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La pianificazione strategica di area vasta

Nel documento P1 Relazione illustrativa (pagine 31-35)

3 –IL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE

3.1 La pianificazione strategica di area vasta

Reggio Emilia nella pianificazione sovraordinata

Mantenere alti i fattori di successo di una città come Reggio significa collocarla entro gli scenari globali ed agganciarla ai flussi internazionale della conoscenza.

Ciò sarà possibile se la città saprà proiettarsi, con tutte le sue componenti, con la sua storia ma anche la voglia di cambiare, verso un nuovo ciclo di sviluppo di qualità che il PSC dovrà sostenere anche attraverso più solide alleanze con la regione, la provincia e i comuni vicini.

Nei documenti di accompagnamento al Quadro Strategico Nazionale (QSN) predisposto dal Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti (MIT) si afferma, che il Paese “deve mettere in campo la propria competitività, oltre che sulla forza espressa autonomamente dalle città metropolitane, anche sulla base di strategie di sviluppo condivise e sinergiche, di reti di città di secondo livello, per fare massa critica, necessaria a moltiplicare poli e sistemi territoriali di eccellenza sul territorio”.

In altre parole, per contrastare il pericolo che la futura armatura trasnazionale generi selezioni destinate a rafforzare solo alcune gerarchie territoriali, il QSN individua una trama di sistemi territoriali, con caratteristiche di raccordo tra i nodi principaliinfrastrutturali e il territorio interno, fondata su una rete di città di secondo livello, sinergica rispetto a quella costituita dalle città metropolitane.

Il territorio di Reggio Emilia, unitamente al carpigiano ed al distretto delle ceramiche, viene inserito in uno di questi sistemi territoriali (quello riferito agli itinerari trasversali al Corridoio Nord/Sud), denominato Centro Padano di cerniera. Al capoluogo reggiano viene inoltre affidato un ruolo di città leader del sistema così individuato.

A sostegno di questa scelta, il Ministero dei Trasporti ha prodotto una indagine finalizzata alla “Valutazione dei potenziali competitivi strategici dei sistemi territoriali italiani”. Ne emerge il profilarsi di una condizione centrifuga nell’area medio padana, che ipotizza una ulteriore capacità attrattiva dei poli milanese e bolognese-fiorentino.

Il territorio reggiano e parte di quello modenese potrebbero, dunque, a causa delle proiezioni future delle grandi reti continentali e dei macro assetti territoriali, subire gli effetti di questa polarizzazione, con una relativa marginalizzazione.

Il Quadro Strategico Nazionale

Sistema territoriale Centro Padano di cerniera

Valutazione dei potenziali competitivi strategici dei sistemi territoriali italiani Rete di città di secondo livello

Queste proiezioni, per quanto discutibili, obbligano ad un ulteriore slancio del capoluogo reggiano verso una logica di pianificazione di area vasta, ben al di là dei propri confini amministrativi.

Se il primo riferimento va al quadro pianificatorio nazionale, particolare attenzione meritano anche le diverse condizioni di

“metropolizzazione” a cui è soggetto il territorio regionale.

Il progressivo delinearsi di soggettività territoriali, sociali ed economico/produttive che travalicano le realtà locali, ci consentono infatti di descrivere la Regione come composta da tre diverse compagini metropolitane:

- un area centrale a forte connotazione monocentrica, generata dalla progressiva espansione delle energie terziarie e di servizio di Bologna;

- un area orientale lineare di costa;

- un area occidentale policentrica che, facendo perno sull’asse della via Emilia, sviluppa un sistema produttivo ed urbano di rilevante dimensione, non semplicemente

- che ospita il 38% della popolazione regionale con una densità pari a quasi tre volte quella media regionale;

- che è caratterizzato da una alta percentuale di residenti stranieri superiore alla media regionale e pari al doppio della media nazionale;

- che ha registrato una tendenza alla moltiplicazione delle stesse funzioni a livello provinciale, sta registrando significativi episodi di controtendenza (università, mobilità, istituzioni culturali, multiutilities, produzioni tipiche…);

si inserisce la nuova pianificazione del Comune di Reggio Emilia, della Provincia e della Regione con l’obiettivo di identificare i punti da mettere ulteriormente a sistema con le città e i territori medio-padani.

Nuovi stimoli e nuove spinte in questa direzione vengono anche dalle opere infrastrutturali, in corso e previste, destinate a potenziare ed agevolare le relazioni fra i territori che costituiscono questo insieme di culture economiche e territoriali .

Ad una scala ridotta, rispetto a quella precedente, emerge un ulteriore ambito dalla straordinaria potenzialità. Il riferimento è al territorio compreso fra Reggio-Carpi / Correggio-Modena-Sassuolo /

Scandiano, che comprende 920.000 abitanti (il 22% della popolazione regionale) ed un tessuto produttivo e imprenditoriale fortemente dinamico, costituito da oltre 122.000 unità locali.

Dunque, uno dei sistemi economico-sociali fra i più significativi della regione, che necessita di alcune, fondamentali, opere infrastrutturali di cerniera e una azione sinergica sulla formazione, ricerca, trasferimento tecnologico per garantirne una competitività duratura nel tempo.

Scendendo ulteriormente di scala, il PSC del Comune di Reggio dovrà saper dialogare in modo più efficace rispetto al passato anche con l’ambito costituito dai Comuni della Cintura, caratterizzato da una stretta integrazione e interdipendenza degli assetti economici, sociali ed infrastrutturali. Questo territorio:

- si estende su appena il 30% del territorio provinciale, mentre la popolazione insediata corrisponde ad oltre la metà di quella dell’intera Provincia e vi si concentra il 70% delle imprese e degli occupati totali provinciali;

- è interessato da iniziative ed opere di grande rilievo, soprattutto in relazione alla contemporaneità della loro realizzazione. Questo ambito presenta, inoltre, tematiche di interesse comune per il futuro assetto generale del territorio, fra le quali:

- la definizione di poli produttivi sovracomunali;

- la valorizzazione del territorio rurale attraverso la tutela non solo delle eccellenze naturalistiche ed architettoniche, ma anche del patrimonio di risorse diffuse;

- l’integrazione dei servizi;

- la riqualificazione della Via Emilia.

Alla luce di tutto questo, emergono due punti essenziali;

- dotarsi di strumenti di pianificazione in grado di affrontare problematiche e potenzialità che prescindono dai confini amministrativi;

- offrire prospettive per il futuro che vadano oltre la competizione tra territori, ricercando piuttosto alleanze, sinergie e integrazioni fra le rispettive politiche strategiche.

Nell’iter di redazione del PSC è stato possibile imbastire relazioni e sinergie con i percorsi di formazione di altri due importanti strumenti di pianificazione sovraordinata: con la Regione Emilia-Romagna per il nuovo Piano Territoriale Regionale (PTR) e con la Provincia per il nuovo Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP). Il primo, ai sensi della legge regionale 20.2000, strumento di programmazione del territorio che “definisce gli obiettivi per assicurare lo sviluppo e la coesione sociale, accrescere la

Area vasta come riferimento

competitività del sistema territoriale regionale, garantire la riproducibilità, la qualificazione e la valorizzazione delle risorse sociali ed ambientali” (art.23, comma 1); il secondo, strumento di coordinamento a scala provinciale che “definisce l’assetto del territorio con riferimento agli interessi sovracomunali” (art.26, comma 1).

Fra i tra strumenti (PTCP – PTR e PSC) si registra una sostanziale condivisione del quadro strategico di riferimento e delle politiche da attuare per corrispondere a scenari in forte trasformazione. Pur tra le differenti scale e ordini di problemi da trattare, tutti e tre i piani si basano sul superamento dei rispettivi confini amministrativi per rispondere ai temi complessi dell’ambiente, dell’economia, dell’integrazione e della multiculturalità.

Dal punto di vista del PSC è interessante il dibattito proposto dal Piano Territoriale Regionale relativo al passaggio dal policentrismo alla Regione sistema e al peso che avrà la nostra storia policentrica negli scenari futuri.

Ma il contributo vero che può essere desunto dal Piano Regionale riguarda soprattutto il ruolo che intendono esercitare le città e i territori di Parma, Modena e Reggio con le relazioni con la Toscana, Piacenza, Cremona e Mantova.

Serve un salto culturale per rappresentare con efficacia questo ambito, sul piano internazionale come vero e proprio sistema economico, sociale ed ambientale fortemente integrato.

In questo scenario, la complanare alla via Emilia e il potenziamento della ferrovia storica nel raccordo tra le città emiliano-romagnole, sono condizioni essenziali per riproporre un più avanzato equilibrio fra il ruolo trasportistico della via Emilia e il luogo del lavoro e della vita quotidiana che essa continua a rappresentare.

Una città-sistema, dunque, una coalizione di città e territori che costituiranno sempre più una piattaforma logistica europea strategica. Non è un caso che fra le migliori esperienze presenti nei rispettivi territori riguardino progetti condivisi: università a rete di sedi, sistema teatrale, distretti produttivi interprovinciali, accordi sulla valorizzazione del Po e del Parco nazionale dell’Appennino. E’

necessario partire da ciò che unisce, mettere in valore le vocazioni, i punti di forza di ognuno, rappresentati in una visione unitaria narrabile nel nuovo scenario globale. Serve individuare alcuni punti non generici sui quali operare congiuntamente, come ad esempio:

sistema universitario e dei tecnopoli, sistema aeroportuale e fieristico, meccanica avanzata e prodotti tipici, servizi di eccellenza e infrastrutture comuni, manifestazioni e strutture culturali di alto profilo per migliorare l’attrattività dei territori in rete.

Non si tratta, allora, di rivendicare una centralità di Reggio fra Parma e Modena, ma di mettere in valore, assieme, i punti di forza di ognuno in una visione sistemica.

Superare le storie e i campanilismi non sarà semplice ma la posta in gioco è alta: da sole, ci ricordano dati e ricerche, le tre città sono importanti e riconosciute, ma non avranno mai il rilievo di area metropolitana di valenza europea evidente invece nella rappresentazione integrata.

Nel documento P1 Relazione illustrativa (pagine 31-35)