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2. Le interpretazioni della ricerca anagrammatica di Saussure: funzioni poetiche e componiment

2.3 Linguistica, componimenti letterari e funzioni poetiche

Lavorare sulla ricerca anagrammatica di Saussure significa, in primo luogo, lavorare sui testi poetici ed è per questo motivo che nel presente capitolo proponiamo un approfondimento delle tematiche connesse alla produzione letteraria.

L’incedere della poesia incontra delle dinamiche diverse rispetto a quelle del linguaggio ordinario. La punteggiatura, innanzitutto, scandisce più l’ordine interno al verso che non la semplice struttura frastica e lo stesso andare a capo in assenza di un punto, così innaturale per la prosa, ricopre un ruolo fondamentale nella scrittura poetica:

«Una poesia, come - per altro - ogni atto verbale, si distende sempre in una durata temporale. E l’ordine sonoro che si manifesta nel movimento soggetto al tempo delle parole disposte all’interno della linea di verso è il ritmo» (Bertoni 2006, p. 15).

Il ritmo implica, per sua stessa definizione, una regolarità percepibile a vista e udito e nella poesia ha il compito di dare una distribuzione equa delle componenti linguistiche all’interno del verso65.

L’anagramma è un fenomeno imparentato alla lontana con la stessa rima66, che è la ripetizione degli stessi suoni, ordinati e in sede fissa a partire

65 Cfr. Pagliaro 1971, p. 285: «Elemento primario del linguaggio poetico è certamente il ritmo

interno, che come sentimento di vita lega in unità l’intuizione fissata in immagine, e la sequenza fonica, che si sviluppa nel verso. La musicalità, che ne risulta, non è agevolmente analizzabile, per il fatto che non è dato formale, semmai, costituisce la forma interna della poesia, cioè il principio e la condizione di essa come realtà vivente, in un mondo a sé conforme. Ovviamente la musicalità trascende il dato metrico, pure immedesimando visi, perché essa è ancora ritmo non formalizzato, espressione libera e tutta propria del momento poetico».

66 Cfr. Arrivé 2010, p. 113: « Il nous resterait un ultime travail. Je ne fais que le programmer. Il

consisterait à revenir à la recherche sur les Anagrammes, et à essayer d’éclairer la duplicité des conceptions de la rime que nous avons vu apparaître dans le texte cité au début de mon article. Sous réserve d’un examen exhaustif, il semble que Saussure utilise

dans la Recherche la notion de rime avec deux sens nettement différents. En certains points il en fait, à ce qu’il me semble, un substitut d’homophonie. C’est ce qui lui permet d’évoquer la

dall’accento fino alla fine della parola; parentela che si regge per l’appunto sullo strumento della ripetizione: ripetizione delle stesse lettere con uguale intonazione nel caso della rima, ripetizione delle stesse lettere ma combinate in maniera diversa nel caso dell’anagramma. L’anagramma, inoltre, possiede la non trascurabile caratteristica che il significato delle parole risultanti dalla permutazione non di rado risulti affine al termine originario, o ad esso completamente opposto, producendo in questo modo sorpresa, con effetti umoristici generando con interessanti associazioni67.

Quando alla poesia viene sottoposto un serrato controllo fonetico, con particolare attenzione rivota al gioco delle permutazioni all’interno dei versi, soprattutto nella loro zona liminare, quella sensibile alla rima, l’anagramma agisce ancora con più forza come moltiplicatore di senso:

« Questo massiccio contributo dato dagli anagrammi al sistema delle rime permette qui di osservare bene un aspetto dell’anagramma importante dal punto di vista strutturale, la rete di legami che silenziosamente è in grado di raccogliere dal testo sulle cesure dei versi. Benché in apparenza questo tipo di organizzazione non sembri di tipo semantico, è sufficiente riflettere, per comprenderne ugualmente il suo possibile apporto strutturale, alla concezione che Jakobson ha della rima: essa obbliga le parole ad entrare in un rapporto di similarità fonica istituendo tra loro un lega-me di tipo associativo, che può mettere in risalto somiglianze o contrasti semantici. La rima attrae la mente a esplorare similarità e differenze con-cettuali già presenti nella lingua, e il ritaglio attuato da questo vincolo nel flusso sonoro acuisce, di riflesso, l’attenzione semantica anche a identità o contrasti dell’intera rete allitterativa o timbrica» (Sasso 1993, p. 44).

Uno dei problemi legati alla ricerca anagrammatica e che merita senz’altro un adeguato trattamento, riguarda la questione, accennata nel capitolo precedente, se per la formazione di anagrammi vadano considerati

rime pour parler des phénomènes de redoublement des voyelles dans le vers saturnien, qui sont en effet fondamentaux pour l’écriture de ce vers. Mais en d’autres points il prend la rime dans le sens spécifique que le mot a pris notamment en versification française: c’est alors qu’il la présente comme relevant de l’“accident” et de la “fioriture”».

67 Cfr. i celebri esempi di attore = teatro; bibliotecario = beato coi libri; Marco Antonio =

come componenti fondamentali i fonemi o i grafemi68. In testi composti da saturni, per esempio, l’impatto dell’oralità sembra ancora predominante, soprattutto in considerazione del valore magico che il pronunciamento di un nome proprio di persona possiede, per cui una precisa collocazione metrica concorre a determinarne il valore evocativo69.

Il problema capitale e allo stesso tempo di difficile o incerta risoluzione, è, in mancanza di materiale paratestuale specifico, l’analisi del grado di intenzionalità cosciente dell’autore, ovverosia, in che misura l’anagramma esca dalla sfera del mero gioco di parola per diventare un espediente attraverso il quale l’autore cela, disseminandola, una data parola nel testo, per trasmetterla in modo subliminale al lettore e destinatario, e in che misura, all’opposto, si tratti di presenza inconsapevole, operazione che di involontario ha addirittura la genesi, ed è quindi naturale per l’autore stesso, imputabile più alle caratteristiche proprie del sistema lingua che all’invenzione del singolo.

Questo problema è stato affrontato già da Starobinski (1971) senza però che lo studioso svizzero sia riuscito a fornire una spiegazione esaustiva. Gli

68 Cfr. Delas 2005, p. 60: « Saussure aboutit au terme de sa recherche à la conclusion que tout

peut être transformé et que le sens se constitue selon des modes infiniment variables. Chaque unité de sens étant en effet au centre d’une constellation associative – ce qui est une des thèses du Cours, on s’en souvient – tient donc son identité d’un équilibre

instable. Chaque contextualisation va redéfinir un équilibre nouveau […]Comme si la parole commençait et finissait avec la mise en rapport, avec la mise en relation. Il y a dans la sémantique saussurienne quelque chose de mallarméen, comme s’il revenait buter obstinément sur ce constat que l’identité du signe s’abolit continûment dans la pratique de la parole vivante.».

69

Cfr. Sasso 1993, p. 35 : «Storicamente è la parola anagramma, nell’accezione impropria datane da Saussure, che con più facilità è entrata a far parte (insieme a ipogramma e paragramma) della terminologia linguistica. Il metodo di Saussure è invece meno utilizzato, senza dubbio per la cautela suggerita dall’arresto stesso della sua ricerca o applicato con modalità diverse, soprattutto alla luce delle teorie linguistiche prodotte in questo secolo. Nel lavoro di A. Johnson, si ha un inquadramento teorico sostanzialmente aderente ai fondamenti disseminativi di parole-chiave, che esplora però anche i possibili livelli iconici e figurali dell’anagramma non trattati da Saussure. Modalità applicative meno aderenti all’intenzione originaria di Saussure concernono l’ampia tipologia di studi che esplorano le ripetizioni delle lettere alla ricerca di nuclei fondanti l’organizzazione del testo: aspetti formali e semantici, metodi esplorativi dell’inconscio, criteri stilistici o storici, che riconducono la originaria disseminazione saussuriana a più attendibili modelli interpretativi dell’analisi poetica».

appunti di Saussure, in effetti, oscillano tra il dotare la tecnica anagrammatica di valenza evocativa e la credenza che quel tipo di esercizio di stile sia più semplicemente il modo naturale di comporre per il poeta indoeuropeo.

Su questo punto, decisivo per l’intera natura della ricerca anagrammatica, in quanto mette a tema la volontarietà o meno di un certo tipo di produzione letteraria, è interessante dar conto della prospettiva adottata da Deguy (1970), il quale ritiene che la ricerca di Saussure non sia volta al rinvenimento di una legge segreta di composizione, non un mot-thème che viene scelto, smembrato e reintrodotto nel testo, piuttosto la bonne forme (cfr Deguy 1970, p. 427) rappresentata dalla poesia dispiegherebbe in significanti così accuratamente scelti, l’inesauribile potere di significazione della langue:

«La fébrilité poétique mobilise, fluidifie, subtilise, par exemple les frontières de mots. Elle joue dans et contre les deux articulations de Martinet70, pour les marquer et les désarticuler; le poème étant un séisme qui re-provoque une distribution possible, comme au kaléidoscope la secousse disperse et regroupe pour de nouvelles formations - formations qui sont de la pensée, si la pensée est en langue, parmi le signifiant, non pas derrière lui, mais démembrée en lui, disséminée - Osiris à rassembler toujours. Dissémination "originale" du signifié, homologue a celle des langues, c'est toujours sur le fond de cette catastrophe d'origine que le poème aggrave et répare. Sans amertume, c'est plutôt un jeu joyeux. Les ruines sont originales; c'est un jeu terrible; il dé-joue les mots, il mime la genèse du langage» (Deguy 1970, pp. 427-428).

A questa intuizione, non certo pacifica di Deguy, pare rispondere di recente Pétroff (2004), analizzando proprio in che modo si possa passare dalla langue al discours e trovando proprio nella ricerca anagrammatica una possibile traccia per risalire alla soluzione del suo quesito71. Il nome, in

70 Su questo punto cfr. anche Martinet 1970, p. 101: «: On est naturellement tenté d’identifier

unités significative et unités de première articulation. Mais il faut ne pas oublier qu’un trait prosodique, comme la montée de la courbe mélodique qui fait d’il pleut ? une question, combine un signifiant, la montée de a courbe, et in signifié, celui qu’on reconnaît en français au monème est-ce-que. Il y a donc des signes qui ne se conforment pas à la double articulation. Ces signes jouent, dans les communications humaines, un rôle qui n’est pas négligeable».

71 Cfr. Pétroff 2004, p. 140: « Cette quête cache à coup sûr les interrogations premières de tout

linguiste. Qu’est-ce que le discours se demande Saussure. On retrouve bien la distinction entre mot et discours, mots dans notre trésor intérieur, discours en direction de l’autre. […]En effet,

particolare, diverrebbe ad avviso di Pétroff, nello studio di Saussure, una sorta di modello attorno al quale far ruotare il testo poetico, ma, si domanda ancora Pétroff: « En vertu de quelle opération, de quel jeu qui s’établit dans les sonorités d’un poème peut-on découvrir le mot-thème ?» (Pétroff 2004, p. 140). Nella ricerca anagrammatica si ritroverebbero le questioni fondamentali della scienza del linguaggio e in particolare il rapporto tra mot e discours sarebbe in buona parte chiarito inserendo il primo nel trésor intérieur del parlante e il secondo nel rapporto con l’altro.

2.4 Il suono e il senso: l’apporto all’analisi linguistica della poesia di