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Analisi del ciclo di vita e determinazione degli obiett

LE FASI DI SVILUPPO DI UN PROGETTO DI PIANIFICAZIONE FINANZIARIA

2. Il progetto di pianificazione finanziaria

2.1 Analisi del ciclo di vita e determinazione degli obiett

La pianificazione finanziaria è orientata alla vita dei cittadini e non meramente agli stru- menti che soddisfano nel tempo le esigenze di investimento, protezione, previdenza e indebitamento. Per questo motivo, si fa spesso riferimento al concetto di ciclo di vita o corso della vita, indicando in tale modo la necessità di un approccio complessivo e inte- grato alle diverse fasi dell’esistenza, ciascuna delle quali ha problemi, bisogni e desideri tipici. È pertanto necessario riconoscere le fasi della vita, coglierne i cambiamenti, evi- denziare le cosiddette fasi di transizione, ossia i mutamenti che connotano il fluire del tempo9.

Essere consapevoli del concetto di tempo è dunque una sorta di prerequisito per chiun- que voglia occuparsi di pianificazione finanziaria.

Paradossalmente, ma non troppo, oggi non c’è nemmeno il tempo di occuparsi del tem- po. Tutti crediamo di conoscere che cosa sia, ma difficilmente sapremo trovare una defi- nizione univoca e diretta. Il tempo infatti è spesso soggettivo, legato a punti di riferi- mento che ognuno di noi si dà, ma sa essere anche oggettivo e collettivo.

Le teorie economiche cercano di porre attenzione sui Kairos, sugli eventi di vita che se- gnano le tappe dell’esistenza, che determinano punti di svolta e pongono sfide agli indi- vidui. Troppo spesso infatti gli individui sono concentrati sul presente e sul fluire degli eventi: affrontare gli eventi solo quando si verificano non è, almeno da un punto di vista economico, un’operazione efficiente, né per l’individuo, né per la collettività.

Pianificare per tempo gli eventi di vita non è cosa semplice: gli esseri umani, infatti, per loro natura, tendono a concentrarsi sul “tempo zero”, sul presente, avendo difficoltà a proiettarsi in un tempo futuro dai lineamenti incerti.

Questo ragionamento è tanto più valido quanto gli eventi futuri sono spiacevoli, o per- cepiti come “stressanti”: maggiore è lo stress percepito, maggiore sarà la tendenza del- l’individuo a rimuoverlo e a non occuparsene.

Non è tuttavia sufficiente comprendere che le scelte economiche degli individui vanno 9 Sorgi Sergio, Il ciclo di vita e i potenziali cambiamenti futuri dell’unità familiare: fasi di vita, eventi, situazioni, in Guida all’educazione finanziaria, Megale Gaetano e Sorgi Sergio, Gruppo Sole24Ore, Milano, 2010.

contestualizzate all’interno di quell’ampio arco temporale costellato di eventi che è la vita: infatti è necessario capire come e perché gli individui spendano o risparmino. Nel- l’immediato dopoguerra, sotto l’influenza della teoria keynesiana del consumo10, secon-

do la quale la spesa totale delle famiglie crescerebbe di pari passo con il reddito (ma meno che proporzionalmente), si era prevista una profonda stagnazione dell’economia perché, secondo questa impostazione, i consumi sarebbero aumentati meno del reddito, provocando una carenza di domanda. Questa previsione si rivelò errata: ne scaturì un in- tenso dibattito che vide impegnati i migliori economisti dell’epoca, come Milton Fried-

man e James Duesenberry, nel corso del quale le basi della teoria del consumo furono

completamente riviste.

In particolare, va citato James Duesenberry, economista americano, che nel 1949 intro- dusse un modello secondo il quale la domanda dei beni di consumo non dipende solo dal livello assoluto dl reddito individuale, ma dallo status sociale che il reddito consente di far assumere al consumatore11.

Ci sono due fattori di grande importanza per comprendere le scelte di consumo:

1) in ogni istante le preferenze dei consumatori sono socialmente determinate; in

altre parole, dato il gruppo sociale di appartenenza del risparmiatore, egli tende- rà ad identificare uno stile di vita e di consumo che considererà lo standard nor- male;

2) le preferenze sono interdipendenti, per lo stesso individuo, in differenti tempi. In

altre parole, una famiglia che incrementa i suoi redditi nel tempo adatterà le pro- prie abitudini di consumo migliorando lo standard di vita; tendenzialmente non ritornerà sul livello di consumo originario, anche se il reddito dovesse ritornare al livello precedente.

L’ipotesi del reddito relativo di Duesenberry fornisce un importante contributo alla comprensione dell’andamento del consumo, del risparmio e delle variabili che influen- zano gli individui nelle loro scelte, che non sono esclusivamente economiche, ma com- prendono fattori di tipo sociale e psicologico dei quali il consumatore e il consulente de- vono tener conto nell’attività di pianificazione.

Una successiva pietra miliare per il pensiero economico del XX secolo fu costituita dal- 10 Cozzi Terenzio, Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta, Torino, UTET, 2006, pp. 134-142. 11 Shotter A., Microeconomia, Torino, Giappichelli editore, 2009, pp. 21-27.

la cosiddetta “teoria del ciclo vitale”12 di Franco Modigliani, premio Nobel nel 1985. In

un articolo del 1954 Modigliani, insieme a Richard Brumberg, propose un modello ba- sato sull’idea che le persone hanno una forte preferenza per la stabilità del flusso di con- sumo nel tempo, ad esempio, i consumatori risparmiano parte del reddito per far fronte a esigenze di consumo al termine dell’attività lavorativa, durante il pensionamento. L’ipotesi del ciclo di vita di Modigliani riesce a connettere l’arco della vita con le scelte di consumo: “Non vi è necessariamente una relazione semplice e stretta tra consumo in un dato breve periodo e reddito di questo stesso periodo. Il saggio di consumo di un dato periodo rappresenta un aspetto del programma abbracciante il bilancio di vita del- l’individuo, mentre il reddito che si accumula nello stesso periodo è soltanto un elemen- to che contribuisce alla forma di tale programma”.

Questa idea, oggi generalmente accettata, ma all’epoca assolutamente innovativa, è alla base della teoria del ciclo di vita: si risparmia da “giovani”, quando si dispone di un red- dito, per poter spendere e finanziare le spese anche da “longevi”, quando quel reddito mancherà; è il ciclo di vita del risparmio, positivo nella fase lavorativa, negativo durante il pensionamento.

Mantenere il più costante e stabile possibile il proprio livello di consumi, a fronte del fluire del tempo e dei singoli eventi che possono accadere nel corso della vita è dunque una delle sfide che i risparmiatori devono affrontare, nonché uno degli obiettivi della pianificazione finanziaria.

La pianificazione porta con sé i concetti di “anticipare e programmare”: spesso infatti se al verificarsi dell’evento si giunge impreparati può essere troppo tardi per porvi rimedio. Per poter affrontare in maniera organica il ciclo di vita, è bene distinguere tra eventi da considerare (e dai quali proteggersi anticipatamente) e obiettivi di vita, scelte di consu- mo rimandate nel tempo e che pertanto richiedono comportamenti di risparmio finaliz- zati.

Innanzitutto, è bene prendere in considerazione alcuni eventi possibili dai quali è bene proteggersi, inserendo nella pianificazione finanziaria la valutazione dell’eventualità di:

 Decesso proprio o del coniuge-convivente;  Separazione-divorzio

 Infortunio o malattia e relative spese mediche;  Licenziamento;

 Pensionamento;

 Responsabilità patrimoniali verso terzi;

 Peggioramento dello stato finanziario di ordine lavorativo, reddituale o patrimo- niale;

 Mancanza di autosufficienza dovuta alla senescenza.

Conoscere, proteggersi e monitorare gli eventi di vita “negativi” è parte integrante del processo di pianificazione finanziaria.

Ma la vita di una persona tuttavia non è caratterizzata solo da imprevisti e ostacoli da fronteggiare. La maggior parte delle cose che succedono è legata alla capacità di trasfor- mare i desideri presenti in obiettivi futuri.

Gli obiettivi di vita sono diversi e differenti in quanto riflettono sia la situazione oggetti- va di partenza che quella soggettiva. Possono riguardare diversi temi, come:

 Costituire una scorta monetaria per fronteggiare imprevisti;  Acquisto di auto e beni durevoli;

 Ampliamento dell’unità familiare;  Acquisto prima casa;

 Sostegno economico ai figli (nuovo nucleo e inizio attività lavorativa);  Lasciti e donazioni patrimoniali;

 Accumulo e incremento della ricchezza per migliorare la stabilità finanziaria. L’elenco, non esaustivo, esemplifica i temi che devono essere considerati nell’approccio integrato alla propria vita. Ciascuno dovrebbe selezionare i temi di maggiore interesse, attribuendo agli obiettivi una priorità e stabilendo una propria cronologia.

Le ricerche di Brandolini13 mostrano che il 31,7 per cento del totale degli italiani non ha

da parte i mezzi, ipotizzati attorno ai 2000/3000 euro, per sostenere il mantenimento per almeno 3 mesi, mentre il 9,2 per cento della popolazione non ha da parte alcuna riserva economica. Gerace14 pone al centro dell’attenzione il fatto che il 28 per cento delle fa-

miglie non sarebbe in grado di fronteggiare una spesa imprevista maggiore di 500 euro. Senza un approccio integrato alla protezione sociale e individuale, al risparmio e all’in- 13 Brandolini Andrea, Magri Silvia, Smeeding Timothy M., Indicatori di povertà basati sulla ricchecca, Banca d’Ita- lia Working Papers n. 755, 2010.

14 Gerace Michele, C’era una volta il Welfare. Lo stato sociale dopo l’era del maschio-operaio e della famiglia mono reddito, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2009.

debitamento non vi sono possibilità di aiutare concretamente i nuovi e vecchi “vulnera- bili”. La necessità di approcci complessivi implica tuttavia una scelta di campo, un pun- to di partenza: nell’esperienza internazionale questo può essere costituito proprio dal modello del ciclo di vita di Modigliani. L’approccio integrato consente di evidenziare scoperture, crisi o sovra indebitamenti che nessun approccio per parti sa evidenziare.