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Ma ancora una volta la critica non manca di mettere in risalto gli aspetti poco convincenti delle composizioni Un esempio è quanto emerge dalle pagine

dell’«Unione» mediante la penna di don Stefano Gamberini:

A) Sulla messa solenne a S. G. in Monte dalla filarmonica.

Cronaca della città e provincia. La Messa solenne di ieri nella chiesa di S. Giovanni in Monte.

Tra le annuali funzioni sacre istituite nel 1675 dal fondatore della nostra Accademia Filarmonica, vi ha quella per Sant'Antonio di Padova, celebrata sempre con pompa più o meno solenne a cura dell'Accademia stessa. A rendere tradizionale questa festività, tra la universale partecipazione della cittadinanza, prendono parte attiva cogli artisti accademici d'orchestra e di canto , quanti con intelletto d'amore professano il culto dell'arte vera; ed è dato in simili circostanze di udire dei componimenti musicali, lodevoli per pregi d'arte.

La funzione in quest'anno assumeva una importanza speciale, per il compiersi del 7° centenario dalla nascita del glorioso Santo, ed ebbe luogo ieri alle ore 11 nella chiesa parrocchiale di S. Giovanni in Monte, apparata con magnificenza e splendore come nelle grandi solennità.

(...) L'interpretazione e l'esecuzione delle varie composizioni, tutte scritte appositamente per la circostanza, furono quasi sempre accurate e perfette. L'orchestra fu perfettissima di fusione e di colorito; le masse corali si mostrarono equilibrate nelle parti e nell'affiatamento coll'orchestra. Spiace però sempre il rumore cotanto indecoroso che i musicanti fanno negli intervalli delle sacre funzioni. Quasi tutti i lavori vennero diretti del rispettivo autore.

L'Introito del maestro Pozzetti è una composizione pregevole, piena di originalità e di

potenza, in cui s'ammira una perfezione di forme contrappuntistiche e polifoniche veramente grandiosa.

Il Kyrie è una bella pagina del venerando prof. Roncagli , ricca di coloriti orchestrali e di sapienti disegni nella condotta e nell'intreccio delle parti vocali, dove gli archi ed i legni svolgono una melodia candida che è tutta uno slancio di preghiera ardente. Destò vivo interesse il Gloria del professore Santoli per le ingegnose combinazioni armoniche che contiene e per la bellezza degli sviluppi con cui è condotto. La grandiosità epica di questo lavoro si fa più audace nel Laudamus Te e nel Domine Deus, che sono a parer nostro le parti più salienti di questa composizione. Non possiamo però mandargli buono quel soggiogare che egli fa alcune volte la frase liturgica al concetto musicale.

Il Graduale del M° Peruzzi è un pezzo ben nutrito che contiene dettagli melodici ed istrumentali del maggior interesse, e dove gli effetti son condotti con abilità non comune.

Anche il M° Codivilla merita di essere segnalato per lo stile elevato e per la condotta sapiente di cui ha dato prova nel Credo. Forse la esuberanza delle sonorità e delle dissonanze toglie un po’ di varietà e di brio alla composizione; ma in questo caso è necessario che sia così, perché lo stile lo richiede. All'udire però questo Credo, abbiamo pensato con dispiacere all'altra sua composizione che il Codivilla scrisse pel XX settembre.

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Fu assai gustato l'offertorio del professo Brunetti, un pezzo a vaste proporzioni, bellissimo.

Il Sanctus, Benedictus e Agnus sono composizioni elaborate del prof. Cesare Dall'Olio; però più di carattere idilliaco che sacro e di una lunghezza soverchia.

Sobrio invece e di ottima fattura, per la condotta, per lo stile e per la forma con cui è svolto è il Tantum ergo senza ripetizioni di parole, del M° Dagnini.

In complesso tutta buona musica, e va data ampia lode al professor Santoli ed al M° Milani ai quali fu commessa l'istruzione dell'intera massa corale, se con elemento cotanto disuguali si è potuto ottenere un risultato così soddisfacente e lusinghiero. 52

B) Cronaca della città e della provincia. La 2a funzione dei filarmonici.

(...) L'aspettativa era grande per la Messa di ieri, perché da tutti si sapeva che in quest'anno le cose si sarebbero fatte con una certa pompa e che la musica meritava di essere udita.

(...) Anche ieri le varie parti della Messa musicata vennero eseguite dai cori e dall'orchestra dietro l'altar maggiore. Noi però stiamo con quelli che desiderano la riabilitazione della solita cantoria eretta sull'altare maggiore; e anzitutto perché l'effetto dell'esecuzione sarebbe di molto avvantaggiato, e poi perché i musicanti alla vista del pubblico, esteticamente parlando, stanno molto meglio.

Ad ogni modo constatiamo con piacere la felice esecuzione, per parte delle voci e dell'orchestra, che ebbero i vari brani musicali di cui si componeva la Messa funebre. Le tre lezioni del 1° Notturno del M° Colombani, cantate egregiamente dal baritono Manzini, racchiudono pregi lodevoli di forma, quantunque l'istrumentazione accurata sia un po’ lungi dalle esigenze della moderna scuola.

L'Introito e il Kyrie del prof. Crescentini hanno valso ad attestare come egli possegga schiettezza di pensiero e solidità di studii. Quelle voci lunghe e supplichevoli dei cori sopra una specie di singulto degli archi, per quanto riescano un po’ uniformi, sono veramente indovinate e raggiungono una più intensa espressione quando l'idea fondamentale si svolge in sul finire con una sapiente gradazione di effetto

il pezzo che destò maggior interesse fu il Dies Irae, musicato dall'illustre professore Luigi Torchi, presidente dell'Accademia ed insegnante di estetica musicale al nostro Liceo, e venne accolto con quella cordialità di convinzione che forma quasi sempre la fortuna corrente di un buon lavoro. È una comp0osizione ricchissima di originalità e di potenza, informata ad un sapiente eclettismo, senza omettere le innovazioni oggi più in voga nell'istrumentale. In essa vi ha perfezione di disegni ed il carattere grandioso della forma liturgica, bellamente intrecciato ad una fedele ed espressiva significazione delle parole terribili e pietose del testo.

Il prof. Parisini di Brescia la interpretò con perizia e con accento assai raro.

È degno di essere ricordato l'offertorio del defunto Federico Parisini, ed il Sanctus,

Benedictus ed Agnus Dei del M° Signorini, per quanto procedano prolissamente, senza

un qualche ritardo e con un cadenzare molto profano. Ma ce lo sappiamo tutti, e il Rossini lo ripeteva in tutti i toni, che uno degli scogli maggiori pei maestri di musica è quello di scrivere da Chiesa.

Bellissimo il Lux aeterna di genere imitativo del M° Milani. È un pezzo sobrio ma ricco

170 di idee, svolto con armonizzazione vaga e colorita.

Finalmente venne eseguito il Libera del compianto prof. Busi che udimmo pei funerali dell'illustre pof. Golinelli. È una pagina di musica delle più poderose che rivela una altezza di intelletto e di sapienza artistica; in essa la forma si fa smagliante sotto le vesti sinfoniche più sfoggiate, sempre ricche di coloriti nuovi e, se volgiamo, ancora profani. Tolta qualche incertezza e qualche ritardo nei cori, l'esecuzione procedé legata e ben nutrita, vigorosa da parte dell'orchestra ed assai accurata per parte dei solisti cav. Pasini, Minghetti, Manzini e Zani.

Sedeva all'armonium il M° Milani, il quale ci fa sapere di non aver avuto parte all'istruzione dei cori nelle due funzioni Filarmoniche, e che la lode per una simile fatica è tutta dovuta al prof. Santoli. All'egregio professore adunque, mille e sentiti rallegramenti. .53

C) Asterischi musicali.

Ci permettiamo di scrivere due parole sulle musiche udite in S. Giovanni in Monte nei giorni 3 e 4 del corrente mese in occasione del VII Centenario di S. Antonio di Padova, e della funzione annuale in suffragio degli Accademici filarmonici defunti; giacché in nessuna delle relazioni che si sono date di quelle musiche si è detto se tutto sia poi proceduto regolarmente senza offendere, in qualche punto almeno, la liturgia. Perciò ecco che noi, senza preamboli, diciamo francamente che i sig. Maestri compositori ed esecutori di quelle musiche (più o meno improntate al concetto della musica liturgica) hanno dimostrato ì, una volta di più, di saper tener alta la bella fama che la nostra Bologna gode di città musicale per eccellenza.

Ciò che in noi produsse cattiva impressione, fra tante bellezze artistiche, musicali, si fu la trascuratezza che si usò dalla massa corale nelle Risposte in canto fermo (o gregoriano) al Sacerdote celebrante la Messa. Quei Et cum spiritu tuo, quegli Amen, quel

Habemus ad Dominum ecc ecc. Hanno nel Messale un canto loro proprio ed un ritmo

proprio, il ritmo cioè del canto gregoriano, che è il ritmo libero del discorso; e questo ritmo bisogna metterlo in rilievo per far sentire la bellezza di quelle frasi musicali, benché semplici e brevi, ma pur sempre esprimenti il mistico senso del sacro testo, che accompagnano; e dovemmo invece sentire un ammasso di voci che gridavano:

cumspirituòooo, Amèeen, abe,,u sadominuuum. Come ci fece poco buona impressione il

canto dei Salmi e dei tre Responsorii del Notturno da morto, affidato a quattro o sei sacerdoti chiamati, come suol dirsi, lì per lì, mentre sarebbe stato più conveniente e decoroso scegliere e preparare un coro appositamente istruito per ben sostenere ed eseguire le parti in canto gregoriano, affinché questo stesso Canto non comparisse un'accozzaglia di note prive d'arte e vuote di senso. E sì che di questo Canto hanno rilevate le bellezze i più grandi e dotti Musicisti.

La Chiesa Cattolica lo chiama suo canto per eccellenza, e lo vuole usato nelle sue liturgiche funzioni. Benedetto XIV uno fra i più dotti Pontefici, ne mostra l'eccellenza dicendo : «questo è quel canto, che eccita gli animi dei fedeli alla devozione e alla pietà... è quello lì, che se regolarmente e con decoro viene usato nelle chiese di Dio, dai fedeli e devoti si ascolta più volentieri».

53 «L’Unione», XVII/275, mercoledì 4 dicembre 1895, p. 3: Sull'esecuzione dei filarmonici (seconda

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In giornali italiani e stranieri, persone competenti coi loro scritti fanno vedere l'importanza e le bellezze di questo canto. Una vera illustrazione musicale, onore e gloria di Bologna e del nostro Liceo Musicale, qual fu il compianto prof. Stefano Golinelli, in una delle lettere, onde si compiacque onorarci, diceva: mi è capitato sott'occhio l'Introitus «Rorate coeli de super» mi ingegnai di cantarlo sul mio Pianoforte; l'assicuro, che ne provai un vero piacere, e dissi fra me: che bellezza di melodia!... A' di nostri non si parla di Canto fermo o gregoriano se non si constata il risveglio generale per lo studio di esso, e gli si vuole assegnare il primo posto nelle grandi esecuzioni di musiche nelle funzioni liturgiche; e se ne encomiano gli splendidi risultati.

Ora chiediamo noi: perché questo stesso Canto non dovrà essere studiato, eseguito regolarmente, ed avere quel posto che si merita anche nelle grandi esecuzioni di musiche sacre?... Se l'egregio ed intelligente professor Santoli avesse fatto eseguire dalla grande sua troupé, per es., l'Introito o Graduale, o l'Offertorio in gregoriano, come si trova nel Graduale Romanum, con egual numero di forze con egual numero di prove diligentissime, e coll'attenzione sì interessata nell'uditorio, onde diresse le varie parti in musica delle messe dei diversi professori, avrebbe incontrato la generale approvazione, perché nel gregoriano, come dice Halévy, si trovano le più belle e religiose melodie della terra; e l'assenza d'ogni veste armonica, così nota l'illustre Gevaert, contribuiscono a perpetuare l'incanto di queste melodie secolari.

Il chiarissimo e dotto musicista professor Torchi, Presidente degnissimo dell'Accademia Filarmonica, del quale vantiamo l'amicizia, più volte ci ha fatto conoscere quali sieno i suoi ideali in fatto di musica sacra, perciò brameremmo che in una qualunque circostanza, che gli si presentasse, tenesse in considerazione queste nostre parole, e trovasse in modo di rimettere il Canto gregoriano in quell'alto pregio, che si merita anche nelle solite annuali funzioni sacre, che celebra la stessa Accademia; giacché opiniamo che se ai tempi del suo munifico fondatore, signor Carrati, si fosse manifestato quel generale risveglio, che si esperimenta oggidì per lo studio del gregoriano, egli avrebbe tenuto conto anche di questo Canto, non foss'altro per la parte che gli riguarda nelle funzioni liturgiche annuali, che suol celebrare l'Accademia stessa.

Ma sventuratamente ai tempi del Carrati lo studio e quindi la vera esecuzione del gregoriano, aveano già cominciato andare in decadenza per surrogare, nelle funzioni liturgiche, il Canto armonico e l'orchestra non sempre secondo le regole dell'arte sacra musicale.

Ma, la Dio mercé, oggi sperimentiamo anche noi il ritorno alle pure fonti di S. Gregorio, che emanano dalle sue melodie, contenute nell'Antifonario e Graduale Romano. Finiamo: rimettendo la cantoria quasi a ridosso dell'altare maggiore sarebbe contro l'estetica sacra della bella chiesa di S. Giovanni in Monte. Le esecuzioni musicali avvantaggerebbero di più collocando le masse corali ed orchestrali nel coro di essa chiesa, perché queste sarebbero più sotto l'occhio del maestro direttore e ne potrebbero vedere con comodità i movimenti dei tempi e udirne gli opportuni suggerimenti per la retta direzione; lo che non si otterrebbe sì facilmente e quando i musicanti fossero collocati nella cantoria da riabilitarsi secondo il desiderio di alcuni: anzi temiamo che non si eviterebbero distrazioni e sconvenienze.

Anche una parola. Non si udiva con piacere il suono di quell'esile strumento 'Harmonium quando si faceva sentire in qualche intermezzo mentre sull'alto della cantoria della chiesa stava muto il re degli istrumenti, vogliam dire l'organo; i di cui

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registri di fondo sono così buoni.

Del resto, noi abbiamo viva fiducia nel sullodato sig. Cav Luigi Torchi, il quale, nelle belle qualifiche di eccellente musicista, di lettor pubblico di Storia musicale, di Presidente degnissimo della prelodata Accademia, con quell'amore ai suoi alti ideali, saprà ottenere quei miglioramenti da noi invocati.

DIESSEGI. 54

Per la prima volta, fra i documenti dell’Accademia, è stato possibile seguire da