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LA STRUTTURAZIONE DEL PROCESSO DI ANALIS

5.2 L’analisi delle pratiche discorsive

Le conversazioni vengono analizzate anche sul piano delle mosse conversazionali messe in atto. Questa analisi di tipo formale – che risponde alla domanda: come si sviluppa il dialogo? – consente di valutare la capacità maieutica del modo di condurre le conversazioni.

In seguito all’analisi focalizzata sui prodotti del pensiero raccolti durante le conversazioni che ha portato alla definizione di sistemi di codifica dei contenuti, si è proceduto all’analisi della qualità formale delle mosse conversazionali funzionale alla comprensione delle dinamiche delle pratiche discorsive realizzate. Quello che si è reso necessario seguire è un metodo che sappia descrivere e interpretare fedelmente la qualità degli atti discorsivi messi in campo all’interno delle conversazioni socratiche per capire se è presente e in che misura un andamento interrogante e una messa in movimento del pensiero.

A tale fine sono stati condotti due differenti processi di analisi:

- l’analisi descrittiva o fotografica delle mosse conversazionali attraverso la messa a punto di un sistema di codifica (fase di mappatura degli atti conversazionali);

-l’analisi narrativa delle unità di discorso di alcune conversazioni per delinearne l’identità formale e verificare se e come stili di conduzione ispirati alla pratica socratica mettono in movimento il pensiero dei bambini.

L’ANALISI DESCRITTIVA

Attraverso l’analisi di tipo descrittivo l’obiettivo posto è quello di elaborare una mappa in grado di rappresentare le azioni discorsive attivate all’interno delle conversazioni socratiche realizzate nell’ambito del progetto MelArete infanzia.

Questa fase, attraverso la concettualizzazione delle pratiche discorsive, rappresenta il primo livello di costruzione di una teoria descrittiva del fenomeno indagato.

A tal fine ogni conversazione deregistrata viene trascritta in un file e strutturata in una tabella così organizzata:

-la prima colonna assegna un numero progressivo ad ogni turno dello scambio verbale; -la seconda colonna designa il parlante;

-la terza colonna riporta la trascrizione dello scambio verbale;

-la quarta colonna riporta la dicitura estesa dell’etichetta assegnata agli atti verbali degli adulti coinvolti nella conversazione (ricercatori e insegnanti);

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-la quinta colonna riporta la dicitura estesa dell’etichetta assegnata agli atti verbali dei bambini.

Dopo il momento di preparazione ordinata del materiale la sequenza attuata per condurre l’analisi ha previsto un tempo di familiarizzazione con il materiale volto ad una conoscenza e visione d’insieme dei testi. Successivamente, considerando ogni turno di parola come unità significativa, viene individuata per ciascuna di queste una descrizione sintetica capace di identificarne la qualità discorsiva intendendo per qualità discorsiva di una mossa conversazionale “il tipo di intenzione comunicativa che mostra

(informare, valutare, chiedere, assentire..ecc)” (Mortari, 2014).

In alcuni casi sono state riconosciute più qualità alle medesime unità di testo.

La figura successiva riporta un esempio di tale analisi.

Turno Parlante Scambi verbali Etichetta

Atti verbali ricercatrice

Etichetta Atti verbali Bambini 1. R. vi è piaciuta questa storia? Chiede di

formulare un giudizio

2. BB. siii, si Formula un

giudizio 3. R. perché vi è piaciuta? Chiede di

argomentare

4. B/o 1. Perché ….era molto bella Fornisce

ragioni 5. R. e perché era molto bella? Che

cosa ti ha colpito?

Chiede di argomentare 6. B/o 1. quando, quando quello lì era

felice

Fornisce ragioni

7. R. ti chiami? irrilevante

8. B/o 1 B/o 1 Irrilevante

9. R. G. ha detto che le è piaciuta la storia perché Puc era felice

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Turno Parlante Scambi verbali Etichetta

Atti verbali ricercatrice

Etichetta Atti verbali Bambini

10. B/o 2: a me mi piace Pec Fornisce

informazioni perché gli ha regalato quelle foglie Fornisce

ragioni 11. R. ti è piaciuta Pec perché gli ha

regalato le foglie…

Rispecchia

e tu sei che non ricordo il nome scusa…

irrilevante

12. B/o 2 B/o 2 Irrilevante

13. B/o 3 a me è piaciuto quando Pec è andato dalla sua amica e gli ha dato tutte le sue foglie

Fornisce ragioni

14. R. alla fine della storia quando Puc ha regalato le foglie a tutti i suoi amici?

Rispecchia

15. B/o 4: a me invece è piaciuto quando Pec gli ha regalato il sacchettino

Fornisce ragioni 16. R. R. ah quando Pec ha regalato il

sacchettino a Puc

Rispecchia

…poi ?? Invita a

proseguire altri vogliono dire qualcos’altro?

Vuoi dirci qualcosa?

Interpella il gruppo 17. B/o 5: pechè, pechè, pechè dormivano

in tenda

Fornisce ragioni

Poiché nel corso di due precedenti ricerche su materiale conversazionale (Mortari 2002, 2014) sono stati messi a punti due sistemi di codifica e poiché da una prima analisi del materiale alcune descrizioni ottenute risuonavano familiarità con i “coding system” già disponibili, si è pensato di utilizzarli come punti di riferimento.

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Avendo assunto come riferimento il metodo fenomelogico-grounded, e quindi una filosofia euristica radicalmente induttiva, sembra contraddittorio prendere in considerazione un sistema di codifica già strutturato; ma il disporre di riferimenti con cui confrontarsi non pregiudica in direzione anti-fenomenologica il lavoro di analisi, invece consente di avere uno strumento già testato con cui confrontarsi.

“Il fare ricerca, anche quando si adotta una epistemologia induttiva non implica che si misconoscano i risultati delle ricerche precedenti, poiché la scienza non è un cominciare sempre daccapo, ma implica un continuo miglioramento del metodo in uso” (Mortari, 2014, p. 96).

I sistemi di codifica già strutturati vengono quindi assunti come punti di riferimento iniziali, poiché se qualcosa già esiste non ha senso partire dal nulla, senza però che ciò significhi assimilare il nuovo nel vecchio con conseguente perdita dell’unicità- originalità dei dati nuovi.

L’opera di revisione dei coding-sorgente si rende in particolar modo necessaria perché, pur trattandosi sempre di materiale conversazionale, mentre nelle ricerche precedenti erano state analizzate conversazioni tra adulti in ambito universitario e in contesti sanitari, in questo caso si tratta di analizzare scambi verbali tra bambini e adulti in ambito scolastico.

A questo scopo le etichette descrittive e le categorie identificate nei coding già strutturati vengono messi a confronto con le evidenze testuali per verificare il grado di adeguatezza descrittiva delle etichette.

Tale processo richiede una serie di modifiche ripetute nel tempo e il confronto continuo con gli studiosi che hanno definito i coding originari (Mortari L. e Silva R.) al fine di non stravolgere i significati delle etichette precedentemente definite rimanendo al tempo stesso fedeli ai dati nuovi.

L’analisi comparativa ha come esito oltre che la rinominazione di etichette già disponibili nei coding precedentemente definiti, anche la creazione di nuove etichette capaci di meglio sintetizzare la qualità specifica del nuovo materiale.

La messa alla prova del sistema di codifica risultante da tale processo è stata ripetuta più volte su tutte le trascrizioni fino a quando non è più emersa la necessità di ulteriori modifiche.

Poiché il numero delle etichette risultanti al termine di tale processo è rilevante è stato necessario ordinarle secondo un criterio di comunanza semantica. Le concettualizzazioni di primo livello che stanno tra di loro in un rapporto di similarità

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vengono quindi raggruppate in concettualizzazioni di secondo livello che identificano diverse categorie di atti discorsivi.

Le categorie evidenziano una regione del fenomeno oggetto d’indagine.

Le concettualizzazioni di primo e secondo livello vengono modificate più volte fino alla saturazione categoriale ovvero fino a quando esse mostrano di incorporare tutta la varietà molteplice esistente nei dati.

Di seguito l’elenco delle etichette individuate al termine del processo di analisi sopra descritto, raggruppate per categorie.

CATEGORIE ETICHETTE

ATTI ASSERTIVI Dichiara accordo Dichiara disaccordo

Dichiara di sapere Dichiara di non sapere Ribadisce

ATTI INFORMATIVI Chiede informazioni Fornisce informazioni Chiede di narrare Narra Chiede conferma Conferma o disconferma ATTI REGOLATIVI Regola l’interazione Regola il comportamento Richiama l’attenzione Pone domande prefiguranti Suggerisce posture cognitive Sposta l’attenzione

Mostra segni di stanchezza ATTI VALUTATIVI Formula un giudizio

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CATEGORIE ETICHETTE

ATTI DI SVILUPPO Richiama conoscenze Richiama esperienze Fornisce ragioni

Completa il proprio discorso

Chiede di concettualizzare o interpretare Fornisce interpretazione

Chiede di immaginare Sviluppa immaginazioni

Incoraggia ad assumere il punto di vista dell’altro Chiede di esemplificare

Esemplifica

Chiede di formulare un giudizio Ripete la domanda Riformula la domanda ATTI CO- COSTRUTTIVI Corregge Suggerisce Rispecchia

Completa discorso altrui Interpella l’altro

Interpella il gruppo Chiede accordo

Riformula con altre parole Invita a proseguire

Aggiunge Estende

Modifica il suo punto di vista ATTI

PROBLEMATIZZANTI

Chiede di argomentare Solleva un problema Mette in questione

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CATEGORIE ETICHETTE

ATTI

METARIFLESSIVI

Esplicita atti cognitivi

Riformula il pensiero dell’altro/ degli altri Riflette sulla qualità della conversazione ATTI RELAZIONALI Incoraggia

Concede tempo Ringrazia

L’ANALISI NARRATIVA

Partendo dal presupposto che ciò che il parlante dice nel proprio turno di discorso va compreso in relazione a ciò che ha detto il parlante nel turno precedente (Psathas, 1995), attraverso un’analisi di tipo narrativo si intende valutare l’effetto che hanno certe mosse conversazionali sull’andamento formale del ragionare-insieme.

Questo tipo di analisi permette di stabilire relazioni tra mosse conversazionali e contigui indizi di pensiero.

Per conseguire tale scopo si procede oltre il livello micro-analitico di analisi attivando un approccio per macro-unità, individuando all’interno dei testi delle sequenze secondo il criterio della dominanza formale.

Alcune conversazioni vengono quindi analizzate nella loro sequenza interna per metterne in luce lo sviluppo e per identificare stili di conduzione differenti da parte degli adulti.

Questo tipo di analisi permette di identificare:

- gli atti comunicativi più frequentemente adottati dagli adulti rispetto al totale delle funzioni comunicative codificate;

- gli atti comunicativi più frequentemente adottati dai bambini;

-gli elementi comunicativi più efficaci nel promuovere capacità cognitive superiori nei bambini (concettualizza, fornisce ragioni, esemplifica, interpreta, formula ipotesi). Vengono prese in esame 6 conversazioni condotte all’interno di 3 gruppi di bambini da 3 facilitatori differenti (la ricercatrice e 2 insegnanti).

Per ogni facilitatore viene quindi condotta un’analisi di tipo narrativo o di sviluppo di due conversazioni realizzate all’interno del medesimo gruppo di bambini.

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1) Ri-configurazione del coding: ad ogni etichetta del coding strutturato al termine dell’analisi descrittiva viene associato un codice alfabetico e ad ogni categoria uno sfondo colorato differente; Ogni atto discorsivo è quindi indicato con un’etichetta estesa, un corrispondente codice alfabetico e un colore che ne identifica l’appartenenza a una data categoria.

Inoltre ogni mossa conversazionale viene associata solo al facilitatore, solo ai bambini, o ad entrambi per evidenziare quegli atti manifestati solo da uno degli attori coinvolti nella conversazione.

2) Strutturazione di una specifica tabella per l’analisi narrativa delle conversazioni così organizzata:

-la prima colonna assegna un numero progressivo ad ogni scambio verbale; -la seconda colonna identifica i parlanti;

-la terza colonna riporta la trascrizione dello scambio verbale;

-viene aggiunta una colonna per ciascun partecipante al dialogo, recante, in concomitanza del rispettivo turno di parola, il codice alfabetico corrispondente all’etichetta assegnata a quel preciso scambio verbale nella fase di analisi descrittiva e lo sfondo colorato assegnato alla categoria degli atti comunicativi in cui rientra la medesima etichetta;

-l’ultima colonna riporta i commenti dei ricercatori che descrivono ciò che sta accadendo in quella precisa sequenza discorsiva.

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Turni parlanti SCAMBI

VERBALI

ricercatore BB Pa Fe Gi Al Ag Ca Fi Commenti

1. r. allora bimbi … (c5) La ricercatrice apre la

conversazione

chiedendo al gruppo di descrivere il gesto del protagonista della storia appena narrata ma cosa ha fatto Teeteto? (i2) 2. (silenzio) (silenzio) 3. r. cos’è successo in questa storia

(i2) Non ricevendo risposta la

ricercatrice scegli di interpellare

singolarmente i bambini

Paolo? (c4)

4. Paolo. Che…i cinghiali volevano dare fastidio all’asino, pe..però Teeteto l’ha visto dall’albero e loro volevano mangiare

(i3) P. narra l’intera storia

appena ascoltata senza focalizzarsi sul gesto del protagonista così come richiesto dalla ricercatrce

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Turni parlanti SCAMBI

VERBALI