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3. Teorie degli anagrammi oltre Saussure

3.4 Anagrammi e psicoanalisi: la versione di Arrivé

Michel Arrivé (1994) ha cercato di rispondere al problema dei rapporti tra linguaggio verbale e inconscio attraverso la costellazione teorica rappresentata da quattro autori apparentemente lontani, ma intimamente connessi nella ricerca del ruolo del linguaggio e dei suoi meccanismi di funzionamento: Freud, Saussure, Pichon e Lacan. Per quanto riguarda il linguista ginevrino crediamo che le proposte avanzate da Arrivé siano interessanti e consentano di leggere in modo organico e per certi aspetti inedito la ricerca anagrammatica. Dopo aver passato in rassegna le affinità presenti tra il linguista e lo psicanalista, tra le quali risalta il ruolo chiave concesso all’ascolto sia nella pratica terapeutica che nello studio delle lingue (Arrivé 1994, pp. 17-18), Arrivé si sofferma sulle differenze metodologiche: «La linguistica si vanta di essere la scienza del linguaggio: non pare che ci sia un solo linguista che in qualche maniera, implicita o esplicita, non rivendichi questo statuto per la disciplina che pratica. Per la psicanalisi, la cosa è subito più complessa. Sin dalla celebre definizione data da Freud per un Handwörterbuch der Sexualwissenschaft, vediamo distinguersi e nello stesso tempo articolarsi tra loro gli aspetti euristici, terapeutici e propriamente scientifici della disciplina» (Arrivé 1994, p. 19).

Pur riconoscendo che Saussure non faccia alcuna menzione alla psicanalisi nel corso dei suoi insegnamenti, ad avviso di Arrivé la dialettica tra conscio e inconscio è ben presente nella ricerca anagrammatica, in cui ciò che Saussure intende dimostrare attraverso il reperimento della prova nei testi antichi e moderni, è proprio se il procedimento di composizione da parte del poeta indoeuropeo fosse conscio, intenzionale e deliberato110. Parlare di

110 Su questo punto Cfr. Callus 2002, p. 20: «This reluctance led to the avoidance of a

possibility that is effectively expressed by Starobinski : “Peut-être la seule erreur de Saussure est-elle d'avoir si nettement posé l’alternative entre l’effet de hasard et procédé conscient. En l’occurrence, pourquoi ne pas congédier aussi bien le hasard que la conscience? Pourquoi ne verrait-on pas dans l’anagramme un aspect du processus de la parole, processus ni purement fortuit ni pleinement conscient? Pourquoi n’existerait il pas une itération, une palilalie

inconscio nella riflessione saussuriana è assai pericoloso e si rischia di attribuire al linguista ginevrino delle acquisizioni teoriche che andrebbero oltre le sue reali intenzioni. Per questo motivo Arrivé precisa che le teorie saussuriane contengono solo in nuce e solo a patto di collocarle in un sistema coerente al suo autore, quelle proposte che saranno lette in modo assai particolare dalla psicanalisi111 (con particolare riferimento all’opera di Lacan) e presenta una «Messa a punto cronologica» (Arrivé 1994, pp. 113-130) attraverso la quale ricostruisce come Lacan sia giunto alla lettura prima e

génératrices, qui projetteraient et redoubleraient dans le discours les matériaux d'une première parole à la fois non prononcée et non tuée ?” (Starobinski 1971, p. 47).

Saussure’s unwillingness to countenance the possibility suggested by Starobinski is not too surprising. A number of Saussureans who studied the anagrams were themselves loath to lend the idea any credence. This attitude, however, is not without its problems. If one wishes to believe that the effects extracted within the anagram notebooks are not the result of chance or of the suggestibility that lies within the sound shape of language, the alternative explanation would have to involve deliberation on the part of the poet. One would then need to give greater space to the likelihood of the capabilities of the ancient poets extending beyond the ordinary compositional requirements of poetry, and to their taking on the constraints relating to the couplaison and to hypogrammatic patterning».

111 Su questo punto cfr. anche Bachner 2003, pp. 5-6: « Both the characteristics of older

concepts of the anagram and Saussure's and Kristeva's notions of the anagram (or whatever they choose to call it) are helpful for a concept of the anagram that can become creative in a psychoanalytical context. In my notion of the anagram, a radically untamed one, I want to undo Saussure's phonetic focus, untamed Kristeva's and Saussure’s units of permutation, partly degeneralize the anagrammatic concept again and foreground its dynamic character even further. My notion of the anagram has the following characteristics:

1. The anagram is the product of and the name for a process that consists in a disassembling and reassembling of parts of the same basic material. 2. The anagram is a meeting place of different sign systems and does not have to consist of units of only one of these systems. Transpositions of units from one system into the other are possible. 3. The anagram can consist of parts that can go beyond conventional units of discourse required for signification in the different sign systems. 4. The anagram is the site which makes the combinatorial character of sign systems visible. This visibility can be achieved by different means (and their combinations): through a potential incompleteness of the anagram, through a palimpsestic thickening of a text (in its widest sense), through a mixing of units of different sign systems, or through a destruction of the conventional textual units».

all’interpretazione poi degli scritti di Saussure, con particolare riferimento alle nozioni di significante e significato112.

Particolarmente interessante è notare come, secondo Arrivé, Lacan non conoscesse gli studi saussuriani sulle Leggende Germaniche mentre invece abbia avuto contezza fin dalla loro divulgazione, della ricerca anagrammatica: «In compenso, Lacan ha familiarità con la ricerca saussuriana sugli Anagrammes. Ne è a conoscenza sin dalla pubblicazione del primo articolo di Starobinski sul Mercure de France del febbraio 1964: egli allude a questo articolo in una nota aggiunta, in occasione della pubblicazione degli Écrits (nel 1966), al testo L’instance de la lettre (Lacan 1966, 503, 2 n.). Lacan trova in Starobinski “l’assicurazione” che Saussure sapeva ascoltare la poesia» (Arrivé 1994, p. 118). Ancora una volta Arrivé pone l’accento sull’intenzionalità o meno nel produrre disseminazioni testuali in poesia, ma lega questo problema alla rilettura lacaniana del rapporto tra significante e significato113, tornando alla “punteggiatura senza testo” affrontata dallo psicanalista francese negli Écrits (Lacan 1966, p. 388). Più recentemente Laru-Tondeur si è occupata di questi problemi, rapportandoli all’intervento di processi in senso largo psicanalitici nella poesia: « L’organisation structurante des sonorités d’un poème exhibe le primat du signifiant. Il en est de même des équivalences sémantiques créées à la rime. Mais ce n’est pas l’arbitraire du signe qui est en cause puisqu’il s’agit de création poétique et que la remotivation des signes nécessite un travail. Cependant ce travail poétique est une sorte de finition volontaire d’un premier jet issu de l’Inconscient, fondé sur des traces

112 Arrivé 1994, p. 115: «È tuttavia evidente come l’influenza di Saussure sulla riflessione

lacaniana si faccia intensamente sentire […] Sin dal Rapport de Rome, pronunciato nel settembre 1953, Lacan fa intervenire con insistenza i concetti di significante e di significato. In quel momento egli occulta, stranamente, il nome di Saussure ma usa i suoi concetti in maniera letteralmente esatta: il significato non è ancora arrivato a slittare sotto il significante».

113 Si questo punto cfr. Sasso 1993, p. 10: «Riorganizzazione del significante rintracciabile

nell’esplorazione psicoanalitica. Appartengono a questo tipo di ricombinazione molti lapsus, e tutte le commistioni-compenetrazioni lessicali che acquistano un senso nel sistema associativo contestuale in cui vengono prodotte. [...] Secondo la teoria psicoanalitica questo tipo di processo è dovuto a una “condensazione” dell’ideazione. Dal punto di vista dell’organizzazione lineare del linguaggio essa annulla alcune funzioni di coordinamento sintattiche, sottintese dai legami associativi semantici affidati alla struttura formale del significante».

mnésiques et un désir de retrouver une unité perdue. La détermination de l’Inconscient s’avère extrêmement puissante, masquée par la « fonction de méconnaissance » du moi, selon l’expression de Jacques Lacan (2001, p. 157). Cela ne remet pas en cause la théorie saussurienne mais vient au contraire se confronter au système conventionnel dans une tension productive en tant que force antagoniste. C’est l’effet de l’ambivalence, de l’alliance des contraires, comme dans le phénomène de fusion vs séparation : la séparation ne se produit que si la fusion est d’abord assurée, la poésie ne peut éclore que si la langue est d’abord maîtrisée. Il en est de même pour les jeux de mots et l’humour» (Larue-Tondeur 2010, p. 6).