2. Il contesto educativo fra spinte e cambiamento in ambito organizzativo e didattico
2.2 Riflessioni metodologiche sul sistema di apprendimento
4.2.5 La dimensione estetica della sede: prospettiva organizzativa
Secondo una prospettiva organizzativa situata e in contesto, gli spazi didattici, di studio e di lavoro, devono riflettere gli assunti culturali, gli attributi peculiari e i valori dell’organismo così determinanti nel dirigere e tenere insieme le persone. In questo senso si dispiega la concezione secondo cui i percorsi ambientali sono:
a) forma organizzativa dell’apprendimento, dando valore di risorsa a ciò che contengono; su questo versante, l’utilizzo strategico dello spazio da parte dell’organismo ha come obiettivo l’utilizzo degli ambienti per la gestione del capitale intellettuale;
b) metafora dell’organizzazione (Butera, 1990), descrivendo le proprietà, le caratteristiche, le modalità per conseguire competenze e rielaborare la conoscenza. A questo proposito, Weick (1983, 1993, 1999) sostiene che la realtà esterna non può essere disgiunta dall’esperienza del sistema cognitivo per cui l’ambiente, destinato a ospitare il fattore umano, presenta una proprietà relazionale che va in direzione degli individui Questo comporta come vi sia un accoppiamento strutturale (Distratis et al., 2011) fra contesto organizzativo e spazio organizzativo che si svolge in modo funzionale alla gestione dei processi di apprendimento (fig. 2).
Contesto organizzativo
Fig. 2. Accoppiamento strutturale fra gli spazi dell’apprendimento. Nostra elaborazione.
Ne consegue che nella distribuzione e organizzazione spaziale, converge l’idea di conoscenza stabilita dall’organizzazione (Biamonti, 2007). Sulla base di queste premesse e forzando questa ipotesi, possiamo avanzarne un’altra secondo la quale il setting fisico e il relativo layout, strutturano la forma della conoscenza a cui si rifà l’organizzazione. Considerando queste premesse, emerge quanto segue:
a) i luoghi dell’apprendimento hanno la capacità di esprimersi mediante la loro componente fisica, ma per manifestarsi come luoghi di qualcosa, hanno bisogno dell’individuo. In questa cornice, recuperiamo il valore della radice etimologica dell’eventum, rendendo tali spazi luoghi del divenire e della trasformazione;
b) fare esperienza di questi ambienti significa fare in primo luogo un’esperienza sociale regolata dalle condizioni organizzative, dalla pratiche comunicative imposte dagli ambienti entro cui si muovono persone, idee e saperi;
c) lo spazio per l’apprendimento presenta una sua componente relazionale: con tale definizione, intendiamo concepire degli ambienti funzionali rispettivamente:
alle necessità di studio e di lavoro;
alle necessità ergonomiche degli apprendenti; alle necessità didattiche;
alle necessità di interazione fra gli individui, favorendo perciò la socializzazione. Aspetti per i quali lo spazio è concepito principalmente per le persone che ne vengono ospitate, le quali producono azioni e interazioni che agiscono simultaneamente all’interno di uno spazio predisposto e organizzato attorno ad esse, in un contesto situato e organizzato. In tal senso, gli ambienti diventano mezzo, strumento e supporto dell’apprendimento, in quanto articolano su più livelli spaziali, secondo determinati criteri e finalità, l’esperienza di apprendimento che compie lo studente. Da questo atto di lettura dello spazio come contesto organizzativo e organizzato, ogni livello esperienziale genera esperienza di apprendimento all’interno di una organizzazione che valorizza lo spazio con l’obiettivo di agire su più dimensioni, ovvero:
a) esponendo la persona a continui ripensamenti dei propri bisogni (Morin, 2002), della propria strategia per realizzare la conoscenza, del proprio universo emozionale (Demetrio, Favaro, 1992); a cambiamenti della propria identità (Balboni, 2013); a usi differenti delle proprie abilità (spazio individuale); alla base vi è un processo di decentramento cognitivo (Salvemini, 1979), di apertura dei propri punti di vista (Menichelli, 2012) in virtù di questa continua ibridazione (Bollo, 2012) e mescolamento con gli altri che include più visioni e linguaggi (De Felice, 2010);
b) rendendo accessibile l’apprendimento a più contesti e comunità (Gabrielli, 2010); gli spazi didattici si propongono come luogo dei mutamenti interiori in una ricerca di co-costruzione della conoscenza sempre in atto (Celentin, 2007) che nasce dall’idea di contatto, di osservazione, di comprensione, di relazione con gli altri, ricomponendo collettivamente l’ipercomplessità generata da esperienze di apprendimento collettive (spazio intenzionale). In questa fase si potrebbe generare la relazione cognitiva implicita tra il valore dell’apprendimento individuale e l’esperienza degli ambienti a carattere sociale,
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determinando l’associazione tra contesto e contenuto come luogo e possibilità di apprendimento;
c) creando valore dall’incontro delle persone; da ciò possiamo concludere che fare esperienza degli ambienti è, prima di tutto, un’esperienza di tipo sociale (spazio sociale) in cui ogni individuo svolge un ruolo differente tramite al quale si afferma con proprie richieste;
d) migliorando i processi comunicativi mediante delle aree che consentono fattivamente il contatto visivo reciproco, la vicinanza o dove svolgere lavori in team (spazio organizzativo) e raggiungere così i propri obiettivi;
e) organizzando l’apprendimento perché raggiunga e si diffonda a tutti i componenti; con questa interpretazione, vogliamo mettere in rilievo come l’ambiente didattico sia il luogo di riferimento per costruire il cambiamento (spazio etico); emerge un profilo di apprendente:
valoriale, la cui qualità si accompagna a un senso etico e di autorealizzazione (Boaretto et al., 2010);
a) multicanale, che apprezza i tratti pragmatici della lingua come l’atmosfera che riesce a ricreare utilizzando riferimenti culturali appropriati; in sintesi, è un individuo autonomo e propenso ad attivarsi in prima persona (problem solving) per comprendere la natura delle cose ed entrare in profondità (Maimone, 2010).
Lungo questa traccia epistemologica, emergono le caratteristiche specifiche di un apprendimento: vitale, dinamico, mai statico. Gestire in maniera organizzata i luoghi dell’apprendimento significa gestire un fatto esistenziale da cui scaturiscono aspirazioni, emozioni, motivazioni e pensiero. Operare secondo questa linea interpretativa conferisce maggiore significato all’iniziativa organizzativa di predisporre gli strumenti e le condizioni per favorire la crescita degli individui all’interno di una sceneggiatura che sia narrazione contestuale di questa nuova dimensione, mai monotona e prevedibile; che sia elaborazione di sé in rapporto a nuovi significati; che sia costruzione e uso di competenze distintive, frutto continuo di movimenti cognitivi e spaziali intelligenti, a cui concorrono l’esperienza sensoriale vissuta nei luoghi dell’apprendere. Si configura, per concludere, un’idea di progettualità condivisa fra uomini e contesti, formando un sistema sociale non autotelico dove ogni elemento costituisce una risorsa per lo sviluppo dell’apprendimento di ciascuno.