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La protezione personale e del patrimonio familiare

LE FASI DI SVILUPPO DI UN PROGETTO DI PIANIFICAZIONE FINANZIARIA

1. Le aree di pianificazione

1.2 La salvaguardia del capitale umano

1.2.1 La protezione personale e del patrimonio familiare

Ciascuno di noi è esposto a rischi, che possono essere assunti consapevolmente, ridotti o trasferiti ad altri.

All’interno di un progetto di pianificazione finanziaria, ciò che non si giustifica è l’inconsapevolezza, ossia il fatto di dover subire i rischi perché non c’è stata la capacità (e lo stimolo) necessaria per poter esaminare compiutamente il proprio livello di protezione, l’esito delle possibili conseguenze, le modalità e i costi necessari. In questo senso, il ruolo del Financial Planner è assolutamente determinante.

Ogni persona è esposta a rischi particolari. Per questo motivo la protezione richiede alcune cure:

1) l’individuazione e la quantificazione dei rischi che si corrono a livello personale e familiare;

2) la valutazione dell’impatto economico dei rischi sulla propria stabilità;

3) la selezione dei rischi che vanno prioritariamente trasferiti a una collettività, essendo inefficace assumerli su se stessi;

4) la misura delle necessità economiche, che di norma si ottiene sottraendo dagli obiettivi identificati ciò che potrà aiutarci a ridurre le conseguenze dell’evento;

5) la selezione delle modalità più efficaci ed efficienti per ottenere la stabilità economica, oggi e domani.

La prima scelta quando si affronta il tema della protezione è quella del “cosa”, ossia di quali rischi è bene occuparsi. I rischi che possono essere oggetto delle analisi sulla protezione sono i cosiddetti rischi puri, o immediati, ossia quelli che possono accadere in ogni istante e il verificarsi porta, necessariamente, conseguenze di ordine negativo. Questo li distingue dagli altri rischi, che invece nel loro discostarsi dalla media possono evidenziare vantaggi o minacce (esempio tipico è quello dei rischi connessi all’investimento, che possono portare minusvalenze, ma anche guadagni inattesi). Un elenco non esaustivo dei rischi dai quali proteggersi comprenderà:

 invalidità da infortunio o malattia  premorienza

 grandi spese sanitarie  perdita di autosufficienza

Anche se non direttamente collegati al capitale umano, è utile considerare anche i rischi legati ai danni patrimoniali connessi al furto o incendio della propria abitazione (nonché altri danni di più ridotta entità) e la responsabilità civile connessa ai fatti della vita privata, che, comunque, provocano una significativa diminuzione del reddito disponibile della famiglia se non opportunamente valutati a priori.

La definizione accurata delle proprie esigenze di protezione è un fatto sia qualitativo che quantitativo.

Sotto il profilo qualitativo, ognuno è esposto a particolari rischi, e questi rischi vanno individuati. Il modo per fare questo è valutare due temi: l’esposizione probabilistica ai rischi e il danno economico che si verrebbe a creare se il rischio si manifestasse.

L’esposizione probabilistica ai rischi significa quali probabilità vi sono che si verifichi il rischio in oggetto. E’ bene confrontarsi con il proprio consulente per comprendere il grado di esposizione, che dipende dall’età, dal genere (le donne, ad esempio, hanno un’esposizione agli incidenti domestici maggiore di quella maschile, ma un rischio di incidenti stradali minore), dal tipo di attività professionale.

In linea generale, bisogna evitare di porre l’attenzione su rischi inesistenti, e preoccuparsi di rimuovere rischi che sono sin troppo probabili.

Vi è poi il tema della misurazione del danno atteso se si verifica l’evento che genera un rischio. Qui influisce la condizione familiare: il rischio economico di premorienza, ad esempio, non c’è per i single che non hanno conviventi che dipendono economicamente da loro, ma è significativo per il principale portatore di reddito di una famiglia con figli. I passi per definire i rischi in termini qualitativi prevedono dunque un confronto con le probabilità e la situazione familiare.

La definizione quantitativa dei rischi richiede alcuni passi. Innanzitutto bisogna definire bene i soggetti dei quali valutare la sicurezza economica. Bisogna, in pratica, verificare la situazione del coniuge/convivente, dei figli e di eventuali altre persone a carico. Decisivo è definire, a seguito, gli obiettivi quantitativi, ossia quanto servirebbe al verificarsi del rischio in oggetto.

La misura degli obiettivi si identifica, di norma, con l’identificazione e la quantificazione dei consumi necessari al verificarsi dell’evento.

Prima ancora, tuttavia, bisogna identificare le necessità temporali di protezione, che consistono nel tempo della necessità. La misura del tempo si ottiene decidendo per quanto tempo bisogna proteggere la propria stabilità economica e quella dei propri cari. A tal fine, è bene definire il subentrante, ossia colui o colei che prende in mano le redini della famiglia nel caso in cui tale compito non possa essere accolto dal soggetto che intende proteggere i propri cari. Nelle famiglie il subentrante di solito è il coniuge o il convivente. Si può tuttavia pensare a una maggior protezione della famiglia, definendo il tempo necessario al decollo economico dei propri figli. Il tema del tempo è connesso anche ai rischi legati al patrimonio (furto, incendio, responsabilità civile, spese legali), ma qui non c’è alcun subentrante e dunque il tempo della protezione è connesso all’esistenza in vita del rischio.

necessari al verificarsi dell’evento. In questa fase è necessario prestare attenzione poiché la quantità dei consumi è strettamente connessa al rischio e dunque, ad esempio, non si possono fissare obiettivi eguali per la premorienza e l’invalidità. Infatti, il livello di consumi necessario alla famiglia in caso di premorienza del capo famiglia è diverso da quello connesso a una invalidità permanente e questo per almeno due motivi: in primo luogo perché la condizione di invalido non annulla i consumi, ma al massimo li riduce; in secondo luogo, sia in caso di premorienza che di invalidità sono previste coperture pensionistiche pubbliche (pensioni superstiti o invalidità) e le coperture pensionistiche pubbliche connesse all’invalidità sono di misura molto diverse da quelle previste per la premorienza.

In sintesi, ogni rischio ha il suo obiettivo temporale ed economico di stabilità e, a titolo di esempio, dovremo tenere a mente che:

 in caso di invalidità i consumi del soggetto colpito dall’evento diminuiscono in conseguenza delle limitate possibilità di svolgere una vita attiva: tale decremento è solo parzialmente compensato dalle spese mediche maggiori, connesse alle necessità di cura;

 in caso di premorienza, la famiglia ha bisogno dei consumi necessari per svolgere la vita quotidiana (alimentazione, abbigliamento, utenze, trasporti, sanità), dai quali togliere i consumi attualmente in capo al familiare che viene a mancare.

Per i rischi connessi alle spese sanitarie, alla mancata autosufficienza e alla responsabilità civile, l’obiettivo di protezione va misurato con le statistiche sulle conseguenze.

Per la protezione della propria abitazione da incendio e furto, infine, ciò di cui si necessita è semplice ed è il ristabilire la condizione preesistente, il che richiede (per l’incendio della casa) di tenere sotto controllo il valore di ricostruzione a nuovo della propria abitazione.

Una volta definiti i rischi dai quali proteggersi e i tempi della protezione, dimensionare l’effettivo rischio cui si è esposti richiede di esaminare e sottrarre dagli obiettivi le voci reddituali e patrimoniali che potrebbero sostenerci in caso di bisogno e delle quali disponiamo, siano esse derivanti da pensioni pubbliche o da assicurazioni private già sottoscritte. Ciascuno di noi potrebbe avere da parte del sistema pubblico, almeno nei

casi di invalidità, premorienza e longevità, coperture pensionistiche che aiutano a diminuire il fabbisogno e che pertanto andrebbero stimate dal proprio operatore.

Il conto economico al tempo del rischio richiede tuttavia anche la misurazione di altri redditi provenienti da immobili, investimenti o assicurazioni private, ossia di tutto ciò che può servire a ristabilire l’equilibrio economico richiesto.

Le analisi di ciò di cui si dispone considerano in primo luogo i flussi, ossia le entrate periodiche utili a consentire alla famiglia il proseguimento di un tenore di vita accettabile. Bisogna tuttavia prestare attenzione anche alla copertura dei mutui in corso e degli eventuali altri debiti contratti e non ancora giunti al termine del piano di rimborso. Proteggersi significa, infatti, tutelare i propri cari dall’immediata necessità di trovare denaro per proseguire il pagamento delle rate connesse a un debito o a un mutuo contratto.

Per tale motivo, i debiti e i mutui vanno fatti oggetto di un’analisi dei bisogni a se stante, e che peraltro è semplice in termini di definizione del bisogno perché il capitale residuo e la durata del debito coincidono con gli obiettivi di sicurezza.

La protezione dei debiti richiede una trattazione separata da quella legata ai consumi della famiglia anche perché gli importi e i tempi dei due bisogni sono diversi. Inoltre, mentre per tutelare i consumi bisogna misurare i propri bisogni in termini di reddito annuo, connesso alla necessità di spesa della vita quotidiana, per i mutui la prestazione da tutelare in genere è un capitale e tale capitale decresce di anno in anno, in seguito al rimborso delle rate.

Vediamo a seguito un semplice esempio pratico di definizione della strategia di protezione d una famiglia.

Esempio: Una famiglia si compone di padre lavoratore, moglie casalinga e figlio minore a carico. Il padre ha 37 anni, percepisce 40.000,00 euro annui ed ha una copertura caso morte per un capitale di 200.000,00 euro. Il risparmio annuo della famiglia è di 10.000,00 euro. La famiglia non ha mutui.

Dall’analisi della situazione familiare si evince che il padre è l’unico portatore di reddito e una sua eventuale mancanza genererebbe un grave scompenso finanziario alla moglie inoccupata (subentrante) e al figlio.

1) Copertura rischio di invalidità permanente: è il primo aspetto da considerare. In

pensione, occorre tutelare la sua capacità di generare reddito per la famiglia per l’intero periodo lavorativo che gli rimane, laddove egli dovesse subire nel durante, per causa di un infortunio o di una malattia, un’ invalidità permanente. Il calcolo per la determinazione del capitale complessivo da proteggere si ottiene tenendo conto dei seguenti fattori:

 Consumo della famiglia (il figlio è minore, quindi non autonomo finanziariamente, e necessita di spese legate all’istruzione e/o accesso al mondo del lavoro)

 Risparmio annuo e risparmio accumulato (quanto maggiore sarà tale voce, tanto minore sarà il capitale da andare a proteggere)

 Percepimento di una pensione di invalidità

 Permanenza dei consumi del padre che, essendo invalido, graveranno in misura inferiore sul bilancio familiare

Fissando come obiettivo quantitativo la cifra di 500.000 euro, ottenuto tenendo conto dei consumi e delle necessità che la famiglia dovrà affrontare nell’arco temporale preso in considerazione, il capitale da proteggere sarà determinato sottraendo da tale obiettivo la somma dei futuri redditi, da pensione e/o da capitali, e del risparmio accumulato.

2) Copertura del rischio di premorienza: a differenza del caso precedente, se il

padre muore la famiglia cessa di percepire reddito, se non per la parte limitata retrocessa alla coniuge. I consumi del coniuge cessano ma le difficoltà della famiglia aumentano, anche perché la pensione superstiti è molto più bassa rispetto a quella d’invalidità. Nel nostro caso specifico, il padre si è già tutelato, quindi resta da capire se il capitale destinato alla copertura del rischio premorienza è sufficiente o meno, tenendo conto dei consumi complessivi al netto degli eventuali redditi percepiti.

Questo, ovviamente, è un esempio di calcolo estremamente semplificato, ma serve comunque per capire come sia complesso definire il valore del capitale umano e quanto sia importante la personalizzazione.

In sintesi, l’esito dell’analisi dei bisogni di protezione è articolato e prevede:

1) la definizione degli oggetti della protezione stessa, declinati in termini di rischi: premorienza, invalidità, danni al patrimonio ecc;

2) l’identificazione dei tempi della protezione, che solitamente coincidono con quelli della sicurezza dei familiari e terminano con l’autonomia economica di un subentrante;

3) gli importi economici necessari a ottenere il grado di sicurezza richiesto;

4) l’andamento della prestazione, concetto un poco tecnico che esprime la necessità che anno dopo anno l’importo assicurato si mantenga costante (è il caso della copertura per responsabilità civile della famiglia) o diminuisca (come nel caso del rimborso dei debiti, che anno dopo anno grazie al pagamento delle rate riduce gli importi necessari).

1.2.2 La previdenza

La pianificazione pensionistica è un aspetto di forte rilevanza perché, con l’allungamento della vita media, le società dei paesi sviluppati saranno caratterizzate da grandi fasce di popolazione in età avanzata, che passeranno in pensione diversi decenni e non potranno chiedere ai lavoratori, pochi rispetto a oggi, contributi previdenziali sufficienti a garantirsi stili di vita e dignità economiche assimilabili a quelle attuali. La pensione è parte integrante della pianificazione perché l’elevato aumento della longevità porta al rischio di sopravvivere al proprio reddito5, e tale rischio mina alla

base la dignità economica di un cittadino pensionato.

Occuparsi di pensione significa quindi difendere la propria dignità di vita, ma anche, soprattutto, pianificare i lunghi anni senza lavoro in maniera tale da farne un’opportunità e non una minaccia, per consentire uno stile di vita attivo, partecipato, coerente con i desideri sviluppati sul proprio futuro nella parte centrale del ciclo di vita. Fino a qualche anno fa, il ritiro dal lavoro coincideva con l’approssimarsi alla fine della vita, con una fase di arretramento dei consumi e inattività. Oggi, invece, si passano in pensione diversi decenni.

La pensione è divenuta un tempo sociale e la responsabilità della pianificazione è quella di condurre i cittadini a un’analisi consapevole e tempestiva degli esiti economici delle proprie contribuzioni pubbliche e private in termini di stabilità e soddisfazione.

5 Liera Marco, Finanza Personale: La copertura del bellissimo rischio di vivere troppo a lungo, Gruppo24Ore, 2010, pp. 143-149.

La pianificazione pensionistica richiede alcune cure:

1) la quantificazione degli obiettivi economici del pensionamento, a livello personale e familiare;

2) la misura delle necessità economiche future, che di norma si ottengono sottraendo dagli obiettivi identificati ciò che potrà aiutarci a ridurre le conseguenze dell’evento;

3) la selezione delle modalità più efficaci ed efficienti per ottenere la stabilità economica, oggi e domani.

La prima scelta quando si affronta il tema della pensione riguarda gli obiettivi, ossia quale stile di vita intendiamo effettuare al tempo della pensione.

La qualificazione degli obiettivi comprende due aspetti: il tempo di entrata in pensione e gli obiettivi economici al tempo del pensionamento.

La definizione dell’età del pensionamento, oltre a essere vincolata dalle norme in vigore, deriva anche da fattori soggettivi: non tutti desiderano, infatti, andare in pensione appena possibile, ma decidono anzi di proseguire le proprie attività, a tempo pieno o parziale.

Stimato il tempo dell’inizio della pensione, è bene anche stimarne la durata, per comprendere il grado di esposizione al rischio di sopravvivenza al proprio reddito, nonché l’obiettivo economico, che coincide con la somma dei consumi necessari.

Non è tuttavia semplice definire con tanto anticipo quanto ci servirà da pensionati, anche perché i consumi sono diretta conseguenza del tipo di vita che intendiamo svolgere.

Inoltre, va considerata con cura la duplice struttura dei consumi pensionistici: alcune spese, infatti, fanno parte della voce “bisogni” e altre della voce “desideri”.

Il concetto di base di una buona definizione dell’obiettivo pensionistico è quello dello “stile di vita”.

Il termine fu coniato dallo psicologo viennese Alfred Adler (1870-1937), e si riferisce alla “modalità con la quale un individuo si muove verso la meta servendosi dei mezzi che ritiene di avere a sua disposizione e cioè dalla percezione soggettiva che ha di sé6”.

La meta è individuale, e dunque la scelta del proprio stile di vita è responsabilità del

6 Pagani Pier Luigi, Piccolo lessico Adleriano, Scuola Adleriana di Psicoterapia dell'Istituto Alfred Adler, Milano, 2002, pp. 13-15.

consumatore; i metodi per ottenere ciò che si abbisogna e si desidera fanno invece parte del processo di pianificazione.

Infatti, la seconda importante attività da fare, con l’ausilio del proprio consulente, consiste nell’effettuare un punto della situazione sulle future prestazioni pensionistiche, tenendo conto sia della propria cassa o fondo previdenziale di categoria che di eventuali forme pensionistiche private ad adesione individuale.

Tenuto conto di tali elementi, aggiungendo altre eventuali fonti di reddito che si possono percepire al momento della pensione, come ad esempio affitti, si fa un confronto tra il cumulo di risorse cui il soggetto disporrà al momento della sua pensione e l’ammontare complessivo del suo fabbisogno pensionistico.

Laddove tali misure risultino ben equilibrate fra di loro, l’individuo ha come unico obiettivo quello di mantenere stabili nel tempo le risorse pensionistiche e i suoi obiettivi.

Laddove, invece, come accade nella maggioranza dei casi, ci fosse un gap negativo tra risorse pensionistiche e bisogni individuali7, occorre trovare soluzioni integrative.

I principali alleati a disposizione delle scelte di pensionamento sono sette: 1) il tempo;

2) i mercati; 3) la società;

4) il trattamento di fine rapporto;

5) l’incremento della propria previdenza pubblica; 6) la fiscalità;

7) il cittadino.

Il tempo incide in due direzioni: da un lato, più tempo si ha a disposizione, maggiore sarà la capitalizzazione dei versamenti effettuati; dall’altro, più tardi si va in pensione, più elevati saranno i coefficienti di trasformazione delle previdenze pubbliche e complementari, quei numeri espressi in percentuale che determinano la quantità di previdenza pubblica e complementare di cui si può disporre.

I mercati aiutano a ottenere risultati dal proprio investimento pensionistico purché ci sia il tempo di farseli alleati.

7 Giubboni Stefano, La previdenza complementare tra libertà individuale ed interesse collettivo, Cacucci, Bari, 2009, pp.47-52.

Infatti, pianificando un orizzonte temporale, si possono creare strategie d’investimento che sfruttano le oscillazioni dei mercati prescelti.

Ovviamente, è importante rispettare il tempo e il piano di contributi previsto per non incorrere in possibili oscillazioni di valore legate ad andamenti congiunturali del mercato, vanificando così ogni effetto benefico.

Il terzo alleato cui far riferimento è la società: mettere in comune i propri rischi di lunga vita con una collettività, infatti, consente a ciascuno di avere la certezza di godere di una rendita vitalizia calcolata sulle attese di vita medie, ma erogata, per contratto, per tutta la vita. In pratica, la società, che mediante il concetto di mutualità è alla base dei calcoli pensionistici delle previdenze, pubbliche e complementari, offre una certezza di rendimento togliendo dalle spalle dei singoli il “rischio di lunga vita”: un rischio positivo che sta sempre più diventando una certezza.

Un altro alleato da non dimenticare è l’accantonamento del trattamento di fine

rapporto, il cosiddetto Tfr. Nel Tfr, infatti, confluiscono denari che possono

efficacemente essere adoperati per le necessità di integrazione pensionistica, invece di essere accantonati per una liquidazione, che pare sempre meno prioritaria rispetto alle necessità di vita durante il lungo pensionamento. In più, investire il proprio Tfr a scopi pensionistici, a causa della pesante fiscalità, offre rendimenti impliciti - ed espliciti - molto gratificanti.

Il quinto alleato da considerare è la propria previdenza pubblica. Vi sono infatti analisi relative a possibili contribuzioni volontarie o contribuzioni da riscatto della laurea che mostrano la grande efficienza apportata da tali scelte ad alcune situazioni.

Il sesto alleato delle proprie strategie pensionistiche è dato dalla fiscalità. La necessità di integrazione in Italia è infatti tanto forte da avere dato luogo a incentivi di ordine fiscale sui versamenti accantonati in fondi pensione negoziali, aperti o piani individuali pensionistici. Le attuali regole prevedono la deducibilità fiscale dei contributi versati, fino al limite dei 5164,57 euro annui. In pratica, ci vengono restituiti parte dei versamenti sotto forma di minore imposta complessiva.

L’ultimo è più importante alleato siamo NOI STESSI. La pianificazione pensionistica, infatti, è tema che va affrontato prima possibile e che invece si tende a rimandare in là nel tempo, con il risultato che quando giungiamo a volere affrontare il tema è ormai troppo tardi perché, se lo avessimo affrontato in precedenza, i sacrifici economici

sarebbero stati molto minori.

Concludendo, definire i passaggi da seguire per una corretta pianificazione finanziaria di per sé non è sufficiente: saranno il monitoraggio continuo e la guida del Financial

Planner a ottimizzare le strategie assunte in funzione delle naturali modifiche della vita,

della pensione e dei mercati, portandoci alla fine a raggiungere i risultati attesi.