stato infantile a quello dell’individuo adulto; il lavoro effettuato per il consoli- damento delle strutture fisiche e psichiche spiega e giustifica la grande fragilità che caratterizza pre-adolescenza e adolescenza17.