• Non ci sono risultati.

Guardando Life in a Day e Italy in a Day possiamo individuare in entrambe le pellicole una sorta di struttura di base che accomuna i due episodi. Tanto l’opera di Salvatores che quella di Macdonald – entrambi premi Oscar prima della realizzazione delle pellicole – rimarcano una sorta di comune impostazione di base, una scelta comune che sembrerebbe mutuata dalla necessità di portare avanti un discorso di franchising come visto in precedenza per il lato produttivo. La struttura delle pellicole vede inizialmente il risveglio come momento di ripresa della vita, una sorta di ciclicità pervade le pellicole con un inizio che vede il pianeta e l’Italia della seconda pellicola, ancora avvolti dal buio della notte che lentamente si sta dissipando per farsi giorno. Le storie di entrambe le pellicole continuano a scorrere attraverso le vite di personaggi e luoghi che si alternano,

93 http://www.onedayonearth.org/profile

continui ed imperterriti, sullo schermo. Una delle critiche maggiori che è stata mossa proprio a Life in a Day, è rappresentata dall’assenza di una vera e propria storia. Life in a Day potrebbe essere descritto come un documentario allargato e costruito dal basso con l’intento di descrivere un giorno qualsiasi nella vita delle persone. Alcuni protagonisti delle diverse clip risultano centrali, le loro figure ritornano più volte durante il girato, mentre altri sono semplici comparse che compaiono per pochi secondi senza tornare più a mostrare il proprio volto.

La rete di istantanee provenienti da quasi ogni parte del globo alterna primi piani e campi lungi, scale di profondità ed ampiezza differenti compongono il quadro generale di ciò che andiamo a guardare. Zoom e slow motion, movimenti di camera incerti e sconnessi, tutto aiuta a costruire questo assemblaggio di momenti che serve a comporre la partitura su cui viene scritta una sorta di storia breve della Terra. E’ complesso effettuare una separazione netta tra filmico e profilmico, in entrambi i casi presi in analisi per questo capitolo, il profilmico non può essere definito a mio avviso come luogo della messa in scena dato che tutto appare prodotto con estrema naturalità, non vi è artificio ma l’espressione pura e semplice della quotidianità soggettiva di ogni singolo individuo.

Le inquadrature, molto spesso piene di una dinamicità disarmante e altre volte statiche sono legate da un montaggio che tende ad esaltare il flusso continuo, a mostrare la storia senza tagli che lascino spazio al vuoto. Tutto avviene in continuum, un flusso ampio di immagini legate insieme dalla semplice idea di fondo: mostrare la nostra vita per come è quotidianamente. In qualunque parte del mondo l’essere umano si trovi. Momenti di tensione si alternano a dolci quadri familiari, reportage di guerra e giornalismo real time sono accostati a slow motion

di bambini che lasciano vibrare i propri corpi all’uscita di una piscina. Il sottofondo musicale, varia a seconda del tronco di immagini a cui fa riferimento e serve da fare da collante a tutta l’opera. Suoni, musiche e voci, diegetiche ed extra-diegetiche si alternano per realizzare la componente musicale, la base melodica e sonora su cui si articolano e sviluppano le vicende di una umanità varia e multiforme, diversa per estrazione sociale, cultura, razza, etnia, sesso, età; eppure unita da un corollario comune di emozioni, paure speranze e ossessioni. I mezzi tecnici utilizzati per la realizzazione sono vari e con essi variano la risoluzione e la qualità dell’immagine riportata. Possiamo, dunque, imbatterci in riprese dalla definizione perfetta e la risoluzione altissima così come troviamo nel corso della pellicola, immagini pixelate e low fi riprese da cellulari o attraverso lo schermo di un computer.

Ciò che mi ha lasciato più sorpreso e portato ad interrogarmi sulla natura di alcune di quelle immagini, è il rapporto tra soggettiva ed oggettiva. In Life in a Day l’individuazione di questa tipologia di immagini ha portato il sottoscritto ad una sorta di cortocircuito in cui è complesso individuare il protagonista dell’inquadratura. In alcune clip della pellicola troviamo qualcuno che riprende in soggettiva un paesaggio ma possiamo anche trovare qualcuno che riprende altre persone, illustrandocene la storia. A chi fa riferimento una data immagine in questo caso? Chi è il protagonista dell’inquadratura quando ne sentiamo la voce raccontarci la storia della propria famiglia o della propria città? Sappiamo che Life

in a Day è stato realizzato per raccontare la vita in un giorno dei protagonisti

prescelti, mentre uno di questi riprende persone terze che possono a loro volta raccontare la propria di giornata, a chi ci stiamo riferendo parlando di soggetto nel

momento in cui analizziamo i singoli passaggi dell’opera? Allo stesso modo, quando riusciamo a distinguere chiaramente che il centro dell’immagine è affidata a qualcuno che viene ripreso da terzi, con che tipo di inquadratura abbiamo a che fare in quel caso specifico?

Il caso Italy in a Day ha, come detto precedentemente, alcuni limiti che a mio avviso portano l’opera a mostrarsi come derivato di un prodotto franchise già definito e strutturato. Realizzata secondo metodi di produzioni affatto dissimili da quelli di Life in a Day, anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un racconto frammentato costruito da una serie di frammenti indipendenti gli uni dagli altri, cuciti attraverso un montaggio sapiente e con la musica ad amalgamare alcuni passaggi specifici.

Dopo aver visto entrambe le pellicole e in maniera specifica dopo la visione della variante nostrana, mi sono chiesto quale potesse essere in questi casi il ruolo del regista. Qual è la funzione che è accordata ai registi delle due pellicole? Possono definirsi registi delle stesse o sarebbe meglio annoverarli sotto il nome di curatori del processo filmico sviluppato a partire dai contributi degli utenti? Probabilmente è questa seconda definizione a calzare meglio per i casi in oggetto; due opere create e costruite partendo dai prodotti filmici creati dagli utenti e poi scelti, cesellati e uniti in studio cercando di portare lo spettatore in un viaggio emozionale composto da alterne sensazioni in differenti momenti del giorno. Un quadro d’insieme che si compone nella somma delle differenze e delle specificità di ogni singolo contributo.

Capitolo 3