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Un nuovo modo di costruire ed abitare

Nel documento P1 Relazione illustrativa (pagine 92-97)

contenuti del piano in 6 strategie e 15 linee di azione

III - LA CITTÀ SI RIQUALIFICA

7. Un nuovo modo di costruire ed abitare

Il Piano Strutturale ha, fra i propri obbiettivi, la ricerca di una elevata qualità diffusa della città nella sua complessità, di cui la qualità dell’alloggio e dell'abitare è sicuramente un tassello fondamentale.

Le attività umane sono, infatti, caratterizzate da una crescente dipendenza dagli spazi chiusi: nelle aree ad economia avanzata l'uomo passa mediamente il 90% della propria vita in casa, in ufficio,

Ambiente

Piano dei Servizi e partecipazione

a scuola, in fabbrica, e l’aria che respira è fino a tre volte più inquinata di quella esterna.

La casa, intesa nel senso più ampio del termine, ha sempre avuto, e a maggior ragione ha assunto oggi, un peso estremamente rilevante tra i bisogni primari dell'uomo ed in questo senso la sua qualità, è in grado di incidere fortemente sulla qualità complessiva della vita e il senso di appartenenza ad un luogo e ad una comunità.

D'altra parte, l'attività edilizia, è uno dei settori industriali a più alto impatto ambientale per gli effetti derivanti dal consumo di territorio, per l'altissimo consumo energetico (pari ad oltre il 30% dell'energia prodotta complessivamente), per le emissioni in atmosfera ad esso connesse, e per il sempre più diffuso utilizzo di materiali di origine petrolchimica.

Per affrontare questo contesto, divenuto nel tempo insostenibile, occorre promuovere una architettura che sappia rapportarsi in maniera equilibrata con l'ambiente, che sia pensata per le necessità dell'uomo e che sia capace di soddisfare i bisogni delle attuali generazioni senza limitare, con il consumo di risorse e la produzione di inquinamento, quelli delle generazioni future.

Enormi sono quindi le opportunità di riequilibrio ambientale offerte dall'utilizzo di un diverso modello produttivo nel settore edilizio, ecologicamente orientato.

Esistono anche importanti aspetti sociali che inducono a muoverci con decisione sui temi della sostenibilità applicata all’abitare, come strumento di risparmio economico e miglioramento del comfort e sicurezza per le famiglie.

La sofferenza abitativa riguarda, infatti, un numero sempre più elevato di famiglie, e trova ragione anche nella straordinaria crescita registrata nella spesa media per utenza energetica domestica, aumentata del 40% in un decennio, dei quali oltre il 30% solo dal 2005 al 2006.

Garantire, dunque, alloggi con bassi sosti di gestione rappresenta uno degli elementi essenziali per la definizione di una efficace politica abitativa rivolta alle fasce di popolazione più debole.

Vi è inoltre la necessità di rispondere ad una trasformazione del tessuto sociale, che vede a Reggio crescere il numero di anziani con più di 75 anni (pari al 10% della popolazione) e, in particolar modo, gli anziani soli (pari a circa il 6% dell'intera popolazione), con necessità, in termini di sicurezza e comfort, che non trovano risposte soddisfacenti negli attuali standard abitativi.

Oggi è possibile, non certo per effetto di esasperazioni tecnologiche, ma grazie ad un uso corretto dei materiali e delle conoscenze a disposizione, disciplinare percorsi progettuali che consentano di ridurre i costi di gestione dei luoghi dell’abitare, rendendoli anche maggiormente favorevoli alla vita dell'uomo e del suo ambiente.

Questo complesso di attenzioni non può che essere il frutto di ricerche fortemente interdisciplinari e interconnesse e di una radicale rilettura della prassi progettuale e costruttiva che si è andata a consolidare negli ultimi 20 anni.

Da un lato sarà allora necessario accompagnare e favorire una graduale riconversione dell'industria edilizia verso prodotti più efficienti e sostenibili; dall'altro il rispetto dell'ambiente, la sostenibilità dello sviluppo e la salvaguardia della salute, devono diventare elementi fondanti di una nuova cultura del progetto e della pratica edilizia, che rimetta l'uomo e la natura al centro del proprio operare.

Per Reggio questi obiettivi devono rappresentare non più solo l’eccellenza, ma lo standard da imporre in ogni nuova costruzione o ristrutturazione. A maggior ragione alla luce delle esperienze importanti maturate nel recente passato, dove il parternariato fra il settore pubblico e quello privato è stato in grado, con il progetto di certificazione energetica degli edifici ECOABITA, di promuovere innovazione, ricerca e divulgazione, determinando una vera e propria rivoluzione energetica nel settore edilizio. L’effetto combinato delle novità introdotte dall’Atto di indirizzo e coordinamento sui requisiti di rendimento energetico e sulle procedure di certificazione energetica degli edifici della Regione Emilia Romagna e dal progetto ECOABITA, riducono infatti di oltre il 60% i consumi energetici dalle abitazioni e le emissioni di CO2 rispetto allo standard edilizio post L.10/1991.

Il nostro territorio ha, dunque, grazie soprattutto a questa esperienza, creato le condizioni strutturali e culturali per proporre un ulteriore salto di qualità attraverso linee di azione prioritarie che di seguito vengono richiamate:

- estensione del campo di applicazione della certificazione energetica degli edifici agli altri fabbisogni di energia, oltre a quelli già computati relativamente alla climatizzazione invernale e alla preparazione dell’acqua calda sanitaria. In particolare, vista la costante crescita della domanda di energia per la climatizzazione estiva, si ritiene prioritario introdurre un indice di prestazione energetica per tali consumi;

- promuovere l’utilizzo di materiali da costruzione che garantiscano il rispetto dei requisiti di biocompatibilità ed eco-sostenibilità;

- valorizzare l’uso delle fonti rinnovabili di energia, in particolare solare termico, fotovoltaico e geotermico in un processo di crescente integrazione rispetto ai metodi convenzionali di progettazione e costruzione degli impianti;

- potenziamento ed ottimizzazione della rete di teleriscaldamento alimentata da sistemi cogenerativi;

- favorire l’uso efficiente delle risorse idriche, riducendo i consumi di acqua potabile, recuperando inoltre, per usi compatibili, le acque meteoriche provenienti dalle coperture;

- favorire il riutilizzo e il riciclaggio dei manufatti e materiali edili, con attenzione all’intero ciclo di vita dell’edificio, degli impianti e dei suoi componenti;

- incentivare l’utilizzo della domotica al fine di migliorare la qualità della vita e la sicurezza nella casa e negli ambienti di lavoro, risparmiare energia e ridurre i costi di gestione, nonché semplificare la manutenzione e l'utilizzo della tecnologia domestica;

- promuovere specifiche forme di risparmio energetico e comfort negli ambienti di lavoro, in linea con l’idea più generale di Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate, attraverso l’utilizzo, ad esempio, di coperture e terrazzi verdi, con il vantaggio di una elevata ritenzione idrica, un maggior isolamento acustico e termico, incremento dell’inerzia termica delle strutture, riduzione delle polveri sospese, riduzione dell’effetto “isola di calore”;

- predisporre uno specifico progetto di quantificazione, monitoraggio e rendicontazione della riduzione delle emissioni di CO2 derivanti dall’applicazione delle misure esposte, attraverso una validazione di tali procedure ai sensi dei più significativi standard internazionali oggi impiegati (ISO 14064-2, EU ETS, IPCC), in modo da avere un riscontro preciso rispetto alla reale incidenza che avranno queste scelte sulla sostenibilità complessiva del settore edilizio, nel rispetto anche degli obblighi conseguenti al Protocollo di Kyoto e all’impegno unilaterale dell’UE.

- favorire anche nuove modalità di finanziamento, di realizzazione e di gestione degli alloggi (banca etica – autocostruzione – iniziative di auto aiuto – alloggi protetti – patronato sociale ecc.).

In conclusione, la sostenibilità nell’edilizia nei prossimi anni sarà al centro di molte politiche, su piccola e grande scala: dalle scelte dei singoli cittadini, fino agli accordi internazionali.

Un tema complesso, caratterizzato da una notevole interdisciplinarietà, che dovrà fare i conti con i mutamenti climatici,

la sicurezza energetica, il declino delle fonti fossili, le crescenti difficoltà economiche nella gestione degli immobili, le nuove esigenze discendenti dalle modifiche delle composizioni famigliari ed altro ancora.

Abbiamo bisogno di ripensare il nostro modo di costruire fabbriche, case, uffici; di progetti integrati tra forma, struttura, tecnologia; di coniugare architettura, ambiente, energia.

Abbiamo bisogno di introdurre una nuova cultura dell’abitare, non solo la propria casa ma anche il territorio e la città.

Su questi temi sono chiamati in causa gli enti locali, il mondo delle imprese, fino alle responsabilità individuali e gli stili di vita di ognuno di noi.

Il pubblico, in particolare, deve essere in grado di stimolare il protagonismo e l’interesse di ogni categoria coinvolta nel processo edilizio: dalle banche alle agenzie immobiliari, dai tecnici progettisti alle imprese edili, dai fornitori alle E.S.Co, fino agli utenti finali. Solo attraverso il coinvolgimento diretto dei protagonisti del settore, infatti, è possibile trasformare un progetto ambizioso di rilettura sostanziale del nostro modo di progettare e costruire gli edifici in una straordinaria occasione di sviluppo economico, culturale e sociale per l’intero territorio.

IV - LA CITTÀ SI AMMODERNA

Nel documento P1 Relazione illustrativa (pagine 92-97)