2. Il contesto educativo fra spinte e cambiamento in ambito organizzativo e didattico
4.5 Le aule
4.5.1 Analisi propedeutica e progettuale delle aule: il metodo SHEL
Nell’analizzare le aule, adotteremo un metodo utilizzato in disparati campi e settori che spaziano dall’economia all’aviazione. Nel nostro caso, adotteremo tale strumento tenendo in considerazione l’area che stiamo investigando e le possibili implicazioni che possono derivarne a livello didattico. Frutto degli studi di Edwards, il metodo denominato SHEL è un acronimo il cui significato si compone nel modo seguente:
Software: all’interno degli ambienti didattici, troviamo un insieme complessivo di forze interpersonali, di relazioni interne fra regole, abitudini e comportamenti che regolano a loro volta le dinamiche interattive e le modalità di lavoro in classe; si tratta di elementi che sono parte di un codice complessivo di interazione all’interno di un contesto di apprendimento; Hardware: secondo questa visione, l’aula è permeata da attrezzature simboliche la cultura
dell’organismo nell’assolvere una funzione positiva e di comodità per lo studente. In questa cornice, ogni aula possiede una propria identità e degli obiettivi che gli appartengono;
Environware: tale definizione fa riferimento all’ambientazione entro cui studiano gli allievi. L’attenzione, a nostro modo di vedere, dovrebbe in realtà spostarsi sulla sinergia tra aule e persone dal momento che anche quest’ultime diventano parte del concetto di metafora dell’organismo. Lo dimostrano sia il rafforzamento della motivazione dello studente in rapporto alla qualità didattica e degli ambienti, sia la fidelizzazione concreta dell’allievo, la quale va colta in una dimensione di co-produzione dell’evento linguistico. Secondo questo atto di lettura, il contesto mette a disposizione dello studente degli strumenti intellettuali e materiali che regolano il concetto di apprendimento sulla molteplicità delle variabili dello scambio che si instaura fra studente e organismo.
Da un punto di vista metodologico, un’osservazione attenta al suddetto metodo, mette in evidenza come un’analisi strutturata degli ambienti didattici risulti ottimale per quantificare i mezzi materiali
111
di cui dispone l’aula e identificare la razionalità e la coerenza del percorso didattico che vogliamo intraprendere dentro un siffatto spazio. In questo modo, possiamo più facilmente cogliere le necessità a livello di strumentazione didattica dell’aula e progettare un suo miglioramento. È altresì interessante osservare come la scomposizione dell’aula mediante lo SHEL, spinga a considerare ogni elemento compreso come espressione della cultura dell’organizzazione relativa alle finalità culturali per cui ha predisposto uno scenario organizzato di questo tipo. Da questa chiave di lettura, possiamo allora risalire rispettivamente:
a) alla visione del cambiamento dell’organizzazione: infatti, la forma dell’aula predispone un tipo di intervento metodologico che manifesta in modo leggibile e chiaro un’idea di lingua atta a favorire una modalità di lavoro didattico e di interazione in favore dell’apertura e del confronto fra i partecipanti. In caso contrario, una disposizione frontale e tradizionale concorre a fissare stabilmente e/o contestualmente la lingua LS, determinando una chiusura simbolica e interpretativa del mondo. Elementi che contraddistinguono un apprendimento rigido e individuale che si oppone alla comprensione dei processi e di una realtà sociale mobile e interattiva;
b) all’idea di apprendimento stabilita dall’organizzazione; definire l’aula come metafora di un apprendimento concepito a livello organizzativo significa arrivare a quelle che erano le premesse di costruzione dell’identità di un organismo culturale. La concezione e la formulazione spaziale degli ambienti dovranno essere in sintonia con il layout didattico, legittimandolo come obiettivo in seno a un apprendimento organizzato. Ciò presuppone che la mancata corrispondenza fra l’organizzazione spaziale degli ambienti e delle aule determini forme di incongruenza progettuale dell’apprendimento, generando delle dinamiche che legate alla dimensione didattica, finiranno per incidere in misura rilevante sulla qualità dell’apprendimento dello studente. La variabile ambientale dovrà essere naturalizzata poi dalle persone, per cui la figura del docente, la sua condotta e azione didattica in un lungo periodo, verificheranno la congruenza o meno di tale allineamento al progetto spaziale e didattico fissato dall’organismo;
c) alla praticabilità di un metodo didattico: numerose sono le determinanti su cui si articola il processo di apprendimento. È in classe però che trova sostegno e intensità grazie al consolidarsi di strategie e stili di apprendimento differenziati (Caon, 2008), rendendo l’apprendente una persona capace di autopromuoversi attraverso una comunicazione competente nel fare scelte linguistiche ed extralinguistiche consapevoli (Balboni, 2007a). Questa ricostruzione dell’identità dello studente ci restituisce l’importanza del metodo didattico nel determinare traiettorie di comprensione e di approfondimenti della lingua italiana. Le implicazioni saranno quelli di configurare il clima e l’atmosfera della classe sulle dinamiche dell’apprendimento che si è propagato, ambiente dopo ambiente, nei luoghi dell’organizzazione didattica. A tal riguardo, il fattore ambientale, quello organizzativo e metodologico forniscono supporto all’apprendimento dello studente che rafforza in questa maniera i processi motivazionali, decisionali e le prospettive individuali di autopromuoversi attraverso la lingua straniera. Seconda questa interpretazione, la combinazione organizzata di questi aspetti tende a rappresentarsi in comportamenti e performance;
d) alla soddisfazione dello studente: secondo Latham e Pinder (2005) il contesto è una variabile che influenza il grado in cui i bisogni si soddisfano (Gabrielli, 2010), direzionando
comportamenti e valori. Ciò determina una sequenza di soddisfazione (fig. 6) legata a possibili variabili, vale a dire:
soddisfazione ambientale: essa è collegata all’atmosfera percepita dallo studente, oltre alla qualità dei servizi e degli arredi negli ambienti ospitanti;
soddisfazione organizzativa: tale definizione include la qualità delle informazioni, delle comunicazioni e del trattamento interpersonale ricevuto dall’utente da parte dell’organizzazione;
soddisfazione didattica: riguarda il momento più squisitamente didattico. La gestione didattica, interazionale, sociale e, infine, della tecnologia per l’apprendimento; soddisfazione di profitto; i contenuti e il profitto ottenuto contribuiscono a rafforzare
la fiducia nel processo esperienziale conseguito entro un contesto organizzativo e didattico.
Fig. 6. Customer satisfaction dello studente di lingua italiana come LS. Nostra elaborazione.
L’interazione tra i diversi fattori attiva il processo di fidelizzazione dello studente che è quindi il risultato di diversi livelli di implementazione dell’offerta linguistica entro un contesto di apprendimento che investe ogni ambiente didattico di potere relazionale e comunicativo. Alla base, vi è dunque, una concezione olistica dell’apprendimento (Maimone, 2007) nella quale si realizza. Una progettualità dell’aula scandita e valutata mediante il metodo SHEL è utile per non creare dissonanze post acquisto fra i vari ambienti e rendere uniforme l’idea di apprendimento, comunicata e promossa a livello marketing dagli ambienti, con le attese e le mete degli studenti. Perché la sequenza di tale processo conduca alle finalità stabilite, è necessario che tutto sia connesso con l’efficienza degli interventi metodologici e didattici perseguiti dal docente di lingua. La presenza contemporanea e l’allineamento di più elementi orientati verso un unico obiettivo, determina perciò un miglioramento delle aree deputate all’apprendimento, ottimizzando nello stesso tempo ogni singola componente, tangibile e non, del processo di acquisizione.