Life in a Day rappresenta una novità nell’odierna industria dei media. Un’industria in cui si vanno affermando sempre più velocemente tre tipologie di azioni, “partecipa” “finanzia”, “condividi”. Tre tipologie che, combinate tra loro, danno vita a nuove pratiche di produzione, distribuzione e diffusione degli audiovisivi.70
L’esempio preso in questione, rappresenta una delle possibilità di prodotto cinematografico che rientra nel novero di quelle attività ascrivibili alla definizione di cultura partecipativa. La vita in un giorno rientra in un più ampio sistema di nuove formule di produzione e distribuzione, intrecciate in maniera sempre più spessa con le nuove forme spettatoriali (tra cui Gallio e Martina, nel saggio dedicato all’opera e al crowdsourcing , sottolineano l’importanza del ruolo del
prosumer). Formule tradizionali e innovazione si trovano a muoversi fianco a
fianco per creare nuovi prodotti di consumo mediale. Gallio e Martina sottolineano nel loro saggio come spesso tali momenti di collaborazione e partecipazione, preludano a movimenti di ritorno a logiche produttive più o meno classiche. Quando nel 2010 trapelarono le notizie riguardanti la pellicola in questione, con il supporto di personalità del calibro di Ridley Scott come produttore e Kevin Macdonald come regista, sembrò che Life in a Day potesse, in
70
Federico Zecca, Il Cinema della Convergenza, cit., p. 233
qualche modo, rivoluzionare per sempre le pratiche di produzione cinematografica. In particolare per quel che riguarda il rapporto tra vecchie e nuove modalità di produzione. Il crowdsourcing avrebbe stravolto per sempre il modo di “costruire” e realizzare una pellicola? La “chiamata alla collaborazione” portata avanti da nomi importanti del sistema hollywoodiano avrebbe fatto di Life
in a Day una pellicola unica nella sua capacità di innovare? Come vedremo
innovazione e “classicità” si alterneranno all’interno di questo prodotto mediale. Il progetto in questione ha avuto un successo di pubblico importante. Oltre 80.000 filmati sono stati caricati dagli utenti entro il 21 luglio (data prefissata come chiusura per la raccolta dei materiali). In totale sono stati raccolte ben 4.500 ore di girato, utili per realizzare: “The first user-generated feature-lenght documentary film using footage captured by around the globe on a single day”. 71
La grossa componente partecipativa è stata, in parte, aiutata dallo sfruttamento di una piattaforma già esistente di condivisione e visualizzazione in rete. YouTube ha infatti siglato un accordo con la ScottFree (casa di produzione di proprietà di Ridley Scott), in modo da fornire agli utenti tutto lo spazio necessario per postare i propri lavori. Una piattaforma già esistente, quindi, e non creata ad hoc come nel caso di altri esperimenti quali Johnny Cash Project 72 o Pottermore 73. Il progetto di Life in a Day nasce da zero, con la necessità di creare una fan base che al momento del lancio ancora non esiste, a differenza dei progetti sopracitati. YouTube è servito, dunque, per permettere a diverse economie culturali ed ecologie sociali di lavorare simultaneamente.
71 https://sites.google.com/site/liadpressinformation/press-release 72 http://www.thejohnnycashproject.com/
Il materiale girato dagli utenti di YouTube ha visto poi la selezione dei materiali, e la ricerca dei giusti pattern in fase di montaggio, attraverso il lavoro svolto da Scott e Macdonald. Dopo aver definito alcune linee guida del lavoro 74 (avere più di 13 anni; non essere residenti in Iran, Syria, Cuba, Sudan, North Korea e Myanmar; escludere la musica dai video; i video non devono contenere elementi la cui proprietà sia di terze parti…) i due curatori si propongono come figure centrali per la realizzazione del progetto. Siamo di fronte ad un opera lontana da quelle attività care alla remix culture 75 di cui parla Lessing, il film in questione non consente il riuso o la ri-manipolazione dei contenuti, al contrario di quanto accadeva in RIP! A Remix Manifesto di Brett Gaylor. Life in a Day è un’opera chiusa, nella forma, definita dal voluta dal produttore e dal regista. Una forma non mutabile e definitiva pur nella sua modalità di creazione così particolare. In aggiunta a ciò, la proprietà dell’opera stessa non viene condivisa con la community dando così maggior risalto all’esito di tale lavoro piuttosto che al processo. Mentre nel già citato The Johnny Cash Project l’utente poteva creare una propria gerarchia dei contenuti proposti, dare un voto ai singoli frame e vedere ogni volta un video diverso spostando le singole unità, qui il lavoro è predefinito, deciso e immutabile. Anche la comunità stessa ha un peso differente rispetto ad episodi come Pottermore, in cui, invece, la comunità di partenza è fondamentale per tenere in vita l’opera. Nel nostro caso siamo di fronte ad un’operazione di tipo commerciale declinata in maniera tradizionale.
74 https://sites.google.com/site/liadpressinformation/home
75 Remix culture is a society that allows and encourages derivative works by combining
or editing existing materials to produce a new product. http://en.wikipedia.org/wiki/Remix_culture
« Life in a Day is a crowdsourced drama/documentary film comprising an arranged series of video clips selected from 80,000 clips submitted to the YouTube video sharing website, the clips showing respective occurrences from around the world on a single day, July 24, 2010.
The film is 94 minutes 53 seconds long and includes scenes selected from 4,500 hours of footage in 80,000 submissions from 192 nations. The completed film debuted at the Sundance Film Festival on January 27, 2011 and the premiere was streamed live on YouTube. On October 31, 2011, YouTube announced that Life in a Day would be available for viewing on its website free of charge, and on DVD ». 76
Per quel che concerne le dinamiche di fruizione, distribuzione e visibilità, gli ultimi due aspetti nel caso di Life in a Day sono affidati in maniera totale ai vecchie dinamiche, con il prodotto finale che rappresenta soltanto una delle possibilità che il database di video raccolti offre. Non c’è molto spazio per l’azione del fruitore/nuovo regista/prosumer, una volta ottenuti i video è la produzione a deciderne le dinamiche e il montaggio, senza lasciare spazio a possibili soluzioni aperte. Nel saggio di Gallio e Martina l’approdo in sala della pellicola è visto come arrivo a ed ottenimento di quel “feticcio” che è l’atto conclusivo di un movimento di ritorno che rende “classica” un pellicola potenzialmente innovativa.
Appoggiando la distribuzione ai canali classici è stato naturale che anche il progetto assumesse un formato tradizionale; la forma-film canonica costruita a partire da una serie di contenuti multiformi. L’arrivo nelle sale ha permesso da un lato di valorizzare le capacità dei novelli registi, “amatori”, ora calati nelle vesti di
Pro-Am77, individuando nella proiezione il momento di legittimazione finale del
progetto di fronte al grande pubblico.
Life in a Day ha mostrato una serie di caratteristiche interessanti ed importanti
nello sviluppo del progetto: dalla realizzazione di un concept alla collaborazione di più utenti, dal costituirsi di una massa critica al coinvolgimento diretto dello spettatore in varie fasi, fino ad arrivare ai momenti di commento e condivisione
social del prodotto. Sono chiari tutta una serie di punti di forza del progetto di crowdsourcing realizzato con la pellicola di Kevin Macdonald; l’affidarsi
successivamente alla sala ha però lasciato la sensazione di trovarsi di fronte ad un collage cinematografico tradizionale in cui la condivisione valoriale dei
contributors risulta parziale.
Il progetto di Scott e Macdonald ha optato per processo in cui tutte le dinamiche intermedie sono messe in secondo piano, sacrificate in nome di un risultato dai contorni definiti. Non c’è possibilità di navigazione all’interno dei contenuti, con
Life in a Day ci troviamo ad affrontare un prodotto cinematografico che si muove
in una sola ed unica direzione, escludendo ogni possibilità di esplorazione, lavorazione e modificazione del contenuto. Consultando il sito un anno dopo l’uscita della pellicola, Gallio e Martina hanno notato come fosse possibile consultare il database dei contributi, cosa inizialmente impossibile. Oggi, a distanza di quasi quattro anni, il sito del film è praticamente scomparso
77 In reference to players, the term thus also implies a status (official or otherwise) that is
intermediate, indeterminate or fluctuating between amateur and professional, rather than simply implying amateur activity at a professional level or vice versa, ideas more related to the similar socio-economic term "amateur professionalism". A common synonym for some uses of "pro–am" is semi-professional (semi-pro).
dai termini di ricerca di Google 78, mentre il canale You Tube dedicato riporta al momento alcuni estratti di interviste ai protagonisti un anno dopo la realizzazione del film, alcuni estratti dalle esperienze al Sundance Film Festival e dei registrati con le parole del regista, dei produttori e degli editor di Life in a Day.
Nell’analizzare il percorso affrontato dal progetto, una volta definita la forma-film tradizionale come modalità di distribuzione è stato scelto YouTube come partner, anche perché a sua volta partner di vecchia data del Sundance Film Festival (dove il film è stato presentato in anteprima), il tutto declinato in un evento a modo suo unico: la premièr del film al festival è stata trasmessa in streaming sul canale ufficiale YouTube di Life in a Day. Ciò seguito da una ulteriore anteprima in cui il film è stato trasmesso alle ore 19 , ora locale, di ogni paese. You Tube è stato usato, dunque, come una vera e propria sala cinematografica o un canale televisivo su cui, e attraverso cui, trasmettere l’anteprima del film.
Il programmare il contenuto in un dato orario riporta al tentativo di creare una sincronizzazione planetaria che avvicina YouTube a un medium broadcast. Il film è stato in seguito distribuito attraverso una metodologia tradizionale, tra sala, uscita in Dvd e YouTube rentals per i soli Stati Uniti. Tale tipo di distribuzione ha portato ad una più ampia diffusione, e un ritorno economico che era centrale nello sviluppo di tale progetto. 79
Un aspetto analizzato ancora da Gallio e Martina nel saggio curato da Federico Zecca, è rappresentato dalla visione di Life in a Day com e conseguenza del
78 https://www.google.it/webhp?sourceid=chrome-instant&ion=1&espv=2&ie=UTF-
8#q=life%20in%20a%20day%20website
79 La distribuzione nazionale (americana) è stata affidata a National Geographic in
partnership con Scott Free Uk e YouTube, mentre quella internazionale è stata affidata a Hanway Films Limited. La pellicola ha avuto anche una premièr televisiva in Svezia.
complicarsi dell’idea di tempo libero; questione che esula dalla mera remunerazione economica.
Secondo Bricklin, infatti, le economie di condivisione seguono infatti il principio secondo cui si contribuisce al bene comune come corollario allo svolgimento di una serie di attività che si vorrebbe comunque svolgere. I nuovi strumenti di collaborazione on line, visti in larga parte precedentemente, aiutano a sviluppare una nuova idea di tempo libero, in cui il tempo che potrebbe essere potenzialmente dedicato alla fruizione di opere creative si trasforma in un’occasione per creare un certo tipo di opere piuttosto che subirle passivamente. Si sviluppa un’economia di scambio, come accade anche in altre economie, che si definisce lontano dal denaro ma tramite il dono “connesso all’idea di
reputazione”. 80
Bisogna, inoltre, estendere il pensiero su quest’ opera e sugli sviluppatori della stessa – e intendiamo con questo tanto coinvolgere Scott e Macdonald, così come la piattaforma YouTube e il Sundance come approdo in sala – in quanto veri e propri brand, “mezzi per dare valore e identità alla materia d’intrattenimento”.81 Il branding è divenuto ormai un concetto centrale e portante nel moderno panorama del “total entertainment”: si sviluppano, sempre maggiormente, delle procedure con strutture industriali complesse, non ché particolari pratiche testuali e di consumo che portano il contenuto a viaggiare su piattaforme mediali diverse e declina “in maniera mobile sui mercati ancillari”.82 Fondamentale per la brandizzazione è il modellamento delle attività di fruizione lungo spazio e tempo,
80 Federico Zecca, Il Cinema della Convergenza, cit., p.240 81 Ivi, p.241
affatto secondario risulta l’aspetto del coinvolgimento profondo dell’audience, con una complessa serie di comportamenti dell’utente da tenere in considerazione, e in cui le idee di condivisione, reputazione e dono fanno da collante alla rinnovata idea di partecipazione.
Uno dei problemi di Life in a Day è principalmente quello della durata, intesa come durata dell’ esperienza filmica e di community in ogni sua parte. In particolare quest’ultimo aspetto risulta fondamentale per il successo e la persistenza del progetto filmico nei circuiti dell’audiovisivo. I casi dei prodotti fan
based cresciuti intorno a Matrix, e che approfondiremo nel prossimo capitolo, e la
già grande community erano già cresciuti intorno al fenomeno Pottermore ben prima della realizzazione del prodotto finale. Il culto, già sviluppato precedentemente, crea le basi su cui il culto si anima e costantemente si rilancia.
Life in a Day non è costituito da un a grossa basse inziale, viene piuttosto creata e
sviluppata ad hoc una volta deciso il concept attorno cui costruire il prodotto filmico.
Come sottolineato da Gallio e Martina, nel caso della pellicola di Kevin MacDonald quello che manca è una vera e propria “infrastruttura in grado di mantenere la community attiva”. Non c’è prospettiva di serializzazione in un processo come quello di Life in a Day, il lavoro sembra chiuso su sé stesso, in parte piegato alle logiche di mercato a cui si è scelto di sottoporlo.