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Capitolo 4. IL CASO DELLA SAVINO DEL BENE S.P.A.

4.13 Analisi dei principali indici di competitività

Questo paragrafo è dedicato ad una breve analisi per indici, mirata a formulare una stima attendibile delle dinamiche economiche e finanziarie dell’azienda. In tal senso, l’obiettivo è quello di delineare un profilo finanziario, che evidenzi la capacità di assolvere alle obbligazioni contratte, ed uno economico, che mostri l’attitudine a generare una redditività durevole e soddisfacente in terminini comparativi. A questo proposito vengono prese in considerazione cinque realtà di dimensione paragonabile a quella di Savino del Bene (Saimavandero, Franco Vago, Fercam, Arcese, Albini e Pitigliani) ed un leader di settore, uno dei principali spedizionieri globali, ossia la società tedesca (con sede in Svizzera) Kuehne+Nagel33. Una volta riclassificati gli elementi attivi e passivi dello Stato

Patrimoniale in funzione della loro attitudine a generare Entrate/Uscite

31 In termini di percentuale sui ricavi consolidati, i costi caratteristici rappresentano il 77,1% nel

semestre chiuso al 30 giugno 2013 e il 77,4% nell’esercizio chiuso al 31 dicembre 2012

32 la tendenza è l’acquisto di navi sempre più grandi, giustificando la scelta con il conseguimento

di economie di scala, ma che determina anche una minore flessibilità: pochi porti possono accogliere navi da 18.000 TEU, in Italia nessuno

33 Per avere un’idea dimensionale, Kuehne+Nagel ha movimentato nel 2015 3.820.000 Teus via

mare e 1.250.000 tonnellate via aerea contro i 423.323 Teus e le 57.553 tonnellate di Savino del Bene

(riclassificare secondo il criterio finanziario), il primo passo è stato quello di calcolare indici capaci di evidenziare la correlazione Entrate – Uscite, vale a dire tra fabbisogno di finanziamento e modalità di copertura.

• Capitale circolante netto finanziario (Ccnf) = Attivo corrente – Passivo corrente

Un valore negativo di questo margine significherebbe, nel breve periodo, uscite superiori alle entrate e, quindi, possibili situazioni di tensione finanziaria. L’insolvenza dell’azienda in questo caso non sarebbe automatica ma occorrerebbe monitorare con molta attenzione la situazione finanziaria. Notiamo come la Savino del Bene, nell’ambito della generale politica di ottimizzazione delle risorse finanziarie, abbia ricercato un maggiore equilibrio ricorrendo a forme di finanziamento meno onerose e aumentando il ricorso a capitale proprio rispetto a fonti esterne: il Patrimonio netto è infatti passato da 94.588 migliaia di euro nel 2013 a 128.890 migliaia nel 2015, mentre il ricorso a passività correnti è sceso da 268.788 a 228.600 migliaia, favorito anche dal passaggio a finanziamenti di lungo periodo in virtù di convenienti condizioni ottenute dall’azienda sul mercato. Un margine positivo è segno di una situazione più favorevole ma la discrasia temporale tra la chiusura del bilancio e il momento dell’analisi non permette considerazioni in termini assoluti. L’eccedenza in questione, infatti, non necessariamente si presenta durante tutto il periodo amministrativo: il margine (o l’indice) non chiarisce la dinamica dei valori all’interno del periodo amministrativo (12 mesi) e, dunque, pur essendo positivo (o superiore a 1), potrebbe non esistere la disponibilità per far fronte alle uscite. Per questo si integra l’analisi con gli indici di rotazione e di durata, riportati più avanti.

0 0,5 1 1,5 2 2,5

CAPITALE CIRCOLANTE NETTO

2013 2014 2015

• Margine di struttura secondario = Capitale Permanente – Attivo Immobilizzato Da un punto di vista matematico, il margine di struttura secondario assume lo stesso valore (se espresso in termini di differenza) del Ccnf. Capitale Permanente superiore all’Attivo Immobilizzato significa che il fabbisogno di finanziamento a medio-lungo termine, espresso dall’attivo immobilizzato, viene coperto con fonti a medio-lungo termine, con una corretta correlazione tra durata del fabbisogno di finanziamento e modalità di copertura. L’attivo immobilizzato, infatti, non dovrebbe mai essere finanziato con fonti a breve termine poichè il tempo di recupero medio-lungo genera il rischio di non recuperare liquidità sufficiente per far fronte alle uscite di breve periodo.

La diminuzione dell’indice è da ricondurre essenzialmente all’operazione di fusione nell’ambito del riassetto delle quote societarie descritta nei paragrafi precedenti e all’acquisizione del Gruppo Aprile da MSC. Il margine di struttura secondario si mantiene comunque positivo, segnalando la capacità di far fronte alle mancanze del Patrimonio Netto con il Passivo Consolidato, ponendo le basi per l’equilibrio finanziario di medio-lungo termine. Tuttavia, una nota critica sul profilo della Savino del Bene deriva dall’indice di autonomia finanziaria, che esprime il contributo del capitale proprio al finanziamento dell’azienda.

0 0,2 0,4 0,6 0,8 1 1,2 1,4 1,6 1,8 2

MARGINE DI STRUTTURA SECONDARIO

2013 2014 2015

Assunto che non è possibile stabilire dei valori assoluti, gli studiosi sono concordi nel ritenere che valori inferiori al 33% rappresentino una situazione di autonomia finanziaria troppo limitata, con conseguente eccessivo grado di dipendenza dai terzi. Bisogna considerare inotre che la struttura finanziaria è tanto più debole quanto più è elevato il costo dell’indebitamento che, per la Savino del Bene, si aggira intorno al 6%, leggermente superiore a quello medio delle aziende comparate, come espresso dal Rod (Return on debt), ossia l’onerosità del capitale preso a prestito da terzi, calcolato come Oneri finanziari / Debiti di finanziamento

Sdb Franco V. Saima A. Fercam Arcese Al e Pit Media

6,3 4,4 8,7 3 3,5 3,4 4,9

Non possiamo trascurare, tuttavia, che le scelte di finanziamento di un’azienda, ossia il ricorso a capitali propri piuttosto che a debiti di finanziamento (quindi alle negoziazioni sul mercato dei capitali di credito), tengono conto non solo dell’onerosità dei capitali di terzi ma anche della loro reddittività. I capitali investiti, qualunque sia la fonte, generano un certo ROI e, quando il differenziale con l’onerosità del capitale di terzi risulta positivo, il ricorso a questi ultimi è conveniente e va a vantaggio della redditività dei mezzi propri (ROE), e quindi del capitale di proprietà (Confronto Roi Rod per SdB)

2013 2014 2015 ROD 6,3% 5,7% 6,3% ROI 7,45% 8,88% 11,75% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60%

70% INDICE AUTONOMIA FINANZIARIA

2013 2014 2015

Notiamo come, in effetti, i tassi di Roi34 registrati negli ultimi anni abbiano

lecitamente fatto propendere per il ricorso a capitali esterni, considerando la possibilità di usufruire della leva finanziaria35. Rimanendo in ottica reddituale, di

seguito possiamo osservare la redditività caratteristica dell’azienda in confronto a quella del campione.

34 Il Roi cui facciamo riferimento in questa analisi è calcolato come Reddito Operativo / Attivo

Netto (indicatore che, in realtà, prende il nome di Roa). Questa modalità di calcolo presenta 2 limiti:

- Tutti gli indici che effettuano un confronto tra flussi e stock sono tanto più significativi quanto più vi è omogeneità tra numeratore e denominatore. In questo caso confrontiamo il Reddito Operativo con il Totale dell’attivo e potrebbe darsi che quest’ultimo comprenda componenti non è caratteristiche, non è tipiche e che, pertanto, non contribuiscono a generare il reddito in questione. Sarebbe opportuno, dunque, togliere dall’attivo netto gli elementi di natura extra- caratteristica.

- Il reddito operativo è influenzato non solo dagli investimenti di carattere operativo, ma anche dai debiti di funzionamento, ossia fonti spontanee di finanziamento che non sono esplicitamente onerose, cioè non generano interessi passivi. Si tratta di debiti che nascono da dilazioni e non da negoziazioni sul mercato dei capitali. Anch’essi devono pertanto essere confrontati con il Reddito Operativo. Non essendo in grado di epurare il Reddito Operativo dagli oneri impliciti, è necessario agire sul denominatore inserendo i debiti operativi, che contribuiscono a deprimere il denominatore.

Questi problemi possono essere superati utilizzando una diversa formulazione del ROI, più evoluta: Reddito Operativo / Capitale Investito Netto Operativo (Cino). Il Cino rappresenta quindi il capitale investito nell’area caratteristica al netto delle fonti spontanee di finanziamento ed è dato dalla somma di Attivo Immobilizzato Operativo Netto e Capitale Circolante Netto Operativo. Sebbene il calcolo del ROI come Reddito Operativo / CINO garantisca una maggiore omogeneità tra numeratore e denominatore, con conseguente aumento della significatività dell’indicatore, per semplificare lo studio dei vari bilanci si è deciso di adottare la configurazione “classica” (Reddito Operativo/Attivo Netto) per tutte le società considerate, nella convinzione che in ottica comparativa ciò non costituisca una carenza. Si tratta, infatti, di una soluzione adottata frequentemente dalle società non quotate che eseguono una riclassificazione secondo criterio finanziario che prevede, appunto, l’attivo netto e non il Cino

35 Per “leverage” o “fattore leva” si intende la relazione di tipo moltiplicativo che intercorre tra

due quantità: l’effetto leva si concretizza quando la variazione di un oggetto (indipendente) si ripercuote con effetto moltiplicativo su un altro dipendente dal primo. Ovviamente, qualora il ROD fosse superiore al ROI, l’effetto moltiplicativo si produrrebbe comunque generando però un effetto deprimente sul ROE. In definitiva, la leva è segnaletica di eventuali spazi per un ulteriore indebitamento finanziario

Notiamo come, nel lasso di tempo considerato, alcune aziende abbiano risentito dello scenario economico generale e del connesso trend negativo del traffico merci. La Savino del Bene, invece, ha saputo superare ed anzi prendere slancio da questa fase, facendo registrare un incremento del Roi in linea con quello del colosso Kuehne+Nagel, con una variazione del +38% circa. Tra il 2012 ed il 2013 si osserva una flessione dell’indice: questa è riconducibile principalmente all’incremento dei costi caratteristici dell’attività aziendale e, in particolare, del costo dei noli contrattati con compagnie aeree, marittime ed altri vettori oltre a servizi resi da altri operatori per l’espletamento delle attività di sdoganamento, magazzinaggio e distribuzione; inoltre, nel 2013 sono stati sostenuti costi per consulenze professionali non ricorrenti connessi al progetto di Offerta Pubblica Iniziale (o IPO, dall’inglese Initial Public Offering), non andato poi a buon fine. Infine, si ritiene abbia influito anche il deciso aumento dei dipendenti che nel corso del 2013 sono passati da 2.737 a 2.900 unità. Se osserviamo il dato relativo al Valore Aggiunto, infatti, notiamo che questo non solo non è diminuito, ma ha fatto registrare un leggero incremento.

Tab. I – Valore aggiunto (migliaia di euro) 8,49% 7,45% 9,02% 11,75% 10,08% 11,94% 12,40% 13,94% 0,00% 2,00% 4,00% 6,00% 8,00% 10,00% 12,00% 14,00% 16,00% 2012 2013 2014 2015 ROI SDB Franco vago Kuehne+Nagel Saima Avandero Fercam Arcese Albini e Pitigliani MEDIA 2012 2013 2014 2015 Var % SDB 160.724 164.391 180.646 223.598 39,1 Franco vago 28.032 30.031 34.020 34.619 23,5 Kuehne+Nagel 4.121.820 4.339.877 4.406.403 4.418.414 7,2 Saima Avandero 113.106 106.880 105.052 107.539 -4,9 Fercam 88.956 96.790 109.862 126.040 41,7 Arcese 134.285 136.428 136.295 138.787 3,4 Albini e Pitigliani 47.551 45.396 47.470 52.940 11,3 Var. media 17,3

A livello aggregato osserviamo che, nei 4 anni considerati, il fatturato delle aziende incluse nel campione è cresciuto in media del 10,4%, con la Savino del Bene che ha fatto registrare l’incremento più consistente, pari a circa il 25%.

Tab. L – Fatturato (migliaia di euro)

Tassi ancora più elevati, tuttavia, si sono registrati proprio in relazione al Valore Aggiunto che, dal 2012 al 2015, ha fatto rilevare un incremento medio del 19,4%. Si tratta di un indicatore di notevole importanza, in particolare nel settore oggetto di studio, poichè in grado di segnalare la capacità dell’azienda di accrescere il valore dei fattori acquistati dai terzi attraverso i processi svolti internamente, quindi attraverso la propria struttura tecnica ed organizzativa. Anche in questo caso la Savino del Bene riesce a distinguersi per variazioni superiori alla media (+39%).

- 50 100 150 200 250 2012 2013 2014 2015 M il io ni VALORE AGGIUNTO SDB Franco vago Saima Avandero Fercam Arcese Albini e Pitigliani Media (senza K+N) 2012 2013 2014 2015 Var % periodo SDB 980.465 987.493 1.063.365 1.224.277 24,9% Franco vago 188.872 197.126 212.239 222.270 17,7% Kuehne+Nagel 19.377.167 19.541.499 19.879.500 18.938.326 -2,3% Saima Avandero 685.032 656.393 656.789 641.825 -6,3% Fercam 492.740 472.731 527.744 622.946 26,4% Arcese 539.665 577.172 548.001 577.378 7,0% Albini e Pitigliani 272.994 258.810 268.933 287.858 5,4% Var. media su 4 anni 10,4%

L’osservazione del Valore Aggiunto consente di comprendere quali soggetti usufruiscono maggiormente dell’utilità incrementale creata dall’azienda. E da qui emerge con forza una delle caratteristiche peculiari del settore: la centralità degli addetti che vi operano; il costo del lavoro rappresenta infatti la componente predominante, in grado di assorbire la quota maggiore del Valore Aggiunto. A questo proposito, osserviamo di seguito l’incidenza del costo del personale sul Valore Aggiunto e, per un’indagine più esauriente, riportiamo inoltre i dati relativi alla Produttività, intesa come Valore Aggiunto per dipendente.

2012 2013 2014 2015 SDB 69,7% 70,7% 67,6% 63,6% Franco vago 59,7% 60,8% 55,6% 69,6% Kuehne+Nagel 80,8% 79,5% 78,9% 78,2% Saima Avandero 62,4% 65,5% 66,9% 65,1% Fercam 69,1% 65,8% 60,3% 60,0% Arcese 71,0% 74,1% 70,2% 70,3% Albini e Pitigliani 82,1% 85,9% 80,9% 78,1%

Tab. M – Costo lavoro/V.A.

Tab. N – V.A. / N. dipendenti

Vediamo come per la Savino del Bene l’incidenza del costo del lavoro sul Valore aggiunto abbia fatto registrare un certo decremento: questo non è dovuto a stipendi medi più bassi, ma al forte incremento della Produttività, ossia del Valore Aggiunto per dipendente, come possiamo notare dalla seconda tabella. Si rileva come proprio un leader del calibro di Kuehne+Nagel faccia registrare i valori percentuali più elevati in merito al primo indicatore, sintomo che la spasmodica

2012 2013 2014 2015 Var. % periodo SDB 58.722,7 57.199,4 60.075,2 69.461,9 18,3% Franco vago 56.402,0 58.426,0 63.589,2 57.890,8 2,6% Kuehne+Nagel 65.169,2 69.168,0 69.449,0 65.715,0 0,8% Saima Avandero 85.816,4 84.490,1 86.676,6 88.436,7 3,1% Fercam 63.449,3 65.798,8 70.924,5 76.065,4 19,9% Arcese 46.497,6 50.811,2 52.080,6 55.514,8 19,4% Albini e Pitigliani 61.755,1 57.318,6 60.703,4 57.668,9 -6,6%

attenzione alla compressione del costo del lavoro non è propria di questo settore e risulta invece più proficuo puntare su elevati livelli qualitativi delle risorse umane. Invero, mettendo in relazione un’approssimazione dello stipendio medio annuo (calcolato come costo del lavoro / n. dipendenti) e Valore aggiunto per dipendente, sembra emergere una certa correlazione36 che confermerebbe quanto appena detto.

Correlazione che sembra esistere, anche se meno forte a causa probabilmente del basso numero di imprese considerate, altresì tra Stipendio medio e Roi, a sottolineare ancora come l’attività sia basata sulle competenze e la professionalità delle persone.

Proseguendo nell’analisi, sottraendo dal Valore aggiunto il Costo del lavoro (quindi togliendo dal valore della produzione i costi monetari, ossia quei costi misurati da variazioni finanziarie, il cui valore non è una stima ma è definibile

36 Per “correlazione” s’intende una relazione tra due variabili tale che a ciascun valore della prima

variabile corrisponda con una “certa regolarità” un valore della seconda; non si tratta necessariamente di un rapporto di causa-effetto (non è detto che esista un nesso causale definito)

- 10.000,0 20.000,0 30.000,0 40.000,0 50.000,0 60.000,0 70.000,0 80.000,0 90.000,0 100.000,0 - 10,00 20,00 30,00 40,00 50,00 60,00 70,00 Va lo re a ggi un to pe r di pe n de n te

Stipendio medio annuo Migliaia

Relazione tra Valore aggiunto per dipendente e Stipendio medio

SDB Franco vago Kuehne+Nagel Saima Avandero Fercam Arcese Albini e Pitigliani 0,00% 2,00% 4,00% 6,00% 8,00% 10,00% 12,00% 14,00% 16,00% - 10,00 20,00 30,00 40,00 50,00 60,00 70,00 ROI

Stipendio medio annuo Migliaia

Relazione tra stipendio medio e roi SDB Franco vago Kuehne+Nagel Saima Avandero Fercam Arcese Albini e Pitigliani

obiettivamente poichè determinato da una negoziazione), otteniamo il Margine Operativo Lordo (MOL) o Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization (Ebitda). Poichè la maggior parte delle stime e delle congetture è a valle rispetto al MOL che, quindi, non è interessato da accantonamenti, ammortamenti ed eventuali svalutazioni, esso presenta un contenuto meno discrezionale, meno soggettivo, rispetto al Reddito Operativo. Inoltre, considerato che nasce in prevalenza dalla differenza tra ricavi monetari e costi monetari37, il

Mol rappresenta una buona approssimazione dei flussi di liquidità della gestione corrente:esprime, in altri termini, i flussi di liquidità potenziali che la gestione corrente avrebbe potuto generare38. Si tratta dunque di un indicatore interessante

per capire se l’azienda, nello svolgimento della propria attività quotidiana, di natura caratteristica, è teoricamente autosufficiente dal punto di vista finanziario. Anche in relazione a questo margine, la Savino del Bene si distingue nettamente dalle altre aziende del campione, con tassi di crescita esponenziali nei 4 anni considerati (+67,3%)

Oltre al costo del lavoro, un’altra componente solitamente in grado di assorbire una quota rilevante di Valore Aggiunto è l’ammortamento. Nonostante nel settore in esame non si raggiungano percentuali particolarmente elevate per la peculiare

37 In realtà c’è anche la variazione del magazzino ma possiamo affermare che la maggior parte

sono costi monetari, specialmente nel settore in analisi in cui la variazione delle rimanenze è pressochè trascurabile

38 Ovviamente i flussi di liquidità reali non coincidono con il MOL perchè ai ricavi monetari

potrebbe corrispondere non una superiore entrata ma un incremento dei crediti. Allo stesso modo, non tutti i costi monetari vengono misurati da minore liquidità (-banca/-cassa): la parte prevalente è solitamente espressa dai debiti

- 10,00 20,00 30,00 40,00 50,00 60,00 70,00 80,00 90,00 2012 2013 2014 2015 M il io ni

MARGINE OPERATIVO LORDO

SDB Franco vago Saima Avandero Fercam Arcese Albini e Pitigliani MEDIA senza K+N

flessibilità che contraddistingue le varie strutture aziendali, si riscontra una certa variabilità dei valori di ammortamento, che può essere spiegata con una politica di possesso degli immobili operativi o di mezzi propri (principalmente per svolgere il trasporto via terra), e testimonia quanto detto finora circa la possibilità di adottare strategie organizzative differenti per operare all’interno di questo business.

Come abbiamo visto, politiche di finanziamento e politiche di investimento non possono essere disgiunte, tanto che il Roe (Utile netto/Patrimonio netto) può essere espresso anche applicando la formula della leva finanziaria:

Roe = Roi + (Roi – Rod) * Quoziente di indebitamento39. A differenza del Roi che

non è influenzato dalle politiche di finanziamento seguite, ossia delle scelta tra debiti di finanziamento o ricorso a mezzi propri, il Roe risente di tutte le aree della gestione e deve essere osservato con attenzione per un settore in cui i rischi derivanti dai tassi di cambio e dai tassi di interesse rendono molto variabile e spesso particolarmente onerosa la gestione finanziaria. Di seguito riportiamo la redditività del capitale di rischio impiegato nelle aziende del campione.

39 Il Rod ed il Quoziente di indebitamento assumono contorni differenti a seconda che si impieghi

una configurazione di Roi più o meno evoluta. Nel caso di ricorso al Roa: Rod = Oneri finanziari / Totale Debiti, Quoziente di indebitamento = Passivo totale / Patrimonio netto. Nel caso di Roi = Reddito operativo / Cino: Rod = Oneri finanziari / Debiti finanziari, Quoziente di indebitamento = Debiti finanziari / Patrimonio netto

0,00% 2,00% 4,00% 6,00% 8,00% 10,00% 12,00% 14,00% 16,00% 2012 2013 2014 2015 AMMORTAMENTI SDB Franco vago Kuehne+Nagel Saima Avandero Fercam Arcese Albini e Pitigliani

Notiamo come il Roe della Savino del Bene abbia subito un brusco rallentamento nel 2013: oltre alle considerazioni fatte precedentemente in merito al Roi, con particolari fattori che hanno influito sul Risultato Operativo, c’è da rilevare l’aumento degli oneri finanziari, legato principalmente alle perdite su cambi, a seguito del rafforzamento della valuta europea rispetto al dollaro. Negli anni successivi il progressivo rafforzamento del dollaro, fino quasi a raggiungere la parità, ha favorito l’incremento dell’indicatore, fino a raggiungere livelli di poco inferiori a quelli di Kuehne+Nagel.

Al fine di individuare gli elementi su cui agire per migliorare il risultato economico-finanziario, si procede solitamente alla scomposizione degli indici. La scissione del Roi, in particolare, permette di comprendere le vie seguite dall’azienda per raggiungere un determinato livello di redditività. Le leve su cui agire per aumentare il Roi sono:

a) aumentare la capacità dell’azienda di convertire ricavi di vendita in reddito, comprimendo i costi operativi (più efficienza) o aumentando i prezzi di vendita; b) aumentare i livelli di rotazione, agendo ad esempio sulla quota di mercato Le determinanti del Roi sono diverse a secondo del tipo di settore in cui l’azienda opera e del tipo di strategia adottata, pertanto, Ros (return on sales) e Turnover del capitale assumono rilevanza diversa a seconda delle strategie competitive dell’azienda e del settore nel quale tali strategie si sviluppano. In generale, imprese che scelgono strategie di contenimento dei costi per applicare prezzi bassi puntano

-10,00% -5,00% 0,00% 5,00% 10,00% 15,00% 20,00% 25,00% 30,00% 35,00% 2012 2013 2014 2015 ROE SDB Franco vago Kuehne+Nagel Saima Avandero Fercam Arcese Albini e Pitigliani MEDIA MEDIA 4 anni

ad un Turnover elevato; quelle che privilegiano strategie di differenziazione puntano all’aumento del ROS per incrementare la redditività.

• Ros = Reddito Operativo / Ricavi di vendita. Rappresenta l’indice di redditività delle vendite: la differenza tra Reddito Operativo e Ricavi di vendita è costituita dai costi di natura operativa; l’indice esprime dunque quanta parte dei ricavi di vendita si converte in reddito operativo e quanta parte, invece, è assorbita dai costi di natura operativa. È influenzato pertanto dal grado di efficienza della gestione e dal differenziale tra prezzi di vendita e prezzi di acquisto. L’organizzazione per vertical market e la ricerca di una sempre maggiore specializzazione nel servizio al cliente, si ritiene abbia contribuito alla crescita dell’indice che nel 2015 ha superato il 5%, in linea con quelli di Kuehne+Nagel e decisamente superiori a quelli delle altre aziende del campione.

• Turnover del capitale = Ricavi di vendita/Capitale investito. L’indice di velocità di rotazione del capitale esprime quante volte l’investimento viene recuperato (quante volte, cioè, il capitale “ritorna”) attraverso le vendite. Il recupero del capitale investito avviene attraverso il flusso di liquidità generato dai ricavi di vendita. Notiamo come, in generale, nel settore vi sia sostanziale staticità di tale indice, con la crescita delle immobilizzazioni, dovuta alla politica di espansione, che ha smorzato gli effetti connessi all’aumento di ricavi. L’operazione di fusione di cui si è detto in precedenza ha generato un disavanzo dall’annullamento di azioni proprie pari ad euro 58.043.178 che è stato attribuito al marchio SDB e agli immobili di proprietà di SDB e alle partecipazioni in

0,00% 1,00% 2,00% 3,00% 4,00% 5,00% 6,00% 2012 2013 2014 2015 ROS SDB Franco vago Kuehne+Nagel Saima Avandero Fercam Arcese Albini e Pitigliani MEDIA MEDIA 4 anni

imprese controllate. Pertanto tali valori patrimoniali risultano significativamente incrementati rispetto a quelli dell’esercizio precedente.

Dall’indice di rotazione del capitale è possibile scinderne molti altri in base alle poste del capitale investito che siamo interessati a monitorare, rapportando i ricavi di vendita agli elementi che riteniamo più rilevanti. Poichè le rimanenze rappresentano voci poco significative nei bilanci delle aziende del settore focalizziamo l’attenzione su crediti e debiti.