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La lettera di risposta all’invito del Presidente, da parte del conte Isolani, permette di avere un quadro chiaro della spaccatura interna all’Accademia fra i sostenitor

della ‘vecchia’ maniera e gli innovatori

Ill.mo e Rev.mo Sig.r Presidente Minerbio 22 gennaio 1895

L'ottimo amico M° Colombani m'informava che Ella si era compiaciuto d'incaricarlo a manifestarmi il di Lei desiderio che io pure avrei voluto prendere parte attiva alle musiche che l'Accademia Filarca sarà per fare eseguire nel dì anno per l'occasione del

centenario di S. Antonio da Padova ma col sistema che in via eccezionale e per economia si era praticato (poco felicemente) nello scorso anno. Mentre non ho parole sufficienti ad esprimere alla S. V. la mia gratitudine per la distinzione usatami, premettendo la mia meraviglia in apprendere come già sembri deciso il sistema di esecuzione e siansi già impegnati o s'impegnino i compositori avanti che di tutto ciò se ne sia interpellata l'assemblea accademica, debbo a mio malgrado confessare che mi trovo nella posizione di non dovere accettare a prendervi parte anche minima per diverse ragioni affatto contrarie al nuovo sistema delle quali sono convintissimo al pari di molti altri colleghi e delle quali sperando non le spiaccia la mia sincerità, mi farò in dovere l'accennargliene qui brevemente qualcuna. La prima di ordine tecnico non può approvare ne ammettere la musica a solo coro d'uomini a quattro voci, che in effetti poi non riesce che di due soltanto, per le quali voci i compositori non possono impiegare che il genere di musica imitativa o fugata, cioè la musica artificiale meccanica destituita della melodia, perciò arida, uniforme monotona, intollerabile a lungo per quanto bene fosse eseguita, anziché dai nostri cori, da quelli incantevolmenti stupendi di Zurigo o di Colonia i quali ancora, non credo potessero esistere a studiare in poco tempo, ed eseguire due lunghe Messe col danno piuttosto che coll'aiuto di un'orchestra poderosa che naturalmente tende sempre a crescere pel riscaldarsi degli strumenti mentre le voci affievolendosi per la fatica, tendono non solo, ma sono

50 Arch. Acc. Fil., Carteggi e documenti dall'anno 1895, V/28, Titolo 7°, Funzioni sacre, Verbale

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costrette a calare. Un tale risultato purtroppo scandaloso si ebbe a deplorare circa vent'anni or sono alla nostra Accademia nell'esecuzione di un vespro in cui tutti i Salmi erano per coro ed orchestra.

La seconda ragione che si riferisce al decoro dell'esecuzione addimostra e comprova la inammissibilità dell'idea che oso io pure chiamare meschina per non dirla indecente siccome qualche altro sia sembrata, quella cioè di volere nascosta dietro l'altare nel fondo dell'assevia della Chiesa tutta la massa esecutiva posta in basso invece che in alto; idea che non si volle biasimare nell'ultima esecuzione dello stesso anno e perché si disse e si credette imposta da forzata economia di spesa, ma che se per questa fu tollerata, non si può e non si deve ripetere e portarla in abitudine e molto meno per la circostanza solennissima di una funzione in centenaria. Dopo tutto ed in tutto l'occhi, ed in musica, l'orecchio, vogliono la loro parte. Per terza onde non dilungarmi di troppo, un tale sistema ancora che da taluno si desiderasse introdurre in uso, non saprei veramente con quale e quanta soddisfazione, nell'Accademia Filarca di Bologna

non lo si potrà mai perché o assolutamente contrario alle nostre tavole statutarie attesoché le volontà testamentarie del Fondatore prima e degli altri benefattori dopo, facendo lasciti allo scopo unico che le musiche Sacre anziché impicciolire aumentassero sempre nella pompa delle loro esecuzioni lo vietarono ed il Fondatore anzi intima all'Accademia la perdita del suo legato annuo di Rmi (scudi) cinquanta, se

non erro, qualora per un solo anno avesse a mancare alla esecuzione della sua musica solenne alla quale non si venne mai meno per il corso di oltre due secoli, ad eccezione di qualche anno e soltanto in quest'ultimo scorcio di tempo in cui per la esigenza prevalsa dai compensi e l'esiguità dei mezzi si praticavano economie e restrizioni necessarie ma provvisorie. Le tradizioni di un sì lungo trascorso di anni, evidentemente addimostrano come non siasi mai volontariamente trasgredito alla volontà dei testatori essendosi sempre procurato l'adempimento degli obblighi nel miglior modo possibile talché se anche tali obblighi non fossero stati imposti dai testatori, l'Accademia se li sarebbe venuti ad imporre da se medesima con la secolare consuetudine. Infine la esecuzione delle tre grandi musiche sacre annue sono unica ed efficace palestra in cui i Mi compositori accademici possono trovare esempio per far

valere il loro talento e dimostrarne i gradi della loro coltura, poiché per frutto quanto se ne sia detto o se ne dica, le esecuzioni delle nostre grandi musiche sacre sono sempre riuscite ad in altissimo onore per la nostra istituzione non che di grande soddisfacimento e decoro per la nostra città. Questo è al mio parere corroborato da ragioni indiscutibili ed allorquando si intendesse proporre innovazioni così radicali all'Accademia nell'approvazione, questa non potrebbe sancirle senza demolire se stessa ed io mi troverei ben dispiacente di dovere contrapporre alla S. V. persona che profondamente stimo e rispetto, queste mie ferme convinzioni che l'avverto, certamente verrebbero come altra volta lo furono, condivise dal maggior numero di colleghi sebbene allora si trattasse soltanto di una modificazione portata all'antiche ed imponenti cantoria. Chiedendole scusa se per l'importanza dell'argomento ho dovuto trattenerla troppo lungamente e colla più profonda stima e rispetto mi pregio confermare

Devmo Alamanno Isolani

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Le ragioni del rifiuto sono varie: la dislocazione dei cantori dietro l’altare non