SECONDA PARTE
ADOTTATO CONTROD
9. GLI AMBITI SPECIALIZZATI PER ATTIVITÀ PRODUTTIVE 1 Definizione e indirizzi generali
Ai sensi della L.R. 20/2000, “Per ambiti specializzati per attività produttive si intendono le parti del territorio caratterizzate dalla concentrazione di attività economiche, commerciali e produttive. I predetti ambiti possono altresì contenere una limitata compresenza di insediamenti residenziali e spazi collettivi”.
Nel PSC, quindi, gli ambiti specializzati per attività produttive non coincidono completamente con le “zone D” del PRG, ma sono individuati considerando un criterio di prevalenza. Comprendono le principali ed estese aree ove si concentrano le attività produttive secondarie e terziarie e le relative infrastrutture e servizi, ma anche eventuali
lotti residenziali o piccoli nuclei residenziali che si trovino inglobati in un contesto prevalentemente produttivo; viceversa non comprendono singoli edifici produttivi o piccole aree produttive che si trovino isolate in un contesto urbano prevalentemente residenziale, oppure in un contesto rurale.
E’ poi compito del RUE, che ha competenza per la disciplina di dettaglio degli insediamenti esistenti, riconoscere queste ‘presenze’ tendenzialmente conflittuali o quanto meno poco coerenti con il contesto in cui si trovano, e governare con norme specifiche la loro permanenza, le eventuali esigenze di adeguamento, ma anche la possibilità/opportunità della loro conversione nella direzione di un maggiore adeguamento ai connotati dominanti del contesto (vedi il caso del precedente punto 4.7).
Nell’ambito delle indagini conoscitive per il PSC, sono state avviate letture che da un lato descrivono le caratteristiche degli “ambiti specializzati per le attività produttive” (così come richiesto dalla L.R. 20/2000) e dall’altro esaminano la morfologia e le relazioni di tali tessuti nell’ambito più vasto del territorio urbano.
Su tutto il territorio comunale sono presenti 871 ha di St di ambiti specializzati per attività produttive in essere o in corso di attuazione, di cui circa l’80% in tessuti produttivi e polifunzionali in essere e il resto in piani attuativi in corso di realizzazione. Altri 137 ettari sono interessati da previsioni residue del PRG di aree a destinazione produttiva non attuate e che il PSC conferma come potenzialmente urbanizzabili.
Sono sostanzialmente saturi gli ambiti produttivi a sud della Via Emilia e lungo la stessa Via Emilia (salvo alcune eccezioni), mentre le potenzialità maggiori per nuovi insediamenti si collocano nell’ambito tutto ancora da urbanizzare di Gavassa-Prato (a confine con il comune di Correggio), nella zona nord di Mancasale e in alcune aree lungo Viale Martiri di Tien An Men.
Il PSC individua, in coerenza con il PTCP, i seguenti ambiti specializzati per attività produttive di rilievo sovracomunale:
- Mancasale in qualità di ambito consolidato di qualificazione produttiva di rilievo sovraprovinciale;
- Prato - Gavassa in qualità di ambito di sviluppo di qualificazione produttiva di rilievo sovracomunale;
- Corte Tegge in qualità di ambito consolidato di qualificazione produttiva di rilievo sovracomunale (che peraltro ricade quasi interamente in comune di Cavriago).
Tutti gli altri ambiti specializzati produttivi si considerano di rilievo comunale.
Per gli ambiti produttivi di rilievo comunale non si prevedono possibilità di espansione aggiuntive oltre alle aree ancora urbanizzabili ereditate dal PRG 2001. In queste aree, a destinazione mista secondaria e terziaria, possono trovare spazio in particolare esigenze di ampliamento, sviluppo, ricollocazione di attività economiche già in essere ma anche nuove attività, soprattutto terziarie.
Nel caso di due aree urbanizzabili produttive previste dal PRG lungo la Via Emilia, la cui attuazione in sito andrebbe ad incrementare il carico urbanistico su di essa e a ridurre ulteriormente gli spazi del rapporto visivo fra l’arteria storica e la campagna, la conferma del diritto edificatorio viene accompagnata da una disposizione normativa che indirizza ad
individuare in sede di POC le modalità per trasferire, in tutto o almeno in parte, questa edificabilità in altro ambito urbanizzabile per attività produttive (ossia in sostanza nelle espansioni di Gavassa o di Mancasale).
Per gli ambiti produttivi di rilievo sovracomunale si assume quindi l’impegno che le parti ancora da realizzare siano attuate secondo i criteri e le prestazioni delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA) e che le parti già realizzate siano progressivamente riqualificate con l’obiettivo dell’avvicinamento a tali prestazioni.
La Regione ha introdotto le APEA nella L.R. 20/2000 e nella Direttiva generale per l’attuazione della L.R. 9/99 sulla “Procedura di valutazione dell’impatto ambientale”.
Recentemente la RER (DCR, 13 giugno 2007, n.118) ha emanato l’atto di indirizzo e di coordinamento tecnico in merito alla realizzazione di APEA che precisa:
- la distinzione di contenuti e percorso tra aree nuove e aree esistenti;
- l’individuazione del percorso attuativo e gestionale;
- l’indicazione delle caratteristiche urbanistiche ed ambientali.
I criteri da rispettare sono indicati in modo differenziato a seconda che si tratti di aree di nuovo impianto o di aree pre - esistenti da riqualificare.
Va sottolineato il fatto che, nel caso di aree produttive di rilievo sovracomunale di nuovo impianto, come è il caso di Gavassa-Prato, il pieno rispetto di tutti requisiti propri delle APEA è da considerare obbligatorio. In questo caso:
- occorre individuare il soggetto responsabile della gestione, non solo dell’area nel suo complesso, ma anche delle infrastrutture e dei servizi comuni in esso presenti;
- l’area deve essere progettata e realizzata secondo determinati contenuti urbanistico-territoriali di qualità sulla base di una serie di specifiche;
- è necessaria una gestione integrata di qualità ambientale sulla base di una serie di specifiche.
Questi obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale dovranno trovare un giusto equilibrio con il costo di acquisizione delle aree e realizzazione delle opere. In tal senso andranno ricercati gli strumenti urbanistici e le modalità attuative più idonei per conseguire gli obiettivi di sostenibilità territoriale ed economici perseguiti.
Nel caso di aree produttive preesistenti, come è il caso di Mancasale e di Corte Tegge, si individua una sorta di tappa di avvicinamento (“aree dotate delle infrastrutture e degli impianti tecnologici e sistemi necessari a garantire la tutela della salute della sicurezza e dell’ambiente”), per la quale occorre quanto meno che venga assunto un impegno comune dei diversi soggetti interessati:
- - a definire il “programma ambientale”, ossia il programma degli interventi di riqualificazione dell’insediamento;
- - a realizzare le condizioni e gli impegni contenuti nel programma ambientale.
Nel caso di queste aree produttive già insediate, dal momento in cui risultano verificate le seguenti condizioni:
- è stato individuato il soggetto gestore;
- sono stati definiti i contenuti di assetto territoriale e urbanistico di qualità che devono caratterizzare l’area;
- è stata effettuata l’individuazione e il dimensionamento di massima delle opere da realizzare per raggiungere le prestazioni previste e la quantificazione di massima dei costi;
- è stato effettuato un programma economico-finanziario per la loro realizzazione, anche recependo gli eventuali accordi con soggetti privati, e in particolare con le imprese già insediate, diretti a determinare il loro contributo per la realizzazione;
- è stato assunto l’impegno e la scadenza temporale per formalizzare il primo
“Programma ambientale” poliennale;
l’area assume la qualifica di “area industriale esistente dotata di infrastrutture e impianti tecnologici atti a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dell’ambiente” ai sensi dell’art. 4 comma 7 della L.R. 18/05/1999 n.9 e successive modificazioni.
E’ abbastanza evidente che questo percorso e questo risultato possono essere più ragionevolmente raggiungibili se la riqualificazione dell’insediamento esistente è accompagnata in parallelo da una quota di espansione dell’insediamento stesso, sulla quale può essere scaricata una parte degli oneri necessari. L’area di Mancasale si trova in queste condizioni, potendo disporre di alcune possibilità di crescita, pur dentro limiti fisici molto precisati e circoscritti da elementi naturali o infrastrutturali. Per Corte Tegge invece non vi sono spazi di sviluppo.
9.2 La nuova offerta insediativa
Per gli ambiti produttivi di rilievo sovracomunale di Mancasale e di Gavassa, oltre alla conferma delle previsioni di PRG 2001 non attuate con la variante in diminuzione il PSC individua ambiti potenzialmente urbanizzabili per attività produttive (ASP_N2) per circa altri 66 ettari, localizzabili ad integrazione dei due poli di rilievo sovracomunale suddetti, guardando ad un orizzonte temporale quindicennale.
Nel dettaglio,i tempi, i modi e le quantità di effettiva attuazione di tali aree sono quelli stabiliti nell’Accordo Territoriale sottoscritto con la Provincia e con gli altri Comuni confinanti interessati, in relazione ad una valutazione condivisa delle esigenze da soddisfare.
Le opportunità più significative riguardano la potenziale estensione dell’area di Gavassa, programmata in funzione di un disegno unitario con le previsioni esistenti e future dei Comuni di Correggio e di San Martino in Rio. Ciò soprattutto nella prospettiva di un polo che, nel complesso, intende caratterizzarsi come area ecologicamente attrezzata, in cui si possano coniugare elevati standard funzionali e di qualità urbanistico con altrettanto elevati standard ambientali, a partire da un disegno delle aree a verde e boscate che contribuisca all’integrazione della rete ecologica ad una scala più ampia.
Ma anche a Mancasale, quale condizione per favorirne il processo di riqualificazione come APEA di cui si è detto sopra, si motiva l’opportunità di tenere aperta nel PSC la possibilità di un ulteriore limitato sviluppo verso nord (nella fascia compresa fra il Torrente Rodano ad est e la nuova viabilità primaria per Bagnolo ad ovest).
Si ritiene che l’ampliamento a nord vada riservato prioritariamente alle casistiche di ricollocazione di volumetrie delocalizzate e/o ad esigenze di trasferimento di aziende oggi
collocate in contesti incongrui o conflittuali con le attività produttive. La previsione è condizionata alla contestuale realizzazione di un efficace corridoio ecologico est-ovest.
Per l’attuazione di questi nuovi ambiti il PSC definisce alcuni fondamentali parametri ambientali da rispettare: la Superficie minima da destinare a verde pubblico e spazi per le connessioni ecologiche è fissata al 30%. Inoltre vengono stabilite le quantità minime di alberi e di arbusti da impiantare in modo da perseguire gli obiettivi del protocollo di Kyoto.